Evasione fiscale per la costruzione del porto di Ragusa

Un’inchiesta sulla costruzione del porto turistico di Marina di Ragusa ha fatto emergere una storia di evasione fiscale che coinvolgerebbe anche alcuni componenti di “Cosa nostra”, colpevoli di aver chiesto il “pizzo” ad alcune ditte costruttrici.

La Guardia di Finanza, in seguito ad alcune indagini della Direzione Investigativa Antimafia, ha accertato un’evasione fiscale di otto milioni, che vede coinvolte le società incaricate del lavori al porto, ma una conseguente inchiesta aperta dal procuratore della Repubblica di Ragusa ha trovato una serie di irregolarità che riguardano la costruzione dello scalo marittimo.

Il responsabile unico del procedimento non avrebbe provveduto a rescindere il contratto malgrado l’inadempienza di una delle ditte. Il risultato: al porto è stato utilizzato materiale scadente ed in quantità non adeguate e alcune opere realizzate risulterebbero difformi rispetto al progetto.

Vera MORETTI

Società leader nella metallurgia accusata di evasione fiscale

La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma ha scoperto un’evasione fiscale da 120 milioni di euro perpetrata da una società leader nel settore della metallurgia, in particolare per la produzione di piombo e zinco.

Si tratta della Portovesme srl, controllata dalla Glencore, che ha sede e stabilimenti nel bacino del Sulcis-Iglesiente in Sardegna e appartenente a un gruppo internazionale la cui holding ha sede in Svizzera.
Negli ultimi anni ha dedotto elementi negativi di reddito non spettanti, in quanto afferenti ad acquisti di materie prime a un prezzo eccessivamente oneroso. Ciò che è accaduto è semplice: alterando il valore al quale avvenivano le transazioni ‘intercompany’, si realizzava uno spostamento di materia imponibile da Stati a elevata fiscalità verso territori caratterizzati da una minore pressione fiscale.

Le Fiamme Gialle si sono insospettite perché la società, in tutta la sua storia, non aveva mai dichiarato utili ma solo ingenti perdite fiscali e questo, considerando l‘attività consistente che l‘azienda conduceva, è risultato quantomeno anomalo.

L’analisi dei complessi rapporti commerciali intrattenuti con la casa madre ha, al contrario, fatto emergere come la società italiana, parte integrante di un circuito economico dominato dalla società svizzera, acquistasse le materie prime da quest’ultima a un prezzo eccessivamente elevato, tale da non consentire la maturazione di un risultato economico positivo che rispecchiasse le reali funzioni svolte e i rischi assunti in Italia. In base ad uno studio di benchmark, sono stati pertanto rideterminati i prezzi degli acquisti di materie prime effettuati dalla società svizzera, risultati di gran lunga superiori a quelli di libero mercato.

La Glencore ha subito diffuso un comunicato, per smentire le accuse e i sospetti: “Glencore conferma che le autorità fiscali italiane stanno controllando alcune transazioni intercompany tra Portovesme e Glencore. Tutte le transazioni sono state condotte in accordo con le normative vigenti italiane e nel rispetto del principio di libera concorrenza (arm’s lenght) tra Portovesme e il Gruppo Glencore. Portovesme continuerà a confrontarsi con le autorità fiscali per assicurare una rapida conclusione della questione“.

Vera MORETTI

Evasione fiscale: beccata società di Noicattaro

La Guardia di Finanza di Mola di Bari ha scoperto un’evasione fiscale a carico di una società di Noicattaro che opera nel settore del commercio all’ingrosso di frutta ed ortaggi.

La denuncia è partita in seguito ad alcuni accertamenti bancari e ad una conseguente analisi minuziosa dei conti correnti, che hanno fatto emergere numerose operazioni in nero sui conti personali dell’amministratore della società.

Le tasse che l’azienda non avrebbe corrisposto al Fisco, tra il 2007 e il 2011, ammonterebbero alla somma di 41,5 milioni di euro, con evasione di Iva per 880 mila euro.

L’amministratore della società è stato denunciato per il reato di dichiarazione infedele.

Vera MORETTI

Società si finge svizzera per non pagare le tasse

In Svizzera per evitare di pagare le tasse: non è certo una novità, per le imprese italiane, decidere di cambiare residenza solo per evitare di dare al Fisco ciò che gli spetta ma, questa volta, è stata scoperta una società che aveva solo sede formale all’estero mentre di fatto operava esclusivamente in Italia.

La Guardia di Finanza di Milano ha scoperto così un’evasione fiscale di 50 milioni di euro in soli tre anni.

Il proprietario di tale società, nonostante abitasse e lavorasse a Monza, era riuscito ad ottenere l’iscrizione dell’azienda in Svizzera, al solo scopo di non pagare le tasse.
Ma le Fiamme Gialle hanno presto capito che la ditta non compiva alcuna operazione commerciale in Svizzera, benché l’imprenditore avesse anche presentato una autocertificazione in cui dichiarava di essere residente in Italia al fine di ottenere una qualificazione professionale in un’altra società riconducibile al figlio.

La Guardia di Finanza di Rho ha accertato che la società non compiva alcuna operazione commerciale nel Paese alpino e stoccava merce proveniente soprattutto da San Marino in un grande deposito vicino Rho (Milano), non avendo idonee strutture di stoccaggio in Svizzera, e dall’Italia faceva partire la merce per le varie destinazioni nazionali ed estere.

Il titolare è stato denunciato per omessa dichiarazione fiscale.

Vera MORETTI

A Milano sequestrati immobili per 10 milioni di euro

Il gip di Milano, Franco Cantù Rajnoldi, ha disposto un sequestro di ben 44 immobili del valore complessivo di 10 milioni di euro, su richiesta del pubblico ministero Bruna Albertini, nell’ambito di un’indagine per evasione fiscale che vede coinvolti diversi soggetti.

I sequestri riguardano immobili che non si trovano solo a Milano ma anche nelle province di Varese, Genova, Sassari e Pavia, i cui proprietari sono indagati per associazione a delinquere, aggravata dal carattere della transnazionalità e finalizzata alla commissione di reati fiscali, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

L’operazione, soprannominata Specchio di Venere, è stata condotta dalla Procura di Milano per accertare un articolato sistema di frode fiscale nel settore del commercio dei metalli che avrebbe prodotto un’evasione all’erario di oltre 300 milioni di euro.

Già nei mesi scorsi, dall’indagine erano emersi patrimoni immobiliari del valore di 25 milioni di euro, non dichiarati, per i quali erano scattate sette ordinanze di custodia cautelare, di cui sei in carcere e una ai domiciliari.
Tra i beni, due immobili industriali ed un supermercato; 40 immobili ubicati in varie province italiane; venti tra autovetture e mezzi da trasporto merci; quote societarie, conti correnti e strumenti finanziari
per circa 4 milioni di euro.

Vera MORETTI

Evasione fiscale: nei guai una società di San Pietro Vernotico

Una società che opera nel settore della vigilanza privata a San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi, è finita nel mirino della Guardia di Finanza.

A seguito di alcuni controlli, infatti, le Fiamme Gialle hanno fatto scattare una denuncia per omessa presentazione della dichiarazione dei redditi.
L’indagine, fatta nell’ambito della lotta per contrastare l’economia sommersa, ha portato a galla una mancata dichiarazione dei redditi da parte dei titolari della società per un totale di 1 milione e 800mila euro, tra redditi non dichiarati, Iva non versata e ritenute non corrisposte ai dipendenti.

Per questo, è scattata la denuncia all’Autorità Giudiziaria locale.

Vera MORETTI

Imprenditori edili accusati di evasione fiscale

Alcuni imprenditori edili che operano nella zona di Brescia sono stati accusati dalla Guardia di Finanza locale di essere colpevoli di un’evasione fiscale di ben 15 milioni di euro.

Gli indagati sarebbero il socio di riferimento della Orceana Costruzioni, M.A., azienda che ha dichiarato fallimento nell’autunno del 2012. Sono stati arrestati anche A.P. di Chiari residente a Castelcovati e M.S., residente a Castelcovati, S.G. di Castrezzato, D.S. e C.V. di Castelcovati, mentre altri sette hanno avuto l’obbligo della firma.

L’accusa principale è quella di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti di natura fiscale. Ma secondo l’accusa, sarebbero stati commessi anche altri reati di natura fiscale, legati ad aziende fittizie utilizzate per creare, attraverso false assunzioni di dipendenti edili, crediti d’imposta fittizi a compensazioni degli oneri contributivi.

I fatti riguardano le dichiarazioni d’imposta del 2008, 2009 e 2010, quando sono state emesse fatture false ed operazioni inesistenti, attraverso l’appoggio di “società cartiere”, come sono chiamate in gergo.

Vera MORETTI

Evasione fiscale a Enna: denunciati i titolari di due società

Due ispezioni contabili effettuate dal Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Enna nei confronti di altrettante società operanti nel settore della grande distribuzione alimentare e del commercio di abbigliamento hanno portato alla denuncia di due persone per evasione fiscale.

I titolari delle società avevano messo a punto un sistema per aggirare lo sbarramento automatizzato che l’amministrazione finanziaria ha allestito tramite la propria banca dati, allo scopo di individuare i contribuenti che non hanno presentato la propria dichiarazione dei redditi.

In entrambi i casi, le dichiarazioni erano state presentate, ma il reddito annuale indicato era di un euro. Ciò che ha insospettivo gli inquirenti, oltre all’esiguità di quanto dichiarato, è stato scoprire che le due società avevano la stessa sede legale e risultavano collegate tra loro attraverso un intreccio di rapporti economico-finanziari che i verificatori hanno dovuto dipanare per poter ricostruire il reale giro di affari.

Tramite questa delicata operazione, si sono scoperti 10 milioni di euro di ricavi e un totale di 500.000 euro di Iva evasa, oltre a contestazioni alla normativa sul trasferimento di denaro contante per circa 200.000 euro.

Vera MORETTI

Auto tedesche low cost, ma era una truffa

E’ stata denominata Low Cost, ma i costi bassi erano all’origine di una frode finalizzata ad evasione fiscale.
L’operazione della polizia tributaria scoperta in Ciociaria, infatti, aveva al centro delle indagini la vendita, da parte di due società impegnate nel commercio di autoveicoli, di vetture a marchio tedesco, vendute a prezzi stacciati agli ignari clienti.

Titolari delle due agenzie sono componenti dello stesso nucleo familiare, residenti a Frosinone, i quali hanno attuato un sistema di frode ai danni dello Stato introducendo in Italia oltre tremila autovetture nuove e usate provenienti dalla Germania per rivenderle a clienti ciociari.
I finanzieri hanno scoperto che i documenti di accompagnamento e le fatture di acquisto delle vetture indicavano, come soggetti economici di provenienza dei beni, due società, formalmente situate nel sud dell’Italia, ma di fatto inesistenti.

Con l’emissione e l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti per oltre quattro milioni di euro, sono stati sottratti al Fisco ben 2,5 milioni.

Gli indagati erano riusciti ad attuare un meccanismo fraudolento per non versare l’Iva, attraverso il quale riuscivano a ottenere un cospicuo risparmio di imposta e a collocare sul mercato autovetture a prezzi molto convenienti.

Quattro le persone denunciate, che dovranno rispondere di frode fiscale, omesso versamento di Iva e omessa presentazione della dichiarazione annuale. Gli importi dovuti sono stati segnalati all’Agenzia delle Entrate per il recupero a tassazione.

Vera MORETTI

Evasione fiscale a Vibo Valentia: sequestrati beni per 300mila euro

Un noto imprenditore di Vibo Valentia ha dovuto assistere al sequestro dei suoi beni da parte dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della città a seguito di un decreto emesso dal G.I.P. del locale Tribunale, nei suoi confronti.

L’ordinanza è stata emessa dopo che un controllo fiscale effettuato nel mese di maggio aveva fatto emergere, da parte di una società cooperativa, il mancato versamento dell’IVA dovuta.
La Guardia di Finanza ha scoperto che la cooperativa, operante in materia ambientale, pur avendo dichiarato per l’anno 2011 guadagni considerevoli, non ha versato all’Erario una somma pari a € 280.992,00.

Il rappresentante legale della società è stato così deferito dagli investigatori vibonesi e nel frattempo la Procura della Repubblica ha richiesto il sequestro finalizzato alla confisca per un valore ammontante all’importo illecitamente percepito pari all’imposta non versata.

Le Fiamme Gialle, dunque, hanno lavorato per identificare i beni, mobili ed immobili, da sottoporre a sequestro, sia direttamente riconducibili allo stesso che intestati a terzi, ma risultati nella sua disponibilità.
L’operazione ha portato così al sequestro di una lussuosa abitazione situata in città e delle disponibilità finanziarie giacenti nei conti correnti.

Vera MORETTI