Mise: rifinanziato il fondo per imprese che fanno ricerca e sviluppo

Con un comunicato del 28 giugno 2022 il Ministero dello Sviluppo Economico ( MISE) ha reso noto che sono previsti ulteriori 591 milioni di euro per le imprese impegnate in ricerca e sviluppo.

Rifinanziato dal Mise il fondo per ricerca e sviluppo

Il Mise ha annunciato con un comunicato stampa del 28 giugno 2022 l’imminente pubblicazione di un decreto del ministro Giancarlo Giorgetti in cui si dispone un ulteriore finanziamento di 591 milioni di euro, che si sommano a 500 milioni già previsti dal PNRR. Tali fondi sono destinati alle imprese che fanno ricerca e sviluppo. Grazie a questa ulteriore dotazione sarà infatti possibile agevolare un maggior numero di progetti volti allo sviluppo industriale.

Boom di domande per accesso ai fondi per ricerca e sviluppo

L’esigenza di questo ulteriore finanziamento deriva dal fatto che con il precedente bando che metteva a disposizione di fondi del PNRR il giorno 11 maggio le imprese hanno presentato un numero di domande sufficiente a coprire i fondi disponibili. La piattaforma era stata aperta proprio l’11 maggio e di conseguenza i fondi erano esauriti in poche ore.

Numerose aziende non avevano avuto accesso per i loro progetti a finanziamento alcuno sebbene i loro progetti risultassero idonei ad ottenere fondi. Da qui è arrivata la necessità di reperire nuovi fondi per il rifinanziamento degli incentivi per ricerca e sviluppo industriale attraverso una ricognizione dei fondi disponibili. È bastato poco più di un mese per reperire nuove risorse che saranno disponibili con le modalità indicate nel decreto a breve pubblicato. Non sarà possibile però presentare nuove domande, ma ci sarà lo scorrimento di quelle già presentate e in particolare dei progetti ammessi alla fase della valutazione. In questo modo si intende anche favorire un corretto rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione grazie a servizi celeri ed efficienti.

Inoltre il Ministro ha annunciato che già in autunno ci sarà una nuova tranche di 500 milioni di euro sempre destinati agli incentivi per ricerca e sviluppo economico.

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Agenda verde: stop auto benzina e diesel e caricabatteria universale

Il programma FitFor55 dell’Unione Europea punta a ridurre del 55% le emissioni inquinanti di CO2, ma naturalmente per raggiungere questo obiettivo è necessario un impegno costante e l’Unione Europea sta andando in questa direzione. Il Parlamento Europeo infatti ha compiuto un ulteriore passo verso la realizzazione dell’agenda verde con l’approvazione dello stop alla produzione di auto a benzina e diesel e l’introduzione del caricabatterie universale.

Agenda verde: stop alla produzione e vendita di auto diesel e benzina dal 2035

FitFor55 è il programma dell’Unione Europea che si propone di ridurre le emissioni inquinanti del 55% entro il 2030, per raggiungere il traguardo sono state adottate diverse misure come la crescita dell’uso delle energie rinnovabili. Tra le misure che però andranno a impattare di più sui cittadini c’è l’intenzione di vietare la produzione e vendita di auto diesel e benzina dal 2035. Questo non vuol dire che da tale momento non potranno più circolare veicoli di questo tipo, infatti coloro che già li hanno comunque potranno continuare il loro percorso. Si andrà quindi verso una dismissione graduale che però dovrebbe impattare molto sui livelli di inquinamento.

Questa proposta sta naturalmente seguendo tutto l’iter previsto dalle normative dell’Unione Europea. Il primo via libera era arrivato dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo. Ieri, 8 giugno 2022, invece c’è stato il secondo passo importante, infatti l’emendamento ha ottenuto il voto favorevole del Parlamento Europeo con 339 voti a favore, 249 contrari e 24 astenuti. Il provvedimento contiene però il “salva Ferrari” che consente delle deroghe per i produttori di auto di nicchia come Ferrari e Lamborghini. La deroga sarà in vigore fino al 2036 e consentirà ai produttori di piccole dimensioni ( da 1.000 auto a 10.000 auto l’anno) di continuare la loro produzione. La deroga è prevista anche per i piccoli produttori di furgoni ( da 1.000 a 22.000 pezzi).

Perplessità sul divieto di produzione e vendita di auto diesel e benzina da parte dell’Italia

Occorre sottolineare che, passata la fase di approvazione della normativa, si aprirà un’ulteriore fase di negoziazione a cui parteciperanno anche i Paesi Membri dell’Unione Europea che potranno quindi presentare le loro ragioni e chiedere “aggiustamenti”.

All’interno della compagine politica italiana sembra che l’unico partito a sostenere questa norma sia il Pd, mentre perplessità sono state espresse dal ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, preoccupato soprattutto della ricaduta di queste norme sul settore automotive italiano, mentre Salvini ha parlato di un regalo alla Cina che effettivamente sulla produzione di auto elettriche è tecnologicamente avanti.

Nell’agenda verde approvato l’obbligo di caricabatteria universale

L’agenda verde ieri ha anche segnato un altro passo, infatti le istituzioni europee hanno raggiunto l’accordo per il caricabatterie universale che dovrebbe essere obbligatorio dal 2024. Per il consumatore questo vuol dire poter utilizzare un solo caricabatterie per tutti i dispositivi di cui è in possesso, ad esempio smartphone, tablet. Inoltre al cambio dello smartphone o di altro dispositivo non dovrà nuovamente comprare anche il caricabatterie perché potrà continuare a usare quello già in suo possesso. L’obiettivo è ridurre i rifiuti tecnologici, ma anche consentire ai consumatori di risparmiare infatti il caricabatterie non sarà incluso nelle confezioni di tutti i dispositivi, potrà essere acquistato separatamente quando ve ne sarà bisogno. Naturalmente non mancano perplessità da parte dei costruttori, di queste avevamo già parlato nell’articolo: Unione Europea: arriva la proposta di legge per il caricabatteria universale.

Salta il limite uso contante. Il Governo si spacca e torna a 2000 euro

Il decreto Milleproroghe spacca la maggioranza. L’esame degli emendamenti al Decreto Milleproroghe che deve essere convertito, pena la decadenza, spacca la maggioranza. L’ago della bilancia è rappresentato da Lega e Forza Italia che si smarcano da M5S e Pd.

Perché salta il limite all’uso del contante?

Il decreto Milleproroghe è al vaglio della Commissione Bilancio e Affari Costituzionali, i tempi sono stretti, quindi passerà in aula con la fiducia. Questo implica che il testo votato in Commissione al 98% sarà definitivo e le novità non mancano.

La prima novità importante di questi minuti è che Forza Italia e Lega votano insieme a Fratelli d’Italia e salta il limite all’uso del contante. Il decreto Milleproroghe lo aveva fissato a 1.000 euro. Tale limite era già in vigore dal primo gennaio 2022. Secondo le prime indiscrezioni l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia sarebbe passato per un solo voto, ma questo basta a far traballare gli equilibri su un tema così importante per la lotta all’evasione fiscale.

Con il voto in Commissione il tetto al limite dell’uso del contante sale nuovamente a 2.000 euro.

Governo in difficoltà anche su ex Ilva

Non è questo l’unico tema che sta spaccando la maggioranza, infatti in Commissione Bilancio e Affari Costituzionali, sede in cui si stanno analizzando gli emendamenti presentati, il Governo è già andato sotto 4 volte. L’altro tema scottante sono i finanziamenti all’ex ILVA, ora partecipata da Invitalia. Il decreto prevedeva 575 milioni di euro per le bonifiche, le stesse erano fortemente volute dal ministro Giancarlo Giorgetti. La debacle è stata determinata dal fatto che sebbene i fondi fossero destinati alla decarbonizzazione, vi erano segnali che facevano pensare che in realtà fosse solo un modo per immettere nuove liquidità nelle casse dell’azienda, ciò a scapito della popolazione tarantina. la reazione è tale che alcuni ex esponenti del M5S stanno già chiedendo le dimissioni di Giorgetti.