Intesa Sanpaolo scommette sulle filiere

Intesa Sanpaolo lancia il “Programma Filiere” a sostegno delle piccole e medie imprese. Nello specifico, l’iniziativa di Intesa Sanpaolo si rivolge alle imprese tra loro collegate da rapporti produttivi e, secondo le intenzioni dell’istituto, dovrebbe migliorare le condizioni di accesso al credito delle piccole e medie imprese e definire un’offerta di prodotti su misura per le Pmi coinvolte.

E, secondo quanto da sapere l’istituto, tra le imprese che hanno aderito al “Programma Filiere” di Intesa Sanpaolo vi sono 90 aziende capofila, per un plafond di 5 miliardi di euro. Si tratta però solo delle capofila, perché il totale delle imprese coinvolte è di circa 5mila da 11 diversi settori merceologici, con un giro d’affari complessivo di 17 miliardi di euro.

Il “Programma Filiere” di Intesa Sanpaolo si basa su tre capisaldi: investimenti, innovazione e nuovo approccio al credito. Nello specifico, Intesa Sanpaolo concretizza gli investimenti sulle filiere industriali attraverso:

– un’offerta di credito a condizioni migliori per le imprese;

– sconti su prodotti e servizi;

– attività di formazione rivolta alle imprese che partecipano al progetto;

– l’identificazione della filiera industriale, costituita da un’azienda capofila e dai suoi fornitori;

– la definizione di un contratto specifico (l’accordo di filiera) con l’azienda capofila.

L’iniziativa di Intesa Sanpaolo punta a coinvolgere oltre 250 aziende capofila con un totale di più di 100mila dipendenti. L’estensione alla dimensione di filiera potrà portare il programma a coinvolgere circa 33mila imprese fornitrici, per un giro d’affari di 60 miliardi e un plafond di credito potenziale da erogare di circa 15,5 miliardi.

L’industria lattiero-casearia sempre più in mano alle pmi

E’ stata presentata a CremonaFiere dal Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura una ricerca sullo stato dell’industria lattiero-casearia.

Ciò che è emerso, oltre ad una situazione di criticità, è anche il positivo ruolo, determinante, delle piccole e medie imprese, forse più consistente rispetto ad altri ambiti.

Nel settore, infatti, le aziende di grandi dimensioni occupano solo il 30%, mentre il rimanente 70% è appannaggio delle pmi, le quali, per supplire all’impossibilità di imporsi sul mercato con la quantità, puntano sulla qualità.
Oltre alle DOP, stanno prendendo piede i prodotti bio ma anche il confezionamento innovativo, anche se ciò non basta per contrastare la crisi, che ha reso le piccole e medie imprese più deboli, aggravate anche dall’aumentato cuneo fiscale.

Un altro punto su cui intervenire è sicuramente quello della concorrenza all’estero: per essere competitivi, occorre modernizzare e potenziare i sistemi di lavoro.
A tale proposito, viene sottolineata l’importanza del rispetto delle leggi europee che riguardano la sicurezza del prodotto, ma anche della filiera e del processo di produzione, nonché dei lavoratori e dei consumatori.

La standardizzazione dei prodotti, inoltre, è indicata come mezzo per ottenere risultati omogenei ed uniformi, capaci di soddisfare le richieste e le aspettative dei consumatori.

Tiziana Cattaneo, che ha redatto questa indagine, ha inoltre specificato cosa è necessario fare: “Fornire ai piccoli e medi produttori, alle fattorie didattiche, agli agriturismi e ai consorzi di piccoli produttori impianti che offrano forti garanzie di qualità. Parallelamente, si sta provando l’impiego di energie alternative o di recupero parziale dei reflui dell’industria casearia, così da assicurare ai produttori prospettive di valore aggiunto o di diminuzione dei costi. Il progetto sulla miniaturizzazione e semplificazione che riguarda il lattiero caseario si concluderà nel marzo del 2013, con un appuntamento ad hoc organizzato presso la ‘Fondazione Bolognini’ a Sant’Angelo Lodigiano: in quella sede verranno presentati i prototipi degli impianti progettati e ne verrà illustrato il funzionamento“.

Vera MORETTI