Federauto per la ripresa dell’automotive

Nonostante i numeri snocciolati ieri, non è un gran periodo per il settore automotive, ma Federauto, la Federazione dei concessionari di tutti i brand commercializzati in Italia, attraverso la voce del suo presidente, Filippo Pavan Bernacchi, ha aggiornato tutti i componenti dell’associazione sugli scenari che andranno a delinearsi nel tentativo di risollevare un settore duramente colpito dalla crisi economica.

“Si sta discutendo in generale di eliminazione superbollo per le vetture prestazionali (molto bene), dell’aumento del bollo per gli altri autoveicoli, in una misura ancora da definirsi (molto male). Eliminazione Ipt sull’usato (bene, anche se sarebbe meglio alleggerire prima le tasse sul nuovo), con contestuale istituzione di una nuova tassa sostitutiva dell’Ipt per il nuovo, attualmente denominata Iri (molto male). Tassa che potrebbe essere aumentata dalle Regioni fino al 30% (malissimo). Perché mi riferisco a pericoli intrinseci a questa impostazione? Perché oramai abbiamo capito che spesso si cambia nome alle tasse per alzare una cortina fumogena e avere così la possibilità di aumentarle. La Iuc, imposta unica comunale, che ingloba tasse e tributi dovuti in relazione alla casa (Imu) e alla produzione di rifiuti (ex Tia e Tarsu e Tares), ne è un chiaro esempio. E infatti se passasse questo “pacchetto” qualcuno afferma che il contribuente ne avrebbe un beneficio, ma sono stime complesse e noi personalmente, calcolatrice alla mano, riteniamo accadrebbe l’esatto contrario”.

LEGGI L’INTERVISTA AL PRESIDENTE PAVAN BERNACCHI DEL MAGGIO SCORSO

JM

Pavan Bernacchi: “Solo le briciole per il settore Automotive”

Come anticipato ieri, gli incentivi alla mobilità sostenibile varati dal governo il 6 maggio scorso e destinati in particolare ai veicoli a basse emissioni complessive (Bec) per le aziende sono stati un flop. I contributi puntavano a favorire l’acquisto di veicoli ad alimentazione alternativa (elettrici, ibridi, a metano, biometano, GPL, biocombustibili, idrogeno) con emissioni di anidride carbonica (CO2), allo scarico, non superiori, rispettivamente a 120, 95 e 50 g/km. Ne abbiamo discusso oggi con Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto.

Dott. Pavan Bernacchi, a proposito di microincentivi ecologici: tutto secondo previsioni?
Assolutamente, un’altra annata fallimentare dopo quella del 2013. Purtroppo, se le imprese private traggono insegnamenti dai propri errori, stessa cosa non si può dire per quelle pubbliche. 30 milioni di euro per un settore che fattura mediamente ogni anno la bellezza di 70 miliardi sono poco più che niente. Briciole che muovono al massimo l’1% del mercato complessivo. Soldi che potevano benissimo essere indirizzati verso altri settori.

Per la prima volta, credo, un categoria che beneficia, anche se in maniera indiretta, di contributi pubblici ha segnalato allo Stato la totale inutilità dei fondi per dirigerli verso altri comparti…
Questa è la responsabilità degli imprenditori italiani che hanno sotto gli occhi uno spreco di denaro pubblico che potrebbe essere tranquillamente utilizzato in altro modo. Credo che queste voci, una volta per tutte, vadano finalmente ascoltate.

Com’è l’umore dei vostri associati? Che richieste o segnalazioni vi arrivano “dal basso”?
La nostra categoria è distrutta dalla tasse, le urla di dolore che si stagliano all’orizzonte ormai sono drammaticamente innumerevoli. La pressione fiscale sul nostro settore arriva addirittura ad un preoccupante 78%, una cifra assolutamente insostenibile. La difficoltà di accesso al credito, la diminuzione della domanda e la pressione fiscale l’anno scorso hanno fatto sì che il 60%  dei concessionari dichiarasse un bilancio in perdita. L’umore dei nostri associati, con queste condizioni, non può essere dei migliori…

L’ultima volta che ci siamo sentiti, un paio d’anni fa, il comparto navigava a vista e per quanto riguarda le vendite si era tornati sugli stessi livelli degli Anni ’60. Oggi che forse abbiamo superato il periodo più nero della crisi economica, qual è lo stato di salute complessivo del settore?
La situazione non è cambiato molto rispetto a due anni fa, ci siamo stabilizzati su quei livelli senza riuscire a venire fuori da quel pantano. Il settore ripartirà quando tutta l’economia si rialzerà e tornerà ai livelli precedenti la crisi economica, non possiamo che essere fiduciosi.

Jacopo MARCHESANO

Microincentivi inutilizzabili per le aziende, 31 milioni in stallo

Come volevasi dimostrare, i microincentivi ecologici per le auto a basso impatto ambientale per i privati sono durati lo spazio di un mattino. Nel senso più letterale del termine: i 4,5 milioni di euro per il 2013 sono svaniti nella prima giornata di contributi, “mentre quelli per le aziende al momento giacciono inutilizzati e hanno recato più danni che benifici” ha commentato Filippo Pavan Bernacchi presidente di Federauto.

“Purtroppo si è riproposta questa misura nonostante l’esperienza del 2013 fosse stata fallimentare sotto tutti i punti di vista. Non abbiamo allargato il mercato, non abbiamo orientato gli acquisti verso vetture ecologiche e non abbiamo ricavato nessun insegnamento o dato statistico. Questi incentivi, è bene ricordarlo per l’ennesima volta, Federauto li ha contrastati con tutte le sue forze dal lontano 2012. Ma nessuno ha mai riflettuto sul fatto che i concessionari, i primi beneficiari del provvedimento dopo i clienti, si fossero espressi negativamente. Volessero, incredibile a dirsi, rinunciare a dei soldi pubblici! Ma questa operazione – che noi abbiamo definito ‘il porcellum dell’auto’ – ha recato più danni che benefici. Da un lato ha ingenerato nel consumatore aspettative esagerate, in virtù delle scarse risorse a disposizione, dall’altro non ha modificato le proporzioni delle richieste di vetture a basso impatto ambientale. O in misura irrisoria. L’unico effetto è di aver buttato soldi pubblici – almeno quelli dei privati, perché quelli delle aziende sono ancora lì – in un momento storico dove si dovrebbe avere il massimo rispetto di ogni singolo euro che lo Stato spende. Anche perché sono le tasse che noi tutti paghiamo”.

Il presidente dell’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus ha poi concluso con “sarebbe stato meglio dare questi 120 milioni di euro (la somma dei fondi triennali) agli esodati, ai terremotati o ad altri soggetti che ne avrebbero tratto un beneficio reale . Il mondo dell’automotive  in Italia occupa 1.200.000 persone, fattura l’11,4% del PIL e sta perdendo il 35% del fatturato rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Noi abbiamo bisogno di un piano organico a tutto tondo. Lo Stato introiterebbe più denaro, svecchieremmo il circolante con benefici per la sicurezza e l’ambiente e sosterremmo il mondo del lavoro. Un piano serio, non provvedimenti sbagliati. Piuttosto delle briciole? Meglio niente”.