Expo e le sue conseguenze su Milano

Dopo due mesi dall’inaugurazione, si comincia a fare un primo bilancio dell’Expo, l’esposizione universale che si sta svolgendo dall’1 maggio a Milano.

I conti riguardano non solo i padiglioni di Rho e gli eventi che ogni giorno avvengono attorno all’albero della vita, ma anche cosa accade in città, nel suo cuore pulsante, all’ombra della Madonnina.

Se, infatti, Expo prometteva un importante giro d’affari per ristoratori e imprenditori del settore, sembra che la realtà non sia proprio così rosea.
Gli addetti ai lavori, infatti, denunciano un bilancio fortemente negativo, poiché la manifestazione viene scelta da visitatori e turisti che, così, snobbano i luoghi più caratteristici della città e, di conseguenza, anche bar, ristoranti ed hotel.

Questo è quanto emerge dall’indagine Fipe – Epam presentata a palazzo Marino, il 1° luglio, nel corso di una audizione del Presidente Lino Stoppani presso la commissione Commercio.

Vediamo nel dettaglio cosa dicono i dati: gli effetti della manifestazione sulle attività di pubblico esercizio sono stati in questi primi due mesi negativi per il 26,1% degli intervistati e, addirittura, molto negativi per il 43,4%.
Non manca chi dà una lettura diversa ma non si va oltre l’11% degli intervistati. Per il restante 20% l’esposizione è stata finora assolutamente neutrale rispetto alle performance economiche delle attività di pubblico esercizio.

Ciò significa che Expo o ha influito negativamente sui pubblici esercizi della città o è stata ininfluente. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso gli esercenti registrano una flessione del fatturato pari, in media, al -18,3%.

Probabilmente, a danneggiare ristoranti e locali è stata anche la decisione di prolungare fino a tarda serata l’orario di apertura dell’esposizione, che di fatto lascia la città deserta e desolata.
Ma l’albero della vita con i suoi giochi di luce rappresenta un’attrattiva irresistibile.

Vera MORETTI

Natale con i tuoi e Pasqua pure

E meno male che la ripresa sarebbe nell’aria… A dire il vero, probabilmente, si è presa una pausa per godersi le vacanze di Pasqua, lasciando gli italiani ancora nell’incertezza del futuro. Come spiegarsi, altrimenti, il fatto che l’85,1% dei nostri connazionali trascorrerà a casa i giorni di Pasqua, evitando viaggi e persino i ristoranti?

La percentuale (pari a circa 51 milioni di persone) non è sgorgata a caso ma è frutto delle previsioni di Federalberghi, che ha commissionato un sondaggio all’Istituto ACS Marketing Solutions dal 23 al 27 marzo su un campione di 3.001 italiani maggiorenni rappresentativo di oltre 50 milioni di connazionali maggiorenni.

Secondo l’associazione degli albergatori di Confcommercio, per il weekend di Pasquasegnano tempo instabile le previsioni sul movimento turistico degli italiani”, per usare le parole del presidente Bernabò Bocca. Che poi conferma i dati di cui sopra: “Infatti addirittura l’85,1% di italiani, pari a circa 51 milioni di persone, non si muoveranno di casa per il periodo pasquale, evidenziando tra i motivi della non-vacanza fondamentalmente quelli economici (49,4% dei casi), seguiti dai motivi famigliari (21,9%) e da motivi di salute (17,1%)”.

Una situazione che impone misure straordinarie”, secondo Bocca, il quale sottolinea che nemmeno i 9 milioni di italiani in viaggio a Pasqua e Pasquetta faranno la differenza sull’industria turistica italiana, in quanto “per quasi il 50% opteranno tra la casa di parenti o amici e la casa di proprietà, rendendo ancor più esiguo il reale movimento turistico in grado di generare giro d’affari ed animare l’economia“.

Per un risultato finale – è l’amara conclusione del presidente di Federalberghiche deve far riflettere attentamente Governo e Parlamento ai quali chiediamo l’adozione di misure straordinarie quali un alleggerimento della pressione fiscale e degli altri costi che gravano sul sistema ricettivo ed una revisione degli incentivi per chi crea lavoro, in quanto il contratto a tutele crescenti può andar bene per le imprese che hanno una domanda ‘piatta’, ma è di fatto inapplicabile per il turismo interessato da notevoli fluttuazioni della domanda che impongono il ricorso principalmente a contratti a tempo determinato“.

E se gli albergatori piangono, i ristoratori non ridono. Secondo i dati emersi dall’indagine che, come ogni anno, la Fipe – la federazione dei pubblici esercizi – ha condotto prima di Pasqua, è prevista una diminuzione dell’11% della clientela dei ristoranti per la domenica di Pasqua e di circa il 15% a Pasquetta. Fipe prevede che i clienti saranno circa 6,4 milioni, per una spesa complessiva di 264 milioni di euro, mentre i ristoranti in attività subiranno un calo: dal 94% del 2014 al 92% di quest’anno.

Sembrerebbe che, almeno quest’anno, il detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” non funzioni…

Incontro Fipe-TripAdvisor

Dopo lo scontro tra Fipe e TripAdvisor dell’estate 2012, le due realtà, che un tempo sembravano destinate a proseguire su poli opposti, ora hanno trovato un punto d’incontro.

L’ultimo incontro, infatti, avvenuto tra la Federazione Italiana Pubblici Esercizi e il portale che raccoglie i commenti e le recensioni dei viaggiatori su hotel, ristoranti e luoghi di svago in tutto il mondo, ha portato a galla molti punti in comune, anche se rimane spinosa la questione delle recensioni false, al centro di un vero e proprio mercato, e che rischia di arrecare danni anche gravi agli esercenti.

Il confronto ha avuto inizio a seguito delle numerose lamentele arrivate a Fipe da parte dei pubblici esercizi che avevano smascherato le recensioni false, semplicemente perché, nei commenti degli avventori, venivano descritte pietanze mai servite in quel ristorante o serate in un locale quando questo era chiuso.

Da qui, la richiesta di incontro con TripAdvisor, il quale ha riconosciuto in Fipe un interlocutore qualificato ed ideale con cui instaurare un rapporto di collaborazione e confronto costruttivi. Obiettivo di questa futura collaborazione è quello di preservare e valorizzare la ristorazione italiana, evitando che commenti falsi possano denigrarla.

La società, nell’ammettere l’esistenza di agenzie fittizie di web-reputation, ha rivendicato l’estraneità di rapporti dalle stesse e ha ribadito l’esistenza di filtri con cui individuare situazioni poco attendibili, ma si è mostrata ancora cauta sia sulla possibilità di rinunciare al ricorso all’anonimato da parte degli utenti, sia sulla possibilità di creare un sistema con cui dimostrare che il commento rilasciato sia frutto esclusivamente di un’opinione personale e del servizio effettivamente ricevuto.

Aldo Cursano, vicepresidente vicario Fipe-Confcommercio, ha dichiarato a proposito: “Pur riconoscendo gli enormi sforzi effettuati anche da parte di TripAdvisor e pur avendo intrapreso un percorso comune, non possiamo ancora dire di aver risolto tutti i problemi delle recensioni. I ristoratori debbono imparare a non subire il web, come spesso accade, ma a gestirlo meglio. TripAdvisor garantisce una vetrina globale nel mondo del web, dove la ristorazione può promuoversi e farsi conoscere a un pubblico più vasto di quello che si può raggiungere con i mezzi pubblicitari tradizionali. Anche su questo si fonda la scommessa fra TripAdvisor e Fipe. Nel combattere l’uso distorto della rete, dobbiamo porci assieme l’obiettivo di formare gli utenti e informarli sulle opportunità di creare un dialogo tra ristoratori e clienti e sulla possibilità di gestire la critica, perché, se autentica, diventa una spinta per migliorare l’offerta ed il servizio“.

Vera MORETTI

Pubblici esercizi messi in ginocchio dalla crisi

I dati diffusi da Istat relativi al quarto trimestre 2013 sono quantomeno sconfortanti, in particolare per i pubblici esercizi.
La crisi, infatti, ha messo in ginocchio il settore e sono sempre di più le serrande che, abbassandosi la sera, non si sono più rialzate la mattina seguente.

Anche l’Ufficio Studi di Fipe Confcommercio ha voluto commentare questo quadro allarmante, che ha confermato lo stato di profonda difficoltà in cui versano, con attenzione speciale per bar e ristoranti, in maggiore sofferenza.

Il fatturato, infatti, di questo comparto è calato del 2,8%, portando a -3,6% l’intero fatturato del 2013. E’ risultata negativa anche la differenza tra imprese che hanno avviato una nuova attività ed imprese che l’hanno cessata, poiché il saldo rimane negativo, di ben 9.475 unità.

Vera MORETTI

In arrivo il nuovo contratto del turismo

E’ stata presentata la bozza del nuovo accordo per il rinnovo del CCNL Turismo, scaduto lo scorso 30 aprile.

L’avvenuto accordo tra Federlberghi, Faita-Federcamping e le organizzazioni sindacali di categoria è stato accolto positivamente da Bernabò Bocca, presidente di Federlaberghi, il quale ha dichiarato: “Aver siglato il rinnovo dopo 15 mesi di trattative rappresenta un atto di grande responsabilità delle imprese che, pur a fronte di una situazione di crisi prolungata, hanno inteso dare ai lavoratori ed alle loro famiglie un segnale di speranza per il futuro. La firma dell’accordo è stata possibile grazie all’adozione di soluzioni innovative, che realizzano il giusto equilibrio, offrendo risposte concrete anche alle esigenze delle imprese. In particolare, i meccanismi di gestione del mercato del lavoro e dell’orario di lavoro realizzano la flessibilità necessaria per adattarsi tempestivamente all’andamento del mercato, che purtroppo non è ancora uscito dalla congiuntura negativa“.

Non si tratta, comunque, di un traguardo ma, piuttosto, di un inizio, che deve aver un seguito, ad esempio, con un pacchetto di interventi concreti che riguardino anche la destagionalizzazione, la riqualificazione dell’offerta, le politiche fiscali e il contrasto all’abusivismo.

Il contratto avrà durata di 40 mesi, ovvero dall’1 maggio 2013 al 31 agosto 2016, con un primo aumento salariale, pari a 17,60 euro, che sarà pagato a febbraio 2014.
Sono previste ulteriori quattro rate di identico importo, che determineranno un aumento complessivo di 88 euro, che arriverà a regime ad aprile 2016.

Nell’accordo sono contemplate anche soluzioni innovative relative al contratto di apprendistato, lavoro a tempo determinato ed organizzazione degli enti bilaterali, ma anche un adeguamento del sistema di assistenza sanitaria integrativa e l’impegno a proseguire il confronto per l’istituzione del fondo bilaterale di sostegno al reddito previsto dalla legge 92/12.

E’ stato inoltre sottoscritto un protocollo su Expo 2015, che vede le parti impegnate a collaborare per contribuire al successo della manifestazione, che si appresta a rappresentare un’importante opportunità anche per il turismo.

Per ora, comunque, l’accordo è stato siglato dalle associazioni del turismo all’aria aperta e degli alberghi, e non comprende invece Fipe e i suoi 250 mila pubblici esercizi, né Fiavet per le agenzie di viaggio.

A questo proposito, Lino Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, ha dichiarato: “L’interruzione delle trattative per il rinnovo del CCNL e il successivo recesso, comunicato alle organizzazioni sindacali a decorrere dal prossimo primo maggio, sono il segno dello stato di sofferenza che le nostre imprese vivono da oltre tre anni. La crisi ha cancellato 27.000 tra bar, ristoranti, pub e discoteche per effetto di una significativa riduzione dei ricavi ma anche per la crescita di un abusivismo commerciale che ha raggiunto oramai la cifra record di 5 miliardi di euro. In queste condizioni solo un contratto all’altezza della gravità del momento può essere sottoscritto e applicato dalle imprese che rappresentiamo“.

Per questo motivo, Fipe-Confcommercio chiede interventi incisivi sugli istituti contrattuali che generano retribuzione in assenza di ore lavorate e che influiscono su produttività e redditività delle imprese perché, come ha ribadito Stoppani: “Solo così riteniamo possibile impegnare le imprese associate al rispetto di obblighi contrattuali che riguardano oltre 680.000 lavoratori pari al 70% dell’occupazione dipendente dell’intero settore turistico“.

Vera MORETTI

Domani sciopero dei pubblici esercizi

I lavoratori del settore dei pubblici esercizi incroceranno le braccia per uno sciopero domani, 31 ottobre, per protestare contro l`atteggiamento di Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, e Angem, rappresentante delle imprese del settore della ristorazione collettiva, entrambe uscite dal contratto nazionale.

I sindacati di categoria degli addetti dei pubblici esercizi, Filcams-Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, parteciperanno in massa, come ha confermato anche Cristian Sesena, segretario nazionale Filcams-Cgil: “È pervenuta oggi la comunicazione, da parte della Fipe, della recessione dal contratto nazionale del turismo: un atto di inaudita gravità che rischia di aprire una stagione di conflittualità quasi permanente”.

Tra i nomi associati a Fipe ci sono Autogrill, Mc Donalds, My Chef, Chef express, gruppo Cremonini, mentre tra le società aderenti ad Angem spiccano Elior Ristorazione, Gemeaz Elior, Compass, Dussmann Service, Sodexo Italia.

Continua Sesena: “Lo sciopero previsto per il 31 ottobre prossimo, alla luce degli ultimi avvenimenti sarà ancor più importante e significativo. Lo sgretolamento di un contratto nazionale così importante è un comportamento irresponsabile e aggrava un quadro che rischia di diventare drammatico“.

Nella mattinata di domani si svolgeranno a Roma e a Milano, davanti alle rispettive sedi di Confcommercio, due importanti manifestazione, a sostegno della vertenza.

Vera MORETTI

Stoppani: “Il governo dimentica la ristorazione”

 

Intervistato da Radio Rai il presidente di Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, Lino Enrico Stoppani non rinuncia alle polemiche nei confronti del governo Letta: «Ancora una volta l’enogastronomia-ristorazione viene considerata la cenerentola dell’economia italiana. E invece deve  essere inserita a pieno titolo nel patrimonio culturale del Paese. Abbiamo una rete di imprenditori stimati, apprezzati e ricercati in tutto il mondo, che qualificano la cucina italiana e la rendono fondamentale elemento di attrazione della domanda turistica estera».

Stoppani si è schierato anche contro l’aumento dell’Iva sulla «ristorazione sociale, cioè quella relativa ai pasti nelle scuole e nelle aziende» perché, specifica Stoppani, « Esistono attività di ristorazione come quelle relative a circoli privati, circoli sportivi, sagre e feste di partito che sono esenti da Iva e da imposte dirette. Pertanto, prima di ipotizzare un aumento di qualsiasi aliquota sarebbe bene far pagare l’imposta sul valore aggiunto a chi ne è del tutto esente, mettendo fine a disequilibri sociali e concorrenza sleale nel mercato». 

Niente ripensamenti: la Wi-Fi rimane libera

Il Governo ha respinto le richieste di tornare ad una situazione di controllo della rete ed ha confermato la liberalizzazione della rete Wi-Fi, cosa che era già stata annunciata con la modifica al Decreto Pisanu nel 2011.

Fipe-Confcommercio ha accolto la notizia con soddisfazione, e Lino Stoppani, presidente Fipe, ha dichiarato: “Questa disposizione conferma quanto sempre sostenuto dalla Federazione sulla necessità di consentire il libero accesso alla rete anche nei pubblici esercizi italiani. E’ una misura che, da un lato, diminuisce i costi per le imprese non più tenute ad effettuare registrazione degli utenti e, dall’altro, eleva la qualità dell’offerta turistica italiana consentendo a chiunque di sedersi in un bar e mettersi in contatto con il mondo, come avviene da tempo nella maggior parte dei Paesi. I pubblici esercizi sapranno fare la loro parte offrendo in modo capillare i collegamenti wi-fi e creando una rete diffusa su tutto il territorio”.

Vera MORETTI

Tares, l’Anci insiste: rinviarla al 2014

L’Anci torna alla carica sulla Tares. Fin da subito fortemente contraria alle tempistiche e alle modalità di applicazione della nuova tariffa sui rifiuti solidi urbani, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani fa di nuovo la voce grossa, questa volta in audizione sul decreto legge relativo al saldo dei debiti della PA, davanti alla commissione Speciale della Camera.

Naturalmente lo fa per mezzo del suo presidente Graziano Delrio. Il numero uno dell’Anci ha infatti portato all’attenzione della commissione i problemi che porterà con sé l’accoppiata Tares-Imu per i comuni, chiedendo nuovamente il rinvio della tassa sui rifiuti al 2014. Secondo Delrio, infatti, “la tassa era nata per finanziare i servizi indivisibili dei comuni perché non c’era l’Imu sulla prima casa“. Secondo il presidente, il rinvio a dicembre della Taresva bene, ma continuiamo ad avere dubbi sulla sua natura e quindi insistiamo per un suo rinvio al 2014″. Senza contare che “questo tributo va tutto allo Stato“, ha sottolineato.

In più, Delrio ha rincarato la dose ricordando l’impatto che la Tares avrà sui comuni, in concomitanza con l’Imu: “Sull’Imu abbiamo subito un taglio occulto di quasi un miliardo. I tagli dei fondi sono stati effettuati sulla base del gettito presunto Imu; peccato che si sia calcolato anche il gettito degli immobili di nostra proprietà, su cui ovviamente non paghiamo, pari a 300 milioni. Insistiamo che questi 300 milioni siano tolti dal calcolo“.

Infine, ha precisato Delrio, le riduzioni dei trasferimenti erano commisurate alla differenza fra il gettito Ici e quello dell’Imu. “L’aggiornamento dell’Ici doveva essere sull’ultima rilevazione Istat, ma poi è aumentato e questo ci è costato 400 milioni che nella verifica dovevano essere stornati e restituiti ai Comuni“. Un brusco scossone alle certezze del governo su quello che dovrebbe essere il gettito della tassa.

Tares, chi non la paga

Per quanto possa sembrare strano, c’è qualcuno che è esentato dal pagamento di una tassa dello Stato. Normale, direte voi… Vero, ma con l’andazzo di questo tempo, in cui lo Stato pur di far cassa sarebbe disposto a tassare persino l’aria, la cosa ci fa comunque pensare.

Parliamo, naturalmente, della Tares, sulla quale dal Ministero delle Finanze arrivano ora chiarimenti su chi è esente dal pagamento. Partendo dal fatto che ciascuna ditta o privato deve fare riferimento al regolamento del proprio Comune di residenza o di produzione, ricordiamo che la prima rata si pagherà a luglio 2013.

Diversi sono, in ogni caso gli immobili esentati dal pagamento. Intanto quelli destinati ad abitazione purché senza arredi e contratti di approvvigionamento. Le aree indirizzate alla sola attività sportiva si vedono soggette al pagamento solo nelle aree destiate ad usi differenti: biglietterie e uffici, punti di pausa, scalinate, spogliatoi e servizi igienici.

Niente Tares nemmeno per le stanze private che ospitano macchinari tecnologici: celle frigorifere, vani ascensori, cabine elettriche, silos, centrali termiche, stanze di stagionatura e disseccamento purché non ospitino trattamenti. Sono esentate anche le superfici invalicabili od ostacolate da un recinto e quelle destinate al passaggio o alla fermata di mezzi di trasporto gratuita.

Fuori le superfici scoperte come cortili, parchi, giardini, terrazze non coperte, balconi e posti auto non coperti e gli immobili in fase di miglioramento protetto o restauro edilizio, limitatamente al periodo dalla data di avvio dei lavori a quella di avvio della successiva occupazione. In caso di apparecchiature di distribuzione dei combustibili (aree di servizio) sono esentate le superfici non coperte e non usate o non fruibili in quanto invalicabili o escluse dall’utilizzo con recinto accessibile; quelle occupate dalle apparecchiature di lavaggio veicoli, quelle utilizzate all’entrata e all’uscita dei veicoli dell’area di attività e dal lavaggio.

Anche zone del condominio sono escluse dalla Tares: luoghi di transito, ascensori, scale, atri e locali stendibiancheria. Il condominio è esente anche nel caso di uso momentaneo di locali o superfici con durata al di sopra dei sei mesi nell’anno: in questo caso, il contributo spetta solo al proprietario dei locali e delle aree che sono a titolo di utilizzo, appartenenza, superficie, casa e usufrutto.

Nel caso di centri commerciali integrati e di vani posizionati in multiproprietà tocca alla persona che amministra le attività comuni il compito di versare l’imposta per i vani e le superfici non coperte di utilizzo comune e che siano in uso esclusivo ai singoli possessori o abitanti.