Industria 4.0: in aumento le percentuali dei manager

Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, intervenuto in occasione dell’incontro “Innovazione e crescita, il ruolo di manager nel progetto industria 4.0”, ha voluto sottolineare la situazione di quella che ormai è chiamata abitualmente industria 4.0, che è quella più al passo coi tempi ed innovativa: “Le risorse umane faranno camminare l’industria 4.0. L’impresa del Nord -ha spiegato- è diversa da quella del Sud, saranno dunque le persone a fare la differenza. Si deve avere il coraggio di far fare alle pmi il salto di qualità per l’industria 4.0. Certo, si perderanno dei posti di lavoro, ma se ne creeranno degli altri. Tutto è destinato a cambiare alla velocità della luce e noi manager stiamo facendo la differenza”.

Ovviamente, la crisi ha colpito duramente il settore, ma nel 2016, dopo un lungo periodo di caduta libera e cifre in negativo, il numero dei manager nel settore dell’industria ha ricominciato a crescere, dell’1%, ed è un gran risultato, perché è la prima volta che si assiste all’inversione del trend occupazionale per una categoria che, dal 2011 ad oggi, è stata fortemente penalizzata. Dal 2011 al 2016, infatti, è stato registrato un -6%, che, quindi, ora sembra davvero un brutto ricordo.
Occorre comunque far presente che l’incremento riguarda principalmente gli over 55, ma trattandosi di un dato positivo, va analizzato per quello che è e considerato una buona partenza che possa essere una spinta forte per tutta la categoria, indipendentemente dall’età.

Le basi, del resto, si stanno posando, facendo anche investimenti per formare e certificare innovation manager e tenendo ben presente l’importanza, anche come ago della bilancia, delle piccole e medie imprese.

Così ha concluso Cuzzilla: “Il cambiamento è la spina dorsale del Paese, un cambiamento che passa solo attraverso la categoria dei dirigenti. L’Italia è un Paese che deve puntare sulla ricerca, teniamo dunque alta la bandiera della categoria”.

Vera MORETTI

Ambrogioni: “Smart working? Un approccio culturale diverso”

 

In questa nostra settimana dedicata alla proposta delle onorevoli Alessia Mosca (PD), Barbara Saltamartini (NCD) e Irene Tinagli (SC) sulla regolamentazione dello Smart Working nei CCNL, oggi abbiamo incontrato il presidente di Federmanager di Giorgio Ambrogioni per una veloce chiacchierata sull’argomento.

Presidente Ambrogioni, come valuta Federmanager questa nuova modalità di lavoro?
Noi da tempo abbiamo costituito un gruppo di lavoro di tecnici per occuparsi di Telelavoro, siamo convinti che siano indispensabili formule nuove per consentire un rinnovamento all’interno del mercato del lavoro. Ben venga la proposta di legge trasversale depositata da tre deputate che conosciamo e apprezziamo da molti anni, siamo nella direzione giusta.

Quando pensiamo al lavoro da casa facciamo riferimento spesso a lavoratori dipendenti ed impiegati, secondo lei questa nuova modalità potrà essere applicata anche per i manager?
Tutto dipende dal ruolo che il manager svolge in azienda. Ci sono manager che sono responsabili di unità operative e, ovviamente, in questo caso la presenza in azienda gioca un ruolo determinante, ma ci sono anche manager con altri profili che potrebbero tranquillamente lavorare da casa. Moltissimi manager che si occupano di ricerca, di export e della parte legale potrebbero lavorare a casa senza che ci siano particolari differenze. Dobbiamo superare gli schemi, a dir la verità parecchio datati, per i quali se non sei in ufficio è come se non ci fossi. Dobbiamo senza dubbio modificare i nostri modelli organizzativi aziendali.

Meno costi, più produttività: questi gli obiettivi del Telelavoro…
Assolutamente si. Ben gestito e ben coordinato può portare vantaggi notevoli: tempi ridotti e costi minori per l’azienda soprattutto, senza che la produttività di un’azienda ne risenta in alcun modo. Sia nel pubblico sia nel privato, se monitorato, non può che far bene.

Anche in Italia i tempi sono maturi?
Sono più che maturi, anzi siamo quasi fuori tempo massimo. C’è il bisogno assoluto di introdurre dosi massicce di innovazioni dal punto di vista dell’operatività quotidiana, delle relazioni e del modo di concepirci come lavoratori. Mi rendo conto che potranno esserci delle resistenze, ma la strada da intraprendere è questa, nonostante tutto un salto qualitativo nella concezione del ruolo manageriale sarà fondamentale, perché gestire lavoratori da casa significherà una rilettura del proprio modo di fare management da parte nostra e un responsabilizzare molto i dipendenti. Sarà fondamentale un approccio culturale diverso.

Jacopo MARCHESANO

Pubblicato il Manifesto delle giovani classi dirigenti

E’ stato redatto il Manifesto delle giovani classi dirigenti, a cura dei rappresentanti dei Giovani Dirigenti Pubblici (Agdp), dei Giovani Manager privati (Federmanager), delle associazioni Concreta-Mente, Numeri Primi, Allievi Sspa e La Scossa, che verrà presentato alle istituzioni e a rappresentanti del governo.

Tra le altre cose, vi si legge: “L’Italia necessita di un profondo ricambio generazionale e culturale delle classi dirigenti. Tutti gli studi in materia evidenziano che l’età media della nostra classe dirigente è generalmente superiore ai 60 anni, a differenza di quanto avviene nelle realtà socio-economiche oggi più dinamiche come Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi Brics. Se vogliamo che l’Italia recuperi il proprio ruolo sul piano della competizione internazionale, occorre creare e aggregare nuove idee e nuove leadership tanto nelle attività economico-imprenditoriali, quanto in quelle politico-amministrative. Abbiamo elaborato proposte per la riforma della P.a., per un nuovo mercato del lavoro e un nuovo modello di welfare, per la modernizzazione del sistema scolastico e universitario e la promozione della ricerca, nonché per la ripresa delle attività economiche, tutte condizioni essenziali per il rilancio complessivo del Paese“.

Le proposte contenute nel Manifesto sono state già presentate ai leader politici, i quali si sono trovati d’accordo con la necessità di un ricambio generazionale della classe dirigente, considerando che il Paese, per essere competitivo, deve ripartire da innovazione e modernizzazione, delle quali i giovani possono essere i primi garanti.

Tra le priorità, viene indicata anche una efficace legislazione antitrust, ma anche il completamento della digitalizzazione del Paese, con un radicale cambiamento dei rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione.
L’accento viene poi posto sull’occupazione femminile. A questo proposito, viene ricordato che: “se il tasso di occupazione delle donne diventasse in Italia eguale al tasso di occupazione maschile, ciò produrrebbe un aumento del Pil del 18%, cioè di quasi 300 miliardi”.

Le proposte avanzate sono anche frutto dei suggerimenti ricevuti su questi temi rispetto a una prima versione del documento sottoposta a consultazione pubblica sul sito Sistemapaese.it.
E’ possibile leggere il Manifesto delle giovani classi dirigenti sui siti delle varie associazioni aderenti.

Vera MORETTI

Confapi e Federmanager firmano il contratto di apprendistato

E’ stato firmato l’accordo, da parte di Confapi e Federmanager, che regola le norme per l’apprendistato di alta formazione e ricerca dei Quadri Superiori delle pmi e che si applica a tutte le assunzioni con tale tipologia contrattuale di apprendisti con età compresa tra 18 e 29 anni.

Le assunzioni devono essere finalizzate all’acquisizione di un titolo di studio, ma anche all’accesso alle professioni ordinistiche o di carattere professionale, che prevedano un percorso di formazione in azienda, utile all’inquadramento nella qualifica di Quadro Superiore.

Il contratto deve specificare il tipo di prestazione, il piano formativo e la qualifica che è possibile acquisire alla fine dell’apprendistato. In caso contrario, il contratto risulterebbe nullo.
Il periodo di prova, previsto da tutti i contratti di lavoro, non può superare 6 mesi in caso di contratto a tempo pieno, che per contratti part-time o con ore ridotte si può protrarre.

Per quanto riguarda la retribuzione prevista, ci si riferisce ai Quadri Superiori, per poi applicare le seguenti percentuali:

  • 40% della retribuzione lorda prevista per i Quadri superiori fino al 12° mese di apprendistato;
  • 60% dal 13° mese al 24°;
  • 75% dal 25° al 36° (o successivi nel caso in cui la regolamentazione regionale preveda, in accordo con le parti sociali e le istituzioni formative una durata dell’apprendistato superiore ai 36 mesi).

Nell’intervallo di tempo che va dal 25° mese alla fine del servizio si applica anche la disciplina in materia di assistenza sanitaria integrativa e di previdenza complementare prevista dai rispettivi accordi in materia per i Quadri Superiori.

Il percorso formativo, che consente di maturare dei crediti formativi, ed i relativi profili formativi devono essere stabiliti dalle Regioni in accordo con le parti sociali e le istituzioni formative o, in assenza di tale regolamentazione, mediante la stipula di una convenzione tra datore di lavoro e istituzione formativa.

Vera MORETTI

Dirigenti falciati dalla crisi

La crisi non guarda in faccia nessuno. Nemmeno i dirigenti. In Italia, dall’inizio della depressione dei mercati, ne sono “caduti” almeno 100mila. Dati freddi, tipici dell’Istat – che li ha diffusi – che rilevano come il numero dei dirigenti sia sceso del 20,8% dal 2008 al 2011, passando da 500mila a 396mila unità.

Preoccupata Federmanager, che all’Ansa, per bocca del presidente Giorgio Ambrogioni, ha dichiarato: “Solo una parte limitata di dirigenti riesce a collocarsi mantenendo la stessa qualifica. Alcuni sono costretti ad accettare il ritorno alla posizione di quadro. Sono ancora di più quelli che diventano manager atipici, ovvero una sorta di co.co.pro o partita Iva“.

Una realtà, quest’ultima, che non sempre va giù a chi ha ricoperto, magari per anni, un posto chiave anche in grandi imprese. Sempre secondo Ambrogionici sono persone, migliaia di colleghi, che a 45-50 anni sperimentano il dramma della disoccupazione, visto che è sempre più difficile ricollocarli di fronte a un mercato fermo. I dirigenti sono gli unici lavoratori dipendenti che non hanno alcuna tutela reale del loro posto di lavoro, possono essere licenziati in qualunque momento. Paghiamo i contributi per mobilità ma ne siamo esclusi per legge“.

Una tendenza che, sempre secondo Ambrogioni, non è frutto solo della crisi economica: colpa anche delle “ristrutturazioni, con le imprese che tendono a diventare più piccole, in controtendenza a quello che occorrerebbe, e le grandi imprese che snelliscono gli organici dirigenziali; le delocalizzazioni, che spostano all’estero tante realtà produttive prima situate in Italia“.

Come porre rimedio? Per Federmanager alcune mosse sono da fare subito, altre richiedono interventi più strutturali. Intanto, conclude Ambrogioni, “insieme con Confindustria stiamo lanciando e finanziamo un progetto che vede i nostri dirigenti disoccupati mettersi a disposizioni delle Pmi che si fanno avanti per attività di coaching, formazione nei confronti del piccolo imprenditore, dei suoi dipendenti, perché siamo convinti che questa espulsione di dirigenti anche bravi sia una perdita di valore per il sistema Paese“. Parole sante.

Presentato il nuovo contratto di lavoro nazionale dei dirigenti delle Pmi

E’ stato presentato nei giorni scorsi il nuovo il contratto di lavoro nazionale dei dirigenti delle piccole e medie imprese Confapi-Federmanager, che vede l’introduzione di una nuova figura professionale: quella del quadro superiore. Si tratta di una nuova figura a metà strada tra il dirigente e il quadro, un ruolo manageriale di elevata responsabilità all’interno dell’organigramma aziendale che risponde alle caratteristiche delle pmi e che si affianca a quello più tradizionale del dirigente d’azienda.

Il nuovo contratto triennale si chiama “Ccnl per i dirigenti e per i quadri superiori delle piccole e medie aziende industriali“. Vede rafforzato il sistema della bilateralità anche nell’ottica della modernizzazione dei sistemi gestionali delle pmi e ha previsto l’estensione ai quadri superiori di alcuni degli strumenti tipici del contratto dei dirigenti: bilateralità in materia di formazione, assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare.

Il contratto regolamenta le figure professionali che in azienda ricoprono un ruolo caratterizzato da autonomia di iniziativa e di decisione, nei limiti delle direttive generali, e che siano dotati di elevate competenze e capacità tecnico-professionali acquisite anche tramite specifici percorsi di istruzione e formazione o grazie alla loro significativa esperienza professionale.

Giorgio Ambrogioni, presidente Federmanager commenta: “Siamo in presenza di una intesa che introduce elementi di novità nel quadro delle relazioni industriali e in tema di rappresentanza; abbiamo deciso di aprire ai ‘quadri superiori’ perché nelle piccole e medie imprese queste figure hanno funzioni di elevata responsabilità assolutamente compatibili con quelle dirigenziali“.

Le nostre piccole e medie imprese – ha concluso Ambrogioni – hanno bisogno di competenze manageriali e questa iniziativa ha un importante effetto non solo in termini di crescita culturale per coloro che già oggi in azienda svolgono funzioni di elevata responsabilità, ma anche in termini di prospettiva per poter offrire maggiori opportunità altamente qualificate ai nostri giovani”.