A Natale boom online per il made in Italy

Il made in Italy dovrebbe essere una priorità da valorizzare in ogni momento dell’anno, ma è innegabile che a Natale trova uno dei suoi momenti di massimo splendore. Anche online. Lo conferma il sito di e-commerce eBay.it, secondo i cui dati interni i venditori italiani esporteranno più di 450mila oggetti durante la stagione natalizia: un dato in crescita rispetto ai 372mila del 2013.

Secondo eBay.it i prodotti di punta del made in Italy commercializzati online saranno soprattutto oggetti da collezione e capi d’abbigliamento, seguiti da ricambi, accessori e prodotti di elettronica. I mercati di destinazione saranno prevalentemente, Stati Uniti, Canada, Australia e Cina al di fuori dell’Europa e Spagna, Francia, Polonia, Germania e Regno Unito in Europa.

Secondo i dati di eBay.it, il made in Italy rivela tutta la sua preziosità se si guarda al prezzo medio degli oggetti italiani acquistati. Al di fuori dei nostri confini, il made in Italy è ricercato, apprezzato e non ci si fanno troppi problemi a pagarlo il giusto. Il prezzo medio di vendita degli made in Italy, secondo i dati di eBay.it, è di circa 74 dollari, quasi tre volte quello dei prodotti esportati dai venditori inglesi (27 dollari) e molto superiore anche a quello di americani (48 dollari) e tedeschi (49 dollari).

Anche in questo caso, il mercato cinese si dimostra attento e peculiare rispetto al made in Italy. Il Paese è infatti agli ultimi posti per volume di oggetti, ma ha il prezzo medio più alto (112 dollari), segno che i consumatori cinesi apprezzano il made in Italy di alta qualità. In termini di volumi delle transazioni sul made in Italy, la classifica vede sul podio Germania, Stati Uniti e Francia.

Cosmetici Made in Italy leader nel mondo

Tra i fiori all’occhiello dell’export Made in Italy c’è anche il settore dedicato alla cosmesi.

Non tutti lo sanno, ma la vendita di prodotti di bellezza prodotti in Italia ha fatturato nel mondo 3.176 milioni di euro e, sul fatturato del 2013, è stato pari al 34,2%, il valore più alto dell’ultimo decennio, con un incremento netto dell’11% in un anno perché ritenuti garantiti, efficaci e alla moda.

Fabio Rossello, presidente Cosmetica Italia, ha specificato, in occasione dell’Assemblea pubblica dedicata dalle imprese internazionali e al loro contributo allo sviluppo del Paese svolasi a Milano : “I prodotti più amati nel mondo sono state le acque da toletta e di colonia con un volume totale di 558 milioni di euro e una con un + 14% nel 2013. Seguono le creme, cresciute del 4,7% con un valore prossimo ai 565 milioni di euro e i prodotti per il trucco con un +8,9% ed un valore che dal 2010 al 2013 è passato dai 183 milioni agli attuali 286 milioni“.

Certamente, il successo delle esportazioni dei prodotti beauty del Belpaese dipende molto dall’alta qualità delle materie prime, ma anche dalla sicurezza delle formulazioni e dall’innovazione, connubio in grado di soddisfare le esigenze della più vasta clientela.

All’Assemblea, è avvenuta anche la seconda edizione del premio italiano della cosmetica CosmeticAward, dedicato all’innovazione nella comunicazione.

Benedetto Lavino, di Cosmetica Italia, ha inoltre aggiunto: “Il premio sarà assegnato in funzione alla tipologia di azienda, multinazionale, grandi aziende italiane e piccole e medie imprese. I vincitori saranno premiati a giugno del prossimo anno”.

A Milano sono state scelte tre aziende associate a Cosmetica Italia, L’Oreal, Coty Italia e Shiseido rappresentative rispettivamente di Europa, Usa e Giappone.

Vera MORETTI

L’export Made in Italy verso i Paesi extra Ue

L’export Made in Italy si spinge verso mete sempre più lontane.
Non solo Europa, dunque, per i prodotti italiani, che, al contrario, secondo i dati Istat, hanno registrato un incremento del 5,7% rispetto ad aprile delle vendite intercontinentali.
Aumentate anche le importazioni del 4,8%.

Tradotto in denaro, si tratta di un surplus di 2.449 milioni di euro, inferiore a quello di maggio 2013, che aveva raggiunto 2.934 milioni.
L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, spiega l’Istituto di statistica, mostra una lieve flessione tendenziale e passa da +6,6 miliardi di euro si maggio 2013 a +6,4 miliardi di euro.

Tra i prodotti che maggiormente si dirigono verso mete fuori dall’Europa, primeggiano i beni strumentali (+9,8%).
L’incremento congiunturale dell’import è ascrivibile ai prodotti energetici (+16,3%), al netto dei quali le importazioni diminuiscono dello 0,9%.
Gli acquisti di beni di consumo durevoli sono in forte crescita (+11,2%), mentre risultano in calo quelli di prodotti intermedi (-2,0%).

Nell’ultimo trimestre la dinamica congiunturale dell’export verso i paesi extra Ue è negativa (-1,4%) ma risulta stazionaria se considerata al netto dell’energia. La rilevante crescita delle vendite di beni strumentali (+2,6%) e di beni di consumo durevoli (+2,7%) contrasta il calo degli altri raggruppamenti principali di beni.
Nello stesso periodo, la flessione congiunturale delle importazioni (-2,4%) è determinata dalla forte contrazione degli acquisti di prodotti intermedi (-4,9%) ed energetici (-3,9%).

La flessione tendenziale dell’export (-1,9%) è spiegata dalla dinamica di alcune componenti particolarmente variabili (energia e metalli preziosi).
Al netto delle differenze nei giorni lavorati (a maggio 2014 sono stati 21 rispetto ai 22 di maggio 2013) si rileva una debole crescita delle esportazioni (+0,3%).
Il calo tendenziale delle esportazioni interessa soprattutto l’energia (-17,2%) e i prodotti intermedi (-8,4%) mentre i beni strumentali sono in crescita (+2,6%).
Le importazioni registrano un incremento tendenziale dell’1,3% in ampia misura ascrivibile alla notevole crescita degli acquisti di beni di consumo durevoli (+18,1%).
A maggio i mercati di sbocco più dinamici sono Eda (+12,8%), Cina (+9,0%) e Stati Uniti (+7,7%). Crescono gli acquisiti di beni provenienti da Svizzera (+7,9%), Turchia (+5,8%) e Stati Uniti (+4,0%).

Vera MORETTI

L’export Made in Italy parte anche dal Nord Est

Il Made in Italy è così apprezzato all’estero anche grazie alle imprese del Nord Est, capaci di cogliere tutte le occasioni buone per farsi conoscere dai mercati emergenti, quelli che in questi anni hanno contribuito a tenere alte le cifre dell’export dei prodotti italiani.

Per il solo 2013, è stato fatturata la cifra record di 70 miliardi di euro, dato confermato dal
report REthink presentato da Sace, un resoconto contenente le previsioni sui trend dell’export italiano per il 2014-2017.

Tra i settori trainanti che riguardano l’esportazione del Made in Italy dal Triveneto ci sono quelli delle tecnologie industriali e dei beni di consumo, seguiti dalla filiera agroalimentare, dal ramo dei gioielli e dei mobili, oltre, ovviamente, al settore moda.

Per quanto riguarda le stime per il futuro prossimo, Sace ha stilato una classifica dei comparti per i quali si prevede una crescita maggiore: al primo posto l’agroalimentare, seguito dalla meccanica strumentale, il tessile e l’abbigliamento.

A offrire le migliori opportunità sono non solo i Brics, ma anche alcune destinazioni come l’Arabia Saudita, Angola, Cile, Filippine e Thailandia.

Vera MORETTI

Lusso Made in Italy più forte dell’euro

A livello europeo, solo la manifattura tedesca riesce a resistere ad un tasso di cambio euro/dollaro Usa a 1,40. La crisi è ancora troppo vicina e la situazione è ancora molto pesante per le aziende esportatrici, anche per quelle italiane.

C’è, però, un settore che in Italia si sta dimostrando più forte dell’euro forte, ovvero il Made in Italy di lusso.

Ancora una volta, dunque, si ha la dimostrazione che il comparto del lusso non sembra proprio conoscere crisi e, anzi, vede le sue cifre aumentare sempre, indipendentemente dalle condizioni economiche e finanziarie in cui versa il Belpaese.

Guardando ai risultati di bilancio del primo trimestre 2014 di quattro importanti marchi quotati in Piazza Affari, ovvero Luxottica, Salvatore Ferragamo, Brunello Cucinelli e Tod’s, si scopre che il fatturato e i margini sono saliti (nei primi tre casi) o sono rimasti stabili (nel caso di Tod’s) nonostante la valuta forte non abbia certo aiutato l’export e ci sia stato il rallentamento dell’Asia, soprattutto del mercato cinese.

Stando alle previsioni del management, a loro volta basate sugli ordinativi già acquisiti, le previsioni per il 2014 sono improntate ad un cauto ottimismo.

Alla luce di questi dati, la correzione che questi titoli hanno subito da inizio anno (dal -16% di Ferragamo al -23% di Cucinelli, passando per il -18% di Tod’s) è frutto più di una valutazione al ribasso dell’intero settore lusso a livello mondiale, che ha corso molto nel 2012 e nel 2013, piuttosto che di un’inversione di tendenza delle società del comparto.

Questi titoli potrebbero quindi rappresentare un’occasione d’acquisto per gli investitori poco esposti o del tutto assenti in un settore che mantiene prospettive favorevoli a medio lungo termine.
Occorre inoltre considerare le notevoli ricadute positive derivanti da una possibile svalutazione della moneta unica rispetto al dollaro nei prossimi mesi.

Vera MORETTI

Made in Italy verso i Paesi emergenti

Poiché il mercato interno continua ad essere fermo, le imprese si vedono costrette sempre più frequentemente a spostarsi verso l’estero.
Ma non è per tutti facile trovare le risorse per effettuare questa operazione.

Per questo motivo, le banche e le compagnie di assicurazione hanno deciso di affiancarsi alle aziende che vogliono investire o accrescere la loro presenza, nonché la loro competitività, verso i Paesi esteri.

Esempio concreto di ciò è il caso di Iccrea BancaImpresa e Sace che hanno appena rinnovato due accordi.

  • Il primo riguarda, con un plafond di 30 milioni di euro, il finanziamento a breve termine (tra i 6 e i 18 mesi meno un giorno) per aziende con fatturato complessivo fino a 250 milioni di euro che hanno necessità di capitale circolante per l’acquisizione di contratti con l’estero.
  • Il secondo, che ha un plafond di 100 milioni di euro, viene proposto come finanziamento a medio e lungo termine (durata massima 8 anni) per Pmi con un fatturato non superiore ai 250 milioni di euro, di cui almeno il 10% rivolto ai mercati esteri.

Entrambi i finanziamenti sono garantiti da Sace fino al 70% dell’importo richiesto.

Anche le Istituzioni vogliono dare il loro contributo, come accade in Puglia, con la Regione che ha lanciato un programma promozionale per cui il servizio Internazionalizzazione e quello Ricerca industriale e innovazione si coordinano insieme per “azioni congiunte di promozione dell’internazionalizzazione”.
La Regione Lombardia, invece, assegna voucher che consentono alle imprese di acquistare servizi a supporto dell’internazionalizzazione presso soggetti terzi. Il valore dei voucher varia “a seconda della tipologia e dell’area di intervento, da un minimo di euro 1.200 a un massimo di euro 3.000”.

E poi ci sono i privati, come Antonello Martinez, avvocato di Oristano partner dello studio legale Martinez & Novebaci e presidente nazionale dell’Associazione italiana avvocati d’impresa, fondata nel 1947.

Ebbene, Martinez ha avuto l’intuito di dedicarsi all’internazionalizzazione delle imprese, individuando, già nel 2004, le potenzialità di mercati emergenti quali Emirati Arabi e Russia.
Si tratta di Paesi attratti da tutto ciò che è Made in Italy, a cominciare dalla moda, fino ad arrivare al cibo, passando per il design.

Queste le sue parole al riguardo: “Tutti quelli che ci sono venuti finora hanno fatto veramente numeri imbarazzanti. Chi è potuto andare in precedenza in questi paesi rappresentava la grande impresa, mentre l’imprenditore medio italiano era tagliato fuori. Ma per quanto riguarda fashion, arredamento per la casa, food, l’Italia è ambitissima“.

Il problema maggiore, da sempre, è la contraffazione, a cominciare dai finti ristoranti italiani che, a Dubai come a Mosca, si sono diffusi negli ultimi anni, ma anche i supermercati russi e cinesi che espongono vini e pasta che di Made in Italy non hanno nulla.

Antonello Martinez, dunque, lavora proprio per evitare la diffusione di prodotti falsi e al contempo supporta le pmi italiane che desiderano esportare i loro prodotti: “Adesso e in particolare su Dubai sto ultimando tre operazioni importanti che possono coinvolgere centinaia di piccoli imprenditori che abbiano prodotti di qualità a prezzi concorrenziali. La prima è una piattaforma di rappresentanze dove gli imprenditori, con un investimento molto contenuto, hanno modo di provare la capacità di penetrazione della loro merce sul territorio. La seconda è un progetto molto avanzato che si riferisce al Dubai Mall, un centro commerciale gigantesco, in cui ci sono tutti i migliori brand italiani e dove prenderò dei grandi spazi per farne un multibrand italiano, sotto un’unica insegna. Il problema è quello di portare negli Emirati la media e piccola impresa, quindi anche un’azienda molto piccola, che con costi molto contenuti possa promuovere il prodotto su un mercato estero così importante. La terza è un’operazione molto mirata e mentre le altre due sono in uno stadio più avanzato questa è ancora in fieri. Negli alberghi di Dubai che sono i più lussuosi del mondo, qualcuno addirittura a sette stelle, con design moderni che riecheggiano la tradizione araba senza essere pacchiani, due cose saltano agli occhi: la prima è il servizio inadeguato, affidato prevalentemente a personale del sud est asiatico; la seconda è che la qualità media dei cosiddetti ristoranti italiani è bassissima. L’idea quindi è di fondare una scuola per cuochi e camerieri, o aiutare una scuola italiana del settore a trasferirsi negli Emirati“.

Niente piccole imprese, invece, verso il mercato russo, dove l’interesse è rivolto verso aziende di dimensioni più grandi, e quindi di numero ridotto.
Il progetto a cui Martinez sta partecipando prevede la costruzione di un centro commerciale, una specie di Casa Italia dove raggruppare tutte le imprese e dove esporre i prodotti.

Vera MORETTI

Tanti “più” e buona crescita l’export italiano dentro e fuori l’Europa

L’export italiano ha segnato ad aprile 2011 un +2,8% verso i Paesi extra Unione Europea e un +0,8% verso i Paesi europei.

I settori più dinamici all’export sono quelli dei beni strumentali (+16,6% in termini tendenziali), con il maggior contributo positivo al saldo commerciale, e i prodotti intermedi (+13,1%).

Nel mese di aprile 2011 l’Istat registra un aumento congiunturale dello 0,8% sia per l’export, sia per l’import. La crescita deriva dall’interscambio con i paesi extra Ue (+2,8% per l’export e +2,4% per l’import), mentre quello con i paesi Ue risulta in lieve flessione.
La crescita tendenziale registrata ad aprile è pari al 12,9% per l’export e al 20,7% per l’import. L’incremento rilevato nei primi quattro mesi del 2011 è del 16,9% per le esportazioni e del 22,5% per le importazioni.

L’aumento tendenziale dei volumi esportati (+4,3%) è pari a quasi la metà di quello degli importati (+8,3%). La crescita dei valori medi unitari rallenta ed è pari all’11,5% per l’import e all’8,3% per l’export.

Da segnalare è il calo dell’interscambio in volume di beni di consumo durevoli (-4,1% all’export e -2,1% all’import) e il rallentamento della crescita dei valori medi unitari dei prodotti energetici (+26,9% all’import e +29,1% all’export).

La crescita dell’export è trainata dalla vendita di mezzi di trasporto (escluso autoveicoli) verso gli Stati Uniti (circa due punti della crescita complessiva) e verso la Francia, di metalli di base e prodotti in metallo (esclusi macchine e impianti) verso la Germania, la Svizzera e la Francia (per un totale di 1,5 punti percentuali della crescita).

Doc. Istat

+ 7,2% di fatturato per il settore tessile nel 2010

Il settore tessile naviga a gonfie vele. Secondo lo studio effettuato da Sita Ricerca per conto di SMI, Sistema Moda Italia, nel 2010 sono stati rilevati ritmi di crescita importanti a seconda dei settori. La moda uomo si è confermata sostanzialmente stabile rispetto al 2009 con un fatturato pari a 8,1 miliardi di euro.

Ancora una volta è l’export a guidare la crescita con un recupero su base annua del +3,4%. Le potenzialità sarebbero maggiori ma in ogni caso ha permesso alla moda maschile di compensare, almeno parzialmente, le criticità del mercato domestico. Per il 2011 si attende una crescita più marcata e robusta.

Per l’anno solare 2010 una nuova contrazione del sell-out, corrispondente al -2% circa. La crescita sarà trainata dalle vendite all’estero specie nei mercati francese e statunitense. Nel frattempo si stanno già ammirando le nuove collezioni a Pitti Uomo a Firenze, iniziato qualche giorno fa.

Moda made in Italy si fa pubblicità a Dallas

La Camera di Commercio italo-americana ha organizzato a Dallas dal 27 al 30 ottobre 2011 un evento per promuovere le imprese appartenenti ai settori di eccellenza della moda made in Italy. Coinvolte imprese che producono calzature, abbigliamento, gioielleria e accessori. Si tratta di una manifestazione fieristica intitolata “I.F.E. – Italian Fashion Expo” verrà svolta presso il World Trade Center, in contemporanea con il Dallas Apparel & Accessories Market con visitatori da oltre 78 Paesi.

Le aziende italiane pubblicizeranno i loro prodotti in uno spazio di 2000 m² usufruendo dell’opportunità  di incontrare aziende interessate al business e buyer degli Stati Uniti e Sud America individuando con strumenti dedicati le produzioni più rilevanti per il mercato texano, il loro posizionamento sul mercato e i possibili canali distributivi.

Dallas conta oltre 6.3 milioni di abitanti e si classifica quarta area metropolitana dopo NY, Los Angeles e Chicago. Oltre a trovarsi in posizione strategica è facilmente raggiungibile da 135 città americane e 38 destinazioni internazionali, e gode del favorevole clima fiscale del Texas.

Export: Veneto tocca il 16% nel 2010

Ancora una volta il made in Italy vince sui mercati esteri. In particolare la situazione è ottima per la regione Veneto che nel 2010 ha raggiunto quota 44 miliardi di euro, con un incremento del 16% rispetto a 2009. Giuseppe Sbalchiero, presidente della Confartigianato del Veneto, ha commentato: ”il tessuto imprenditoriale italiano dimostra ancora una volta di essere la parte sana del Paese e, guardando al mondo, si da la scossa da solo. E’ quasi incredibile cosa riusciamo a fare nonostante l’assenza di politiche di sviluppo concrete ed i continui ostacoli che ci vengono messi sulla strada ultimo, in ordine temporale, il Sistri”.

Stando alla rilevazione condotta dall’Ufficio studi di Confartigianato, lo scorso anno in Italia sono stati esportati prodotti manifatturieri per un valore di 332.240 milioni di euro, con un aumento del 15,7% rispetto al 2009. Il 56,9% dei nostri prodotti ha raggiunto i mercati dell’Unione Europea, dove le vendite hanno fatto registrate una crescita del 14,9%, e il restante 43,1% stato venduto nel resto del mondo, con un aumento del 16,7% rispetto al 2009. Tra le regioni più esportatrici spiccano oltre al Veneto Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana.