Confedilizia: Tares, un tributo strampalato

Anche il mondo dell’edilizia alza le barricate contro la Tares. Quella che si sta profilando come una tassa ancora più odiata della già detestata Imu, non va giù a Confedilizia nel merito e nelle tempistiche con le quali è stata prima decisa e poi differita.

L’odierno rinvio dell’esame da parte del Senato delle ben sette mozioni in materia di Tares che erano state presentate, è un segnale negativo che desta forte preoccupazione – ha detto il Presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani -. Le mozioni che avrebbero dovuto essere discusse oggi, provenienti da esponenti di quasi tutti i gruppi parlamentari, ponevano infatti in vario modo il problema di un tributo che si presenta come un vero e proprio mostro giuridico, per la sua doppia natura di tassa e di imposta, e che comporta aggravi pesantissimi per tutti gli immobili, abitativi e non“.

“Ora – ha proseguito Sforza Fogliani la parola passa alla Camera, in sede di esame del decreto-legge approvato sabato scorso dal Consiglio dei ministri. Decreto con il quale il Governo si è limitato a variare le modalità di pagamento della Tares, lasciando aperti tutti i problemi sollevati dalle mozioni parlamentari. Confidiamo che la Camera sia la sede per un ripensamento in toto del tributo. La Tares è infatti un tributo strampalato, né tassa né imposta, con una maggiorazione che colpisce solo una parte degli utilizzatori dei servizi finanziati e che si aggiunge pesantemente al già pesante tributo provinciale ambientale, che colpisce la stessa base imponibile. Un tributo, insomma, che deve essere completamente ripensato“.

I saldi pubblici, poi, invocati dal Sottosegretario Polillo – ha concluso il Presidente di Confedilizia, a parte che non risulta come i calcoli siano stati fatti, non possono giustificare alcunché, perché è del tutto inusitato prevedere tasse e imposte nel gettito che fa comodo per poi dire che è ineluttabile mantenerle“.

Già Polillo. L’ineffabile sottosegretario all’economia ha infatti affermato che, se la Tares fosse tolta o differita, il danno per le casse dello Stato sarebbe di circa un miliardo di euro. Trovarli tagliando sprechi e inefficienze no? diciamo noi…

Tares, istruzioni per l’uso

Lo abbiamo visto, la Tares è stata una trovata del governo Monti inserita nel decreto legge “salva Italia” del 2011. Ha preso il posto della Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e della Tia (tariffa di igiene ambientale). Chi la deve pagare? Praticamente tutti: basta possedere un immobile che produce rifiuti e la si pagherà in relazione alla superficie dell’immobile e al numero delle persone che lo abitano. Rispetto all’abbinata Tarsu-Tia, con la Tares l’aumento previsto a conguaglio è di 30 centesimi al metro quadro, con la facoltà data ai comuni di aumentarlo fino a 40.

Gli introiti delle tasse che hanno preceduto la Tares coprivano circa l’80% dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti; il rimanente era compensato grazie ai trasferimenti statali ai comuni. Ora la patata bollente passa proprio ai comuni, che dovranno coprire con gli introiti della Tares sia i costi del servizio rifiuti in senso stretto, sia di quelli di altri servizi che ricadono sulla municipalità: dal personale all’illuminazione pubblica alla polizia municipale.

Per calcolare l’importo da pagare, è necessario prendere in considerazione il valore medio di produzione dei rifiuti, stabilito con criteri statistici; successivamente viene calcolato un coefficiente rapportato all’80% della superficie dell’immobile preso in considerazione, ottenendo il totale. A dicembre, poi, a questa cifra sarà necessario aggiungere i 30 centesimi o più al metro quadro di conguaglio.

In soldoni, le prime due rate saranno stabilite dai Comuni che invieranno a casa dei contribuenti i bollettini delle rate di maggio e settembre, esattamente come in precedenza. A dicembre, poi, il temutissimo conguaglio con l’aumento dei 30 centesimi al metro quadro; niente bollettino, però: si pagherà a dicembre direttamente allo Stato tramite modello F24 o bollettino postale.

Giusto per rinfrescare la memoria e senza temere di essere ripetitivi: secondo i calcoli di Confcommercio, la Tares costerà il 20-40% in più alle famiglie, il 60% ai commercianti e sarà un vero salasso per i distributori di carburante (+170%), bar (+370%) e ristoranti (+550%).

“Rinviare la Tares? Un palliativo”

di Davide PASSONI

La Tares è il nuovo spettro fiscale per imprese e privati, inutile negarlo. E intorno alla nuova tassa sui rifiuti si è scatenato più di un polverone, tanto che la maggiorazione sulla tassa sui rifiuti è stata rimandata a dicembre e non con la prima rata prevista a maggio, che rimarrà invariata. Ma che cosa pensa chi con questa tassa avrà una pesantissima mazzata? Lo abbiamo chiesto a Lino Stoppani, presidente di Fipe.

Quanto vi lasciano soddisfatti le nuove scadenze che si vanno delineando per la Tares?
L’applicazione differita della Tares è un palliativo, visto il livello degli incrementi rispetto all’Imu. Significa solo rinviare un grande problema, che almeno impedisce un ingorgo fiscale pesantissimo con l’acconto Imu e l’aumento dell’Iva. Per cui piuttosto che niente meglio piuttosto, ma continuiamo a ritenere la Tares eccessivamente onerosa se considerata in rapporto alle tasse che sostituisce; è una soddisfazione per chi ha sempre chiesto il rinvio, speriamo che questo possa servire anche a rivederla dal profondo.

Era proprio necessario, a vostro avviso, il passaggio dalla Tarsu alla Tares?
Lo smaltimento rifiuti e la salvaguardia dell’ambiente sono grandi problemi, ma non possono sempre scaricarsi sulle tasche di aziende e famiglie, lo Stato deve avere l’intelligenza e la capacità di organizzarsi in altro modo per non aggravare una pressione fiscale già insostenibile.

E quindi?
Siamo produttori di rifiuti a tutti i livelli, è innegabile. E questa produzione è cresciuta nel tempo grazie al moltiplicarsi e al diversificarsi degli imballaggi, che pesano sui costi di smaltimento. Questo ha creato grandi investimenti e anche grandi problemi, tanto che la Tares dovrebbe servire anche a trovare soluzioni per questo problema. Prima si era pensato di legare l’importo della tassa agli effettivi consumi e “ingombri” del soggetto che produce i rifiuti; oggi si va per metri quadri disponibili, numeri di persone che compongono la famiglia, tipologia produttiva dell’azienda o dell’esercizio commerciale… Insomma, penso che la Tares porterà sollievo allo Stato ma disagi e costi aggiuntivi a famiglie e aziende.

Quali sono le preoccupazioni che, come Fipe, raccogliete dai vostri associati riguardo a questa nuova tassa?
C’è grande preoccupazione da parte dei nostri associati, sia sul lato imprenditoriale sia su quello dei bilanci familiari, loro e dei loro clienti.

Le stime di rincari nel passaggio Tarsu-Tares fatte per alcune tipologie di esercizi non rischiano di creare allarmismo eccessivo?
Per gli esercizi commerciali si ragiona di cifre importanti, le stime di Confcommercio parlano chiaro: una media del 60% in più per la maggior parte degli esercizi commerciali al dettaglio, con picchi per attività tipo ristoranti, +550%, bar, +70%, stazioni di servizio +170%.

Troppo…
Le cose vanno fatte con gradualità e, soprattutto, non gravando sempre sulle tasche dei cittadini e sui bilanci delle imprese.

A suo avviso, in generale, la tassa sui rifiuti urbani – indubbiamente alta – è compensata da una qualità del servizio di pari livello?
C’è ancora molto da fare, basti pensare alle emergenze periodiche che si ripropongono in varie città italiane. Sono molti i problemi non ancora risolti legati allo smaltimento dei rifiuti, perché ci sono resistenze, pregiudizi e cattiva informazione. Siamo molto indietro anche in termini di educazione, che parte dalla famiglia, da una corretta gestione della raccolta differenziata e da tutto il resto.

Quindi paghiamo per un servizio non all’altezza?
Anche in città come Milano – parlo della mia città -, un servizio di raccolta rifiuti puntuale, efficiente e ben erogato merita di essere pagato anche a prezzi superiori agli attuali, ma con questi livello di applicazione, quando si parla di maggiorazioni di 4 o 5 volte l’importo attuale, si sono superati tutti i limiti di sopportabilità economica.

Come Fipe avete intenzione di intraprendere delle iniziative specifiche?
Ci siamo già attivati con le osserazioni di cui sopra sui tavoli del ministero dell’Ambiente e con il governo. Abbiamo avuto risposte deludenti, o perché ci hanno detto che ci sono vincoli di bilancio, o perché sono state ricevute direttive dall’Europa…

Conclusione?
Ci troveremo, dopo l’Imu, anche la Tares e che pagherà sarà, alla fine, sempre il cliente. Se, come esercizio pubblico, vedo aumentare i costi, devo aumentare anche i prezzi finali al cliente. Già facciamo fatica adesso: comprimere ulteriormente la capacità di spesa dei consumatori e aumentare una situazione fiscale già a livelli mai visti sono azioni che fanno bene alle casse dello Stato ma non al Paese.

Tares, questa fantastica parolina che nasconde l’ennesima mazzata fiscale

di Davide PASSONI

Quando gli italiani vedono partorire dal governo nuove, strane parole che cominciano per T o per I sanno che saranno delle brutte, bruttissime parole. Se T sta per “tassa” o “tariffa” e I sta per “imposta”, sanno che ci sarà poco da divertirsi. Lo stesso è accaduto e sta accadendo con la Tares, ovvero la “tariffa rifiuti e servizi“, che prenderà il posto della Tarsu,tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani“. Hanno cambiato da “tassa” a “tariffa”, hanno messo un acronimo che suona un po’ meglio, ma la sostanza non cambia: mazzata fiscale.

Prima avrebbe dovuto entrare in vigore a maggio, poi è slittata a dicembre; prima era stato chiesto di abrogarla, poi di “rateizzarla”, infine si è scelto di rimandarla. Ah, la Tares… Prima i sindaci erano preoccupati, aziende e cittadini disperati. Poi con il rinvio i comuni si sono tranquillizzati, i cittadini e le imprese no. Perché, a giugno o a dicembre, la Tares si pagherà. E se nelle rate di maggio e settembre resterà il meccanismo della Tarsu, a dicembre saranno dolori per tutti.

Per la Tares il pagamento della maggiorazione di 0,30 euro per metro quadro già previsto dal Salva Italia, è infatti rinviato all’ultima rata di dicembre. “Si pagherà quanto l’anno scorso e non ci saranno sorprese – ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà -. Sull’ultima rata ci potrà essere un conguaglio“. Leggi: il conguaglio di 0,30 euro al metro quadro ci sarà, eccome. E arriverà nel momento peggiore per il contribuente italiano. Se, infatti, lo slittamento a dicembre è stato deciso anche per evitare un ingorgo fiscale a giugno (Tares, acconto Imu, probabile aumento Iva…), l’ingorgo arriverà a fine anno e, ai dipendenti mangerà le tredicesime, alle aziende i profitti, ai pubblici esercizi imporrà un aumento dei prezzi per compensare il salasso.

Perché? presto detto. Il saldo Tares si sommerà al saldo Imu, al secondo acconto Ires e Irpef per i lavoratori autonomi, e al conguaglio Irpef per i dipendenti. Vi basta? Ecco perché, questa settimana, Infoiva ha deciso di capirne un po’ di più su questa ennesima trovata che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto contribuire a salvare l’Italia (la Tares nasce appunto nell’ambito del decreto “salva-Italia” messo a punto dal governo Monti nel 2011) ma che, ci scommettiamo, farà arrivare nelle casse dello Stato soldi pronti per essere nuovamente mal spesi e metterà ulteriormente in ginocchio imprese e cittadini.

Pagamento Siae prorogato per le imprese colpite dal sisma

Il pagamento della Siae è stato prorogato, per i pubblici esercizi e le attività commerciali che si trovano nelle zone colpite dal terremoto, fino al 30 giugno 2013.

A stabilirlo è stata la società che tutela il diritto d’autore, ma a seguito di una richiesta inoltrata da Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia.

Erano stati i diretti interessati, gli imprenditori delle aziende che operano nei territori del sisma, a presentare le prime istanze, tramite le quali chiedevano una dilazione dei pagamenti. Fipe si è fatta carico di questa esigenza ed ha contattato la Siae, che ha dato il suo benestare.
Beneficeranno della proroga gli imprenditori le cui attività hanno luogo nei comuni delle province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo, (quelli individuati dal decreto del Ministero dell’Economia), nonché nel comune dell’Aquila.

Vera MORETTI

Wi-fi libero nei pubblici esercizi

Era già stato ribadito dal Garante, ma sembra che ancora le regole non vengano recepite.
Risale a pochi giorni fa la risposta fornita dall’Autorità garante della Protezione dei dati personali a Fipe-Confcommercio sulla liberalizzazione del wi-fi nei pubblici esercizi che, invece di placare gli animi, ha acceso una vera e propria diatriba.

Il quesito su cui le parti si stanno scontrando riguarda il rischio di condanna dell’esercente che non identifica i fruitori del wi-fi e non registra la loro navigazione per reati eventualmente commessi con tali mezzi dai clienti.
In realtà, come è stato confermato dal Garante, già dal 2011 è venuta meno l’obbligatorietà da parte degli esercenti di monitorare e archiviare i dati relativi alla navigazione in Internet degli avventori.
Inoltre, in tema di reati, non è previsto alcun tipo di responsabilità oggettiva e ciò è confermato anche dall’assenza di qualsiasi condanna per tali fatti.

Sta all’esercente, poi, richiedere ai clienti l’autorizzazione il consenso al trattamento dei dati, nel caso abbia intenzione di intercettare i loro collegamenti.
In assenza di tale autorizzazione, si rischia una sicura sanzione amministrativa nella misura compresa fra seimila e 36 mila euro.
Gli esercenti che ancora dispongono di strumenti per il monitoraggio e l’archiviazione dei dati possono dunque rinunciarvi, adeguandosi con quanto avviene in altri paesi europei.

Lino Stoppani, presidente Fipe, a proposito, ha dichiarato: “È assurdo che dopo il parere dell’Authority vi siano ancora dei dubbi interpretativi sulla liberalizzazione del sistema wi-fi che va verso la realizzazione delle smart city“.

Vera MORETTI

Il settore del turismo produce posti di lavoro, anche con la crisi

Sono interessanti i dati che emergono dal III Rapporto dell’Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo pubblicato dall’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo.

Salta all’occhio, ad esempio, il numero degli occupati che, in Italia, opera nel settore: si tratta di oltre 954 mila persone, nel 2011, tra lavoratori a tempo pieno ed a tempo parziale.
Di questi quasi il 60% sono donne, mentre l’età media è di appena 36 anni.
Ciò significa che quasi il 5% della forza lavoro dipendente del nostro Paese si occupa di turismo.

Tra questi, il 59% degli occupati risulta assunto a tempo pieno mentre gli stranieri rappresentano il 24% della forza lavoro.
Il numero delle aziende turistiche con lavoratori dipendenti è pari a 170.222 (media annua), di queste 24.653 appartengono al comparto ricettivo, 138.627 ai pubblici esercizi, 6.431 all’intermediazione, 304 al comparto termale e 207 ai parchi di divertimento.

Tra le prime cinque regioni italiane per numero di dipendenti nel turismo c’è la Lombardia con 170.107 lavoratori, seguita da Emilia Romagna con 100.295, Veneto con 96.733, Lazio con 94.076 e Toscana che ne registra 73.297.

Per quanto riguarda le province, la prima, per numero di occupati, è Milano, con 93.703 lavoratori dipendenti. Al secondo posto c’è Roma con 76.398 dipendenti. Terza è la provincia di Napoli con 31.706 lavoratori, quarta la provincia di Venezia che ha registrato 28.105 dipendenti e quinta la provincia di Bolzano con 26.211 dipendenti.
E tutte hanno registrato un aumento degli occupati nell’ultimo anno.

Vera MORETTI

Niente obblighi dei gestori di locali pubblici per l’utilizzo della Wi-Fi

Il Garante della Privacy è intervenuto relativamente agli obblighi in materia di privacy da parte dei gestori di locali e pubblici esercizi che permettono la navigazione interben tramite Wi-Fi.

La responsabilità dei siti visitati e dell’utilizzo del Wi-Fi nei locali pubblici, ma anche quello dei terminali messi a disposizione è esclusivamente dei clienti che se ne servono.

Il dubbio che aveva spinto il Fipe a chiedere l’intervento del Garante era legato al decreto Milleproroghe del 2010 che sollevava i gestori da ogni responsabilità in merito alla navigazione tramite Wi-Fi offerta gratuitamente, obbligandoli però a far firmare al cliente una autorizzazione al trattamento dei dati personali nel caso in cui si fossero volute informazioni più dettagliate.

La questione più delicata riguardava i provider che forniscono programmi di archiviazione i quali avevano interpretato la norma sostenendo che “su gestori di bar e ristoranti incombeva l’obbligo di registrazione dei dati da parte degli utenti, così come dovevano essere anche ritenuti corresponsabili dei siti visitati dai loro clienti in caso di connessione alla rete con l’accesso telematico fornito dal locale”.

Il Garante ha confermato che: “gli esercenti che ancora dispongono di strumenti per il monitoraggio e l’archiviazione dei dati possono eliminarli, senza il rischio di alcuna responsabilità, rendendo così realmente libero il servizio di Wi-Fi offerto. Altrimenti, se vogliono continuare ad utilizzare tali sistemi in maniera legittima, sono tenuti a rendere informati i propri avventori dell’utilizzo che viene fatto dei dati monitorati, attraverso la sottoscrizione da parte loro del consenso al trattamento degli stessi”.

Vera MORETTI

Marcello Fiore nuovo direttore generale di Fipe-Confcommercio

Fipe-Confcommercio Imprese per l’Italia ha il suo nuovo direttore generale: la Giunta di presidenza federale ha nominato, per questo incarico, Marcello Fiore, già vice direttore vicario della struttura.

La scelta è stata dettata non solo dalla fiducia e dalla stima nei confronti di Fiore, che ha imparato a farsi conoscere ed apprezzare dalla Federazione, della quale fa parte dal 1976, ma deriva anche, come ha affermato Lino Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio, da “risultati conseguiti nel periodo di facente funzione nel ruolo, dove ha ampiamente dimostrato il possesso dei requisiti indispensabili alla mansione, in primis la capacità di comando“.

Inoltre, Fiore si presenta con un curriculum accademico notevole, che sicuramente potrà aiutarlo a ricoprire questa carica al meglio. A questo proposito, Stoppani gli ricorda “un particolare impegno verso la valorizzazione della struttura esecutiva affidata alla Sua Direzione“.

Vera MORETTI

Niente indennità ad ottobre 2012

Nell’accordo 20 febbraio 2010 tra le parti sociali che ha rinnovato il CCNL Turismo Confcommercio era stato inserito un articolo dedicato all’effettiva diffusione della contrattazione di secondo livello.

Le parti avevano deciso di istituire un premio di risultato destinato ai lavoratori dipendenti da aziende che non rientrano nel campo di applicazione di un accordo integrativo aziendale o territoriale sottoscritto dopo il 1° luglio 1993 da aziende o associazioni aderenti alle parti stipulanti il presente contratto.

L’erogazione del premio doveva essere connessa al raggiungimento degli obiettivi da definirsi con accordo integrativo, aziendale o territoriale e da erogarsi con la retribuzione di ottobre 2012. Era stato anche fissato l’importo da versare ai lavoratori in assenza di accordo integrativo entro settembre 2012.

Ma la Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha emanato il 18 ottobre 2012 la circolare n. 54/2012, la quale ha stabilito, nonostante la mancanza dell’accordo integrativo entro il 30 settembre 2012, la sospensione dell’erogazione dell’indennità dal mese di ottobre 2012.

Il motivo per questa sospensione è stato semplicemente spiegato facendo riferimento al difficile stato in cui si trova il settore, a causa di fattori di natura macroeconomica e normativi, compresa la riforma del lavoro, che non erano stati previsti quando era stato stipulato il CCNL Turismo.

Vera MORETTI