Professionisti? Al mare col pc

Professionisti e manager non staccano mai, nemmeno in vacanza. Sarà la crisi, saranno le responsabilità, ma pare che anche in ferie chi ha un’attività o una professione non riesce a fare a meno di lavorare.

Lo sostiene una ricerca del gruppo Hays, secondo la quale il 77% dei manager italiani non smette di lavorare neanche al mare. Buona parte di loro utilizza netbook, smartphone e tablet per controllare almeno la posta aziendale (46%), i manager si dedicheranno al lavoro nel 12% dei casi e solo due professionisti su dieci intervistati si concederanno uno stacco vero dal lavoro.

Merito soprattutto delle novità tecnologiche, anche ridotte di dimensioni, con le quali si può essere come in ufficio e si possono svolgere alcune semplici operazioni giornaliere, oppure portare avanti progetti di business.

Ma cosa utilizzano maggiormente professionisti e manager? Secondo la ricerca di Hays, tra i device maggiormente utilizzati dominano gli smartphone, usati dal 75% delle persone; seguono i pc e netbook (69%) e tablet (28%).

Ma quanto durano le vacanze di questi forzati del lavoro? Nove intervistati su dieci, nonostante il periodo di crisi, non rinunciano ad almeno due settimane di ferie, come nel 2011.

Benzina? Altro che sconti, è sempre più cara

Pensavamo di averla fatta franca, vero? Tutto sommato, tra scontissimi al self service nel weekend, spread che attanaglia il Paese, Olimpiadi, partenze “scoglionate” più che scaglionate per via della crisi, sembrava che i classici rialzi agostani della benzina, in concomitanza con i weekend dell’esodo estivo, fossero scongiurati o quanto meno passati sotto silenzio.

Ecco invece che, subito dopo Ferragosto, i prezzi dei carburanti si impennano di nuovo. Eccome. Per il cruccio di quanti cominciano ora le loro ferie e di quanti, già nervosi per dover chiudere le valigie e tornare a casa, si beccano anche la prospettiva di un pieno sensibilmente più caro.

La benzina si avvicina infatti spedita alla soglia dei 2 euro al litro: in autostrada, dove i prezzi sono storicamente più alti (dateci una ragione vera per questo fenomeno, please…), un litro arriva a 1,98 centesimi. Come al solito, la denuncia viene dal Codacons: “Parte malissimo la seconda metà di agosto sul fronte dei carburanti – tuona il presidente Carlo Rienzi. – Con i prezzi di benzina e gasolio a questi livelli per un pieno occorre spendere 18,6 euro in più rispetto al 16 agosto del 2011“.

Chi si è messo in viaggio quest’oggi – prosegue – ha dovuto pagare una bella cifra. Una vera e propria sciagura per gli italiani che si accingono a partire per le vacanze e per quelli alle prese col rientro“. Una mazzata che il Codacons stima attualmente in 560 milioni di euro, “ma la cui entità si aggrava di giorno in giorno“.

E allora lo ripetiamo: a che servono gli scontoni per due giorni quando, di fatto, li paghiamo con gli interessi e oltre durante la settimana? La trovata di Scaroni ha ben presto trovato proseliti (forzati, altrimenti i concorrenti sarebbero morti), ma alla fin fine siamo sicuri che ci guadagna siano imprese e cittadini?

La ricetta di Polillo

di Davide PASSONI

Meno male che c’è Polillo, altrimenti noi giornalisti che cosa avremmo da scrivere? L’ineffabile sottosegretario all’economia ne ha sparata un’altra delle sue. Dopo l’uscitona sulla tassa sui cani e gatti e l’invito caloroso agli italiani a fare una settimana in meno di ferie per salvare il Pil, Polillo torna a battere su quest’ultimo argomento sul quale, evidentemente, è convinto di aver ragione. “O noi lavoriamo di più, o questo livello salariale medio è insostenibile“. E ancora: “Sull’orario di lavoro mi permetto di insistere, questa crisi che l’Italia sta vivendo non è figlia di un destino cinico e baro ma dipende dai vizi della società italiana. Abbiamo avuto uno dei più alti tenori di vita, ora bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e che lavoriamo come gli altri“. Botti finali: “Lavoriamo nove mesi all’anno (ancora con ‘sta storia? ndr), gli altri tre mesi se ne vanno in vacanze di varia natura. Ci sono quindi tre mesi di vacanze per ogni addetto che diventano due perché compensati dagli straordinari“. “L’alternativa è o ridurre il tenore di vita o lavorare di più“.

Che cosa commentare? Quello che avevamo da dire lo abbiamo detto nel nostro articolo del 19 giugno scorso. Ci permettiamo di aggiungere una cosa e premettiamo che qui non c’entra l’antipolitica ma solo il buon senso. Gli imprenditori, i lavoratori, gli italiani tutti sono stanchi di sentirsi fare la morale, raccontare ricette, ricevere cazziatoni da personaggi che hanno passato la propria vita tra i palazzi, sulla Luna o alla corte dei partiti della prima e della seconda Repubblica. Ha ragione da vendere Polillo quando dice che la crisi dell’Italia “non è figlia di un destino cinico e baro ma dipende dai vizi della società italiana“: peccato che si dimentichi che lui ha fatto parte e continua a far parte del sistema che questi vizi li ha creati, foraggiati, fatti crescere fino a portarci dove siamo ora. E adesso spiega a noi come fare per tirarci fuori dal fango quando ha contribuito, insieme a tanti altri, a farci affondare nella melma.

E allora, cari imprenditori che fate tre mesi di ferie all’anno, fate come questo imprenditore, Andrea Zucchi, e date le chiavi della vostra azienda a Polillo. Così non c’è futuro.

L’Italia deve crescere? Fate meno ferie

di Davide PASSONI

Gianfranco Polillo l’ha fatto di nuovo. Il sottosegretario all’Economia del governo Monti se n’era uscito qualche settimana fa con la boiata della tassa su cani e gatti (prontamente rimangiata, come fosse un bocconcino di Ciappi); ora ha sparato un’altra affermazione di quelle che fanno il botto: “Aumentare il tempo di lavoro per far ripartire la produttività“, ha detto. Ossia: “Nel brevissimo periodo, per aumentare la produttività del Paese lo choc può avvenire dall’aumento dell’input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l’anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve“. E quindi: “Se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul Pil immediato di circa un punto“. Bum! Ricetta semplice.

Vero è che, come tante volte accade, le cose semplici sono talmente semplici che nemmeno le vediamo. Però, forse, questa volta Polillo non ha tenuto conto di qualcosa. Non siamo sottosegretari all’economia, non abbiamo un bagaglio di studi, di esperienze, di capacità che ci possono portare a smentire quanto Polillo dice e pensiamo che quando un sottosegretario parla, specialmente di cifre, non parli per dare aria alle gengive ma perché sa quello che dice. Però…

Però forse Polillo non ha tenuto conto del fatto che gli imprenditori onesti e capaci alle ferie hanno già rinunciato da tempo. Chi garantirebbe loro il fatturato, tra crisi, fornitori che non pagano, imposte e ferie? Come non ha tenuto conto del fatto che i lavoratori dipendenti lavorano, lavorano, lavorano, pagano tasse, si vedono decurtare il potere d’acquisto del loro stipendio… per che cosa? Ah, e tra l’altro… chi diavolo lavora 9 mesi all’anno? Il sottosegretario Polillo, forse. Qualche insegnante non impegnato con la maturità, forse (statale, tra l’altro, non privato). Deputati e senatori, forse (ma non lo crediamo…). D’accordo, Polillo dice “mediamente 9 mesi l’anno“, ma per arrivare a questi dati devi far fare media a un sacco di lazzaroni e assenteisti.

Pensi invece, il sottosegretario, a recuperare punti di Pil abbattendo la spesa pubblica, eliminando quella improduttiva, dismettendo patrimonio pubblico, intervenendo sui costi della politica, dando alle imprese l’ossigeno per ripartire e dare un senso all’economia italiana. Imprenditori e lavoratori sono in grado di pensare loro alle proprie ferie, almeno su questo le lezioni i professori se le risparmino.

Ah, detto per inciso… Quando l’ex premier Silvio Berlusconi se ne uscì con qualcosa di analogo e mise mano anche agli italianissimi “ponti” fu massacrato, mediaticamente e politicamente. Del resto, Polillo è stato consigliere economico del Pdl. Sentire da un membro di questo governo affermazioni del genere non fa che ribadire la discutibile continuità che lo lega agli esecutivi precedenti, dai quali avrebbe dovuto distinguersi con un taglio netto. E buone ferie a tutti.

Case vacanza: uscire dagli schemi per attirare turisti

Gruppo Immobiliare.it ha evidenziato, analizzando i dati ricavati dal sito CaseVacanza.it, che sempre più italiani scelgono di fare le loro ferie in una casa presa in affitto. Ciò che più colpisce è che se l’aumento degli italiani che affittano case vacanze è del 15%, considerando chi cerca offerte fuori dagli schemi sale addirittura al 44%.

Si tratta di un elevato spirito imprenditoriale quello che muove migliaia di proprietari di casa vacanze che hanno intuito l’importanza della differenziazione per raggiungere nuovi target e attirare gente anche in zone a limitata vocazione turistica.

A Lazise, in provincia di Verona, si può scegliere di soggiornare in un appartamento ricavato in una corte settecentesca appena ristrutturata. In provincia di Arezzo si può andare a fare le vacanze in una suite totalmente indipendente in un mulino del 1600 o, se suite e mulini non fanno per voi, in una splendida villa costruita sulle rovine di un antico convento.

Ma c’è posto anche per un appartamento in affitto all’interno di un parco botanico, la casa colonica del 1800 restaurata da un gruppo di giovani artisti che hanno realizzato alcuni appartamenti a tema, le fattorie biologiche che offrono anche corsi di mungitura.

Nonostante la crisi gli italiani vanno in vacanza

Il periodo di incertezza economica non placa la voglia degli italiani di rilassarsi e godersi un meritato periodo di vacanza. Tra giugno e settembre, secondo Federalberghi, il numero di vacanzieri è di 33 milioni di italiani, pari al 55 per cento della popolazione (era il 55,2 lo scorso anno). La vacanza media scende da 12 a 11 giorni, così come la spesa (da 853 a 776 euro).

Sono pochi gli indecisi, solo il 3,1%, mentre a rinunciare al viaggio sarà il 41,9% della popolazione, in calo rispetto agli ultimi anni. E’ il motivo economico a spingere alla rinuncia. Come di cosueto, saranno preferite le località marine, con il 70,4% rispetto al 74,6% del 2010 (il 61,4% sceglierà il mare della Penisola o delle due isole maggiori, mentre il 9% si riverserà nelle isole minori). Seguono in classifica la montagna con il 15,7% delle preferenze (17,4% nel 2010) e le località d’arte con il 3,6% (1,9% nel 2010). Stabili le località dei laghi con l’1,6% di domanda, mentre sono in netta crescita le località termali e del benessere con il 3,1% della domanda complessiva italiana (1,4% lo scorso anno).

Chi sceglie di uscire dal territorio nazionale preferisce le grandi capitali europee con il 51,9% della domanda (rispetto al 44,6% del 2010), mentreiI mari tropicali e le località esotiche crollano al 13,4% dal 22% del 2010. Stabili i trend di grandi capitali extra-europee (10%), crociere (6%) e montagna (4%).

E’ l’albergo ad essere preferito: lo sceglierà il 32,8% l rispetto al 34,6% del 2010. Seguono, nell’ordine, la casa di parenti o amici con il 13,6%, l’appartamento in affitto con l’11,5% e la casa di proprietà con il 10,4%. In buona crescita il villaggio turistico con il 9% (8,1% nel 2010), mentre cala il campeggio con il 5,6% (7% nel 2010) e riprendono quota i residence con il 5,5% (3,6% nel 2010). Buono l’andamento dei campeggi, mentre in continuo calo le crociere.

La Sicilia sarà la ‘regina’ dell’estate 2011 con i 13% della domanda nazionale. Seguono la Sardegna col 10,2%, la Calabria col 9,7% e la Puglia col 9,5%.Più distaccate il Veneto col 7,2%, l’Emilia Romagna col 6,6%, la Toscana col 5,9% ed ex equo Liguria e Campania col 5,1%.