Caro prezzi, in arrivo nuovo decreto per benzina, gas ed elettricità

È in arrivo un nuovo decreto legge per il caro prezzi della benzina e dei costi relativi alle bollette di energia elettrica e gas. Tra venerdì 22 aprile e la prossima settimana, il provvedimento dovrebbe arrivare nel Consiglio dei ministri. Sono quattro, in particolare, gli interventi attesi. Si va dal doppio intervento per il caro prezzi nelle opere pubbliche, allo sconto sulle accise della benzina (proroga), dall’ipotesi di rafforzare il credito di imposta per le imprese energivore e gasivore alla proroga del superbonus 110% per le villette.

Caro benzina, in arrivo la nuova proroga degli sconti sulle accise fino a tutto giugno 2022

Il nuovo provvedimento del governo dovrebbe adottare la proroga per gli sconti sulle accise della benzina fino a tutto giugno 2022. Nel contrasto al caro carburanti, si dovrebbe procedere con il prolungamento del taglio sui prezzi di 25 centesimi a litro, pari a 30,5 centesimi comprendendo l’Iva. L’attuale scadenza degli sconti per diesel e benzina è fissato al 2 maggio 2022.

Sconti gas ed energie elettriche per le imprese energivore: ipotesi di maggiore credito di imposta

Nel provvedimento del governo dovrebbe arrivare anche il rafforzamento del bonus che genera il credito di imposta per le imprese energivore e gasivore rientranti nel decreto legge numero 21 del 2022. Il decreto aveva già innalzato l’aliquota del credito di imposta di cinque punti percentuali. Dal 20% al 25% per i costi sostenuti per l’energia elettrica e dal 15% al 20% per le spese del gas. In merito ai bonus attesi dalle imprese, il governo starebbe lavorando a replicare le misure per il caro costi del precedente decreto.

Superbonus 110%, in arrivo il prolungamento della misura per le villette

In attesa di novità anche gli interventi rientranti nel superbonus 110% per le villette. Il governo potrebbe far rientrare nel provvedimento allo studio anche il prolungamento di tre mesi del bonus edilizio. Attualmente, per le villette la misura prevede la scadenza fissata al 30 giugno 2022. Con le novità in arrivo, i lavori rientranti nel superbonus 110% per la messa in sicurezza e la riqualificazione energetica potrebbero avere scadenza al 30 settembre prossimo. Rimane invariato il tetto del 30% di stato di avanzamento dei lavori da realizzare entro la nuova data.

Due misure in arrivo per il caro prezzi nelle opere pubbliche

Per le imprese impegnate nelle opere pubbliche dovrebbe arrivare il provvedimento per contrastare il caro prezzi. Il governo sarebbe intenzionato a intervenire con due tipologie di interventi. Il primo è quello della compensazione dei costi extra registrati dalle imprese per gli appalti già aggiudicati. Si tratterebbe di riconoscere una percentuale sui costi aggiuntivi. Il secondo intervento contemplerebbe una sorta di “cuscinetto” per ammortizzare l’aumento dei costi sui prezziari da utilizzare per i nuovi appalti.

 

Caro bollette, tutti gli interventi a sostegno delle imprese

L’aumento dei prezzi energetici e il caro bollette sono al centro delle misure di sostegno delle imprese del decreto legge numero 21 del 2022, cosiddetto decreto “Energia”. Gli aiuti contemplano la  defiscalizzazione delle spese per l’energia elettrica e per il gas mediante riconoscimento di bonus fiscali e il sostegno all’autotrasporto. Fa parte del pacchetto anche la possibilità di rateizzare le bollette di maggio e giugno prossimo. Il decreto legge è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 21 marzo 2022, la numero 67.

Credito di imposta per l’acquisto di energia elettrica a favore delle imprese: in cosa consiste?

Una delle misure contenute nel decreto legge “Energia” è il bonus per il credito di imposta a favore delle imprese per le spese relative all’energia elettrica. Il bonus è pari al 12% dei costi sostenuti e va applicato ai costi del secondo trimestre del 2022 qualora il prezzo dell’energia elettrica, calcolato sulla media del primo trimestre del 2022, risulti aumentato del costo per kilowatt/ora di almeno il 30% rispetto al prezzo medio praticato al primo trimestre del 2019. Per beneficiare del credito di imposta le imprese devono essere dotate di contatori di energia elettrica di potenza pari o superiore ai 16,5 kilowatt.

Bonus per l’acquisto del gas, quando si applica il credito di imposta?

Sull’aumento dei costi del gas, il decreto “Energia” prevede un bonus consistente nel credito di imposta pari al 20%. Il calcolo deve essere fatto sul prezzo sostenuto nel primo trimestre del 2022 rispetto al medesimo periodo del 2019. Nel caso in cui i costi del gas abbiano subito un aumento superiore al 30%, l’impresa può utilizzare il credito di imposta sulle spese del gas relative al secondo trimestre del 2022.

Costi energia elettrica e gas, per le imprese energivore e gasivore aumentano i crediti di imposta

Per le imprese gasivore ed energivore, il decreto “Energia” aumenta la percentuale di credito di imposta riconosciuto per le spese di gas ed energia elettrica rispetto ai precedenti provvedimenti. Infatti, il credito di imposta delle imprese energivore aumenta dal 20% al 25%. Per le imprese a forte consumo di gas naturale la percentuale del bonus si incrementa dal 15% al 20%.

Bonus all’autotrasporto, in cosa consistono gli aiuti alle imprese?

Per il sostegno all’autotrasporto il governo ha previsto varie misure. Innanzitutto la clausola di adeguamento del corrispettivo. La formula prevede l’inserimento nei contratti relativi al trasporto della clausola di adeguamento dei corrispettivi per adeguarli agli aumenti dei costi dei carburanti. Quindi, nei contratti in forma scritta verrà inserita la clausola a favore dell’autotrasportatore di adeguare i corrispettivi nel caso in cui il costo dei carburanti aumenti di almeno il 2% rispetto al valore di riferimento immesso nel momento in cui si stipula il contratto.

Altre misure e bonus per il settore dell’autotrasporto

Inoltre, il governo ha stanziato per l’anno in corso 500 milioni di euro che andranno a favore di un fondo per calmierare i prezzi dei carburanti. Si prevede, inoltre, il rifinanziamento dei contributi per incentivare il trasporto delle merci tramite le ferrovie e via mare. Si procedere con lo stanziamento di 20 milioni di euro per ridurre i costi dei pedaggi autostradali e per dedurre forfettariamente le spese non documentate. Infine, per l’anno in corso le imprese di trasporto merci per conto terzi possono beneficiare dell’esonero del versamento dei contributi all’Autorità di regolazione dei trasporti.

Imprese, bollette energia elettrica a rate: in cosa consiste il bonus?

Sulle bollette di energia elettrica e di gas, il decreto “Energia” prevede la possibilità di rateizzare il costo dei consumi in 24 rate mensili. La rateizzazione può essere fatta su richiesta sui costi relativi ai mesi di maggio e giugno prossimi.

 

 

Sistema Swift: cos’è, perché è importante e cosa comporta il blocco?

Negli ultimi giorni sentiamo spesso parlare di sistema Swift in relazione alle sanzioni comminate alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, ma cos’è esattamente il sistema Swift e perché è così importante?

Cos’è il codice SWIF e perché è importante?

Il codice Swift è una realtà quotidiana che riguarda ognuno di noi, ma fino a pochi giorni fa nessuno lo sapeva, oppure conosceva la sua esistenza senza però capirne utilità e funzionalità. Il termine Swift è acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, si tratta di una società cooperativa nata nel 1973 e che è sottoposta al controllo della BCE, Federal Reserve e la Banca Centrale Belga e altri istituti centrali dislocati in varie parti del mondo.

L’obiettivo è consentire transazioni rapidissime a livello globale e questo perché la cooperativa è impegnata nel rendere tutte le transazioni sicure e rapide attraverso controlli telematici. Il fatto che sia sottoposta a controllo di banche centrali praticamente di tutto il mondo e che sia utilizzato da 10 mila aziende e istituti finanziari per le transazioni, rende il sistema SWIFT un nodo centrale nell’economia mondiale. Ordini, acquisti, pagamenti di soggetti privati o di aziende, e quindi anche con alti volumi, passano attraverso questo sistema.

Dove trovo il codice Swift della mia banca e quando devo usarlo?

Ad ogni banca che usa il sistema Swift viene assegnato un codice da 8 o 11 caratteri denominato appunto codice SWIFT, si tratta di un codice univoco che identifica la singola banca.

  • I primi 4 caratteri rappresentano il codice bancario;
  • i successivi 2 caratteri il Paese, ad esempio per l’italia IT;
  • seguono 2 lettere o due numeri che individuano la località;
  • gli ultimi 3 caratteri sono opzionali e individuano la filiale di riferimento, in alternativa a questi sono indicate XXX ed indicano uffici centrali della banca.

All’interno di un bonifico il codice Swift viene indicato solo per i pagamenti internazionali, si tratta di una sorta di IBAN che però opera a livello sovranazionale. Proprio il fatto che l’indicazione esplicita sia richiesta solo per queste tipologie di pagamento, fa in modo che generalmente le banche segnalino al cliente tra le coordinate bancarie solo il codice IBAN, mentre non segnalano il codice Swift, che potrà comunque essere richiesto alla propria filiale nel caso in cui dovesse essere necessario utilizzarlo.

Il blocco dello Swift delle banche russe sta creando problemi alla popolazione che quotidianamente effettua pagamenti, ma l’obiettivo non è questo, o almeno non è questo il principale. Tra i cambiamenti immediati c’è stata l’impossibilità di accedere ai pagamenti attraverso i sistemi Visa e Mastercard, quindi con i pagamenti digitali bloccati si ritorna all’uso prevalente del contante.

Perché il blocco del sistema Swift si utilizza come “arma di guerra”?

Tra le transazioni che passano attraverso il sistema Swift ci sono quelle per l’acquisto di gas dalla Russia da parte dell’Europa, ma non solo, anche da parte di tutti gli altri Paesi che sfruttano le risorse energetiche di questo Paese. Affari di diversa natura intercorrono invece con gli Stati Uniti. Ne consegue che escludere la Russia dai sistemi di pagamento vuol dire tagliare di netto la fornitura economica che alimenta le casse della Russia e consente di avere armi che saranno poi utilizzate contro l’Ucraina.

Non si tratta di una decisione senza conseguenze perché questo taglio, da un lato rischia di mettere in ginocchio la Russia, ma dall’altro mette in difficoltà i Paesi che non hanno autonomia energetica, tra cui l’Italia che sicuramente per un breve periodo può garantirsi una certa autosufficienza, ma nel tempo potrebbe avere notevoli difficoltà. L’Italia dipende dal gas russo per circa il 46% del fabbisogno. Dai dati resi noti dal Ministero della Transizione Ecologica emerge che nel 2020, l’Italia ha importato quasi 66,4 miliardi di metri cubi di gas naturale, di cui il 43,3% (pari a circa 28,6 miliardi di metri cubi) dalla Russia.

Al fine però di evitare il blocco del gas proveniente dalla Siberia, la Commissione UE al tavolo Coreper che riunisce gli ambasciatori dei 27 Paesi Membri dell’Unione Europea ha proposto di escludere dal blocco dei codici Swift quello di Gazprombank cioè la banca attraverso la quale l’ENI effettua le transazioni per l’approvvigionamento del gas.

Escludere la Russia del sistema Swift non vuol dire bloccare ogni flusso di denaro, ma semplicemente costringe il colosso ad adottare circuiti lenti per le sue transazioni.

I precedenti

Deve essere ricordato che non è l’unica volta in cui si è proceduto a questa tipologia di sanzione, infatti già nel 2012 si era provveduto all’esclusione dal sistema Swift dell’Iran. L’obiettivo in quel caso era fermare il programma nucleare. Da quella decisione derivò un notevole calo di PIL dovuto proprio a questa sanzione.

Rispetto al 2012 però qualcosa è cambiato, infatti, la Cina non si è schierata, ma da sempre esprime posizioni vicine alla Russia. Entrambe queste potenze avevano provato in passato a creare un sistema analogo, tentativo poi fallito a causa delle scarse adesioni, ma ora la Cina lavora in modo assiduo alla creazione di piattaforme digitali (yuan) e crypto asset che potrebbero essere rese disponibili alla Russia, superando così anche questo ostacolo. Rispetto al blocco all’Iran c’è anche un’altra differenza e cioè il livello di operazioni internazionali eseguite che per la Russia è molto più elevato e proprio a causa di questo fattore, oltre che al bisogno di gas, si è pensato non a un blocco totale, ma parziale con salvaguardia di alcuni istituti finanziari.

Bolletta energetica: dal 2022 parte la rateizzazione in 10 rate

Il rincaro della bolletta energetica, luce e gas, preoccupa gli italiani e tra le misure che il governo sta introducendo al fine di contenere il disagio per le famiglie in difficoltà, c’è la possibilità di pagare gli importi in 10 rate. Ecco cosa vuol dire.

Rateizzazione della bolletta energetica

In realtà le famiglie italiane ricevono già le fatture di luce e gas periodicamente, solitamente ogni bimestre, questo per evitare un accumulo dei consumi da pagare e per far in modo di tenere sotto controllo la propria spesa energetica. Ora il governo, a fronte di molte lamentele per la scarsa incidenza dei provvedimenti messi a punto per contrastare gli aumenti, ha proposto alla Commissione Bilancio del Senato un emendamento particolare, cioè la possibilità di attivare la rateizzazione nel caso di difficoltà ad affrontare il pagamento della bolletta energetica. L’emendamento fissa le linee generali e spetterà all’ARERA, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, fissare i dettagli.

Come funziona la rateizzazione della bolletta energetica

L’emendamento presentato dal Governo stabilisce che nel caso in cui nel periodo che va dal 1° gennaio 2022 al 30 aprile 2022 i consumatori dovessero maturare dei ritardi nel pagamento delle bollette, il venditore prima della comunicazione del sollecito dovrà avvertire il cliente del fatto che può accedere alla rateizzazione in 10 mesi e senza interessi. Questa misura mira a salvaguardare le famiglie che hanno un ISEE che non consente di rientrare nello sconto in bolletta previsto per le famiglie in difficoltà, che però possono trovarsi in una situazione di momentanea difficoltà economica e non riescono a stare al passo con tutti i pagamenti anche in seguito ai vistosi rincari.

Meccanismo di anticipo per il venditore

La disposizione chiarisce che al fine di compensare le perdite che naturalmente potrebbe avere il venditore di energia è stanziato un miliardo di euro destinato ad un meccanismo di anticipo in suo favore. Potranno accedere a tali fondi i fornitori per i quali gli importi della rateizzazione superino il 3% del valore totale delle fatture emesse. Sarà l’ARERA a stabilire le modalità di conguaglio e la misura. Naturalmente gli anticipi dovranno comunque essere restituiti, il recupero sarà eseguito dalla Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (Csea) che avrà in gestione anche il miliardo stanziato, in misura del 70% degli anticipi ricevuti entro dicembre 2022 e il 30% nel 2023.

L’emendamento prevede inoltre lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro volti ad azzerare gli oneri di sistema per le utenze elettriche e 480 milioni per compensare gli oneri di sistema sulle bollette del gas. Infine, è previsto lo stanziamento di 912 milioni di euro per lo sconto in bolletta in favore delle famiglie economicamente disagiate o nel cui nucleo è presente una persona gravemente malata.

Saipem, nuovo accordo in Iran

La fine del regime di sanzioni economiche nei confronti dell’Iran ha scatenato la corsa dei Paesi manifatturieri a riallacciare rapporti economici con il Paese. L’Italia, per una volta, si è mossa per prima e durante la recente visita del premier Renzi a Teheran, l’amministratore delegato di Saipem Stefano Cao e Ali Yadghar, suo omologo per la compagnia iraniana Razavi Oil & Gas Development, hanno firmato un memorandum of understanding su un importante progetto da sviluppare nel Paese.

Un bel colpo per Saipem, dal momento che il memorandum è relativo a una possibile collaborazione tra le due aziende per i lavori di sviluppo del giacimento Toos Gas Field Development Project, a circa 100 chilometri a nordovest della città di Mashhad. Il giacimento potrebbe essere una miniera d’oro per Saipem: si stima infatti che disponga di più di 60 miliardi di metri cubi di metano, con una capacità di produzione di circa 4 milioni di metri cubi di gas al giorno.

Il progetto di sviluppo su cui si sono accordati Saipem e la compagnia iraniana prevede la perforazione di 5 pozzi oltre a 2 opzionali, nonché la progettazione e la realizzazione degli impianti collegati all’estrazione, al trasporto e al trattamento finale del gas.

La missione di Saipem in Iran fa seguito a quella del gennaio scorso, all’indomani della fine delle sanzioni, quanto la società firmò altri accordi con la National Iranian Gas Company e con la Persian Oil & Gas Development Company, quest’ultimo per i lavori di ammodernamento e potenziamento delle due raffinerie nel Paese.

Gas, il franchising dell’abbigliamento

I franchising che riguardano l’abbigliamento sono molti, e spesso sono di successo, soprattutto se si tratta di marchi conosciuti.
Un esempio è quello di Gas, apprezzato da una clientela trasversale.

Diventare franchisee del brand porta ad una serie di vantaggi offerti dal marchio:

  • Formazione iniziale e continuativa
  • Possibilità di accesso a magazzino riassortimenti
  • Priorità nelle spedizioni
  • Software gestionale
  • Assistenza in fase d’ordine

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Gas.

Bollette in aumento anche nel quarto trimestre

Le bollette continuano ad aumentare.
L’ha confermato l’Indice Costo Elettricità Terziario (ICET) di Confcommercio, a seguito dell’ultimo aggiornamento delle condizioni economiche di maggior tutela deliberato dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il servizio idrico (AEEGSI), che rileva per il quarto trimestre 2014 un aumento del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,5% su base annuale.

Ciò significa che l’Indice, che misura l’andamento della spesa per la fornitura di energia elettrica sostenuta in regime di maggior tutela dai profili tipo di imprese del settore dei servizi, se

Tra le cause di questo aumento, c’è anche il rialzo del 6,7% registrato nel terzo trimestre 2014 rispetto al precedente, dei prezzi all’ingrosso della materia prima energia misurati dall’Indice Prezzo Unico Nazionale del Terziario (PUN Terziario).

Ma non è tutto, poiché la crisi russa sta avendo un forte impatto sulle centrali termoelettriche alimentate a gas e ciò potrebbe portare ad ulteriori rincari in vista dell’inverno.

Ad impensierire maggiormente, però, è il continuo rialzo degli oneri di sistema, che sono saliti del 2,7% rispetto al trimestre precedente, portando così un aumento su base annuale dell’11,9%.

Tale ulteriore aumento porta l’incidenza del peso della fiscalità sul costo complessivo sostenuto al 53,6% di cui il 30,6% da imputare agli oneri di sistema.

Vera MORETTI

Bonus per le auto elettriche

L’Italia incentiva la mobilità sostenibile e lo fa proponendo un bonus fino a 5.000 euro l’acquisto di un auto elettrica. Lo stanziamento totale previsto dal testo unificato sull’auto elettrica adottato dalle commissioni Trasporti e Attività Produttive della Camera, previsto in Aula a giugno, è di ben 420 milioni di euro in tre anni a partire dal 2013.

Chi compra in Italia, anche in leasing, un’auto elettrica a fronte di una rottamazione, nel 2013 avrà un contributo fino a 5.000 euro per i veicoli che producono emissioni inquinanti non superiori a 50 grammi a chilometro di anidride carbonica e fino a 1.200 per un’emissione tra i 50 e i 95 grammi di Co2. Un bonus che scende a 4.000 e mille euro nel 2014 e a 3.000 e 800 euro nel 2015. E’ poi previsto un piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, per garantire su tutto il territorio livelli minimi di accessibilità al servizio di ricarica.

Tra le novità previste per incentivare la fase start up del mercato della mobilità green c’è anche una tariffa promozionale di energia elettrica e gas.
“Ora si passa alla fase emendativa – sottolinea Andrea Lulli, uno dei firmatari di una delle proposte sull’auto elettrica – e spero si proceda speditamente. Il testo è in programma in Aula per giugno e dovremmo farcela”.

Gas e luce, aumenti record

Su Infoiva parliamo, per vocazione, di imprese e professionisti. Ma quando si tratta di mettere il dito nella piaga dello Stato ladro o degli aumenti del carovita, non ci dimentichiamo certo delle famiglie. Così come non si dimentica di loro la benemerita Ggia di Mestre, la quale, questa volta, ha puntato il dito contro la crescita spropositata della bolletta energetica.

Secondo l’associazione mestrina, infatti, tra il 2001 e il 2011 le bollette energetiche delle famiglie italiane sono aumentate del +48,3%. In termini assoluti, la maggiore spesa sostenuta è stata pari a 455 euro, spacchettati tra: 141 euro per l’energia elettrica, 314 euro per il gas. La variazione percentuale, invece, ha visto aumentare l’elettricità del +34,5% e il gas del +58,8%. Dati folli, se comparati all’aumento dell’inflazione nello stesso arco temporale: 15,7%. Complessivamente, il costo della bolletta energetica di una famiglia media italiana è stato, nel 2011, di 1.397 euro: quasi, dicono dalla Cgia di Mestre, lo stipendio mensile medio di un impiegato.

Con buona pace delle liberalizzazioni. Il settore del gas è stato infatti liberalizzato nel 2003 e da allora al 2011 le tariffe sono cresciute del 33,5%, contro un aumento medio dell’inflazione pari al 17,5%. Più calmo il settore dell’energia elettrica, liberalizzato dal 1° luglio 2007: da questa data alla fine del 2011, a fronte di un aumento del prezzo medio della luce dell’1,8%, l’inflazione è aumenta del +8,4% .

Commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre: “Per fortuna grazie alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, gli aumenti sono stati in parte contenuti, anche se non dobbiamo dimenticare che i prezzi dei prodotti energetici sono fortemente condizionati dall’andamento dei costi delle materie prime e dal cambio euro/dollaro”.

Eni, Italgas e la beffa del gas che non c’è

di Davide PASSONI

HAI UNA STORIA SIMILE? SCRIVIMI: direttore@ejournal.it

Chiedo scusa fin da subito ai lettori se occupo questo spazio con una vicenda di carattere privato, ma penso che possa servire a quanti sono nella mia situazione e che sia un esempio di cattiva Italia, di quell’Italia che noi di Infoiva non amiamo.

Tutto ha inizio con la mia richiesta al call center Eni in data 4 febbraio per attivare una nuova fornitura di gas nella mia nuova abitazione. Una fornitura esclusivamente per uso cottura, visto che nel condominio è installata una centrale termica comune che regola l’erogazione di gas per riscaldamento e acqua calda. E qui avviene il pasticcio irrimediabile. Quando, dopo parecchi giorni, ricevo per posta la copia del contratto precompilata, noto che l’utilizzo indicato è cottura+riscaldamento+acqua calda: un errore da parte dell’operatore che avrebbe condizionato tutto l’iter successivo.

Si dà il caso, infatti, che questa tipologia d’uso presume che il cliente abbia una caldaia installata in casa propria, cosa che implica la spedizione a Italgas, titolare della posa in opera del contatore, di alcuni allegati tecnici da compilare a cura dell’installatore della caldaia stessa. Peccato che, non avendo io la caldaia in casa, non posso far compilare ad alcuno questa documentazione. Mi reco presso uno store Eni e mi dicono che la variazione d’uso sarebbe stata fatta dopo l’invio della prima bolletta. Chiedo al customer care al telefono e ricevo la stessa risposta. Illuso, anticipo via fax il 6 marzo a Eni che avrei spedito la documentazione correggendo l’errore e senza gli allegati tecnici compilati dall’installatore (visto che non ero tenuto a farlo) e, il 9 marzo, spedisco il tutto ai due soggetti, via posta ordinaria a Eni, via raccomandata A/R a Italgas, come richiesto. Pensando che i due enti dialoghino tra loro. Illuso.

Attendo sereno che passino i 10 giorni lavorativi (!!) minimi dalla ricezione dei documenti che si prende Italgas per gestire la pratica di posa del contatore e, visto che nulla accade, comincio a chiamare il call center Eni. Sì, perché Italgas è un fortino inespugnabile: non un numero di telefono, di fax o un indirizzo e-mail da contattare per chiarimenti. Nulla. Alla faccia della trasparenza. Sorpresa. Da Eni mi dicono che la pratica è bloccata perché a Italgas mancano gli allegati tecnici. Provo a spiegare e rispiegare che ho spedito un fax, che questi allegati tecnici non li ho spediti perché non ho la caldaia in casa, chiedo loro di correggere l’errore sul contratto per fare in modo che Italgas capisca che questi allegati tecnici io non li devo produrre, ma niente. Prima mi viene detto ancora che la variazione d’uso sarebbe stata fatta dopo l’invio della prima bolletta; spiego che non avrò mai una prima bolletta, visto che nessuno mi installerà il contatore con questa impasse. “Inoltriamo la segnalazione“, mi dicono. Poi, da lì, almeno una chiamata ogni due giorni per due settimane, ogni volta con risposte diverse da parte dell’operatore: la segnalazione è in lavorazione, la segnalazione è in mano all’ufficio competente, bla bla bla. Fatto sta che l’impasse non si sblocca, il contatore non c’è, mia figlia di 3 anni mangia come può roba cotta con tanti disagi sull’unica piastra elettrica di casa.

Esasperato dai minuti passati al telefono, dalle volte in cui l’operatore del call center di Eni mi dice che ci sono aggiornamenti di sistema in corso per favore richiami tra un’ora, dalle risposte contradditorie, decido di rivolgermi a un gestore alternativo: tanto, penso, se la pratica di là è ferma, chissenfrega, la lasciamo morire. E invece no! Il gestore alternativo mi dice di sincerarsi che presso Italgas non sia occupato il mio PDR, ossia un codice univoco che identifica il punto fisico in cui il gas viene consegnato dal fornitore e prelevato dal cliente finale: perché loro possano procedere all’attivazione, non deve essere attiva alcuna richiesta di allaccio. Chiamo Eni e, naturalmente, scopro che il PDR è occupato dalla mia precedente richiesta. Chiedo di annullare tutto, richiesta di contratto e posa del contatore. “Mandi un fax“. Mando un fax in data 28 marzo e ricomincio le mie chiamate quotidiane al call center, per qualche giorno sentendomi rispondere “il fax è arrivato ma non è ancora stato lavorato“, fino a che il giorno 30 marzo un operatore mi dice che il PDR è libero. Via, si chiama il gestore alternativo. Che al momento di attivare la richiesta mi dice che il PDR è occupato. Furia. Richiamo il call center Eni col sangue agli occhi il 3 aprile e, per la prima volta dopo una dozzina e più di chiamate, trovo un operatore cortese e customer oriented che si sbatte per ricostruire tutta la vicenda (Maurizio, codice 18613: dategli un aumento, passatelo di grado) e, dopo avermi tenuto 28 minuti e rotti al telefono, scopre che, mentre da Eni il mio contratto è stato annullato, da Italgas è stata forzata l’attivazione in data 17 marzo, bloccando ancora PDR e tutto il resto.

Maurizio codice 18613 fa quello che è nelle sue possibilità segnalando l’assoluta urgenza dell’annullamento in toto della pratica e la necessità di contattarmi una volta fatto. Talmente urgente che richiamo il 5 aprile e mi sento rispondere che la pratica non è ancora stata gestita, “a questo punto se ne riparla dopo Pasqua“. E no, se ne riparla ora, su queste pagine, sui social network e ovunque si possa fare casino. Perché dopo ben 2 mesi sono stufo di pagare, io e la mia famiglia, per un errore fatto a monte dall’operatore che ha innescato una catena cui pare impossibile porre rimedio; per l’insipienza di tanti operatori telefonici che, più che la volontà di aiutare il cliente, cercano di chiudere la telefonata il più in fretta possibile e senza grane; per una società, Italgas, che nemmeno la Cia: scommetto che è più facile trovare online il numero di telefono di Barack Obama.

Signori, siamo nel 2012 e questa è la situazione dell’ex monopolista del gas in Italia, che si comporta come se fosse ancora il padrone del vapore, in barba al mercato libero. HAI UNA STORIA SIMILE? SCRIVIMI: direttore@ejournal.it. Più siamo, più possiamo.

E intanto continuo a cucinare sulla piastra elettrica.