Cibo Made in Italy il più amato

Si è appena concluso il 17° Salone Internazionale dell’Alimentazione che si è tenuto a Parma fino all’8 maggio.

Ciò che è emerso, è che il cibo italiano è sempre il più richiesto ed apprezzato, grazie a tradizione ed alta qualità delle materie prime.
Il successo che i prodotti Made in Italy hanno riscosso potrebbe segnare un passo importante, ovvero l’uscita dalla “nicchia” in cui erano stati relegati, poiché accessibili solo ai più benestanti, e approdare alla grande distribuzione estera.

Questo era l’obiettivo delle 2700 aziende alimentari italiane che hanno partecipato a Cibus, che aveva il valore di prova generale per l’ormai imminente Expo 2015.

Tra i Paesi presenti all’evento, per un totale di circa diecimila operatori, spiccavano, per l’Europa, Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Benelux. Dal resto del mondo, invece, Stati Uniti d’America, Canada, Brasile, Giappone e Russia del resto del mondo.
Sorvegliati speciali i Paesi del mercato del Sud Est Asiatico, i cosiddetti ASEAN.

A sentire gli italiani, a rendere la nostra cucina così richiesta è un ritorno alle origini e ai sapori di una volta. Un italiano su due, infatti, si ispira alla cucina della nonna, non solo per ricette ma anche per la scelta di prodotti di qualità, senza i quali ogni sforzo viene vanificato.
Non a caso, i piatti più amati sono lasagne, polpette e torte tradizionali, ma anche l’intramontabile parmigiana, le focacce, le frittelle e le cotolette.

A confermarlo è anche uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’Osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda toscana, in occasione del Cibus, condotto su circa 1.200 Italiani tra i 20 e i 55 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire qual è il loro rapporto con il cibo.

E’ intervenuto al Salone Internazionale dell’Alimentazione anche Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, che ha tenuto una conferenza stampa sui temi più rilevanti del comparto agroalimentare.
Ovviamente, sono passati da Parma anche grandi chef come Carlo Cracco, Davide Oldani e Gianfranco Vissani, che hanno animato show cooking e degustazioni.

Vera MORETTI

Negri Bossi diventa americana

Un altro marchio storico che rappresenta l’Italia è passato in mani americane.
Questa volta, però, non si tratta di griffe di moda ma di Negri Bossi, l’azienda di presse a iniezione che vale 100 milioni di euro e si avvale della collaborazione di 400 dipendenti, appartenente alla bolognese Sacmi.

Il colosso operativo meccanico con sede a Imola, e che comprende anche Bi-Power e Roboline Sytrama, ha ufficializzato la cessione alla Kingsbury, multinazionale di Rochester con più di 120 anni di storia nonchè player globale da mezzo miliardo di turnover nei settori automotive, aerospaziale e componentistica elettronica diventato famoso per il salvataggio di Kodak.

Si tratta di un’operazione da 50 milioni di euro che permette a Sacmi di tornare a concentrarsi sulle attività core delle macchine per ceramica e del packaging e, dall’altro lato, a Kingsbury di sfruttare le sinergie produttive per potenziare internazionalizzazione e occupazione delle divisioni italiane.

Su tutte il gioiello di famiglia Negri Bossi di Cologno Monzese ai vertici europei nella progettazione di presse per lo stampaggio a iniezione di materie termoplastiche, che Sacmi ha acquistato un decennio fa, e riportato in utile negli ultimi due anni con un investimento a otto zeri.
Poi Bi-Power di Imola, ramo Sacmi specializzato in presse di grandi dimensioni per l’industria automobilistica europea, fornitore tra gli altri del gruppo Fiat Chrysler.
Infine la Roboline-Sytrama di Vignate, attiva nelle soluzioni robotizzate per il settore plastica.

Nel passaggio di quote sono coinvolte anche le controllate Negri Bossi in Spagna, Francia, Inghilterra, India, Canada e appunto Usa, che portano il volume d’affari complessivo a quota 250 milioni di euro. “Con la prospettiva di un notevole rafforzamento grazie alla capillare presenza di Kingsbury nei mercati anglosassoni, che dovrebbero garantire non solo il mantenimento bensì anche la crescita degli stabilimenti italiani“ , come ha confermato l’ad di Sacmi, Pietro Cassani, che ora fa parte del nuovo Cda di Rochester.

Cassani ha voluto specificare che Sacmi potrà, grazie alla cessione, di ottenere liquidità con cui finalizzare a breve nuove acquisizioni nelle macchine per ceramica e per il confezionamento alimentare. In questo modo, dunque, ripartiranno gli investimenti non solo all‘estero, ma anche da parte dei clienti italiani, con un occhio di riguardo per i produttori di piastrelle.

L’Emilia Romagna è entrata nel mirino degli investitori italiani e l’operazione voluta da Kingsbury è solo l’ultima, anche se non lo sarà per molto, considerando che la regione è terza in Italia per presenza di investimenti Usa, come ha confermato anche Gianluca Settepani, neorappresentante dell’American Chamber of commerce per l’Emilia-Romagna.

Vera MORETTI

La campagna Made in Italy di Enit

Per far sì che la ripresa del settore turistico sia reale e non solo virtuale, l’Agenzia Nazionale del Turismo ha lanciato la sua campagna per il 2013, intitolata “Made in Italy, una vacanza fatta su misura per te”, che si pone l’obiettivo, ambizioso ma alla portata, di suscitare e soddisfare le aspettative individuali dei turisti stranieri.

Questa campagna è concentrata su otto mercati europei, ovvero Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Francia, Scandinavia, Regno Unito e Russia, che rappresentano quasi il 50% dei pernottamenti del turismo estero in Italia.

La campagna pubblicitaria proposta da Enit è articolata per singole tipologie di prodotto: Cultura & Benessere, Enogastronomia, Mare e Laghi, Città d’arte, Expo2015, Montagne & Parchi, Vacanza attiva, Borghi & Enogastronomia. 

Andrea Babbi, direttore generale dell’Agenzia, ha dichiarato: “E’ una campagna aperta perché sia il video che i vari strumenti pubblicitari utilizzati, seguono le regole del `copyleft` permettendo così alle Regioni e agli operatori privati che vorranno utilizzarlo, di personalizzarla con l’implementazione di altre immagini per le loro azioni promozionali all’estero fatte assieme all’Agenzia Nazionale del Turismo“.

Vera MORETTI

Cifre da record per l’export del cibo Made in Italy

Nessuna crisi per il cibo Made in Italy, che, soprattutto quando si tratta di esportazione, non conosce rivali.

Coldiretti, con un’indagine condotta da Istat, ha reso noto, infatti, che i prodotti agroalimentari italiani hanno raggiunto, nell’anno appena trascorso, la quota record di 33 miliardi di euro.

La maggior parte dei prodotti nostrani partono alla volta dei Paesi dell’Unione Europea, per un valore stimato di 22,5 miliardi (+5%), ma anche negli Stati Uniti le vendite sono andate benissimo, con 2,9 miliardi (+6 per cento), così come nei mercati asiatici (+8 per cento, 2,8 miliardi) e in quelli africani dove si è avuto un incremento del 12 per cento, arrivando a quota 1,1 miliardi.

I risultati migliori arrivano però dall’Oceania, dove, nonostante l’importo contenuto, le esportazioni sono aumentate del 13%.

Tra i settori che piacciono di più c’è il vino, con 5,1 miliardi, pari a +8%, seguito da ortofrutta fresca (4,5 miliardi di euro), che cresce del 6%, mentre l’olio che fa segnare un +10% che porta il valore complessivo a 1,3 miliardi.
Aumenta pure la pasta che rappresenta una voce importante del Made in Italy sulle tavole straniere con 2,2 miliardi (+4% ).

Per quanto riguarda il vino, piace anche ai principali concorrenti, come la Francia, dove gli acquisti sono cresciuti dell’11%, Stati Uniti (+8%), Australia (+21%) e nel Cile (+66%).
Lo spumante si afferma in Cina (+101%) ma anche in Gran Bretagna (+50%) e in Russia (+31%), mentre la birra ha registrato forti incrementi nei paesi nordici, a cominciare dalla Germania (+66%), la Svezia (+19%), e l’Olanda (+9%).

Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, ha dichiarato: “Il record fatto registrare dall’export è il frutto del lavoro di un tessuto produttivo ricco, capillare, che coinvolge milioni di uomini e che rende l’Italia competitiva anche all’interno dei processi di mondializzazione dell’economia e delle idee. Ora occorre che questo patrimonio sia difeso, portando sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e dando completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti”.

Vera MORETTI

Prestiti ancora in calo a novembre

In pauroso calo, ancora una volta, i prestiti che le banche hanno concesso a famiglie ed imprese.
Il mese di novembre, infatti, come ha confermato Abi, ha segnato un ulteriore passo indietro, registrando un preoccupante -4% ad una percentuale già in caduta libera.
Si tratta del peggior dato dal giugno 1999, che ha peggiorato il già negativo 3,7% di ottobre.

Ocse, inoltre, certifica che, sempre nel mese di ottobre, la dinamica dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultata pari a -4,9% (-4,2% il mese precedente; -2,8% un anno prima).
In lieve flessione la dinamica tendenziale del totale prestiti alle famiglie (-1,3% ad ottobre 2013, -1,1% il mese precedente; -0,1% ad ottobre 2012).
La dinamica dei finanziamenti per l’acquisto di immobili, è risultata ad ottobre 2013 pari al -1,1% (-1,1% anche il mese precedente; +0,2% ad ottobre 2012).

Abi ha anche fatto presente che nel terzo trimestre 2013 è ripresa la contrazione degli investimenti fissi lordi, con una riduzione congiunturale annualizzata pari a circa il 2,2% (0% nel secondo trimestre).
In peggioramento sono risultati anche altri indicatori riferiti all’attività delle imprese: l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito su base annua ad ottobre 2013 di -1,1%.

Sempre nel terzo trimestre del 2013 si è registrata una significativa diminuzione della domanda di finanziamento delle imprese legata agli investimenti.

Ocse, inoltre, ha rilevato che in Italia, tra il 2011 e il 2012, la pressione fiscale, misurata
come rapporto tra introiti fiscali e Pil, è cresciuta di 1,4 punti percentuali, arrivando al 44,4%.
Si tratta di un aumento superiore alla media Ocse (0,5 punti) e inferiore solo a quelli registrati in Ungheria (1,8) e Grecia (1,6) tra i Paesi membri dell’organizzazione parigina.

La pressione fiscale italiana era prima scesa dal 42% nel 2000 al 40,6% nel 2005, poi risalita al 43,2% nel 2007, riscesa al 43% nel 2011 e risalita al 44,4%.
Nel 2011, ultimo anno per cui esistono dati comparabili per tutti i Paesi membri, il dato italiano del 43% era di quasi 9 punti percentuali superiore alla media Ocse. Il nostro Paese era quinto per pressione fiscale tra i membri dell’organizzazione, dietro Danimarca (47,7%), Svezia (44,2%), Francia (44,1%), Belgio (44%) e Finlandia (43,7%).

Vera MORETTI

Gli italiani pagano in contanti

Gli italiani, quando si tratta di pagare, sono ancora molto affezionati ai contanti.
Un’indagine condotta da Bankitalia su “Sepa e i suoi riflessi sul sistema dei pagamenti italiano”, ha rilevato infatti che nel 2012 ben l’83% delle transazioni complessive è avvenuto in contanti, a fronte di una media europea del 65%.

Inoltre, in Italia il numero delle operazioni pro capite annue effettuate non in contanti è di 71 contro le 187 della media europea e delle 194 di quella dell’area euro.

Sotto questo aspetto, l’Italia si stacca nettamente dagli altri grandi partner europei che tra bonifici, addebiti, operazioni con carte di pagamento e assegni, effettuano un numero di transazioni con strumenti di pagamento diversi dal contante ben superiore ogni anno. In cima alla lista ci sono i Paesi Bassi (349 operazioni procapite), seguiti dal Regno Unito (292), dalla Francia (276) e dalla Germania (222).

Le nostre 71 operazioni sono superate nettamente,e quasi doppiate, anche dalla Spagna, che è a 125 operazioni all’anno.
Tra i pagamenti alternativi, primi sono gli assegni (19 operazioni pro capite annue), mentre bonifico e addebito diretto sono utilizzati solo per il 15-17% dei casi, dato inferiore alla media europea (30%).

Fabio Panetta, vicedirettore della Banca d‘Italia, ha dichiarato a proposito: “La creazione in Italia di un sistema dei pagamenti moderno, competitivo, affidabile contribuirà a rendere il sistema produttivo più efficiente e trasparente. L’ammodernamento del sistema dei pagamenti italiano, la sua integrazione con il più ampio mercato europeo produrranno benefici che vanno ben oltre quelli direttamente connessi con l’introduzione di nuovi strumenti e di nuovi standard tecnici. I cambiamenti in atto, alimentati dalla Sepa, il sistema di pagamento unico nell’area dell’euro, aggiunge l’alto dirigente di palazzo Koch, conferiranno chiarezza e trasparenza alle relazioni di affari nell’intero sistema economico, non solo nel settore dei pagamenti”.

Vera MORETTI

Le startup vincono grazie alle reti con l’estero

Le startup più giovani, fondate negli ultimi anni, stanno dimostrando di essere al passo con i tempi e di aver capito cosa occorre per farsi strada ed imporsi sul mercato.

Ne sa qualcosa Vittorio De Zuane, amministratore delegato di Engeeniuos, startup padovana nata nel 2012, attiva nei settori delle tlc e dell’automazione.
Lo scorso aprile, la sua azienda ha siglato un accodo di trasferimento tecnologico con BeanAir, produttore di sistemi embedded, sensori e gateway per il monitoraggio di vibrazioni, inclinazione e shock utilizzati in campo aerospaziale, trovando in Francia ciò che in Italia era pressoché irreperibile.

Ha dichiarato De Zuane: “Per una piccola impresa con appena cinque addetti come la nostra rivolgersi direttamente a una concorrente con 35 dipendenti avrebbe potuto rappresentare un problema di credibilità. Per questo a gennaio abbiamo chiesto aiuto a Veneto Innovazione, uno dei punti di contatto della rete Enterprise Europe Network che ha individuato il nostro potenziale partner e ci ha fatti incontrare“.

Hds Europe, di Brescia, ha percorso un iter molto simile per trovare un partner commerciale che le permettesse di vendere oltreconfine il suo prodotto di punta, un dispositivo endonasale usa-e-getta per depurare l’aria.
Il ceo Gianpietro Rizzini si è rivolto al nodo Fast della Rete Een e ha compilato un profilo di collaborazione commerciale: “Questo ci ha consentito sin da subito di accedere a fiere e incontri B2B mirati“.

Entrare in questo network si è dimostrato da subito una mossa vincente, che ha portato in un primo momento ad un accordo per la distribuzione in Inghilterra e poi, dall’incontro con l’impresa sino-tedesca Max China, è decollata un’intesa per la vendita sul mercato cinese.

Non si tratta di due casi isolati, perché nel biennio 2011-2012 sono stati siglati ben 478 accordi di cooperazione tra imprese italiane e partner stranieri, grazie al supporto della Rete Een, strumento chiave della Commissione Ue per promuovere la crescita, lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle pmi.

L’Italia è così al terzo posto, dopo Germania e Gran Bretagna, per numero di accordi, seguita da Francia e Spagna.
La maggior parte di essi, riguardano il settore della ricerca (229 accordi), mentre i trasferimenti tecnologici sono stati 98. Le intese commerciali sono state 151, al secondo posto dopo la Germania.
La Spagna è il Paese privilegiato per la sigla di accordi oltreconfine, seguita da Gran Bretagna, Germania, Francia e Turchia.

Ma ora una nuova sfida aspetta i network, ovvero la partita dei fondi Ue per i prossimi sette anni, come ha specificato anche Francesco Pareti, di Eurosportello del Veneto: “La programmazione europea 2014-2020 pone l’enfasi su politiche quali energie rinnovabili, qualità degli alimenti e delle produzioni agricole, clima e ambiente, trasporto integrato e verde, che si traducono in una concentrazione di risorse a favore delle imprese. La rete dovrà svolgere al meglio il compito istituzionale affidatole dalla Commissione Ue di promuovere e facilitare la partecipazione a queste grandi sfide, tramite i due macro-programmi Horizon 2020 e Cosme, che metteranno complessivamente a disposizione di imprese e centri di ricerca più di 10 miliardi di euro all’anno“.

Vera MORETTI

Arredo italiano numero uno in Russia

L’arredo italiano sta ricevendo sempre più attestazioni di apprezzamento e stima nel Paesi del Baltico e delle ex repubbliche Sovietiche: il Made in Italy in fatto di mobili di pregio, infatti, è il numero uno sul mercato russo e non sembra voler arrestare la sua crescita anche verso Azerbaigian, Kazakistan, Lettonia, Lituania e Ucraina.

Con l’escalation degli ultimi anni, la Russia è diventata il quarto mercato mondiale per le imprese del mobile nostrane, dopo Francia, Germania e Regno Unito.

Per questo motivo, assume importanza rilevante la nona edizione dei Saloni WorldWide Moscow, inaugurata oggi, 16 ottobre, e attiva fino a sabato 19 al padiglione 2 del Crocus Expo di Mosca.

Per tutta la durata del salone, dunque, farà mostra di sé l’eccellenza del settore, a cominciare dagli arredi, fino agli elementi accessori per prodotti d’arredo, ma anche imbottiti, apparecchi per l’illuminazione, cucine, mobili da ufficio, complementi, arredo-bagno, tessile e rivestimenti.

Presenti, anche per l’edizione numero nove, SaloneSatellite e Master Classes e si aspettano grande successo di pubblico, considerando che l‘affluenza per l‘anno 2012 aveva registrato un incremento dei visitatori pari al 15,26% e del 39,45% della stampa.

Considerando tutte le edizioni, i Saloni WoldWide sono passati dai 13.1999 della prima edizione ai 41.669 dell’ultima. L’interesse del mercato russo è testimoniato anche dall’aumento dei buyers al Salone Internazionale del Mobile di Milano, che sono passati dai 5.945 del 2004 ai 24.242 del 2013.

Vera MORETTI

Produzioni certificate: l’Italia è prima

Non ha eguali in Europa la crescita delle produzioni certificate che si registra in Italia, che rimane ben salda in testa a questa speciale classifica.

Rivela Istat che, rispetto alle 248 certificazioni rilevate al dicembre 2012, il Belpaese ne ha guadagnate altre 7, arrivando così a 255 denominazioni tra Dop, Igp e Stg.
L’eccellenza agroalimentare Made in Italy non teme rivali, poiché Francia e Spagna, anch’esse sul podio, sono molto lontane: i cugini d’oltralpe, infatti, sono fermi a 197 riconoscimenti, mentre gli iberici sono a quota 162.

Pensando alla crisi economica che sta interessando l’Italia, il segmento dei prodotti italiani certificati è fondamentale per rimanere a galla, e vanta un fatturato al consumo di 12 miliardi nel 2012, di cui un terzo legato alle esportazioni.

Nonostante i numeri siano più che incoraggianti, i margini di miglioramento ci sono: se, infatti, si potenziassero gli strumenti di promozione e di marketing si potrebbero portare alla luce altre Dop e Igp ancora sconosciute e intensificare la lotta alla contraffazione.

Ad oggi, infatti, il 97% del fatturato del comparto è appannaggio di venti prodotti, ovvero quelli più conosciuti, come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Aceto Balsamico di Modena, Mela Alto Adige, Prosciutto di Parma, Pecorino Romano, Gorgonzola, Mozzarella di Bufala Campana, Speck Alto Adige, Prosciutto San Daniele, Mela Val di Non, Toscano, Mortadella Bologna, Bresaola della Valtellina Igp e Taleggio.

Per questo, la Cia, Confederazione italiana agricoltori, sostiene che “ora bisogna lavorare per sviluppare le tante certificazioni meno conosciute ma suscettibili di forte crescita; e farlo organizzando le filiere, incrementando i Consorzi partecipati da tutte le componenti produttive, rafforzando le politiche di promozione in primis sulle vetrine internazionali“.

Tolleranza zero, infine, per gli imitatori dei nostri prodotti di punta, che compromettono il prestigio del sistema alimentare italiano, sia dentro, sia fuori dai confini nazionali: “Solo in Italia la contraffazione alimentare fattura più di un miliardo di euro, con 10 milioni di chili di cibi “tarocchi” sequestrati soltanto nel 2012. Per non parlare dei danni ancora maggiori provocati dall’Italian sounding nel mondo, un business illegale che “vale” 60 miliardi di euro l’anno“.

Vera MORETTI

Turismo, le vacanze si prenotano sempre più online

Uno degli effetti della crisi è rappresentato, sicuramente, da un risparmio sulle vacanze, estive e non.
Ma gli italiani, per non dover rinunciare completamente a viaggiare, preferiscono tagliare sulle spese di agenzia e cercare da soli le offerte migliori.

Invece di rivolgersi ai tour operators, infatti, per scegliere la meta delle vacanze ben il 78% dei viaggiatori italiani si informa e prenota su internet.
La percentuale di chi effettua questa operazione online è aumentata vertiginosamente, tanto che, come ha fatto notare uno studio condotto dall’istituto Redshift Research per conto di British Airways, l’Italia ha superato Francia e Germania per la prenotazione di viaggi in rete.

Tra questa altissima percentuale, ben il 73% sostiene di farlo per ragioni di prezzo.
Nel 24% dei casi, si tratta di prenotazioni di solo soggiorno, mentre il 45% sceglie internet per le opzioni pacchetto volo e hotel o volo e auto.

Il 57% dei turisti, inoltre, visita più portali prima di decidere, in media dai 2 ai 5 portali e si trascorre molto tempo in rete anche per informarsi, e di conseguenza prenotare, anche tutti i servizi assistenziali.

Vera MORETTI