Piemonte: nuovo progetto di microcredito per sostenere le imprese rosa

La provincia di Cuneo presenta un livello di “quote rosa” di imprese sostenuto: la percentuale è del 23%. Partendo da questo dato  il Comitato per l’imprenditoria femminile presente in CdC, coordinata dalla presidente Aurelia Della Torre, con il supporto di Regione Piemonte, Comune e Provincia di Cuneo e Fondazione della Cassa di risparmio ha lanciato un nuovo programma per dare credito alle donne imprenditrici.

Secondo il presidente Ferruccio Dardanello “la componente femminile ha qualche problema in più nel rapporto con le banche specie in tempi come l’attuale. Questo rende più complesso l’inserimento nella vita economica locale, nonostante la diversificazione e la poliedricità delle scelte che vedono le donne impegnate nei vari settori dall’agricoltura, al commercio e al manifatturiero“.

Tra i progetti più interessanti a sostentamento delle imprese rosa troviamo lo sportello di creazione d’impresa, finanziato dal Fondo sociale europeo, nato per assicurare un servizio gratuito di appoggio ad aspiranti imprenditrici e aiuto nella stesura del business plan: “Il protocollo di intesa siglato tra Provincia e CCIAA  prevede una collaborazione fattiva e ha portato all’individuazione di 90 utenti che, dopo essersi rivolti allo sportello “nuove imprese” della Camera, hanno espresso l’interesse a fruire al servizio predisposto dalla Provincia. In pratica si tratta del 10% dei contatti riscontrati, visto che in 900, uomini e donne, nell’arco dell’anno, si sono rivolti allo sportello camerale“.

Anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ha previsto progetti regionali di credito “al femminile” ed è stato inoltre istituito un fondo di quasi 4 milioni di euro, la metà dei quali messi a disposizione dalla Regione, integrato da un milione della Compagnia San Paolo, 300.000 euro della Fondazione cuneese e 630.000 di Unioncamere.

Nuove imprese in Italia: 30 mila imprese in più nel terzo trimestre 2010

Che siano già i segnali della ripresa economica, o gli strascichi di una crisi che ha costretto tanti ad inventarsi un lavoro, questo le statistiche ancora non ce lo suggeriscono. Possiamo intuirlo. Ma è pur vero che la ripresa economica passa anche per il coraggio e la voglia di intraprendere. Quindi sapere che nel terzo trimestre del 2010 sono aumentate le imprese, è sicuramente una notizia che ci entusiasma. Infatti, dopo il buon risultato del secondo trimestre, tra luglio e settembre il saldo tra imprese iscritte e cessate ai registri delle Camere di commercio, è stato positivo di 29.627 unità, un terzo in più di quanto rilevato nello stesso periodo del 2009. Secondo i dati diffusi da Unioncamere, sulla base di Movimprese, la rilevazione condotta da InfoCamere a partire dai dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio,  il trimestre estivo evidenzia anche un rallentamento nella crescita delle aperture di procedure fallimentari rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+13,8% contro +38%).

In particolare, le 85.220 nuove imprese iscritte rappresentano il valore più alto di tutti i corrispondenti trimestri dal 2003 ad oggi. Rispetto al dato dello scorso anno (quando nello stesso periodo le nuove iscrizioni furono 79.488), in termini assoluti la natalità ha fatto registrare un miglioramento del 7,21%. Le 55.593 imprese cessate, invece, risultato inferiori del -9,33% rispetto al dato del 2009, quando a chiudere i battenti furono ben 61.314 imprese. Come effetto di queste due favorevoli dinamiche, il saldo del terzo trimestre dell’anno è il secondo miglior risultato tra quelli degli ultimi otto, dopo quello del 2004, in netta ripresa (+63%) rispetto al 2009. Il buon risultato non si riflette appieno nell’andamento delle imprese artigiane, aumentate solo dello 0,24% (3.543 unità in più rispetto a fine giugno). In termini assoluti, a incidere positivamente sul saldo sono state soprattutto la crescita delle Società di capitali (+11.124 nel periodo), la tenuta del settore commerciale e dei servizi turistici (che insieme hanno determinato un terzo del saldo complessivo), il rilancio delle Ditte individuali che fanno registrare un saldo quasi quattro volte superiore a quello dello stesso periodo dello scorso anno (+15.082 unità, contro le 3.806 del 2009), cui hanno dato un forte contributo le imprese avviate da cittadini extra-comunitari, cresciute di 4.354 unità, il 28,9% del saldo trimestrale di tutte le Ditte individuali.

“Motivi di fiducia e, ancora, diversi campanelli di allarme”. Questo il primo commento ai dati Movimprese del Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Da un lato l’impresa continua ad essere considerata dagli italiani una risorsa importante per rispondere alle sfide più difficili, come quella della perdita del lavoro, prendendosi delle responsabilità e affrontando il mercato. Nei primi nove mesi dell’anno il bilancio demografico è positivo per oltre 60mila imprese. Dall’altro, pur rallentando, l’andamento dei fallimenti ci dice che gli effetti della crisi non si sono ancora esauriti e che continueremo a scontarli ancora per molti mesi. Il compito delle istituzioni in questa fase – ha aggiunto Dardanello – è di sostenere l’impresa. Per questo bisogna mantenere alto l’impegno a semplificare le norme per lo svolgimento delle attività d’impresa e a non far mancare il credito indispensabile per garantire investimenti e occupazione. Accanto a questo è urgente completare le riforme già avviate, come quella per l’internazionalizzazione, e accelerare il passo su una riforma fiscale a misura di piccole imprese e famiglie”.

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Nino Ragosta

L’Italia è un paese per vecchi (imprenditori)?

Secondo una ricerca presentata da Unioncamere durante lo scorso Meeting di Rimini, sembrerebbero diminuire gli imprenditori “under 30” a fronte di un aumento degli “over 70” alla testa delle imprese italiane.

Si alza l’età media della popolazione, così genitori e nonni restano in sella dell’azienda di famiglia più a lungo, i tempi di uscita dall’università si allungano e trovare un imprenditore con meno di trent’anni è diventato più difficile. A distanza di otto anni (tra la fine di giugno del 2002 e la fine dello stesso mese di quest’anno) mancano, infatti, 65.358 nomi all’appello dei titolari di imprese individuali con meno di trent’anni, iscritti nei registri delle Camere di commercio italiane. Una riduzione pari al 23,5% dello stock di tutti i giovani imprenditori al di sotto di questa soglia di età, e che è responsabile del 90% della diminuzione complessiva di imprese individuali (75.529) avvenuta in Italia nel periodo considerato. Gli imprenditori “junior” sono oggi il 6,3% del totale (otto anni fa erano l’8,1), mentre la quota dei “senior” è salita al 9,2% (erano l’8,5 nel 2002).

“L’invecchiamento della società italiana sembra specchiarsi nella struttura portante della nostra economia, quei 3 milioni e mezzo di piccole imprese individuali, la maggior parte artigiane, che tengono insieme i fili del nostro tessuto imprenditoriale”. Ha commentato così questi dati il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.

“E’ un quadro – ha detto Dardanello – che desta preoccupazione, perché si ritarda l’ingresso nel mercato di tante energie nuove, quelle che scaturiscono dalle menti più giovani e, anche per questo, potenzialmente più ricche di immaginazione. Quell’immaginazione che, assieme alla competenza, è la materia prima del Made in Italy, dunque un bene preziosissimo che non va sprecato. L’imprenditorialità è un talento che va invece coltivato fin dall’esperienza scolastica, favorendo la conoscenza e lo studio dei meccanismi di mercato e valorizzando le idee innovative dei giovani attraverso una contaminazione precoce con l’esperienza aziendale”.

La diagnosi d’invecchiamento della classe imprenditoriale italiana viene confermata, all’estremo opposto della scala anagrafica, dal significativo aumento dei titolari “over 70”, cresciuti nel periodo preso in esame di 16.481 unità (pari ad una crescita del 5,2% nel periodo). In termini relativi, in questi ultimi otto anni il peso percentuale dei giovani imprenditori sul totale è passato dall’8,1 al 6,3%, mentre quello degli ultrasettantenni è lievitato dall’8,5 al 9,2%.

Osservando le altre due fasce di età prese in considerazione dall’analisi (quelle fra i 30 e i 49 e fra i 50 e i 69 anni), emerge chiaramente come l’unica ad espandersi sia stata la prima (28.856 unità, pari ad una crescita dell’1,8%), mentre per la seconda si registra una diminuzione di 52.508 unità (corrispondenti ad una riduzione del 4,3% rispetto all’inizio del periodo).

Il bollino DOC per la ristorazione italiana

L’Italia, per uno straniero su dieci, è sinonimo di ottimo cibo. Un vanto, certo, ma il rovescio della medaglia si chiama contraffazione alimentare: i prodotti agroalimentari italiani sono infatti i più imitati al mondo, con una perdita annuale potenziale per i produttori di 50 miliardi di euro.

Alla salvaguardia del settore agroalimentare punta il progetto ‘Ospitalità italiana, Ristoranti italiani nel mondo‘, realizzato da Unioncamere, Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche) e Assocamere Estero; con questo progetto, grazie al contributo delle associazioni imprenditoriali del settore, come la Fipe, e dei Ministeri degli Esteri, dello sviluppo Economico, dei Beni culturali e del Turismo, i ristoranti italiani nel mondo potranno certificare la propria ‘italianità’ e qualità con un bollino DOC.

L’iniziativa, presentata nei giorni scorsi a Roma nella sede di Unioncamere in occasione dell’undicesimo meeting dei segretari generali delle Camere di commercio italiane all’estero, è stata così commentata dal presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: “Se con questo progetto riducessimo di un centesimo il fatturato realizzato con i prodotti imitati o contraffatti, recupereremmo al made in Italy 500 milioni di euro“. “In questo modo – ha proseguito Dardanello – chi ha intrapreso la strada della gastronomia italiana all’Estero assume un ruolo di fondamentale interesse per l’economia nazionale contribuendo a valorizzare l’immagine dell’Italia nel suo complesso“. “La tutela del made in Italy è la prima battaglia del nostro Paese e quest’iniziativa si inserisce in un piano più ampio di lotta alla pirateria che il Ministero dello Sviluppo economico sta promuovendo“, ha chiosato il viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso.

Aprire un’impresa in un giorno: dal 1 aprile si può con la ComUnica

Vi avevamo già dato qualche informazione poco tempo fa, ma tra pochissimi giorni sarà davvero a pieno regime: con la entrante modalità della Comunicazione Unica le nuove attività imprenditoriali potranno nascere in un giorno.

Dal 1 aprile, infatti, le imprese nascenti avranno 7 giorni di tempo per adempiere a tutte le dichiarazioni presso il Registro delle Imprese, Inps, Inail e Agenzia delle Entrate.

Tutto sarà infatti risolto con la presentazione alla Camera di Commercio competente per territorio di un modello informatico unificato.

Si tratta di una formula già in fase di sperimentazione da sei mesi e riguarderà oltre 6 milioni di imprese già esistenti oltre a quelle che vorranno inziare questa avventura dal prossimo mese.

Definita “Semplice, rapida, utile” dal Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, la Comunicazione Unica, o ComUnica rappresenterà lo sforzo congiunto di quattro amministrazioni per rendere altamente efficace la procedura prima smembrata in altrettante amministrazioni.

Dardanello ha poi aggiunto: “ComUnica rappresenta insomma un contributo importante per avvicinare imprese e Pa, riducendo notevolmente i tempi necessari all’espletamento delle procedure amministrative e rendendo davvero possibile la nascita di una nuova impresa in un giorno”.

Paola Perfetti

Banca del Sud: una nuova banca per far risalire le piccole medie imprese italiane

Nasce l’istituto di credito per le pmi con agevolazioni per l’accesso al credito

E’ di questi giorni la notizia della nascita di una nuova rete di credito bancario destinata alla ricrescita delle piccole e medie imprese italiane.

Il Ministero del Tesoro, insieme al Presidente del Consiglio, ha annunciato la nascita della Banca del Sud (altresì detta Banca del Mezzogiorno) per le piccole e medie imprese, un Ente che dovrà fornire più credito alle aziende grazie a formule di garanzie, investimenti a sostegno dell’occupazione e il rilancio di progetti infrastrutturali.

La modalità per ottenere tutto questo consta nella stessa struttura del nuovo istituto di credito: si tratta di un banco fondato con capitali privati e una piccola partecipazione pubblica a tempo determinato, che opererà su un secondo livello.

In pratica, la Banca del Sud non avrà degli sportelli autunomi, ma si appoggerà a un sistema ramificato di sportelli messi a disposizione da Poste e altre banche (in primis quelle a credito cooperativo più vicine al territorio): una rete che vuole essere efficace sia per le piccole e medie imprese che per le famiglie italiane.

Infatti, oltre a fare da garante alle Pmi e servizi di consulenza, tra le funzioni di questa nuova costituzione ci sarà anche quella di generare impieghi a medio-lungo termine e raccogliere i risultati dell’emissione di speciali obbligazioni statali. Ma sarà anche possibile, proprio come in ogni altra banca, acquistare titoli obbligazionari destinati ai piccoli risparmiatori con fiscalità agevolata (5% invece del 12,50 per cento).

Si denoterà quindi che una delle prerogative della neo costituita Banca del Sud sta nella sua stessa organizzazione strutturale: un impianto a rete pensato per accelerare la stessa organizzazione e costituzione della Banca, così da rendere più agevole il suo utilizzo da parte delle imprese del Sud.

Per tutti questi motivi, il momento dell’annuncio della sua nascita è stata anche l’occasione della presentazioined dei ruoli di dirigenza: il Presidente del Comitato promotore della Banca del Mezzogiorno sarà Vito Lorenzo Dell’Erba, già Presidente della federazione Puglia e Basilicata delle Bcc.

Ma l’intero Comitato Promotore verrà affiancato da un tavolo di consultazione costituito da 11 organizzazioni imprenditoriali e associazioni economiche.

A farne parte, anche il Sistema delle Camere di Commercio, che ha accolto positivamente la proposta di partecipazione.

Queste le parole di Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere: ” Siamo infatti convinti che tra una buona idea di business e il mercato, soprattutto al Sud, la distanza rimanga incolmabile il più delle volte per la difficoltà ad accedere alle risorse finanziarie necessarie. La stessa difficoltà che, ancora oggi, costringe molte imprese fondamentalmente sane, al Mezzogiorno più che altrove, a rinunciare a crescere, compromettendo opportunità di sviluppo e occupazione per interi territori”.

L’intento, si è detto, è quello di creare una struttura a supporto delle piccole e medie imprese: una risorsa speciale del nostro Paese che, sopratutto al Sud, è fortemente minacciata dalla crisi e dalla possibilità di scomparire. “Un avvio importante per uno strumento che sarà certamente utile all’economia del Sud per migliorare la politica del credito nei confronti di piccole e medie imprese” ha commentato Enrico La Loggia, vice presidente del gruppo del Pdl alla Camera dei Deputati.

Dall’altre parte dello schieramento politico, però, c’è ancora qualche riluttanza rispetto alla vera efficacia della Banca.
Paola De Micheli, ad esempio, reponsabile pmi del PD ha definito la Banca del Sud “la sorella minore della Cassa del Mezzogiorno”, e in particolare: “Il futuro del Mezzogiorno e del sistema produttivo nazionale – ha detto – richiede un progetto organico di interventi e una ridefinizione di competenze tra i soggetti interessati. Il legame diretto politica-fondi non convince assolutamente, rimanda ad altre epoche di sprechi. Non è con le mance né con la prospettiva di aiuti a pioggia che si aiuta il sistema produttivo nazionale, quello del mezzogiorno meno che mai“.

Le aspettive della De Micheli, infatti, erano riposte nella nascita di provvedimenti a garanzia dei pagamenti puntuali della Pubblica Amministrazione, o della riduzione dei costi dell’energia, o degli intervneti per l’internazionalizzazione delle Pmi anche per valorizzarne la vocazione produttiva – solo per citare alcuni degli aspetti contestati.

Al di là di fazioni politiche e punti di vista divergenti, la Banca prenderà il via il prossimo 25 marzo, giorno in cui siederanno al tavolo di lavoro tutti gli organi costituendi per le prime definzioni dello start up.

Per ulteriori informazioni: Banca del sud. com

Paola Perfetti