La fiducia non basta, otto famiglie su dieci in difficoltà economiche

I dati dell’outlook Confcommercio-Censis sul primo semestre 2014 fotografano la triste realtà delle famiglie italiane: otto nuclei familiari su dieci vivono «una sensazione di precarietà e instabilità», solo una su cinque «ritiene invece di essere in una situazione di solidità». Nonostante «un leggero miglioramento del clima di fiducia», legato ad «ottimismo sulle riforme Renzi»: emerge che «ben il 66% del campione ritiene che il Governo sia in grado di far superare al paese la lunga fase di crisi economica».

«Il protrarsi della crisi , la mancanza di lavoro, il peso delle tasse», evidenziano i dati forniti dall’indagine Confcommercio-Censis su consumi e clima di fiducia per il primo semestre di quest’anno, «continuano ad alimentare lo stato di forte difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, rispetto alla propria situazione economica e alla propria capacità di spesa, avvertono nella maggior parte dei casi – quasi l’80% – una sensazione di precarietà e instabilità».

Jacopo MARCHESANO

La crisi non si ferma per le famiglie italiane

Non c’è pace per le famiglie italiane, sempre più schiacciate dal peso della pressione fiscale, che rende difficile riuscire ad arrivare a fine mese.
Secondo le rilevazioni effettuate dal Censis nell’ambito dell’Outlook Italia Confcommercio-Censis, è emerso infatti che una famiglia italiana su cinque non riesce a far fronte alle spese con il proprio reddito.

Questo allarmante dato è relativo all’inizio del mese di ottobre ed è peggiore, di gran lunga, rispetto ai numeri del marzo scorso, quando la percentuale era dell’11,3%, mentre ora siamo arrivati al 19%.

Inoltre, le famiglie che non rientrano in questa percentuale non se la passano certo bene: dallo studio, infatti, si nota che quasi il 50% delle famiglie prevede di tagliare i consumi per affrontare la crisi, mentre una su quattro ha difficoltà a pagare tasse e tributi e oltre il 72% non riesce ad affrontare spese impreviste.
Questo trend è confermato anche dal numero di coloro che si sono rivolti alle banche per un prestito, quasi raddoppiato e passato dal 6% di marzo all’11,5% di ottobre, mentre più di una famiglia su tre ha dovuto posticipare alcuni pagamenti.

Per questo motivo, sono sempre meno gli ottimisti nei confronti del futuro, calati in un solo anno di sette punti, passando dal 37 al 30%. Gli incerti sono raddoppiati, ed ora sono al 33%, contro il 16% del 2012.

Quale intervento si potrebbe rivelare più efficace per evitare che la situazione peggiori ulteriormente? Per il 55% delle famiglie intervistate, il Governo dovrebbe pensare a misure che possano davvero contrastare la disoccupazione, ma anche, per il 42,3%, pensare seriamente a ridurre le tasse.

A questo proposito, è intervenuto Mariano Bella, direttore del centro Studi: “La fiducia, che da maggio alla prima parte di settembre, ha rilevato l’Istat sembra ora ricominciare a sgretolarsi. Non è pensabile poi che le persone decidano di investire di più semplicemente grazie agli annunci o a complicati provvedimenti legislativi. C’è bisogno di provvedimenti importanti, di un taglio di spesa pubblica consistente che si traduca in una riduzione delle imposte“.

Vera MORETTI

Italia, al 10% delle famiglie il 46% della ricchezza

In questo crepuscolo di 2012, le notizie sulla crisi e sulle famiglie in difficoltà si rincorrono senza sosta, facendoci sospirare il 31 dicembre nell’infantile speranza che da martedì 1 gennaio tutto cambierà. Illusi.

L’ultima, spietata fotografia dello stato nel quale versano le famiglie italiane l’ha scattata Bankitalia con il suo Bollettino statistico: secondo Palazzo Koch, la loro ricchezza netta nel 2011 ha subito un calo dello 0,7% a prezzi correnti e del 3,4% in termini reali. In cifre, alla fine dell’anno scorso il dato aggregato era pari a circa 8.619 miliardi di euro, ovvero circa 140mila euro pro capite e 350mila euro in media per famiglia. Cifre che fanno tornare indietro il loro “l’orologio economico” ai livelli di fine Anni Novanta. Secondo la Banca d’Italia, dal 2007 la riduzione è pari al 5,8%. Calo che, secondo stime preliminari, è continuato nei primi 6 mesi del 2012 con un -0,5% in termini nominali.

Quello che però sconcerta è la distribuzione totalmente squilibrata: alla fine del 2010 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 9,4% della ricchezza totale del Paese, mentre il 10% più ricco deteneva il 45,9% della ricchezza.

Se ci può consolare, Bankitalia conferma la tendenza degli italiani (dei cittadini, non dei politici…) a essere formiche. Le famiglie del Belpaese possiedono infatti una elevata ricchezza netta che, nel 2010, era di otto volte il reddito disponibile, contro l’8,2 del Regno Unito, l’8,1 della Francia, il 7,8 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 5,3 degli Usa.

Come sempre, affianca la forte propensione al risparmio delle famiglie italiane una debole propensione ai debiti: l’ammontare degli stessi è infatti pari al 71% del reddito disponibile, mentre in Francia e in Germania siamo a circa il 100%, in Giappone e negli Usa al 125%, in Canada al 150% e nel Regno Unito addirittura al 165%. Se i politici prendessero esempio dalle famiglie comuni, scommettiamo che i conti disastrati della povera Italia sarebbero molto migliori?

Crisi e famiglie, le strategie per resistere

Più vulnerabili e meno ricche. Le famiglie italiane si ritrovano ogni giorno a fare i conti con la crisi. Meno uscite – al cinema, al ristorante, nei locali – meno shopping e mete meno invidiabili per trascorrere le proprie vacanze. La conferma arriva anche dall’ultimo rapporto Istat 2012, diffuso in questi giorni, che registra come il potere d’acquisto delle famiglie italiane sia passato dai 130,2 miliardi del 2007, l’ultimo anno precrisi, ai 93,4 miliardi nel 2012.

Ma questa riduzione come ha inciso sulle abitudini quotidiane dei cittadini? Dove si cerca di risparmiare maggiormente? Infoiva ha scelto di chiedere ai diretti interessati, per capire come la crisi abbia influenzato stili di vita e tempo libero degli italiani. Che non si concedono più lussi, nemmeno quello ci credere che le riforme dell’attuale Governo possano davvero aiutarli a crescere. Ecco il video: vi riconoscete in queste storie?

Alessia CASIRAGHI

Luce e gas: mini stangata da gennaio

di Alessia CASIRAGHI

Da gennaio 2012 le tariffe di luce e gas potrebbero aumentare, rispettivamente, del 4,8% e del 2,7%. In cifre l’aumento costerà alle famiglie italiane oltre 53 euro. Lo annuncia Nomisma Energia che ha stimato i rincari medi per famiglia italiana, in attesa dell’aggiornamento dell’Authority per l’energia atteso entro fine 2011.

Nel dettaglio: le tariffe elettriche dal 1 gennaio 2012 dovrebbero crescere del 4,8%, con un aumento pari a 0,8 centesimi al chilowattora. Per un campione di famiglia tipo, che spende in media 2.400 chilowattora in l’anno e 3 kw di potenza impegnata, questo significa che l’aumento sarebbe pari a 21,5 euro su base annua. Le tariffe del gas cresceranno invece del 2,7%, ossia 2,3 centesimi al metro cubo: con 1.400 metri cubi di metano consumati in un anno l’aumento sarà pari a 32 euro annui. In soldoni l’aumento di luce e gas ruberanno dalle tasche delle famiglie italiane 53 euro l’anno.

“Dopo la stangata sui prezzi della benzina, che l’hanno spinta nei distributori italiani ai massimi d’Europa, arriva un’altra batosta con le tariffe di luce e gas – sottolinea Davide Tabarelli, esperto di Nomisma Energia – a conferma che l’energia è il bene più tartassato per i consumatori finali”.

Ma come sono state calcolate le stime di aumento per famiglie? Per il gas “il calcolo automatico è fissato dalle regole dell’Autorità che sconta gli aumenti dei mesi scorsi del greggio a cui si sommano alcune nuove componenti per il trasporto”. Più complesso il calcolo dei rincari per quanto riguarda l’elettricità: l’aumento è legato infatti ai maggiori costi di generazione elettrica sulla borsa, sommati al forte incremento degli oneri per finanziare i pannelli fotovoltaici e l’aumento dei costi di trasporto della corrente elettrica.