Contributi Inps, aumentano per queste partite Iva

Brutte notizie per alcuni contribuenti partite Iva, aumentano per loro i contributi Inps, la misura è contenuta nella bozza della legge di Bilancio 2024. Ecco per quali contribuenti aumentano i contributi Inps e di quanto aumentano.

Contributi Inps, aumentano per queste categorie

I lavoratori autonomi che non hanno una cassa di pertinenza, ad esempio per gli avvocati c’è la Cassa Forense, sono tenuti ad iscriversi alla Gestione Separata Inps e a versare a questa i contributi previdenziali, in questo modo hanno una copertura previdenziale e per la pensione. Questa categoria di lavoratori molto ampia e variegata ora ha anche una forma di tutela nel caso in cui dovessero esservi dei problemi economici, si tratta della ISCRO, Indennità di continuità reddituale e operativa, la stessa viene pagata attraverso le risorse della Gestione Separata Inps.

Con l’articolo 31 della legge di Bilancio 2024 viene estesa la corresponsione dell’Iscro ai lavoratori con redditi fino a 12.000 euro, a questo ampliamento della platea corrisponde anche un aumento dei contributi Inps per gli iscritti alla Gestione Separata. Stabilisce l’articolo 31 della bozza della legge di Bilancio per far fronte all’aumento della platea dei beneficiari dell’ISCRO, sia disposto un aumento dell’aliquota pari allo 0,35% a partire dal 1° gennaio 2024.

Per effetto di questa disposizione l’aliquota dei contributi Inps passa a l’aliquota dei contributi Inps arriverà a 26,07%.

Chi può percepire l’Iscro?

Ricordiamo che possono beneficiare dell’indennità Iscro gli iscritti alla Gestione Separata al verificarsi di queste condizioni:

  • non essere titolari di trattamento pensionistico diretto;
  • non essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie;
  • aver conseguito, nell’anno precedente rispetto alla presentazione della domanda, un reddito inferiore almeno al 70% rispetto alla media dei redditi prodotti nei due anni precedenti;
  • non percepire l’assegno di inclusione;
  • essere in regola con i versamenti dei contributi previdenziali;
  • essere titolari attiva da almeno tre anni, alla data di presentazione della domanda;
  • aver dichiarato, nell’anno precedente alla presentazione della domanda, un reddito non superiore a 12.000 euro.

A quanto ammonta l’Iscro?

L’indennità non può avere importo inferiore a 250 euro e importo superiore a 800 euro. Si calcola in misura pari al 25% su base semestrale, della media dei redditi da lavoro autonomo dichiarati dal soggetto nei due anni precedenti all’anno precedente alla presentazione della domanda. Non si può continuare a percepire l’Iscro nel caso in cui nel frattempo si percepisca un reddito da pensione o si decida di chiudere la partita Iva.

Leggi anche: Arriva la dichiarazione precompilata per le Partite Iva, ecco come sarà

Manovra 2024, ma quali sono le tasse che aumentano?

Bonus 200 professionisti al via le domande, ecco da quando

Lentamente sembra arrivare la luce in fondo al tunnel per i professionisti e lavoratori autonomi che ad oggi ancora non hanno ricevuto il bonus di 200 euro. La data dalla quale potrebbe essere possibile presentare la domanda dovrebbe essere il 15 settembre 2022.

Bonus 200 professionisti: la domanda potrà essere presentata a breve

Il bonus 200 euro professionisti e lavoratori autonomi è disciplinato dal decreto Aiuti al fine di aiutare i lavoratori e pensionati a far fronte ai rincari energetici. Mentre i dipendenti, pubblici e privati, e i pensionati dovrebbero averlo già ricevuto, non è così per lavoratori autonomi e professionisti. Costoro infatti stanno ancora aspettando che siano delineate le modalità per potervi accedere, la procedura è stata invece più celere per colf e badanti. Anche per lavoratori autonomi e professionisti è previsto il requisito reddituale, cioè potranno richiederlo coloro che nel 2021 hanno avuto un reddito inferiore a 35.000 euro. Il fondo previsto in favore di queste categorie di lavoratori è di 95,6 milioni di euro.

Come presentare la domanda per il bonus 200 professionisti e lavoratori autonomi

In base a quanto finora stabilito nel decreto attuativo firmato dai Ministri del lavoro e dell’Economia, attualmente al vaglio della Corte dei Conti dal giorno 23 agosto 2022, ogni lavoratore autonomo e professionista, dovrà inoltrare la richiesta seguendo le modalità previste dalle singole casse previdenziali, ad esempio gli avvocati dovranno richiederlo seguendo le istruzioni operative fornite dalla Cassa Forense, mentre coloro che sono iscritti alla Gestione Separata Inps dovranno richiedere il Bonus attraverso le indicazioni che rilascerà l’Inps.

Leggi anche: Bonus 200 euro per lavoratori autonomi e professionisti: il decreto attuativo

Le domande per ottenere il bonus di 200 euro per lavoratori e professionisti dovrebbero essere inoltrate con molta probabilità dal 15 settembre 2022 e le stesse saranno vagliate e approvate in ordine cronologico di arrivo fino a concorrenza dei fondi messi a disposizione. In base alle prime stime fatte, a poterne godere saranno circa 477 mila professionisti e di questi 146.000 dovrebbero essere quelli iscritti alla Cassa Forense su un totale di iscritti di 243.000, insomma una larga parte degli avvocati guadagna meno di 35.000 euro l’anno.

Tassazione nel Multi Level Marketing: come si applica alle commissioni

Il Multi Level Marketing è una forma di vendita sempre più scelta dalle aziende anche perché è un sistema che fondamentalmente si auto-alimenta e di conseguenza assicura buoni margini di guadagno a chi sta in vetta al sistema. Ciò che molti sottovalutano sono gli obblighi fiscali, in questo caso ci occupiamo della tassazione del Multi Level Marketing.

Le entrate nel Multi Level Marketing

Il Multi Level Marketing, anche chiamato Network Marketing, è un sistema di vendita diretto, dove coloro che vendono prodotti sono a loro volta procacciatori di ulteriori venditori. Nella maggior parte dei casi vendono prodotti ai vari clienti e gli propongono di diventare a loro volta venditori e in cambio di un servizio di tutoraggio hanno una percentuale di guadagno anche sui prodotti venduti dai loro “affiliati”. Si crea quindi un sistema in cui i guadagni arrivano da due fonti: da un lato ci sono i guadagni sulle proprie vendite e dall’altro i guadagni sulle vendite degli affiliati che a loro volta possono trovare ulteriori affiliati e trattenere da questi una percentuale. Da questa descrizione si nota bene che in azienda si creano diversi livelli di venditori che creano una catena sempre più ampia alla base.

Chiamare il Multi Level Marketing con il nome Network Marketing è un gioco di parole perché allontana l’immagine della piramide e fa immaginare una rete di pari livello, ma in realtà i guadagni diminuiscono man mano e quindi il livello non è pari, infatti ci sono anche sistemi premiali per salire di livello. I guadagni del Multi Level Marketing sono solitamente definiti “commissioni” e il ricevente deve emettere una ricevuta in favore dell’azienda per poterli riscuotere.

Ricordiamo che se i guadagni arrivano esclusivamente o prevalentemente dal cercare nuovi affiliati ci si trova di fronte a un sistema piramidale vietato per legge.

Per brevità rimandiamo alla guida: Multi Level Marketing e sistemi piramidali: differenze e divieti

Tassazione nel Multi Level Marketing

Ora ci occupiamo invece della tassazione del Multi Level Marketing. Si è visto che in Italia quando si produce un reddito è necessario che lo stesso sia tassato, tranne nel caso in cui i livelli di reddito siano di entità tale da non subire imposizione fiscale.

Solitamente nel Multi Level Marketing per entrare nel sistema vi è comunque l’obbligo di acquistare dei kit o dei prodotti. Questa premessa è importante perché in molti casi una parte dei guadagni viene consumata proprio da tali acquisti e si tratta spesso di prodotti costosi. Capita soprattutto con i cosmetici e i prodotti dimagranti, cioè ogni mese vi è un minimo di acquisto da fare per poter continuare ad essere parte del sistema di vendite, questa tecnica viene spacciata come un modo per essere dei testimonial affidabili, oppure si dice al consumatore che lamenta i costi eccessivi, che in fondo permetterseli è semplice, infatti basta a propria volta vendere. Il risultato è uno stuolo di consumatori. Inoltre allargando la sfera di venditori tra i conoscenti, si perdono potenziali clienti.

La disciplina fiscale applicata in Italia è quella del sistema porta a porta definita dall’art. 3 della Legge n. 173/2005, il quale distingue tra attività:

  • occasionale se l’incasso netto non supera i 5000 euro annuali (articolo 3 comma 4);
  • professionale: superato il limite in precedenza visto vi è l’obbligo di partita IVA con codice ATECO 46.19.02 come Procacciatori di affari di vari prodotti senza prevalenza di alcuno , quindi si applicano le varie imposte previste per le imprese organizzate nelle sue varie forme e di dichiarazione IVA. I venditori porta a porta possono accedere al sistema forfettario che prevede una tassazione agevolata.

Aliquote applicate alla tassazione nel Multi Level Marketing

Per quanto riguarda la tassazione applicata dai sostituti di imposta, il regime previsto per le vendite è del 23% su una base imponibile del 78%. Se il venditore ha altri redditi, visti che questi sono già tassati alla fonte, non deve cumulare i redditi ai fini della dichiarazione dei redditi.

Questa è la disciplina prevista per il caso in cui la società che fornisce i prodotti abbia sede in Italia, nel caso in cui la stessa abbia invece residenza all’estero, l’azienda non funge da sostituto d’imposta. Da ciò deriva che gli importi devono essere indicati nella dichiarazione dei redditi annuali e quindi viene successivamente tassata facendo riferimento al totale delle entrate e alle aliquote normalmente applicate nel sistema fiscale italiano. Questa precisazione è importante perché in realtà spesso le società che operano nel Multi Level Marketing non hanno sede in Italia.

Coloro che operano nel settore del Multi Level Marketing hanno l’obbligo di iscriversi alla Gestione Separata INPS e quindi di versare i contributi previdenziali e assistenziali determinati in percentuale sui guadagni dichiarati. Tali contributi devono essere versati per 2/3 da parte dell’azienda e per 1/3 da parte del venditore.