Federarchitetti scrive a Giuseppe Santoro

Federarchitetti ha voluto inviare una lettera a Giuseppe Santoro, nuovo presidente di Inarcassa, nella quale l’Associazione ha voluto porre l’attenzione su alcuno aspetti considerati particolarmente urgenti ed importanti.

Tra questi, Federarchitetti ha dimostrato di apprezzare, da parte del nuovo Consiglio di Amministrazione, “la volontà di promuovere azioni rivolte alla diffusione della Conoscenza degli organismi controllati ed interpretiamo, quale comune volontà, un deciso orientamento affinché ogni attività di questi enti sia indirizzata unicamente al sostegno della professione, con piena e totale trasparenza degli atti e con rigetto di percorsi non pertinenti che possano creare confusione di ruoli a discapito della intera categoria”.

Gli architetti hanno inoltre dato la loro approvazione all’ipotesi condivisa di moltiplicare le azioni a favore degli iscritti disagiati o in difficoltà, con interventi di protezioni ai figli disabili, sostegno a professionisti non autosufficienti, sanzioni ridotte a quelli in difficoltà.

Federarchitetti, nella sua missiva, appare favorevole alla costituzione di una Cassa Integrazione Guadagni, “cui suggeriamo una parallela attenzione verso l’idea di un sostegno all’accesso al regime pensionistico, ossia un’anticipazione ‐ opzionale ‐ quale mini‐liquidazione, nostro specifico tema programmatico”.

Per quanto riguarda il recepimento della legge per la compensazione tra crediti d’imposta e debiti previdenziali, viene ritenuto necessario “abbassare ulteriormente le sanzioni e condizionarle ad un congruo preavviso, oltre a consentire, a fronte di garanzie, piani di rientro delle morosità più attinenti alle singole posizioni previdenziali”.

Vera MORETTI

Lettera aperta di Federarchitetti a partiti e istituzioni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lunga lettera aperta a istituzioni e partiti a firma del presidente di Federarchitetti Paolo Grassi e del segretario nazionale Maurizio Mannanici sulle criticità della libera professione come architetti e ingegneri evidenziate da Federarchitetti S.N.A.L.P.

Il testo sugli interventi di modifica al Codice dei Contratti, di cui al Ddl S.1678 licenziato dal Senato ed inclusivo delle integrazioni dei relatori on. Esposito e Pagnoncelli, prevede positive misure indirizzate verso obiettivi di sviluppo e tutela sugli esiti degli appalti. Tuttavia, in particolare per quanto attiene la formazione dei servizi di progettazione, le stesse appaiono ancora “timide” e non adeguate a mutare in modo radicale uno scenario, quale quello attuale, particolarmente denso di criticità. 

In linea generale, emerge l’intenzione di porre attenzione ai contributi delle categorie interessate al processo di realizzazione delle opere anche per acquisire indirizzi atti a far emergere le potenzialità delle singole professioni, unitamente ad una semplificazione degli obblighi burocratico-documentali. 

Altresì positivi appaiono i principi volti a favorire l’unitarietà dei diversi livelli progettuali, l’omogeneità delle procedure e delle regole di affidamento sull’intero territorio nazionale, in linea con le direttive Ue, e la creazione di un Albo nazionale che individui i soggetti idonei a rivestire il ruolo di componente di Commissioni giudicatrici degli appalti.

Ancora positive sono le scelte che prevedono il divieto sia alla richiesta di cauzione sia alla incidenza di elementi di natura economica in fase di prequalifica per imprese e professionisti, così come il divieto di attribuzione dei compiti di Direzione Lavori nel caso di affidamento ad un Contraente generale, aprendo al concetto di scissione di responsabilità nello svolgimento delle esecuzione delle opere.

Significativo è il riconoscere centralità alla fase progettuale a garanzia della qualità delle elaborazioni a base degli interventi, anche per limitarne successivi ostacoli, insieme a regole di facilitazioni di accesso al mercato per le piccole imprese, da estendere anche alle prestazioni di servizi di progettazione e alle procedure di affidamento.

Per Federarchitetti, tuttavia, continuano a persistere nodi che devono essere necessariamente affrontati se si vuole che positive intenzionalità abbiano concreta applicazione.

 La volontà delle nuove generazioni nella scelta di un’attività autonoma continua ad essere ostacolata da una realtà normativa che determina redditi medi minimi, non favorisce la continuità del lavoro e allontana prospettive pensionistiche, mentre emerge, di contro, la necessità di un ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni per offrire la possibilità di un nuovo rapporto tra settore pubblico e privato, improntato su regole certe, responsabilità definite ed assenza di percorsi discrezionali che agevolano opportunità di corruzione.

Diventa sempre più prioritario definire il ruolo che la pubblica amministrazione, in particolare con i propri uffici tecnici, deve ricoprire nel sistema strutturale del Paese. 

La stessa P.A. deve predisporre regole e condizioni per un corretto sviluppo dei soggetti operanti nel mercato, senza sostituirsi al privato in improbabili funzioni interne che ne limitano gli spazi minandone ogni necessaria trasparenza. Dualmente, sono da ridurre le procedure in-house condotte da numerosi Enti che, nel controllo del proprio operato producono, nel migliore dei casi, danni economici e culturali, come ampiamente riscontrato, e che, nei contratti integrati del comparto privato, concentrano riconosciuti aspetti negativi. 

Va evidenziato che le basi retributive del pubblico impiego, già sostenute a livello dirigenziale da incrementi di posizione e di risultato, non trovano alcuna giustificazione, se non in un eccesso di protezione e clientelismo politico e sindacale verso lo stesso, nel mantenimento dell’incentivo del 2% per le attività di progettazione degli Uffici tecnici, escludendone la competenza ai liberi professionisti.

Di contro, è auspicabile l’immissione di procedure che rendano sinergica l’azione pubblico-privata e la soppressione della contraddizione dei Sindacati che, agevolando i dipendenti del settore pubblico, indeboliscono la crescita degli addetti degli studi professionali da essi stessi rappresentati. 

Tra i vari aspetti, fondamentale è l’effettiva riduzione delle Stazioni Appaltanti al fine di semplificare ed omogeneizzare le procedure tagliando il perpetuarsi di abusi insiti nel clientelismo locale. Ancora flebili sono i tentativi ed i risultati in tale auspicata direzione. 

In linea con principi di garanzia occorre che, come per le Commissioni aggiudicatrici degli appalti, anche le funzioni dei collaudi abbiano riferimenti centralizzati, anche interregionali, concepiti per fasce di esperienze con applicazione di sistemi informatici e/o introduzione di sorteggi, onde sviluppare in condizione di trasparenza le procedure di controllo che risultano ancora foriere di gravi anomalie.

Il coinvolgimento dei giovani nel lavoro può prevedersi in misura proporzionale ed obbligatoria agli importi nella progettazione e realizzazione delle opere, mentre per i piccoli e medi studi professionali deve essere previsto l’inserimento nei grandi interventi appannaggio delle Società di ingegneria, come del resto già previsto per le imprese, non solo a favore di una crescita degli stessi ma anche a vantaggio di un più ampio confronto culturale e di qualità degli interventi. 

Le priorità già segnalate, all’attuale come ai precedenti Governi, oltre ad essere finalizzate allo sviluppo del settore libero professionale, oggi soccombente a livello internazionale, offrono ampi margini all’abbattimento della corruzione, costituendo fondamento per un’architettura qualitativamente elevata nella generalità degli operatori, se supportata da adeguate scelte della P.A. 

Si confida in una particolare attenzione alla luce dei molteplici aspetti di crisi oggi presenti nel settore dei pubblici appalti.

Da Federarchitetti un documento per il rinnovo del Comitato delegati Inarcassa

Gli architetti italiani hanno elaborato un documento programmatico (clicca qui per scaricarlo) per la gestione Inarcassa nel quinquennio 2015-2020. La Cassa di Previdenza e Assistenza Ingegneri ed Architetti rappresenta infatti uno dei pilastri fondanti durante e dopo il percorso professionale di ciascun iscritto.

Secondo Federarchitetti le pressioni, anche concitate nel corso degli anni, prodotte da associazioni, ordini, iscritti, hanno sensibilmente migliorato i servizi erogati, mitigando la burocraticità di gestione, spesso vessatoria nei confronti degli aderenti.

Molto resta ancora da fare, dicono gli architetti, perché Inarcassa acquisisca un ruolo che possa essere di “accompagnamento” alle molte esigenze sociali di assistenza che la società richiede in modo sempre più pressante.

Nell’esercizio del proprio ruolo istituzionale di tutela sindacale, Federarchitetti ha anticipato e denunciato le molte distorsioni che ancora ci sono nel settore delle libere professioni, proponendo quanto resta da fare, ma ha anche sostenuto quanto possa essere più efficiente un’attività improntata all’azione sinergica tra Inarcassa, Sindacati ed Ordini professionali.

Nonostante questo impegno, prevalgono ancora tendenze al protagonismo che continuano a penalizzare le categorie di architetti ed ingegneri. Federarchitetti, nell’interesse dei liberi professionisti e in sintonia con quelli del Paese, vuole raccogliere le forze più attente e sensibili sulla linea di un proprio programma di intenti, perché la prossima struttura di Inarcassa attivi tutte le misure individuate, in modo che gli iscritti possano vedere in essa un supporto affidabile su cui contare.

In tal senso è stato articolato il documento programmatico dei candidati di Federarchitetti presenti nelle diverse province, al quale gli architetti auspicano la maggiore adesione possibile. Il documento rappresenta un contributo operativo del quale il futuro Comitato dei Delegati dovrà prendere atto al fine di attivare quelle riforme necessarie per rendere Inarcassa meno aliena e più sostenibile rispetto gli interessi economici e sociali dei liberi professionisti.

Architetti in sciopero contro il POS?

I provvedimenti previsti dal Governo che riguardano i professionisti, e che prevedono l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria e, soprattutto, del POS per i pagamenti delle parcelle, non stanno riscuotendo molti consensi.

A pronunciare uno dei No più perentori è Federarchitetti, che si oppone all’applicazione di queste norme per architetti ed ingegneri.

In realtà, però, tutte le principali categorie professionistiche si sono opposte, tanto che si auspica che il Governo faccia marcia indietro, considerando che, qualora l’utilizzo del POS dovesse davvero entrare in vigore, a beneficiarne sarebbero solo gli Istituti di Credito.
E, in quanto all’introduzione dell’assicurazione obbligatoria, ciò risulterebbe favorevole solo alle svariate compagnie assicurative.

Federarchitetti, in particolare, riferendosi alle esigenze della categoria, denuncia la criticità del settore dell’edilizia, fermo ormai da mesi, come anche l’economia, bloccata dall’aggravante della pesante burocrazia.

Il Governo, dunque, viene chiamato a studiare una serie di provvedimenti ad hoc che possano davvero far uscire l’Italia dalla crisi e fari ripartire in modo deciso la produzione.

La situazione è diventata ormai inaccettabile e, per far capire ancora meglio l’urgenza di interventi mirati, l’associazione che raggruppa sotto di sé architetti ed ingegneri si dice pronta ad astenersi dal lavoro, unitamente alle altre categorie di professionisti.

Vera MORETTI

Federarchitetti chiede una nuova riforma delle professioni

Alla luce delle ultime manifestazioni, tra le quali quella del primo maggio, e delle priorità del nuovo Governo, Federarchitetti ha voluto denunciare la quasi indifferenza della politica nei confronti dei lavoratori liberi professionisti.

Come spesso è stato scritto anche su Infoiva.com, il peso che le libere professioni hanno sull’economia italiana è notevole, a cominciare dalle pmi, maggiormente colpite dalla crisi ma da sempre motore dei mercati.

Ma non è solo la recessione economica ad aver danneggiato il comparto delle professioni tecniche: ciò che Federarchitetti vuole sottolineare è l’approssimazione e l’ingessatura delle procedure, nonché la poca trasparenza.
La Federazione a questo proposito, chiede di non far rimanere nell’oscurità centinaia di migliaia di cittadini che “operano, per propria scelta, senza gravare sullo Stato, accettando i rischi sulla continuità del lavoro, sul reinvestimento dei profitti per dare continuità agli stessi, (nella virtuale ipotesi di conseguimento), nel consolidare la propria struttura con oneri nell’indotto inerenti le attrezzature ed il sostegno degli auspicabili dipendenti, per l’ assenza di forme di tutela sociale (ammortizzatori) in mancanza di affidamenti”.

D’altra parte, le libere professioni costituiscono un potenziale di sviluppo fondante per la democrazia del Paese ed ignorarne i contenuti rischia di portare grave pregiudizio a quegli obbiettivi di crescita ineludibili e ben dichiarati nelle linee programmatiche del Governo.
Tra le peculiarità individuate da Federachitetti c’è l’assenza di oneri finanziari: “sono rivolte ad un’azione di revisione complessiva dell’assetto attuale delle libere professioni e delle procedure che ne condizionano l’accesso al lavoro in particolare da parte della committenza pubblica”.

In accordo con le altre rappresentanze delle professioni tecniche riunite in Confedertecnica, gli architetti hanno denunciato la necessità di cambiamenti radicali, avanzando proposte perché il settore si rafforzi e costituisca un elemento di traino per l’immagine e l’economia del Paese e liberi i vincoli che determinano l’alta percentuale di disoccupazione intellettuale.

Non è piaciuta, inoltre, la riforma delle professioni da poco approvata, poiché “va esattamente nella direzione opposta a quella auspicata, nella errata individuazione del ruolo degli Ordini Professionali quali garanti unici di una pletorica ed effimera formazione permanente, che, come concepita, nulla può giovare alle classi professionali, non considerandone il potenziale valore complessivo della formazione.
La Commissione Europea ha recentemente considerata non accettabile una tale soluzione che costituisce una dei provvedimenti da rimuovere prioritariamente
”.

Ciò che viene richiesto alla politica è di ritornare a fare da garante degli interessi di tutti i soggetti sociali in una logica di sviluppo complessivo, senza pensare al proprio tornaconto.

Vera MORETTI

I punti cruciali che Federarchitetti vuole sottoporre al Governo

Federarchitetti, commentando i risultati delle elezioni politiche, ha voluto porre l’attenzione sulla questione delle libere professioni, poiché sembra che nessuna forza politica abbia mostrato interesse per la questione.
Questo pensiero è comune alle maggiori categorie di professionisti, quali ingegneri, geometri e periti, riuniti in Confedertecnica.

Per risvegliare l’interesse, Federarchitetti ha voluto redigere una sorta di lista delle priorità che il futuro Governo, qualunque esso sia, dovrebbe prendere seriamente in considerazione.

Vediamo nel dettaglio ogni punto:
STOP al doppio lavoro dei tecnici pubblici dipendenti e alle indennità incentivanti:
Definizione dei limiti di ingresso, nel mercato del lavoro autonomo, dei pubblici dipendenti, operativi con il supporto dei fondi pubblici diversamente destinati, con alterazione dei principi di libera concorrenza a parità di condizioni; abolizione del D.M. 14/06/2011 n.170, determinante l’indennità del 2% ai tecnici dipendenti della P.A. affidatari di incarichi professionali.

NO al doppio lavoro per qualsiasi tipo di docenti universitari e NO alla loro partecipazione a qualsiasi titolo nelle società professionali e di ingegneria:
Introduzione modalità trasparenti nella composizione delle società professionali e di ingegneria, in merito alla partecipazione di soci docenti universitari, per alterazione dei principi di libera concorrenza e della parità di condizioni.

Affidamenti professionali e incarichi aperti:
Maggiore apertura nell’accesso agli affidamenti professionali e ampia trasparenza delle procedure non condizionate da vincoli decisionali subordinati a risorse economiche, o strutturali, o altro.

Definizione parametri onorario e definizione delle soglie minime di anomalia:
Parametri per il calcolo degli onorari e/o della determinazione del prezzo a base di gara, con libere valutazioni soggettive ed oggettive delle tariffe professionali e introduzione di parametri legati al costo del lavoro dei professionisti per l’individuazione delle soglie minime dell’onorario.

Valutazione di congruità degli onorari trasferita alle Associazioni Sindacali dei professionisti:
La competenza nella valutazione dei livelli di onorari chiaramente trasferite alle OO.SS. delle libere professioni.

Trasferimento responsabilità ministeriali per lo sviluppo delle libere professioni tecniche:
Attività libero professionale tecnica trasferita alle competenze dei Ministeri del Lavoro e delle Attività produttive.

Procedure di affidamento snelle e trasparenza nella partecipazione:
Nuova procedura che riequilibri l’attuale potere unilaterale del RUP, applicata oltre che per la valutazione dei compensi, anche nel ricorso alle procedure di affidamento favorendo un’ampia partecipazione del mondo professionale. Attenuazione delle richieste di requisiti economici e ampliamento dei limiti temporali di riferimento all’attività professionale.

Nuovo ruolo propositivo degli Ordini professionali tecnici:
Albi professionali che definiscano separatamente tutti i soggetti esercenti libera attività professionale, singoli o associati, e tutti i dipendenti sia pubblici che privati.
Ruolo degli Ordini di supporto all’attuazione delle procedure legislative anche internazionali, onde consentire ad un alto numero di professionisti di operare in un mercato globale.
Contrazione del numero degli Ordini, uno per Regione, per potenziarne le suddette funzioni e trasferimento dei costi delle allo Stato, diversamente dalle attuali funzioni di controllo sui professionisti finanziata dai medesimi.

Incentivi alle aggregazioni interprofessionali:
Nuova definizione dei campi di competenza delle professioni tecniche ed introduzione delle responsabilità professionali individuali nel contesto delle diverse prestazioni di un’opera, per consentire una crescita esponenziale delle opportunità di lavoro e del potenziamento degli studi professionali. Ogni valutazione del livello di preparazione è da attribuire al libero giudizio.

La Formazione “continua” dei liberi professionisti, deve avere come riferimento un libero mercato che ne individua e valuta le capacità di aggiornamento ed affidabilità idonee all’espletamento dei servizi:
Ogni criterio, di valutazione della stessa, deve poter fare riferimento alle attività professionali effettivamente svolte e alle più ampie attività culturali. Forme di formazione complementare, di aggiornamento e/o integrativa, deve essere certificata con il controllo delle strutture di rappresentanza sindacale dei liberi professionisti a livello nazionale, che ne valutano la efficacia rispetto alla domanda, escludendo quindi una competenza esclusiva degli Ordini, come rilevato anche dal Consiglio di Stato e sancito dalla Comunità Europea.
Riconoscimento tempestivo degli onorari derivanti da lavoro autonomo.

Nell’ambito dei servizi professionali, è necessario il soddisfacimento immediato dei crediti, anche se ricadenti nel patto di stabilità, ove il mancato riscontro della P.A. ai diritti dei liberi professionisti, determina l’effetto di falcidiare le strutture professionali:
Effetti positivi deriverebbero dalla introduzione di misure di credito a supporto dell’affidamento dei servizi ove acquisiti, oltre alla semplificazione delle procedure ed assunzione di responsabilità della P. Amministrazione nella effettiva attivazione degli Sportelli Unici.
Necessità di certezze nelle norme di regolazione degli interventi.

Obbligo di approvazione dei Piani Urbanistici entro termini perentori ed interventi sostitutivi automatici, onde consentire il controllo del territorio e la definizione delle linee organiche di sviluppo, con priorità al recupero, alla manutenzione, alla definizione delle destinazioni d’uso e/o alienazione dell’edilizia civile non significativa.

Vera MORETTI

Federarchitetti scrive al CNAPPC

Paolo Grassi, presidente di Federarchitetti, ha scritto, a nome della sua Associazione, una lettera a Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti.

Il motivo di questa lettera è l’apparente indifferenza, da parte del CNAPPC, nei confronti dei sindacati e una chiusura verso coloro che potrebbero migliorare un regolamento non privo di criticità.
Trattandosi di un’intera categoria, Grassi ha ritenuto opportuno rivolgere le sue rimostranze al presidente dell’ordine degli Architetti.

Ciò che maggiormente indispone Federarchitetti è il silenzio da parte del CNAPPC, che viene interpretato come indifferenza nei confronti dell’intera categoria, ma soprattutto nei confronti di “un reale bisogno di contribuire a migliorare l’imposizione di un “balzello”, forse il peggiore, che calerà come una mannaia su tutti noi in un periodo disastroso per i liberi professionisti. Non si comprende la logica dei due pesi e due misure: scopriamo infatti che il CNAPPC pretende la concertazione quando le iniziative sono altrui ma ignora il confronto quando l’iniziativa è propria”.

Questo atteggiamento viene definito contraddittorio, in particolare se si pensa che il CNAPPC era intenzionato ad avviare “un progetto di sinergia e partecipazione con organismi ed associazioni sindacali attraverso un proficuo confronto su tematiche di comune interesse”.

Conclude la lettera di Grassi: “Oggi è sempre più tempo di rispetto per i diversi ruoli, di apertura al confronto e alla concertazione, di sinergia e partecipazione, lo chiede la società, lo chiedono i liberi professionisti, lo chiedono i nostri dipendenti e collaboratori. Pertanto, con al presente, Federarchitetti -SNALP rinnova la RICHIESTA urgente di aprire, nel più breve tempo possibile, un Tavolo di concertazione, riservandosi ogni altra azione di salvaguardia della libera professione e di tutela dei liberi professionisti nelle sedi opportune”.

Vera MORETTI

Riforma degli ordini, i dubbi di Federarchitetti

Federarchitetti prende in mano carta e penna e scrive una missiva al Ministero della Giustizia, alla Commissione Giustizia della Camera e ai capigruppo dei partiti, a firma del Segretario Nazionale Maurizio Mannanici e del Presidente Nazionale Paolo Grassi, per esprimere tutte le proprie riserve sul testo di riforma degli ordinamenti professionali.

Federarchitetti ritiene infatti inadeguato il testo che, non riconoscendo le peculiarità del comparto tecnico e contraddicendo i principi cardine delle direttive comunitarie sulla necessità di emarginazione dei vincoli nell’esercizio delle professioni, ne tradisce gli obbiettivi fondanti di rafforzamento del ruolo in ambito culturale e strutturale condizionandone il decollo sul mercato internazionale.

Nelle linee generali della Riforma prevale infatti un disegno che disconosce un effettivo processo democratico, dove, ad un eccesso di controllo e sanzioni non si interfacciano momenti di confronto con le rappresentanze sindacali dei liberi professionisti, ignorando ogni legittimo diritto alla tutela di quest’ultimi. Ulteriori procedure di controllo vengono estese al tirocinio ed alla formazione, assoggettate a logiche avulse da ogni concetto di scelta meritocratica nel riconoscimento del mercato della committenza pubblico-privata nel corso dell’attività, ma a logiche di selezione subordinate alla prevalenza di requisiti economici e temporali.

I percorsi ipotizzati dalDecreto, comportano l’assoggettamento del contesto libero professionale ad un ruolo di emarginazione con gravi conseguenze per lo stato sociale e culturale del Paese.

In particolare si evidenzia:

1. le forme di tirocinio devono prevedere un periodo di almeno 2/3 svolto e certificato presso gli studi professionali;

2. una formazione continua deve essere aperta, anche supportata da finanziamenti, e svolta da Enti di formazione accreditati presso le Regioni e promossi dalle Associazioni e Sindacati professionali, con il controllo degli Ordini, per una trasparente distinzione di ruoli: soppressione di forme di credito formativo e copertura con prevalente attività svolta presso gli studi professionali.

3. copertura assicurativa obbligatoria limitata ai soggetti aventi responsabilità presso la committenza pubblica o privata, ed attiva in relazione alla prestazione
professionale;

4. determinazione dell’onorario non d’imperio, ma in contraddittorio con le rappresentanze dei professionisti e comunque in forma preventiva e rapportato, anche, ai costi determinati dall’applicazione del CCNL degli studi professionali;

5. processi disciplinari svolti in contraddittorio con le rappresentanze professionali per garantire adeguate forme di tutela del professionista;

6. netta e chiara separazione fra esercizio della libera professione e svolgimento di compiti professionali in Enti pubblici, o formativi nelle Università, con criteri di contenimento delle forme di consulenza a casi di eccezionale rilevanza specialistica.

7. contenimento del numero degli Ordini a massimo due organismi, (capoluogo e restanti Province), al fine di adeguarne le strutture al sostegno dei professionisti nelle procedure tecnico-amministrative anche per l’attività in Paesi esteri.

In via collaterale, Federarchitetti, esprime contrarietà al provvedimento sanzionatorio previsto a carico degli studenti fuori-corso, bisognevole di più articolati approfondimenti. Un regime, di epurazione culturale, oltre a risultare contraddittorio in un sistema universitario che supporta scarsamente gli studenti, comporta la contrazione di una preparazione specialistica, abbandonando gli studenti, non coperti economicamente dalle famiglie, in aree forzate di disoccupazione o ad accrescere i bacini del precariato: i dati europei contraddicono una tale impostazione, essendo l’Italia un Paese con un basso rapporto di laureati.

Ben più produttivo sarebbe il ricorso, da parte degli Atenei, ad un incremento di iniziative di sostegno, anche per studenti con famiglie a carico, fuori sede o lavoratori, con corsi idonei a consentire loro il proseguimento degli studi, invece di scoraggiarne il prosieguo, fatto salvo l’effettivo impegno dello studente.

Federarchitetti e le perplessità sulla Fondazione di Inarcassa

Federarchitetti torna a esprimere la sua forte perplessità circa l’opportunità della costituzione, da parte di Inarcassa, di una Fondazione del tipo “di partecipazione”. Già nel marzo scorso, infatti, il Sindacato nazionale architetti liberi professionisti aveva infatti scritto una lettera al ministero del Lavoro sollevando dubbi sulla legittimità alla costituzione, da parte di Inarcassa, di una Fondazione di Partecipazione con caratteristiche di rappresentanza sindacale.

L’organo di Previdenza degli architetti ha infatti deliberato di impiegare risorse di notevole entità, oltre 300mila euro, per svolgere azioni di sostegno alla professione assumendo così le caratteristiche di organo di rappresentanza ai livelli istituzionali e sindacali, a mezzo della creazione, a detta di Federarchitetti, “di un Ente privo delle necessarie prerogative di assetto democratico deliberante“.

Un organismo con prerogative verticistiche ed unilaterali che, a parere di Federarchitetti, costituisce una impropria entità supplementareche genera ulteriore confusione nel quadro già frammentato delle professioni, trascurando l’occasione per promuovere un’azione coerente e concertata tra gli organi istituzionali, ordinistici, previdenziali e sindacali delle categorie di ingegneri ed architetti“.

Federarchitetti, quindi, avverte forti perplessità per un concreto esito degli obiettivi dichiarati “anche in riferimento alle risultanze di bilancio della spesa prevista, ravvisando divergenze con le competenze e finalità dell’Ente Previdenziale ed il configurarsi di caratteristiche antisindacali dell’iniziativa“.

Il Sindacato nazionale architetti liberi professionisti torna quindi a sollecitare le istituzioni competenti, il Ministero del Lavoro e la Prefettura di Roma, ad una valutazione di quanto evidenziato negli ultimi mesi.

Federarchitetti auspica una più ampia riforma delle professioni

di Vera MORETTI

Federarchitetti ha diffuso un comunicato stampa tramite il quale la categoria spiega punto per punto la propria posizione  in relazione ai provvedimenti del governo relativi alla riforma delle professioni.

Non si rinnega la necessità di un intervento, da parte del governo, nei confronti di certe categorie professionali, ma si punta l’attenzione sui modi e sulle intenzioni.

Le misure legislative non congruenti adottate dai governi precedenti sono considerate tra le responsabili dell’emarginazione progressiva delle libere professioni tecniche, messe poi in ginocchio dalla crisi economica.

Le incongruenze attualmente esistenti sono:

  • Difetto di rappresentanza: non paritetico. “Per i liberi professionisti, in particolare per l’area tecnica, la rappresentanza sindacale è eventualmente tollerata, ma senza che alcun meccanismo, ordinistico, previdenziale o contributivo, ne autorizzi una qualche forma di sostegno diversa da quella volontaristica“.
  • Ruolo degli ordini: fallimento dei compiti istituzionali, soprattutto per quanto riguarda architetti ed ingegneri. Si chiede, a questo proposito, una “riconversione a nuovi compiti degli stessi, opportunamente ridotti per numero, (uno o due per Regione) in AGENZIE di SOSTEGNO (AGENSOS) e Controllo allo Sviluppo, per far fronte a pressanti esigenze
  • Servizi tecnici pubblici: posizione predominale in contrasto al libero mercato. I costi dei servizi tecnici pubblici dovrebbero essere valutati complessivamente, “con specifico capitolo di spesa, dal quale si evincerebbe la possibilità di affidarli interamente, o in gran parte, al libero mercato, così come già avviene per i servizi sanitari“.
  • Servizi tecnici in-house: evasione IVA. Riguarda la maggior parte delle prestazioni professionali in-house, che sono svolte senza versamento dell’IVA, da soggetti che non praticano la libera professione. “L’acquisizione della posizione IVA, individuale e/o societaria, deve costituire un obbligo prioritario per i troppi evasori autorizzati”.
  • Esclusivo privilegio dei parametri economici, a causa della soppressione dei limiti tariffari.
  • Accesso alla professione: assenza di tirocinio, quando, invece, dovrebbe essere obbligatoria una formazione post-laurea, magari con “salario minimo di sostegno se certificato da collaborazione svolta in studi professionali” .

Tutto ciò per cercare di ridurre le disuguaglianze sociali attraverso misure che dovrebbero servire a limitare la prevaricazione di interessi di parte.

Per attivare ciò, si rendono necessari alcuni interventi, quali una burocrazia aperta alla società, settore universitario all’altezza e al passo con i tempi, ma anche un’interazione con il mondo imprenditoriale, qualora si trattasse di interventi consoni e non mossi da mero interesse.