Federalismo fiscale: trasporto pubblico, fisco municipale, Milleproroghe… si discute

Il federalismo fiscale sta soffrendo un momento di impopolarità. A lamentare problemi e incoerenze sono Regioni, Province e Comuni, che rivendicano maggiori attenzioni e il rispetto di accordi precedenti. I Comuni in particolare lamentano che i loro emendamenti non sono accolti nonostante siano passati all’esecutivo. Le Province lamentano la mancanza di fondi e risorse fondamentali per il loro funzionamento. Lamentele che sono state sollevate a voci spiegate alla commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale presieduta da Enrico La Loggia. Il cosiddetto “Comitato dei 12”, capitanato dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani ha affermato: “Abbiamo siglato un accordo a metà dicembre 2010 che per noi è fondamentale anche per il rapporto con il decreto sul fisco regionale. L’accordo non ha ancora avuto seguito da parte del governo. Non possiamo non sottolineare come questo elemento impatti negativamente sulla discussione”.

Mancano soprattutto accordi circa il trasporto pubblico locale, un raccordo tra il decreto sul fisco municipale e quello regionale, decreto Milleproroghe In merito a quest’ultimo è stato detto che “Ci sono molte norme caratterizzate da un impianto sostanzialmente a-federale“. Errani ha criticato ha criticato sia la previsione che in caso di calamità le Regioni possano aumentare l’aliquota delle addizionali o i tributi propri, sia il fatto che 70 milioni di euro destinati alla sanità torneranno allo stato centrale anche per finanziare le Fondazioni liriche ”che e’ vero devono essere finanziate ma sottrarre soldi alle Regioni è inaccettabile“.

Cota, presidente del Piemonte,intervenendo in audizione, ha assicurato: ”il governo manterra’ gli impegni presi in tema di federalismo fiscale”. ”Siamo al governo per fare il federalismo e lo porteremo a casa”, e’ stato invece il commento del governatore del Veneto, Luca Zaia. A calmare le acque e cercare un confronto è stato il ministro per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli, anche se la strada da fare è ancora molta e le risposte a volte tardano ad arrivare.

d.S.

Corrado Passera promette meno tasse per gli italiani

Se tutti pagassero le tasse, la conseguenza sarebbe una consistente riduzione di esse e una minore pressione fiscale.
Questo è quanto ha detto Corrado Passera durante il suo intervento agli Stati generali del Nord, dove è stato invitato dalla Lega.

Il tema delle tasse e del fisco è stato affrontato, dal ministro dello Sviluppo, con la conferma della necessità di un cambio di rotta che possa “abbassare le tasse a partire da quelle sul lavoro e sulle imprese“.
Anche se, alla luce dei fatti, nell’ultimo anno gli italiani sono stati messi a dura prova, in nome “di salvataggio dei conti e di riacquisizione di credibilità internazionale”.

Ma ora pare che l’obiettivo sia proprio quello di andare incontro alle tasche, sempre più vuote, dei cittadini, prima di tutto tramite una lotta sempre più spietata agli evasori fiscali.
Tra gli interventi necessari, Passera ha precisato la necessità di supportare le imprese, che non deve essere distinta, a seconda che ci si trovi al nord o al sud del Paese.

Visto l’ambito in cui il ministro ha fatto il suo intervento, non poteva mancare un riferimento al federalismo, a proposito del quale ha dichiarato: “L’Italia è un Paese troppo diverso per poter fare le cose tutte al centro, ma noi non abbiamo realizzato il federalismo di cui c’è bisogno: il processo decisionale si è totalmente imballato. Federalismo vuol dire che sia chiaro chi fa che cosa e il livello delle responsabilità. Bisogna premiare le amministrazioni virtuose e commissariare sul serio quelle non virtuose“.

Vera MORETTI

Nel 2013 nuovo importante step per il federalismo fiscale

Il 2013 porterà una ventata di novità per quanto riguarda il federalismo fiscale, con particolare riferimento all’autonomia regionale. Ecco cosa cambierà:

Non ci saranno più i trasferimenti dal ”centro”, sostituiti dalla compartecipazione a Iva e Irpef e, contemporaneamente, sarà possibile utilizzare l’attuale addizionale, con aumenti che potranno essere a man mano maggiori. Le Province già da quest’anno potranno modificare, con un aumento o una diminuzione di 3,5 punti percentuali, l’imposta sulla Rc auto ora al 12,5%.

Sempre dal 2013 le regioni potranno manovrare l’addizionale Irpef regionale diminuendola o anche aumentandola dallo 0,9 fino all’1,4%. Maggioranza che non potrà superare lo 0,5% nel 2013. L’aumento potrà essere dell’1,1% nel 2014 e del 2,1% a decorrere dal 2015.

Alle regioni spetterà una parte dell’IVA che andrà a contribuire alla copertura per i servizi essenziali (sanita’, scuola, assistenza, trasporto pubblico). Sempre dal 2013 inoltre le regioni possono ridurre le aliquote dell’Irap fino ad azzerarle e disporre deduzioni dalla base imponibile. Grazie al fondo sociale europeo il governo si è impegnato a garantire 425 milioni di euro per il trasporto pubblico come richiesto dalle regioni in più sedi.

E’ stata introdotta una clausola di salvaguardia per i conti regionali che li salvaguardia dal 2013 rispetto ai tagli previsti dalla finanziaria 2010. Le regioni impegnate nella lotta all’evasione avranno diritto ad una percentuale del recuperato.  Il fondo di perequazione scatta dal primo gennaio 2013 contestualmente allo stop ai trasferimenti erariali. Dallo stesso anno vengono cancellati anche i trasferimenti dalle Regioni ai Comuni ma arriva una compartecipazione dei municipi alle imposte regionali, prima tra tutte l’Irpef.

Ulteriori novità riguarderanno la possibilità di ritoccare l’imposta sulle assicurazioni Rc auto, che va alle province, gia’ dal 2011 potra’ essere aumentata o diminuita del 3,5% rispetto all’attuale aliquota del 12,5%. Per quanto riguarda la sanità verranno elette delle regioni, i cui standard dovranno essere accolti dalle altre, rispettando impegni presi in sedi istituzionali.

Mirko Zago

Libertà d’impresa: bisogna mettere mano all’articolo 41 per liberare l’economia

Oggi (9 febbraio 210) nell’agenda politica di Roma c’è una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri. L’obiettivo? Cercare finalmente di finalizzare il pacchetto per lo sviluppo economico. Il punto di partenza pare essere ben chiaro: modificare l’articolo 41 della Costituzione.

art.41 – L’iniziativa economica privata è libera. | Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. | La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

 Seconda mossa sarà quella della ridiscussione del federalismo, che è senza dubbio il nodo che lega il patto tra Pdl e Lega e che quindi tiene in piedi la maggioranza.

Secondo il Governo Berlusconi, mettere mano all’articolo 41 servirà a liberare l’economia dai lacciuoli burocratici che spesso rendono defatigante avviare una impresa sancendo, con una aggiunta o una riscrittura della Carta Costituzionale, il valore della libertà di impresa. Se per il premier agire sulla Costituzione, nonostante i tempi parlamentari della doppia lettura di entrambe le Camere, è l’unico modo per tagliare il nodo gordiano della burocrazia e favorire lo sviluppo economico lo si capirà nel prossimo Consiglio dei Ministri che dovrà esaminare anche altri due capitoli del pacchetto: il Mezzogiorno e il piano casa. Infatti per cercare di riallineare il Paese bisogna far partire le opere infrastrutturali per il Sud e cercare di dare una spinta per nuove costruzioni come previsto dal piano casa previsto fin dall’inizio della legislatura. Insomma, cari lettori, come avrete capito, c’è da fare. Tanto. Il Governo ha da svegliarsi, uscire dai chiacchiericci, rimboccarsi le maniche e mettersi seriamente a lavorare per il bene del Paese. Per il bene dell’Italia che produce.

Prove di federalismo per gli studi di settore per il commercio al dettaglio del settore moda.

L’ipotesi di studio di settore su base regionale per il commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature, pelletterie e accessori è stato presentato la scorsa settimana agli Osservatori regionali. Lo comunica in una nota l’Agenzia delle Entrate ricordando che si tratta del secondo studio di settore elaborato su base regionale, dopo quello del settore delle costruzioni.

Secondo quanto spiegato in una nota dall’Agenzia delle Entrate, si tratterà di un’iniziativa finalizzata a verificare, con la collaborazione dei rappresentanti di associazioni di categoria e degli ordini professionali, il funzionamento dello studio, ad integrazione delle analisi effettuate a livello centrale, anche a seguito di esame di specifici casi esemplificativi rilevati a livello locale.

Soddisfazione per queste novità negli studi di settore anche da parte di Federmoda, che vede accolte alcune importanti richieste della categoria. Il presidente di Federmodaitalia-Confcommercio, Renato Borghi, parla di ”un importante passo in avanti in direzione dell’affinamento della metodologia degli studi di settore secondo principi di equità e selettività.”