I vigili liguri sono i più severi

 

Quando contestare una multa non serve a niente e litigare con i vigili vi fa solo innervosire ulteriormente. Cosa fare? Nulla, ovviamente. Ma sapete una cosa, se non abitate in Liguria probabilmente siete ancora fortunati.

I vigili liguri sono i più severi del nostro Paese. A rivelarlo non proprio le lamentele degli abitanti della Regione, bensì le statistiche della Commissione sul federalismo fiscale che hanno inserito i comuni della Liguria al primo posto per numero di sanzioni effettuate, tra sequestri, rimozioni di veicoli e attività investigative svolte dalla Polizia locale.

Se in media in Italia vengono fatte 274 euro di multa ogni mille abitanti, in Liguria si arriva addirittura a 618,7 euro, vale a dire tre volte tanto la media nazionale, il doppio della Toscana, seconda nella classifica con 354 euro ogni mille abitanti, mentre la Lombardia è terza con 312 euro. Ultima la Basilicata con un record negativo: solo 100 euro ogni mille abitanti.

I 166 Comuni liguri figurano tra i maggiori utilizzatori dei “b” per la rilevazione delle infrazioni stradali, battuti solo dai municipi di Lazio, Lombardia e Toscana. Altro record della Regione ligure è quello della rimozione forzata dei veicoli che rendono 12,1 euro per ogni mille abitanti, più del doppio rispetto ai 5,7 euro della media nazionale, più del Lazio e della Lombardia, dove pesano moltissimo i dati delle grandi città di Roma e Milano, che superano di poco i 10 euro. Grande differenza rispetto alle altre Regioni dove in alcuni casi sembra addirittura che i carri attrezzi per la rimozione non esistano, vedasi il Molise con 1,4 euro per mille abitanti. Giusto il prezzo di cappuccio e brioche. Se siete fortunati.

Giulia DONDONI

E’ il canone Rai la tassa più odiata dagli italiani

Gli italiani e le tasse. A poche ore dall’approvazione della manovra finanziaria da parte della Camera, incentrata su nuove entrate fiscali, prima fra tutte l’aumento dell’Iva al 21%, un sondaggio dell’Ifel, il centro studi dell’Anci, ha stilato la classifica delle tasse più odiate dagli italiani.

Al primo posto troviamo il canone Rai, tassa osteggiata dal 45,5% degli intervistati, seguita dal Bollo Auto che si aggiudicata il 14,2% di insofferenze da parte degli italiani. Al terzo posto si classifica la tanto discussa imposta sul valore aggiunto, l’Iva, con un 9,1%.

Le tasse non sono uguali per tutti, è il caso di dire. Un dato però accomuna tutti i contribuenti italiani: il 70% considera l’evasione fiscale un cancro che divora il nostro Paese, anche se l’80,3% lo ritiene frutto del nostro sistema fiscale squilibrato. Da Nord a Sud l’evasione fiscale è considerata la vera mela marcia del nostro sistema, anche se è nel nord est produttivo e insofferente alla burocrazia, si registrano le percentuali più elevate: il 68,8% contro il 29,3% di Siciliani e Sardi, che vedono le tasse come un’imposizione vessatoria.

Assolta invece l’Ici, l’imposta comunale sugli immobili. Nel 2006, alla vigilia delle elezioni politiche, fu proprio Berlusconi a lanciare la sfida a Prodi con la proposta di abolizione dell‘Ici sulla prima casa. Col senno di poi, i dati raccolti dall’Ifel evidenziano invece che l’insofferenza degli italiani verso l’imposta comunale sugli immobili è solo del 6,5%.

Un altro dato sorprendente riguarda la fiducia che il 26,8% degli intervistati ripone nel Comune, considerato l’ente con la miglior efficienza di spesa dei soldi pubblici, quasi il doppio rispetto alla Regione, che raccogli solo il 14,6% dell’approvazione da parte degli italiani, e al terzo posto l’ Unione Europea , con il 6,7%.

Largo al Federalismo Municipale quindi? I dati non lo confermano così nettamente: il federalismo fiscale si colloca infatti solo al quinto posto con il 14,5% nella classifica delle riforme strutturali necessarie secondo il cittadino italiano. Più urgenti appaiono infatti per gli intervistati la riforma del mercato del lavoro, con il 43,9%, quella del sistema fiscale, con il 42,7% e la ridistribuzione dei costi della politica 35,7%. Peccato però, che la finanziaria appena approvata dal parlamento non abbia nemmeno sfiorato le tre questioni.

A.C.

La Confartigianato Liguria propone di abolire la tassa di inizio attività

La Confartigianato Liguria propone l’abolizione della tassa regionale di concessione sulle nuove imprese. Si tratta per il Presidente Confartigianato Liguria Giancarlo Grasso un ”Inutile aggravio sulle pmi” che andrebbe tolto una volta per tutte seguendo la tendenza di diverse altre regioni.

Nella regione ligure per aprire un’attività occorrono circa 123 € che salgono a 150 € nel caso di imprese societarie, tra marche da bollo virtuali e adempimenti vari (18 euro per i diritti di iscrizione all’albo istituito presso le Camere di Commercio, 88 euro per i diritti annuali dell’ente camerale, e 17.50 euro per la marca da bollo virtuale a cui si aggiungono 32,02 € per i diritti alla Regione Liguria da effettuare con bollettino postale in modo esclusivo).

Grasso ha spiegato che ”visto l’esiguo importo dell’introito e il basso impatto che ha sul bilancio regionale abbiamo chiesto alla Regione Liguria che sia abrogata la tassa di concessione che, oltre ad appesantire gli oneri fiscali a carico delle imprese, costituisce un ostacolo all’opera di semplificazione in corso dato che l’unico versamento che non può essere fatto per via telematica. La Liguria inoltre una delle poche regioni italiane che chiede ancora il pagamento della suddetta tassa”.  In fatto di burocrazia la Liguria non si piazza certo ai primi posti, sintomo che ancora molto è da fare.

Agitazione degli albergatori prevista per il 17 marzo, tregua per il 150esimo dell’Unione dell’Italia

Gli albergatori italiani sono sul piede di guerra contro l’introduzione dell’imposta di soggiorno prevista dalla manovra per il federalismo fiscale. Da quanto dichiarato da Federalberghi si è deciso di “accettare le prenotazioni alberghiere per il 17 marzo unicamente per onorare il 150 dell’Unità d’Italia e non arrecare ulteriore danno al settore”.

Il presidente Bernabò Bocca ricorda che l’imposta “cancellata nel 1989 la sua rinascita con il vertiginoso importo fino a 5 euro a notte rischia di mettere fuori mercato migliaia di imprese. Questa tassa dovrà pagarla chi dorme fuori casa non solo per vacanza, ma anche se in viaggio per lavoro o per motivi di salute e, paradosso dei paradossi, anche se residente nello stesso Comune dove se, per qualsivoglia motivo, dovesse soggiornare”.

Si tratta di una manovra non apprezzata che sembra allontanare l’alleggerimento fiscale tanto invocato. Ancora molta strada occorrerà fare per trovare un accordo comune.

Mirko Zago

Federalismo fiscale municipale: questi gli interventi

Il ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, ha presentato alle commissioni bilancio di Camera e Senato la versione ultima dei decreti sul federalismo fiscale municipale. Che cosa prevedono i decreti? In sostanza vanno a legiferare in temi fiscali che coinvolgono in prima persona le municipalità. Si parla dell’istituzione di una tassa di soggiorno di importo variabile tra i 50 centesimi e i 5 Euro a scapito del comune, da accollare ai turisti che risiederanno nel territorio di competenza.

E’ inoltre previsto l’istituzione di una cedolare secca sui contratti di affitto, con aliquota doppia del 20% su canoni concordati e 23% per quelli liberi, allineando i termini di pagamento a quelli dell’Irpef. Si tratta al momento solo di una bozza non definitiva che prevede anche la creazione di un fondo di 400 milioni di Euro al fine di sostenere famiglie in affitto con figli a carico (il fondo sarà alimentato in parte anche da una percentuale proveniente dalla cedolare secca). Per quanto riguarda Comuni e Irpef, sarà del 2% la compartecipazione all’Irpef.

Sanzioni inasprite per quanti non denunceranno al catasto gli immobili “fantasma”, mentre per quanti agevolaranno l’individuazione e l’accatastamento andrà il 75 per cento degli introiti. A partire dal 2014 arriverà la cosiddetta imposta municipale propria che sostituirà ’imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute per “i redditi fondiari relativi ai beni non locati e l’imposta comunale sugli immobili relativa alle seconde case” nella parte immobiliare.

 

L’Imposta Municipale Unica potrebbe compromettere la realizzazione del federalismo fiscale

La realizzazione del federalismo fiscale potrebbe trovarsi difronte ad un ostacolo, si tratta della nuova imposta municipale unica (IMU). In caso di una maggior onerosità per le imprese, fa sapere Giorgio Guerrini, Presidente di Rete Imprese Italia, l’appoggio al federalismo fiscale potrebbe subire un’inversione di rotta. L’IMU andrà a sostituire l’Ici relativamente alla tassazione per seconde case e immobili produttivi con una aliquota media stimata al 7,5 per mille contro quella attuale pari al 6,4 per mille. Ad allarmare è in particolare l’eliminazione, nella nuova versione del testo del decreto sul fisco municipale ripresentato al Governo, dell’obbligo di riduzione alla metà dell’IMU per gli immobili produttivi delle imprese o dati in locazione. Saranno i singoli Comuni, facoltativamente a decidere se propendere per tale riduzione o meno, con un evidente aggravio dei costi.

Rete Imprese Italia che rappresenta Confartigianato, CNA, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti chiede che si ritorni alla precedente formulazione del decreto rispettando l’intento di abbassare il carico fiscale promesso dall’introduzione del federalismo fiscale con riguardo soprattutto alle imprese.

Il Presidente Giorgio Guerrini, in merito ha sostenuto: “Ci aspettiamo che la riforma garantisca maggiore responsabilità delle amministrazioni pubbliche, migliori servizi, riduzione degli sprechi, eliminazione delle sovrapposizioni tra livelli di
governo e dell’oppressione burocratica. I recuperi di efficienza della P.A. ed i conseguenti risparmi dovranno essere prioritariamente destinati a ridurre la pressione fiscale che grava su imprese e famiglie
”.

Mirko Zago

ZERO IRAP: l’esperimento partirà dal Sud e anticiperà il federalismo fiscale

È stato il Ministro dell’Economia, On. Giulio Tremonti, a spiegare che inizierà dal Mezzogiorno un test sull’azzeramento dell’Irap, con l’obiettivo di estendere questa agevolazione anche alle regioni del Nord.

L’intervento, fa parte della cosiddetta fiscalità  di vantaggio per il Sud ed è uno dei principi direttivi della delega al Governo per la riforma degli incentivi inserita nella legge sviluppo del 2009.

In anticipazione al federalismo fiscale, nelle aree più deboli (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia) le Regioni potranno modificare le aliquote Irap, fino ad azzerarle. Inoltre potranno disporre esenzioni, detrazioni e deduzioni per le imprese in fase di start-up.

Certo che anche l’Unione Europea possa accettare tali provvedimenti (ricordiamo che in passato la UE si era espressa negativamente nei confronti della fiscalità di vantaggio), il Ministro Tremonti si dichiara convinto che questa volta l’UE possa dire di sì “ad un’ipotesi  che non è un regime differenziale tra Nord e Sud ma un anticipo di quello che sarà poi al Nord: cioè “zero Irap” per i nuovi insediamenti produttivi”.

Nino Ragosta

Service Tax, ICI e federalismo fiscale

Le Service Tax sono le garanzie del domani, il tributo unico che servirà a finanziare i servizi garantiti dai sindaci andando a sostituire i vari trasferimenti statali che oggi vengono utilizzati.

Scongiurato l’ICI, il federalismo fiscale degli enti locali dovrebbe essere di 16 miliardi di euro, ovvero, l’importo degli assegni che arrivano a vario titolo dalla Stato per rimpinguare Comuni e Provincie.

Service tax, tassa unica e fisco provinciale sarebbero dovuti già entrare di diritto con il primo decreto attuativo, ma sono stati demandati al prossimo settembre per essere temporaneamente anticipati da un più leggero federalismo demaniale.

Tutte proposte ribattute anche durante le ultime audizioni del Ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, e circa la quale il Presidente di Confedilizia Corrado, Sforza Fogliani, ha detto: «Accogliamo la proposta di Calderoli (sull’insistente abolizione dell’ICI, ndr) ma perché il sistema funzioni sono indispensabili una correlazione ferrea tra richieste e servizi e criteri standard di imposizione».

Questo per i proprietari immobiliari, mentre le Regioni aspirano al superamento dell’Irap che copre l’80% del Fisco locale (ben 34 miliardi all’anno di cui 23,5 dai privati) garantendo un’entrata sicura all’erario dei governatori. Ciò però non significa che la teoria si tramuti subito in pratica, anzi, insieme a Irpef e IVA, L’Irap perdurrà anche nei primi anni del federalismo.

Per i sindaci, la vera preoccupazione sta nelle abolizioni e nei tagli (come la tassa sui rifiuti a Roma), anche se Ilsole24ore ipotizza come soluzione al come “far funzionare i comuni senza dipendere dallo stato”, quella di portare sul territorio alcune imposte di carattere nazionale e la compartecipazione soprattutto sull’IVA.

Fonte

Paola Perfetti

Federalismo fiscale: spese razionali e contributi tracciabili

I tecnici dell’esecutivo hanno condotto i primi risultati nonché molte proiezioni sulla introduzione del federalismo fiscale.

Tutto questo dovrebbe arrivare presto sul tavolo della Commissione paritetica tra Stato, Regioni ed enti locali, i quali già si trovano al lavoro sui decreti attuativi della riforma varata dal Parlamento l’anno scorso e che si attueranno a partire dal prossimo autunno.

Il piano varato per questa novità è da oltre 200 miliardi di euro e dovrebbe portare ad una semplificazione nonché maggiore tracciabilità delle tasse con una riduzione delle imposte, il raddoppiamento delle addizionali Irpef, un’imposta regionale per favorire gli investimenti sul territorio, una prelievo del 20% gli affitti di locazione ai Comuni. Ma anche a una riforma dell’imposta di registro, alla semplificazione delle accise e delle altre imposte cui sono soggetti i cittadini.

A questo proposito, risulta importante la dichiarazione rilasciata da Luca Antonini, Presidente della Commissione paritetica, su IlCorriere.it: «Saranno tributi visibili, tracciabili. I cittadini pagheranno le imposte sapendo a chi e per che scopo, potranno verificare su internet come vengono utilizzate. Oggi in Italia, con il decentramento delle funzioni che c’è già stato, c’è un tasso di federalismo superiore a quello del Canada. Regioni ed enti locali gestiscono già la metà della spesa corrente complessiva, quei 200 miliardi di cui sopra, ma sono responsabili, e per modo di dire, solo dell’11% delle tasse».

A giugno, la Commissione dovrà fornire il quadro del nuovo assetto federale al Governo e al Parlamento insieme alla specifica delle risorse.

Per ora sono già state definite la banca dati, le prime simulazioni e le spese affidate alle autonomie locali con un importo complessivo di 215 miliardi euro.

L’intero procedimento sarà attuato grazie alle spese dei contribuenti mentre le Regioni avranno anche una forte compartecipazione all’IVA che sarà legata al gettito effettivo e a un incentivo, atto a valorizzare la politica economica ed industriale del territorio.

Per la rimodulazione dell’Irap, le Regioni godranno di tante piccole leggi Tremonti regionali; mentre ai Comuni arriverà un gettito di 4 miliardi di euro l’anno.

Nessuna controindicazione per l’aliquota del 20% sugli affitti, mentre la tassa sulle locazioni versate direttamente ai Comuni consentirebbe una lotta più certa all’evasione fiscale. Per questo, i tecnici stanno prendendo in considerazione l’idea di aumentare in linea generale il premio che i Comuni incassano sull’evasione da loro scoperta (oggi del 30%), mentre a loro potrebbe essere trasferita la titolarità dell’Imposta di registro di 6 miliardi l’anno, che andrebbe preventivamente riformata, rendendola telematica e quindi eliminando tutti gli adempimenti cartacei.

In aggiunta, quindi, si otterrebbe anche una maggiore razionalizzazione della spesa pubblica con un costo standard delle funzioni.

Fonte

Paola Perfetti