Flat tax incrementale dal 2024 va in pensione

La legge di bilancio 2023 aveva previsto come misura sperimentale e quindi per il solo 2023, la flat tax incrementale, cioè la tassazione piatta, proporzionale, non progressiva. Questa misura non è tra quelle rinnovate nel disegno di legge di bilancio per il 2024, il testo ormai definitivo, arriva in Senato il 22 dicembre 2023.

Cos’è la flat tax incrementale e come funziona

La flat tax incrementale è un regime opzionale, quindi il titolare di partita Iva in regime ordinario può sceglierlo o meno. Prevede per gli incrementi di reddito rispetto ai redditi prodotti negli anni dal 2020 al 2022, con decurtazione di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare, l’applicazione di un’aliquota Irpef al 15%. La flat tax incrementale può trovare applicazione su una base imponibile massima di 40.000 euro.

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La flat tax si applica sui redditi prodotti nel 2023, quindi nella dichiarazione che sarà presentata nel 2024, non troverà poi più applicazione quindi solo per il prossimo anno ci sarà la necessità di effettuare il doppio calcolo dell’imposta.

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Il contribuente può comunque scegliere di evitare il doppio calcolo rinunciando all’aliquota opzionale, ovviamente dal punto di vista economico questa scelta non è conveniente, infatti nel 2023 la prima aliquota Irpef è al 23% per redditi fino a 15.000 euro, quindi aliquoita più elevata rispetto al 15%.

Quale sarà la tassazione dopo la flat tax incrementale?

Come detto, la misura non è prevista nella legge di bilancio 2024, questo vuol dire che non ci sarà una proroga e al 31 dicembre scadrà questa tassazione di favore.

Dal 2024 dovrebbero però entrare in vigore per i titolari di partita Iva le misure disposte dal concordato preventivo biennale. Attualmente non è possibile determinare se questa misura porterà effettivamente a pagare meno imposte, di sicuro aiuterà a ridurre la burocrazia perché partite Iva e Fisco concorderanno per due anni le imposte da pagare. Non mancano polemiche sui maggiori controlli a cui saranno sottoposti coloro che decidono di non aderire al nuovo regime fiscale.

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Flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti, addio

Non si possono fare riforme fiscali strutturali che prevedano minori entrate basandosi escsluivamente sulla supposta diminuzione dell’evasione fiscale che dovrebbe comunque mantenere in equilibrio i conti. Questa sembra essere ora la base della riforma fiscale e di conseguenza in Commissione Finanze crollano molti dei punti base che erano alla base della proposta. Salta la flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti.

Flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti, non si può fare

In commissione Finanze alla Camera si lavora in modo celere si punta a smaltire in breve tempo i 600 emendamenti presentati alla legge di delega fiscale. Tra le ipotesi che prendono sempre più piede c’è l’eliminazione della tassa piatta sugli aumenti di stipendi per i lavoratori dipendenti, la flat tax incrementale. La stessa resterebbe però per i lavoratori autonomi che naturalmente non applicano già la flat tax.

Questo non impica che non ci siano novità per i lavoratori dipendenti sulla tassazione Irpef, infatti si sta lavorando all’ipotesi di una tassa piatta su premi di produttività, straordinari (ma solo oltre una determinata soglia) e tredicesime. Un’aliquota ancora non è stata definita, ma sembra che si vada verso il 15%. Ricordiamo che la prima aliquota Irpef attuale è al 23%.

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Superbollo, rateizzazione imposte e aumento tassazione per cannabis light

Dai lavori in Commissione emerge la volontà di confermare l’eliminazione del Superbollo auto.

Sembra andare verso la conferma anche la rateizzazione delle imposte per autonomi e professionisti, l’idea è quella di distribuire il carico fiscale in modo più equo o proporzionato nell’arco dell’anno.

Brutta notizia invece per i produttori di cannabis light, infatti dovrebbe aumentare la tassazione ed essere parificata agli altri prodotti “da fumo”. Naturalmente un aumento di tassazione si riverserebbe comunque sui prezzi. L’emendamento presentato prevede anche il divieto di vendita ai minori di 18 anni e un’autorizzazione dell’Agenzia dogane per la commercializzazione.

Restano in piedi le altre proposte, cioè la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a tre, l’eliminazione delle microtasse, tra cui anche la tassa di laurea, l’estensione dell’uso del modello F24 per i versamenti delle imposte. Il Governo punta a terminare i lavori prima dell’arrivo della chiusura estiva ed è quindi corsa contro il tempo.

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La tredicesima mensilità sarà detassata? Ecco le novità annunciate

Nell’audizione del 2 maggio 2023 nelle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato, il vice-ministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo ha annunciato che tra le intenzioni del Governo vi è la detassazione della tredicesima mensilità. Sono molti i lavoratori e pensionati che a questa notizia hanno espresso la loro approvazione, ma potranno vedere una tredicesima più importante già a dicembre 2023? Questi i chiarimenti.

Nel decreto Lavoro taglio del cuneo fiscale, ma la tredicesima mensilità non sarà detassata

La prima cosa da sottolineare è che la detassazione della tredicesima mensilità non è prevista nel decreto Lavoro varato il 1° maggio 2023. Tale provvedimento contiene misure per il lavoro che contribuiranno per un breve lasso di tempo ad aumentare la busta paga, si tratta del taglio del cuneo fiscale.

La norma prevede un taglio del 6% sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, il taglio non si applica alla tredicesima mensilità. Solo nel caso di retribuzione imponibile inferiore a 1.923 euro l’esonero sale al 7%.

L’obiettivo è rendere il taglio del cuneo fiscale strutturale ma per il momento tale non è.

La tredicesima mensilità sarà detassata nel 2024?

Per quanto riguarda la detassazione della tredicesima mensilità annunciata dal vice-ministro Maurizio Leo, la prima cosa da sottolineare è che non si tratta di un provvedimento che sarà adottato a breve e valido per il 2023. Si tratta di un’ipotesi allo studio e ancora non è chiaro quale dovrebbe essere la forma, infatti Maurizio Leo ha annunciato che potrebbe essere applicata attraverso l’applicazione di una flat tax incrementale su redditi dei lavoratori dipendenti.

Sappiamo che la flat tax incrementale è una tassa piatta applicata all’aumento di reddito tra un determinato periodo di imposta e un periodo precedente, si parla generalmente del reddito medio degli ultimi tre anni. Secondo chi scrive una flat tax incrementale sui redditi dei lavoratori dipendenti difficilmente sarà in grado di produrre una detassazione sulla tredicesima mensilità, ma come anticipato è una bozza di progetto che non sarà comunque in vigore per dicembre 2023.

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Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Riforma fiscale, presentata la bozza: Irpef, flat tax, Ires e agevolazioni

È pronta la bozza della tanto attesa riforma fiscale, si compone di 4 parti per un totale di 21 articoli che andranno a riguardare tutti i contribuenti. Ecco cosa cambia.

Riforma fiscale, riduzione delle imposte con revisione delle agevolazioni

L’obiettivo è ridurre la tassazione dei contribuenti e quindi diminuire la pressione fiscale, ma non solo, c’è anche lo scopo di semplificare il sistema. Ecco le principali misure della riforma fiscale.

La riduzione della pressione fiscale dovrebbe essere “finanziata” attraverso una riduzione delle agevolazioni fiscali in favore del contribuente, questo implica che per lo Stato il saldo non dovrebbe variare in modo considerevole, ne deriva che anche i servizi forniti ai cittadini non dovrebbero subire grosse variazioni, ma l’uso del condizionale è sempre d’obbligo.

Novità anche per le società che potranno avvalersi di una nuova Ires a due aliquote fiscali, inoltre per le imprese si va verso il superamento definitivo dell’Irap (imposta sui redditi delle attività produttive). Nella bozza è previsto anche l’addio all’imposta di bollo, ipotecaria e catastale, sia chiaro non scompariranno, ma tali tributi saranno riuniti in un tributo unico che dovrebbe essere più basso.

Per i redditi da fabbricati si procede all’applicazione della cedolare secca anche per gli immobili non a uso abitativo.

Riforma fiscale: arriva la flat tax per i lavoratori dipendenti

Nella bozza di riforma torna anche la flat tax per i dipendenti di cui si è molto parlato in campagna elettorale, la stessa prevede due termini temporali, per i redditi aggiuntivi, cioè flat tax incrementale, si applicherà già dal 2023, quindi aliquota fissa per i redditi aggiuntivi rispetto a quelli prodotti nell’anno precedente.

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Per l’avvio definitivo della flat tax per tutti i redditi da lavoro dipendente invece il termine previsto è fine legislatura. Di conseguenza la riduzione degli scaglioni Irpef a tre dovrebbe essere una misura temporanea e applicata quindi solo per il periodo dall’entrata in vigore della riforma fiscale fino all’entrata in vigore successiva della flat tax.

Attualmente sono in vigore quattro scaglioni:

  • 0-15.000 euro aliquota 23%;
  • 15.001-28.000 euro aliquota 25%;
  • 28.001 – 50.000 euro aliquota 35%;
  • oltre 50.001 euro aliquota 43%.

Con la riforma le due aliquote centrali dovrebbero essere accorpate con un risparmio di imposta per i redditi compresi tra 28.0001 euro e 50.000 euro.

Iva con aliquota Zero

Un’altra novità particolarmente interessante è l’applicazione dell’aliquota Iva zero per i beni di prima necessità. Secondo le stime Codacons questa sola misura dovrebbe portare al risparmio in media di 300 euro l’anno a famiglia, naturalmente molto dipenderà dal paniere di beni che effettivamente vengono inseriti all’interno del testo definitivo.

Tra le ipotesi vi è anche il federalismo fiscale che prevede il trasferimento dei gettiti Irpef e Iva verso la regione in cui effettivamente si è prodotto il reddito/ o di residenza del contribuente e in cui è avvenuto il consumo.

Ricordiamo che questa è solo una bozza e l’iter di approvazione della legge di delega per la riforma fiscale e infine il testo definitivo è piuttosto lungo.

Flat Tax incrementale 2023: un esempio pratico per l’applicazione

Nelle settimane scorse abbiamo più volte parlato della flat tax incrementale, ora la stessa la divenuta legge con l’approvazione della legge di bilancio 2023 e possiamo delineare i tratti fondamentali della tassazione, i beneficiari e i limiti.

Cos’è la flat tax incrementale 2023 e a chi si applica?

La flat tax incrementale è disciplinata dall’articolo 1, commi da 55 a 57 delle legge di bilancio 2023 ( legge 197 del 2022). Si applica a contribuenti persone fisiche, esercenti attività di impresa, arti o professioni diversi dai contribuenti che applicano il regime forfetario. Dobbiamo ricordare fin da ora che il regime agevolato con tassazione piatta per ora è previsto solo per l’anno 2023, quindi con dichiarazione presentata nel 2024. Si tratta quindi di un regime straordinario anche in vista della promessa riforma fiscale che dovrebbe portare a un nuovo sistema di tassazione con ridefinizione delle aliquote e delle detrazioni. Attualmente si parla della applicazione del quoziente familiare, ma tutto appare abbastanza poco definito.

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Ricordiamo che la flat tax incrementale non si applica su tutti i redditi, ma solo sui redditi del 2023 eccedenti rispetto al reddito più alto registrato nell’ultimo triennio dal 2020 al 2022. Tale importo viene decurtato del 5%. L’importo così determinato viene definito base imponibile, non può essere superiore a 40.000 euro e prevede l’applicazione di un’aliquota Irpef piatta al 15%. Questa aliquota va a sostituire quelle progressive generalmente applicate.

Nel caso in cui la base imponibile della flat tax incrementale superi i 40.000 euro, viene applicata la tassa piatta solo sul limite dei 40.000 euro mentre la rimanente parte con aliquota ordinaria progressiva.

Esempio di flat tax incrementale 2023

Vediamo ora, sebbene in modo abbastanza semplificato, come funzionerà la flat tax incrementale attraverso un esempio concreto.

Reddito ( ricavi e compensi) 2023: 100.000 euro;

reddito 2022: 60.000 euro;

reddito 2021: 55.000 euro;

reddito 2020: 70.000 euro.

Il reddito più alto è quindi quello del 2020, cioè 70.000 euro e su questo è necessario calcolare la franchigia del 5%. La stessa ammonta a 3.500 euro.

A questo punto occorre calcolare la base imponibile su cui applicare la tassazione incrementale. Il calcolo è 100.000-70.000-3.500= 26.500 euro.

Questo implica che su 26.500 euro invece di applicare l’aliquota ordinaria progressiva prevista dal Tuir, applichiamo la tassa piatta al 15%. Il risultato è 3.975 euro. Il risparmio di imposta è notevole visto che le aliquote progressive sono:

  • 23% per gli scaglioni di reddito fino a 15 mila euro;
  • 25% per i redditi oltre 15 mila e fino a 28 mila euro;
  • 35% per i redditi oltre 28 mila e fino a 50 mila euro;
  • 43% per i redditi oltre 50 mila euro.

 

Flat tax incrementale e per regime forfetario: a chi sarà applicata e come si calcola?

La legge di bilancio 2023 prevede all’articolo 12 la flat tax incrementale. Rispetto alle previsioni iniziali cambia l’impostazione, ma questa dovrebbe essere, dopo numerose indiscrezioni trapelate, la versione definitiva, sebbene ancora passibile di modifiche durante l’iter parlamentare.

Flat tax incrementale solo per lavoratori autonomi e professionisti

La prima cosa da sottolineare è che l’articolo 12 è rivolto a persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni diverse da quelle che applicano il regime forfetario. Questi soggetti possono optare per la tassa piatta al 15% al posto dell’applicazione degli scaglioni progressivi. Naturalmente non si può applicare la flat tax incrementale su tutti i redditi percepiti ( altrimenti sarebbe applicato il regime forfetario), ma solo sulla differenza tra il reddito prodotto nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare. La flat tax incrementale non può trovare applicazione su importi superiori a 40.000 euro.

Flat tax regime forfetario: cambiano i requisiti

L’articolo 11 della bozza della legge di bilancio 2023 prevede invece modifiche al regime forfetario introdotto con l’articolo 1 della legge 190. In particolare si applica una modifica del comma 54 e la soglia per poter optare per il regime forfetario passa da 65.000 euro a 85.000 euro. Cambiano inoltre i criteri di uscita dal regime forfetario. Si tratta infatti di un regime opzionale con tassazione piatta, ma il beneficio si perde nel momento in cui i requisiti “economici” superano la soglia prevista. Con la legge di bilancio 2023 viene introdotto un gap tra i requisiti per accedere al regime forfetario, quindi ricavi e compensi inferiori, dal 2023 al 85.000 euro, e i requisiti di uscita, infatti dal 2023 usciranno in modo automatico dal regime forfetario professionisti e lavoratori autonomi che superano la soglia di 100.000 euro di ricavi o compensi.

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Giorgetti: flat tax incrementale per le partite Iva in regime ordinario

Il Ministro dell’economia e delle finanze ha anticipato in audizione davanti alle commissioni speciali di Camera e Senato l’ipotesi di applicare la flat tax incrementale alle partite Iva che operano al di fuori del regime forfetario, quindi in regime ordinario.

Giorgetti anticipa: potrebbe arrivare la flat tax incrementale per le partite Iva in regime ordinario

Una novità importante potrebbe arrivare per professionisti e imprese che per limiti di reddito o per scelta operano in regime ordinario e quindi non si avvalgono delle semplificazioni fiscali del regime forfetario. Potrebbero infatti avere un vantaggio fiscale sui redditi prodotti in più rispetto agli anni precedenti. Andiamo con ordine.

Il regime forfetario è un regime fiscale opzionale che attualmente può essere scelto dalle partite Iva che hanno redditi e compensi inferiori a 65.000 euro.

Allo studio del Governo c’è l’ipotesi di estendere il regime forfetario alle partite Iva con reddito fino a 85.000 euro o 90.000 euro. Nel frattempo il Ministro Giorgetti nell’audizione al Senato per l’illustrazione del Nadef ( Nota di aggiornamento al documento economico finanziario) ha anticipato che vi è l’intenzione di applicare la flat tax incrementale per le partita Iva che operano al di fuori del regime forfetario. Questo vorrebbe dire che per i compensi percepiti in più rispetto agli esercizi economici precedenti non si applicherà l’aliquota ordinaria, ma quella più bassa del 15%.

Nella dichiarazione afferma: i contribuenti titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario che potranno assoggettare ad aliquota del 15% una quota dell’incremento di reddito registrato nel 2022 rispetto al maggiore tra i medesimi redditi dichiarati e assoggettati all’Irpef nei tre anni d’imposta precedenti.

Di converso non si è parlato di applicazione della flat tax incrementale per le persone fisiche che quindi con molta probabilità continueranno a pagare l’Irpef con scaglioni progressivi.

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Flat tax per regime forfetario a 85.000 o a 100.000 euro. Ipotesi del nuovo Governo

Nel prosieguo dei lavori per la scrittura della legge di bilancio 2023 emergono ulteriori dettagli, tra questi prendono sempre più piede le ipotesi della estensione della flat tax, o tassa piatta, per coloro che optano per il regime forfetario, ma la stessa è inferiore alle aspettative.

Flat Tax: ancora molti i nodi da sciogliere

I lavori per la scrittura della legge di bilancio proseguono e naturalmente ci sono indiscrezioni forse rilasciate anche per testare il polso, tra queste le più rilevanti riguardano la riforma del sistema pensionistico e la flat tax che appare essere sempre meno rivoluzionaria rispetto a quanto ipotizzato all’inizio. In campagna elettorale si era parlato di una flat tax per tutti, senza però fare i conti con le difficoltà economiche che anche le Casse dello Stato potrebbero dover sostenere. Nelle settimane scorse invece si è delineato un provvedimento più blando con flat tax incrementale, inizialmente pensata sulla differenza tra il reddito dell’anno precedente e il reddito corrente e in seguito delineata come flat tax incrementale con parametro determinato dal reddito medio degli ultimi tre anni.

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Per le partite Iva si era invece ipotizzato un allargamento della platea dei potenziali aderenti al regime forfetario fino a ricavi e compensi compresi nel limite di 100.000 euro. Dalle indiscrezioni sembra invece che si stia lavorando esclusivamente a una flat tax allargata per ricavi e compensi massimi fino a 85.000 euro. Non mancano le polemiche soprattutto ora che con inflazione alle stelle e reddito nominale che sta leggermente crescendo sono numerosi i lavoratori e i pensionati che pur non avendo un aumento di reddito reale, rischiano di dover pagare un’aliquota più alta a causa del drenaggio fiscale.

La exit tax dal regime forfetario

C’è però anche un’altra ipotesi allo studio, infatti il caro bollette rappresenta ad oggi il problema principale. Quelle del gas dovrebbero scendere già dalla prossima fatturazione, ma è stato già detto che probabilmente sarà un ribasso temporaneo e che per la restante parte dell’inverno le tariffe ricominceranno a salire. Questo vuol dire che le risorse devono essere concentrate su questo problema e potrebbe non esserci spazio per una riduzione delle tasse come quella che arriverebbe da una eventuale flat tax.

Proprio per questo sembra ci sia allo studio l’ipotesi della introduzione di una exit tax, si tratterebbe di una tassa di accompagnamento all’uscita dalla flat tax per coloro che hanno superato i requisiti reddituali per la permanenza nel regime di favore, cioè che hanno maturato ricavi e compensi superiori a 65.000 euro. Per la exit tax si ipotizza un’aliquota che salirebbe dal 15% attuale al 20%.

Flat tax, flat tax incrementale e fatturazione elettronica: le date

Per le partite Iva potrebbero arrivare presto, ma non tanto, importanti novità. Sembra infatti che non vi siano contrasti sull’ipotesi di una flat tax allargata fino a 100.000 euro, inoltre sono previste novità anche per la fatturazione elettronica, ma i tempi potrebbero essere diversi da quelli attesi.

Ipotesi di flat tax allo studio: allargata e incrementale

Attualmente ad avere i benefici della flat tax al 15% sono imprese e professionisti con un volume di ricavi o profitti non superiore a 65.000 euro. Naturalmente il prezzo da pagare è il non poter effettuare la deduzione delle spese con il metodo analitico, ma con quello forfettario determinato in base ai coefficienti di redditività indicati per le diverse tipologie di attività svolta. In campagna elettorale si è spesso parlato di flat tax e ciò che sembra chiaro è che si procederà su due strade: per le imprese e per i professionisti ci sarà la flat tax allargata fino a 100.000 euro. Ricordiamo che il regime è sempre opzionale.

Per i privati, cioè chi non agisce come impresa e non ha partita Iva si applicherà solo la flat tax incrementale, ma attenzione, la stessa avrà come reddito base non quello dell’anno precedente, ma la media dei redditi dei tre anni precedenti.

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Flat tax: provvedimento rimandato alla prossima primavera

Su questa base sembra che ci sia l’accordo, ma dalle indiscrezioni provenienti dal Governo, non sembra che questa misura sarà introdotta nei prossimi mesi o a partire dal primo gennaio 2023. Da quanto emerge, il Ministro Giorgetti sarebbe preoccupato per le coperture, il prossimo decreto, probabilmente varato già venerdì prossimo, dovrebbe aiutare le famiglie e le imprese a far fronte ai rincari energetici fino al 31 dicembre 2022. Subito dopo il Governo dovrà iniziare a lavorare alla manovra di bilancio per evitare l’esercizio provvisorio di bilancio.

Uno dei problemi relativo alla manovra di bilancio sarà trovare le coperture, proprio per questo motivo appare abbastanza difficile riuscire già nella manovra a inserire anche l’allargamento della platea dei soggetti che possono accedere alla flat tax e la flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti.

Come detto a indicare tali difficoltà e dettare la tempistica è il Ministro dell’Economia Giorgetti che ha anche ipotizzato una possibile introduzione nella primavera prossima.

Salta l’obbligo di fatturazione elettronica obbligatoria da gennaio 2023

Nel frattempo sembrano esservi anche novità per quanto riguarda la fatturazione elettronica. Dal primo luglio 2022 in Italia c’è l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfetari con redditi e ricavi superiori a 25.000 euro. La norma prevedeva poi l’estensione a tutti i forfetari dell’obbligo di fatturazione elettronica a partire dal 1° gennaio 2023. Sembra che tra le ipotesi allo studio vi sia l’eliminazione di tale obbligo. Questo implica che coloro che hanno aderito a un regime di vantaggio (minimi forfetari) non saranno obbligati dal 1° gennaio alla fatturazione elettronica se hanno un volume di ricavi e profitti non superiore a 25.000 euro.

Flat tax incrementale: cosa vuol dire? Ecco una simulazione

La flat tax è stato il cavallo di battaglia della campagna elettorale. Fortemente voluta dalla Lega che propone la peropone anche per i lavoratori dipendenti al 15%, è stata fortemente criticata da quasi tutti i partiti perché impossibile da realizzare in questo momento storico visto che richiede ingenti risorse economiche. Sostenuta con molti distinguo da Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia, ma come flat tax incrementale. Cosa vuol dire per le tasche degli italiani?

Differenza tra flat tax e flat tax incrementale

Parlare oggi di una tassa piatta per tutti al 15% sarebbe una scelta irrealistica, in primo luogo perché difficile, se non impossibile, da sostenere economicamente e in secondo luogo perché Fratelli d’Italia, partito che ha ottenuto la percentuale di voti più alta nella tornata elettorale del 25 settembre e all’interno della coalizione vincente, non ha in realtà mai parlato di tale ipotesi, ma sempre di una flat tax incrementale. Cosa vuol dire?

Secondo quanto presente nel programma elettorale, la flat tax incrementale prevederebbe l’applicazione di un’aliquota al 15% solo sui redditi eccedenti rispetto a quelli dichiarati nell’anno precedente. In poche parole nella dichiarazione dei redditi 2023, relativa ai redditi 2022, quindi la prossima campagna, se la misura venisse approvata, si applicherebbero le aliquote progressive già previste per gli stessi redditi prodotti nell’anno precedente, mentre per i redditi in più prodotti si applicherebbe l’aliquota del 15% fissa.

Un caso pratico con flat tax incrementale

Facciamo caso Tizio abbia dichiarato nel 2022 (redditi 2021) 16.000 euro e quindi aliquota Irpef del 23% fino a 15.000 euro e del 25% per i redditi compresi da 15.001 a 16.000. Nel 2023(redditi 2022) invece dichiara 18.000 euro, quindi 2.000 euro in più rispetto all’anno precedente. In questo caso si potrebbe delineare questa soluzione:

  • fino a 15.000 euro aliquota del 23%;
  • da 15.001 euro a 16.000 euro aliquota del 25%;
  • da 16.001 a 18.000 euro si applicherebbe la flat tax incrementale al 15%.

Quindi con un buon risparmio rispetto al passato in cui anche a questa quota di 2.000 euro avrebbe visto l’applicazione dell’aliquota al 25%. Ricordiamo che le deduzioni vanno ad incidere sulla base imponibile e quindi possono fare la differenza sullo scaglione applicabile.

Ad oggi non è possibile capire gli effetti sul gettito fiscale della flat tax incrementale. Di sicuro il vantaggio per i contribuenti sarebbe relativo e limitato ai contribuenti che riescono ad avere un incremento del reddito.

La soluzione di una flat tax incrementale potrebbe essere l’ideale per evitare tutte le lungaggini che potrebbero essere richieste con l’applicazione della tassa piatta secca. Infatti, anche limitando i danni sul gettito fiscale che potrebbero conseguire con la proposta di Forza Italia di una flat al 23%, ci sarebbe lo scoglio della Costituzione che prevede un sistema fiscale progressivo, cioè che consenta di far pagare più tasse in misura più che proporzionale, quindi progressiva, a chi guadagna di più.

La proposta di Fratelli D’Italia prevede inoltre l’estensione del regime forfetario con flat tax al 15% fino a 100.000 euro. Ricordiamo che il regime forfetario è opzionale.