Riforma fiscale, critiche dal Fondo Monetario Internazionale.

Dal Fondo Monetario Internazionale arriva l’allarme entrate fiscali per l’Italia. A rischio l’equità con la flat tax e le sanatorie.

Debito pubblico alto non favorito dalla riforma fiscale, monito del Fondo Monetario Internazionale

L’Italia sta affrontando in queste settimane la discussione della riforma fiscale. I tratti salienti sono la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 con un taglio delle imposte per il ceto medio, l’eliminazione delle microtasse, tra cui il Superbollo, la riduzione della tassazione su tredicesime, straordinari e premi di produttività.

Proprio su queste misure la Ragioneria dello Stato ha espresso perplessità perché non è possibile quantificare le minori entrate che possono derivare da questi provvedimenti per le casse dello Stato, a ciò si aggiunge che l’articolo 20 della delega fiscale prevede che vi sia un’invarianza del gettito fiscale.

Alle perplessità della Ragioneria dello Stato, si sono aggiunte quelle dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio e seguono quelle del Fondo Monetario Internazionale. Lo stesso esprime dubbi sulla flat tax e sulle sanatorie fiscali. Sollecita l’Italia ad adottare un sistema di tassazione che ampli la base imponibile e che sia efficiente e assicuri equità.

Le politiche fin qui adottate infatti non favoriscono la riduzione del debito pubblico.

Perplessità in particolare sono espresse sulle sanatorie fiscali che disincentivano l’adempimento volontario in quanto vi è sempre la possibilità di risparmiare sulle imposte dovute senza pagare sanzioni e interessi.

Attenzione al sistema pensionistico

Dubbi sono stati palesati anche sul sistema pensionistico. In questo caso il FMI sottolinea che l’Italia è uno dei Paesi con l’età pensionabile più bassa e auspica un’applicazione della legge Fornero e l’eliminazione degli scivoli pensionistici che consentono l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.

La preoccupazione è relativa anche alla denatalità per questo si suggeriscono riforme che possano portare a un maggiore ingresso delle donne nel mondo del lavoro anche per evitare una riduzione eccessiva della forza lavoro attiva nel Paese. Nel breve periodo questo risultato può essere raggiunto con le politiche migratorie.

Infine, il Fondo Monetario Internazionale suggerisce un corretto uso del PNRR al fine di non sprecare questa importante opportunità data all’Italia.

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Renzi e il referendum abrogativo del reddito di cittadinanza. E’ un bluff?

Il fatto che il reddito di cittadinanza non sia ben visto da tutti è cosa nota, ma pochi avrebbero immaginato un tentativo di abolizione, anche perché trattasi di una scelta a dir poco impopolare soprattutto in zone del Paese dove più che in altre è una misura di vero sostegno al reddito e invece l’impensabile è accaduto: Matteo Renzi ha annunciato, per l’ennesima volta, l’inizio della raccolta firme per il referendum abrogativo del reddito di cittadinanza.

Il reddito di cittadinanza disincentiva il lavoro?

Negli ultimi tempi le polemiche contro il reddito di cittadinanza sono molteplici, le stesse vengono soprattutto dalle imprese che cercano personale con qualifiche particolarmente basse e che di conseguenza offrono salari non competitivi. Si tratta soprattutto di ristoratori o comunque aziende operative nel settore del turismo e tra queste non mancano nomi importanti come ad esempio Al Bano.

Critiche al reddito di cittadinanza sono arrivate anche dal Fondo Monetario Internazionale che ha sottolineato come in realtà questo sussidio in alcune parti d’Italia, dove il costo della vita è più basso rispetto ad altre, ad esempio il Meridione, disincentiva le persone a cercare lavoro. Inoltre sottolinea che le misure messe in campo dall’Italia per disincentivare l’abuso, non sono sufficienti. I sostenitori del reddito di cittadinanza, non per forza percettori, sottolineano come in realtà questa misura di sostegno stia aiutando il mondo del lavoro in Italia a uscire dallo sfruttamento, infatti le proposte di lavoro che non trovano sbocchi sono quelle pagate in modo insufficiente e in misura tale da non riuscire ad assicurare una vita dignitosa ( come previsto dalla Costituzione). Analizzando alcune offerte emerge che consentono di ricevere un salario inferiore rispetto a quanto si percepisce con il reddito di cittadinanza.

Agli occhi di chi sostiene tali ragioni le imprese sono incentivate attraverso il reddito di cittadinanza ad offrire condizioni di lavoro eque e dignitose. Sicuramente la scarsità di manovalanza, sta mettendo a rischio la stagione estiva e questo probabilmente potrebbe portare a un aumento dei salari.

Matteo Renzi: dal 15 giugno parte la raccolta firme per il referendum su reddito di cittadinanza

A cavalcare l’onda degli scontenti è Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha annunciato l’inizio della raccolta firme dal giorno 15 giugno. L’obiettivo è riuscire ad indire un referendum abrogativo del reddito di cittadinanza. Sottolinea Matteo Renzi che in questa proposta c’è il desiderio di cambiare il mondo del lavoro per i più giovani.

La disciplina è prevista nell’articolo 75 della Costituzione.

La procedura prevede che per poter presentare una proposta di referendum debbano essere raccolte 500.000 firme, in alternativa la proposta può essere presentata da 5 consigli regionali. In questo caso sembra che Renzi voglia procedere alla raccolta delle firme tra i cittadini. Strada prevalentemente utilizzata a tale scopo.

Renzi ha annunciato che la raccolta inizierà il 15 giugno, andrà quindi avanti fino al 30 settembre, naturalmente se la proposta avrà molto successo la consegna di tutte le firme raccolte potrà avvenire anche prima, ricordiamo però che a breve ci sarà la sospensione feriale.

Come si svolge il referendum abrogativo?

Fatta questa prima tappa sarà la Corte Costituzionale a doversi esprimere sulla ammissibilità del quesito proposto e a fissare quindi la data dell’eventuale consultazione elettorale. Hanno diritto a partecipare al Referendum abrogativo tutti i cittadini elettori della Camera, quindi coloro che hanno compiuto 18 anni di età e la consultazione è valida se partecipano al voto il “50% + uno” degli aventi diritto. Inoltre l’abrogazione avverrebbe solo nel caso in cui il “50%+ uno” dei votanti si sono espressi in favore della stessa.

Diciamo che nella maggior parte dei casi, coloro che si presentano al voto per i quesiti referendari votano a favore della proposta, quindi l’obiettivo principale in questi casi è raggiungere il quorum. Nel caso in cui tra l’indizione del Referendum e il giorno del voto ci sia una modifica alle stesse norme oggetto di consultazione, il referendum salta. Non è necessario che la modifica vada nella direzione auspicata dai proponenti il referendum, basta una qualunque modifica a tali norme.

Ci sarà il referendum abrogativo del Reddito di Cittadinanza voluto da Matteo Renzi?

Molti si chiedono se avrà successo la richiesta di referendum abrogativo del reddito di cittadinanza proposto da Matteo Renzi, non è facile in questo momento dare una risposta, ma deve essere sottolineato che già un anno fa il leader di Italia Viva aveva lanciato una petizione on line per verificare il sostegno dei cittadini a questa misura e in tal caso la raccolta di adesioni non riuscì ad arrivare alle 5.000 firme.

A questo deve aggiungersi che ormai non c’è tempo per votare un referendum nella prossima primavera in quanto ci sarà la scadenza della legislatura e di conseguenza il primo periodo utile potrebbe slittare fino al 2025.

L’articolo 28 della legge 352 del 1970 stabilisce che “il deposito presso la cancelleria della Corte di Cassazione di tutti i fogli contenenti le firme e dei certificati elettorali dei sottoscrittori deve essere effettuato entro tre mesi dalla data del timbro apposto sui fogli medesimi“.

L’articolo 31 della legge 352 del 1970 stabilisce che non possono essere depositate richieste di referendum abrogativo nell’anno antecedente allo scioglimento delle Camere per fine legislatura (marzo 2023), inoltre le richieste non possono essere depositate nei 6 mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali. Il 2023 salta.

L’articolo 32 della stessa legge “le richieste di referendum devono essere depositate in ciascun anno dal 1° gennaio al 30 settembre”.

Considerando le varie scadenze, la richiesta potrà essere depositata a partire da gennaio 2024  al 30 settembre 2024 e considerando tutte le prassi sarà possibile votare tra metà aprile e giugno 2025. Che sia un modo per dare un colpo al cerchio e uno alla botte tenendo insieme percettori e imprenditori?

Le reazioni del M5S

Intanto non sono mancate le reazioni del M5S che ha fatto del reddito di cittadinanza il suo cavallo di battaglia. I paragoni con Giorgia Meloni sono piuttosto forti e si accusa Renzi di essere forte con i deboli ( percettori di reddito di cittadinanza) e debole con i forti, facendo in questo caso riferimento ai rapporti di affari con l’Arabia Saudita.

Fondo Monetario Internazionale boccia il reddito di cittadinanza. Disincentiva

Il Fondo Monetario Internazionale boccia il reddito di cittadinanza: disincentiva il lavoro soprattutto al Sud.

Perché il reddito di cittadinanza disincentiva il lavoro soprattutto al Sud?

Il reddito di cittadinanza è una misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle che con questa misura ha inteso eliminare la povertà. Giustamente ha trovato applicazione su base nazionale con le stesse regole, ma di fatto la condizione economica tra Nord e Sud Italia è molto diversa e il costo della vita nelle regioni del Meridione è effettivamente più basso rispetto a quello del Nord. E’ così che il reddito di cittadinanza diventa un sussidio anche più elevato dei redditi che si percepirebbero lavorando, soprattutto perché sono larghe le fasce di beneficiari che approfittano del lavoro in nero. Questi sono in breve i rilievi fatti dal Fondo Monetario Internazionale. Il sussidio versato invece ai lavoratori del Nord non assicura una vita dignitosa e la copertura delle spese e questo porta a un maggiore interesse a uscire dalla platea dei beneficiari.

Quanto percepiscono i beneficiari del reddito di cittadinanza?

Nelle regioni del Sud c’è il più elevato numero di percettori del reddito di cittadinanza, inoltre sono elargiti gli importi più alti. La media in Campania è di 638 euro mensili, ma a Napoli la stessa si alza fino a raggiungere 660 euro a persona. In Sicilia è di 619 euro. Aggiungendo a queste somme eventuali importo dell’ assegno unico di fatto il reddito di cittadinanza sfiora quello che è considerato lo stipendio di un operaio non specializzato al Sud. Questo porta da un lato al costante fiorire di lavoro in nero, magari occasionale, ma che comunque costituisce un ulteriore reddito, infatti sono in tanti a chiedere di lavorare senza essere assunti per non perdere il reddito di cittadinanza, e dall’altro alla difficoltà in alcuni settori, ristorazione ad esempio, a trovare lavoratori.

I rilievi del Fondo Monetario Internazionale

Il Fondo Monetario Internazionale, FMI, sottolinea che in questo modo il reddito di cittadinanza disincentiva nella ricerca di un lavoro perché di fatto lavorare non renderebbe le condizioni di vita migliori. A poco è servito inasprire le “sanzioni” in caso di mancata accettazione del lavoro, infatti in precedenza il reddito di cittadinanza si perdeva dopo aver rifiutato 3 offerte di lavoro, mentre ora il limite è stato ridotto a 2. Dal FMI arrivano anche dei suggerimenti per migliorare il funzionamento del reddito di cittadinanza e trasformarlo in un vero incentivo al lavoro.

Lo stesso potrebbe non essere eliminato, ma ridotto al momento in cui si trova un’occupazione, ad esempio la forza lavoro dei percettori potrebbe essere occupata nei lavori stagionali, ad esempio nel settore turistico che denuncia la mancanza di forza lavoro pari a 350.000 unità senza però perdere il sussidio in questo periodo, ma riducendone gli importi.

Tale suggerimentoha trovato l’appoggio del ministro del Turismo Garavaglia che ha ipotizzato una riduzione del 50% del sussidio per i lavoratori da impegnare nei lavori stagionali. In questo modo si potrebbe anche ridurre la quota di lavoratori in nero che si trova tra i percettori di reddito.

Nel rapporto periodico sull’Italia redatto dal Fondo Monetario Internazionale viene bocciata anche la tassa sugli extraprofitti nel settore energetico e applicata sui guadagni inattesi delle società del settore energetico.

Le stime del pil in ribasso per il 2014

La situazione italiana, ancora lungi dall’essere positiva, ha portato, tra le tante cause, anche un livellamento, al ribasso, delle previsioni di crescita economica da parte del Fondo monetario internazionale.
La notizia non è del tutto negativa, poiché, al contempo, il Fmi ha anche ritoccato in meglio le previsioni per il 2015, trainate dall’economia globale, già favorita dai primi segni di ripresa.

Alla luce di queste informazioni, il Pil del Belpaese dovrebbe attestarsi, per il 2014, ad uno 0,6%, misero ma non malvagio, se si pensa alla flessione dell’1,8% del 2013 e al 2,5% del 2012.
Sul 2015 viene poi pronosticata una accelerazione della crescita al più 1,1%.

I dati sono contenuti in un parziale aggiornamento delle stime. Lo scorso ottobre, nel suo ultimo rapporto previsionale completo sull’economia globale, il World Economic Outlook, il Fmi indicava per il Pil italiano un +0,7% sul 2014 e un +1 %sul 2015.

Sull’insieme dell’area euro le stime di crescita sono state riviste al rialzo di un decimale di punto su entrambi gli anni: ora sul 2014 il Fmi prevede un +1%, mentre sul 2015 un +1,4%.

Vera MORETTI

Niente ripresa nel 2013

Le voci di una ripresa entro l’anno si sono affievolite sempre di più, fino a diventare nulle. Ora, arrivano anche i dati a deludere anche gli ultimi inguaribili ottimisti: nel 2013 la crescita mondiale arriverà al 3,3%, grazie soprattutto al traino dei Paesi emergenti, che da soli registrano un +5,3%.
Le economie cosiddette avanzate, invece, saranno ferme ad un modesto 1,2%, con Stati Uniti (+1,9%) e Giappone (+1,6%) in pole position.
Segno negativo, invece, per molti paesi dell’Eurozona, Italia in testa, poiché dovrebbe vedere il suo Pil contrarsi dell’1,5% per poi segnare nel 2014 una modesta crescita dello 0,5%.

Questo è il panorama che il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale vede delinearsi intorno a noi, con una revisione, sempre con segno meno, delle stime formulate lo scorso gennaio.
Per l’Italia la correzione è pari a 0,4% punti percentuali per l’anno in corso, mentre la stima 2014 è rimasta invariata.

L’analisi del Fondo parla di “prospettive globali migliorate anche se la strada verso la ripresa nelle economie avanzate resterà accidentata”.
La stima per il 2014, invece, del 4%, è rimasta invariata, con un ribasso per l’economia statunitense (-0,2 rispetto al 2013), ma comunque a livelli superiori rispetto alla media, grazie alla domanda privata, sempre più forte.

Il dato negativo dell’Italia (affiancato dal -1,6% della Spagna nel 2013) dovrebbe quindi pesare negativamente sul Pil dell’Eurozona, stimato per l’anno in corso in contrazione di circa lo 0,3% per via di una somma di fattori come “consolidamenti fiscali, frammentazione finanziaria, e aggiustamenti di bilancio nelle economie periferiche”.

Vera MORETTI

L’economia italiana (quasi) la peggiore d’Europa

La notizia non è inaspettata, ma certo neanche piacevole.

Nella bozza del World Economic Outlook, il Fondo monetario internazionale indica l’Italia, rispetto agli altri Paesi dell’UE, in ritardo per quanto riguarda l’economia, anche a causa di un calo del Pil dell’1% registrato nell’ultimo anno e una crescita, prevista per il 2013, di un misero 0,5%.

Il Belpaese non è il fanalino di coda dell’Europa, ma peggio è messa solo la Spagna (-1,5% nel 2013), mentre si raffronta alla crescita dello 0,6% in Germania e dello 0,3% in Francia.
Ai nostri livelli c’è il Portogallo, mentre peggio di noi solo Slovenia (-1,5%), Cipro (-3,1%) e Grecia (-4,2%).

Le prospettive globali “sono migliorate ancora, ma la strada per la ripresa nelle economie avanzate resta sconnessa”.
A peggiorare le cose nel nostro Paese è anche l’incertezza politica dovuta ai risultati delle elezioni.

Vera MORETTI

Berlusconi fa dietrofront: non si candiderà

Berlusconi non si candiderà alle elezioni del 2013: lo ha annunciato questa mattina a Maurizio Belpietro nel corso de ‘La telefonata’ su Canale 5. Il dietro front del Cavaliere lascia aperto lo scenario ad un possibile Monti bis: Berlusconi non escluderebbe infatti la possibilità che a guidare la coalizione dei moderati possa essere l’attuale Premier. E mentre Beppe Grillo si prepara a tuffarsi, e non metaforicamente nella acque del canale di Sicilia, la rockeconomy di Celentano scalda la folla al grido ‘Presidente!’.

IERI

Renzi da Fazio: accuse di plagio e di leso diritto d’autore alle menti del Pd per Matteo Renzi, ospite ieri sera della trasmissione ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio. Il sindaco di Firenze sarebbe un esperto di ‘copia e incolla’ almeno secondo Stefano Fassina, responsabile economico di Bersani, avendo ‘rubato’ l’idea di creare 450 nuovi posti negli asili nido pubblici nei prossimi 5 anni per favorire l’occupazione femminile, dalle proposte avanzate dal Pd. Colpo basso del Leopoldo dopo la mano tesa da Bersani sabato scorso?

Rockeconomy: spread in rialzo ieri sera all’Arena di Verona, dove Adriano Celentano ha incantato oltre 9 milioni di telespettatori e 12mila spettatori presenti nell’arena. Il cantante invoca un’inversione di marcia, l’uscita dalla crisi e si siede al tavolo di economisti e studiosi. E la folla grida a gran voce “Presidente, Presidente”. Il tempismo è perfetto.

OGGI

Berlusconi dietro front?: l’annuncio ufficiale questa mattina sulla sua rete ammiraglia, Canale 5. Silvio Berlusconi, intervistato da Maurizio Belpietro, conferma che non si candiderà alle prossime elezioni del 2013. E paventa anche la possibilità che a guidare il Governo in caso di vittoria del centrodestra possa essere lo stesso Premier Monti: “se ci sono alcuni dei leader dei moderati che hanno un sentimento tale che io non li possa rappresentare allora Berlusconi fa un passo indietro per consentire ai moderati di creare una forza unica contro la sinistra”, ha dichiarato l’ex Presidente del Consiglio, che ha continuato: “intendo fare ciò che è utile e giusto per il mio Paese e se, per ottenere un fronte unico contro la sinistra, c’è bisogno che io mi faccia da parte, lo farò”.
Non c’è trucco non c’è inganno.

Pil Italia: tempi duri per il Pil italiano, l’Fmi taglia al ribasso le previsioni sul prodotto interno lordo italiano. E’ stato presentato oggi a Tokyo il rapporto “Fiscal Monitor” del Fondo Monetario Internazionale che rivela come il deficit del Bel Paese nel biennio 2012-2013 si ridurrà dal 2,7% all’1,8%, il valore più basso tra i Paesi del G7, con la sola eccezione della Germania. In ascesa però è il debito pubblico, che nello stesso periodo passa dal 126,3% del Pil al 127,8%.

Merkel in Grecia: una città superblindata, come non si ricordava dai tempi della visita di Clinton del 1999: Atene si prepara ad accogliere la cancelliera tedesca fra proteste e sit in. La visita in Grecia della Merkel è finalizzata a dimostrare il sostegno del governo tedesco al premier greco Antonis Samaras, e a confermare l’auspicio che la Grecia resti nella zona euro.

DOMANI

Grillo si tuffa in Sicilia: occhialetti, cuffia e muta sono già pronti. Domani mattina Beppe Grillo si tufferà a Cannittello per raggiungere a nuoto la Sicilia: la traversata dello stretto di Messina aprirà ufficialmente la campagna elettorale del leader del Movimento 5 stelle, con uno splash. Sì, proprio come fece nel 1966 Mao, il leader della rivoluzione cinese, che a oltre 70 anni si gettò nelle acque gelide del fiume Yangtsi, per benedire la sua Rivoluzione Culturale.

Bond all’asta: attesa per domani l’apertura dell’ asta del Tesoro per BoT annuali per un importo pari a 8 miliardi di euro e BoT trimestrali per 3 miliardi.

Giornata mondiale della salute mentale: si celebra domani la giornata dedicata alla cura e prevenzione delle patologie legate alla psiche, mentre la Società Italiana di Psichiatria rende noto che solo nella Regione Lombardia sono oltre 500 mila le persone affette da depressione. I più colpiti sono gli ultrasessantenni , mentre la stima di persona che fa uso di farmaci antidepressivi raggiunge quota 200mila.

Alessia CASIRAGHI

Stanziati 3000 miliardi per salvare l’Euro

Nell’ipotesi di un default della Grecia, stando alle  rivelazioni del Sunday Times, avrebbe preso forma durante i lavori del Fondo Monetario Internazionale l’idea di potenziare il fondo “salva Stati” che passerebbe cosi’ da 440 a 3 mila miliardi. In questo modo, sarebbe possibile sia ricapitalizzare le banche europee vulnerabili sia pilotare il default della Grecia limitandone il contagio.

Nessuna conferma ufficiale e’ arrivata a questa ipotesi, eccetto le indicazioni fornite da Gerard Lyons, capo economista della Standard Chartered: “La questione non è  più se la Grecia andrà in default, quanto assicurare che ci sia la potenza di fuoco finanziaria per far fronte a un default e assicurare che il contagio non si diffonda attraverso l’Eurozona quando succederà”.

Su questa linea, anche il capo del dipartimento europeo dell’Fmi, Antonio Borges, secondo cui è  “molto importante” che la Bce e il Fondo ‘salva-Stati’, l’Efsf, agiscano congiuntamente, mentre il membro del board della Bce Lorenzo Bini Smaghi ha sottolineato la necessità di rafforzare il ruolo del Fondo europeo ‘salva Stati’ e far si’ che diventi uno “strumento efficace” per garantire liquidita’ sui mercati.

Marco Poggi

Per il Fondo Monetario Internazionale i conti pubblici dell’Italia sono in regola

Il Fondo Monetario Internazionale, il maggior organo sovranazionale in tema di finanza ha dato l’approvazione ai conti pubblici italiani. Tra i Paesi del G7 l’Italia riesce a conquistare una medaglia di bronzo, prima di noi Germania e Canada. Secondo le previsioni l’indebitamento del nostro Paese si attesterà al 4,3% del Pil nel 2011, per poi scendere al 3,5% nel 2012 e al 3,3% tra due anni. La media delle economie avanzate nel frattempo passerà dal 7,1% di quest’anno al 5,2% del prossimo, fino al 4,1% del 2013. Quella del G7 chiuderà invece il 2011 all’8,6% per poi calare al 6,4% nel 2012 e al 5% nel 2013.

L’Italia aspira a portare il suo debito al 3% (unica in Europa a piazzarsi ottimamente è la Germania che auspica di portare tale percentuale all’1%; la Francia si fermerà al 4%, mentre Spagna e Gran Bretagna si dovranno accontentare del 5%). Per quanto riguarda il debito, il Fondo stima che quello italiano chiuderà il 2011 al 120,3% del Pil, per poi ridursi al 120% nel 2012 e calare gradualmente negli anni successivi fino al 118% del 2016.

Secondo il Fondo l’Italia dovrebbe riuscire a ottenere un avanzo primario già da quest’anno dello 0,2% per salire l’anno prossimo all’1,2%. In questo caso neanche la Germania farà meglio, con un rosso pari allo 0,3% nel 2011 e un avanzo dello 0,5% nel 2012.

Mirko Zago