Diversificare per proteggere il patrimonio

Dopo aver descritto uno scenario da economia del baratto –  eccessivamente catastrofico? – parlando dell’oro fisico, l’unico investimento alternativo che offre la possibilità di acquistarne e venderne quote anche molto piccole, anche un grammo (oggi pari a 40 euro), adattandosi quindi a tutte le dimensioni di patrimonio, ora prendiamo in considerazione una regola aurea degli investimenti, la diversificazione.

Con questo termine si indica la suddivisone del capitale su più tipi di investimento. Tale strategia si confronta con la dimensione complessiva del patrimonio; infatti, se, ad esempio, diversificare significa investire non più del 5% su ogni bene o prodotto, qualora il patrimonio complessivo (compresi immobili, ma esclusa l’abitazione principale, polizze assicurative, terreni, oggetti d’arte, partecipazioni societarie, brevetti…) fosse di 1 milione di euro, il 5% corrisponderebbe a 50mila euro. Quindi si tratterebbe di investire in ogni bene o prodotto 50mila euro al massimo.

Se trovate un immobile che sia in vendita a questa cifra, fatemelo sapere! Forse un box auto o un rudere in campagna, ma non di certo un appartamento di città! Ho reso l’idea?

Diversificare correttamente, in base alle risorse disponibili, è più difficile di quanto si pensi o di quanto vogliano farvi credere i venditori di prodotti o beni. In realtà non si possono fare generalizzazioni.

Bisogna prima capire quali sono i progetti di vita che portano la persona ad accantonare del denaro e poi stabilire come e quando raggiungerli. Non è così scontato che questi progetti di vita siano chiari al soggetto: la maggior parte delle volte vanno scovati nei meandri del cuore e della mente, con l’aiuto di un bravo life planner.

La diversificazione quindi è un modo per prevedere dei percorsi alternativi al raggiungimento delle mete prefissate, ma se si diversifica eccessivamente, il rischio è di non riuscire mai ad arrivare in meta, per usare un’espressione tipica di uno sport a me molto caro, il rugby. Se infatti ogni diversificazione conduce a risultati opposti, i benefici di un risultato positivo saranno annullati da un risultato negativo. Ci vengono in aiuto, come spesso avviene, i nostri antenati latini che dicevano “cum grano salis”, cioè diversificare con misura e buon senso. Magari facendovi aiutare da chi non deve vendervi nulla, se non i suoi consigli.

dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Le alternative agli investimenti alternativi

Una volta si chiamavano beni rifugio. A me un rifugio fa venire in mente un pericolo da cui fuggire. Quale pericolo, nel caso del patrimonio? Una delle opzioni possibili nel prossimo futuro è il ritorno ad un’era di baratto, in cui la moneta cartacea non avrebbe più alcun valore.

Casi limite nella storia recente si sono già verificati: in Germania, durante la Repubblica di Weimar, la carta moneta valeva talmente poco che si pesava, invece di contarla. Per comprare qualcosa, era necessaria una carriolata di banconote, letteralmente. In un’ipotesi di questo genere, assumono valore solo poche cose, che in parte ho già trattato in un precedente articolo: oro, gioielli, auto d’epoca, oggetti d’arte, immobili.

Ce ne sono anche altri, tuttavia, ‘alternativi’, e vorrei trattarli brevemente uno ad uno, in questo e nei prossimi contributi. Inizio a parlarvi dell’investimento alternativo per eccellenza: l’oro.

Quali caratteristiche dovrebbe avere un bene rifugio? Deve essere anche facilmente vendibile, e anche facilmente divisibile in più lotti, senza che ne venga compromesso il valore. Non deve creare problemi di stoccaggio. Deve avere un valore riconosciuto a livello mondiale, quindi una quotazione ufficiale internazionale. Non deve essere soggetto a mode, gusti, tendenze. Deve mantenere il suo valore nel tempo, legato all’inflazione, pur potendo subire oscillazioni.

A me viene in mente un solo bene rifugio con tutte queste caratteristiche: l’oro fisico appunto. Preciso fisico, perché ora si possono acquistare etf e certificati sull’oro, che però hanno un difetto: sono dei pezzi di carta, che potrebbero diventare carta straccia in caso di catastrofe o crisi mondiale.

Inoltre l’oro, a differenza della altre materie prime, è anche considerabile una merce di scambio e una moneta (gli Stati detengono riserve aurifere come prova della loro solidità patrimoniale).

La richiesta di oro da parte degli Stati, soprattutto quelli emergenti, è in incremento, e l’oro non si consuma, quindi la sua scarsità deriva solo dal possesso di alcuni. A maggiori quantità che vengono trattenute e non commercializzate, corrispondono minori quantità in commercio, con un conseguente aumento del prezzo.

Per oro fisico intendo precisamente il lingotto o la moneta (non antica), perché questi hanno bassissimi costi di lavorazione e, in caso di rivendita, si recupera quasi per intero il loro valore. La stessa cosa non accade per i gioielli o gli orologi in oro, perché buona parte del loro prezzo di acquisto è costituito da costi di manifattura, che non vengono certamente pagati quando li si rivende (avete mai portato un anello ad un negozio di compro-oro? quanto ve la hanno valutato?).

Bene rifugio non significa però investimento speculativo: cioè, il prezzo può aumentare o diminuire, ma il bene non si vende per realizzare una plusvalenza (a meno che non sia  così elevate, come nel caso dell’oro, da consigliare una riduzione dell’esposizione complessiva). Inoltre, l’acquisto di oro come bene rifugio deve essere proporzionato al patrimonio complessivo e oggetto di opportune valutazioni sulle quantità necessarie allo scopo, in quanto la diversificazione rimane sempre un sano principio base nelle scelte sugli investimenti.

E’ vero che il prezzo dell’oro ha subito un forte incremento negli ultimi tempi ed è in costante crescita da dieci anni, quindi potrebbe avvicinarsi una bolla speculativa: però ha un suo valore intrinseco, che non dipende da mode o culture, e questo valore è collegato al costo della vita.

Un legionario romano comprava la sua divisa con un’oncia d’oro, più o meno quello che serve oggi per comprarsi un bel vestito.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Beni rifugio o gabbie?

Lo dice la parola: beni su cui rifugiarsi quando succede il peggio. E se invece non sono un rifugio ma solo un miraggio? Disastro!

Un bene rifugio deve proteggere da un evento infausto: la perdita di potere d’acquisto del denaro liquido, per qualunque causa si verifichi, prevedibile (inflazione) o imprevedibile.

Quindi la domanda da porsi è se tutti i beni o gli investimenti hanno questa caratteristica e come possano proteggere il capitale nel tempo.

L’elenco è lungo, farò solo qualche esempio nello schema seguente, ipotizzando di avere investito 100mila euro in uno solo di questi beni:

Bene

Protezione inflazione

Protezione catastrofe

Problemi rivendita

Vendita parziale

Problemi stoccaggio

Casa no no secondo il mercato locale No (molti anziani ora vendono l’usufrutto) no
Auto no no secondo il mercato no si
Arte si si secondo il mercato si si
Oro si si prezzo definito e quotato su mercati regolamentati internazionali si no
Gioielli no si prezzo di mercato, manodopera non rivendibile si no

Alcuni beni non sono divisibili e vendibili separatamente (una casa può essere venduta solo per intero, a meno che non sia possibile frazionarla in più unità abitative, con i relativi costi; un’auto d’epoca la si può vendere solo intera), quasi tutti (tranne l’oro) non hanno un prezzo definito da un mercato regolamentato, ma il prezzo si realizza dall’incontro tra domanda e offerta.

Ci sono beni che hanno bisogno di spazio adeguato dove conservarli (auto o quadri), altri incorporano un elevato valore di manodopera all’acquisto, che non è riconosciuto quando li si vuole rivendere (gioielli, orologi, a meno che non si tratti di oggetti da collezione, rari o antichi); alcuni sono soggetti a valutazioni “modaiole” (dipinti, sculture, arte) con le eccezioni di oggetti d’arte antichi.

Da chi farsi consigliare? Sicuramente non da chi vi deve vendere l’oggetto, che lo decanterà come il miglior bene rifugio esistente.

Un perito sarà in grado di stabilire un valore teorico, magari diverso dal valore di mercato, ma non potrà dirvi se è un bene rifugio e se è in grado di mantenere il suo valore nel tempo. Un consulente patrimoniale indipendente sarà in grado di affiancarvi e di aiutarvi nella scelta più opportuna, non avendo nulla da vendervi: l’importante è che conosca la vostra situazione patrimoniale da ogni punto di vista, poiché un bene rifugio deve essere considerato parte dell’intero patrimonio e acquistato nelle adeguate proporzioni.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

L’oro di Damiani approda anche a Mosca

Momento “d’oro” per i gioielli italiani targati Damiani.

Affacciata sulla centralissima Stoleshnikov Pereulok di Mosca, infatti, è appena stata inaugurata la 65esima boutique del brand, apprezzassimo non solo nei confini nazionali, ma anche all’estero.
Dal 6 marzo, dunque, uno dei marchi più esclusivi, per quanto riguarda i gioielli italiani, ha fatto il suo debutto in una delle vie che ospitano i migliori brand internazionali e fulcro del turismo di alto livello.

Guido Damiani ha dichiarato: “Questa nuova boutique Damiani rappresenta un passo importante per la nostra strategia di espansione nell’area. Stoleshnikov è la via migliore di tutta Mosca e da tempo cercavamo lì la location giusta”.

Damiani è un’azienda già nota nell’ex Urss, poiché ci sono boutique del marchio a Kiev e Odessa in Ucraina, ad Almaty e Astana in Kazakhstan, a Baku in Azerbaijan e a breve arriverà anche in Kirghizistan.

Il successo del brand è sicuramente dovuto alla capacità di accontentare i gusti di una clientela vastissima e variegata, considerando che il Gruppo Damiani comprende, nel suo nutrito carnet, marchi come Salvini, Alfieri & St. John, Bliss, Calderoni e la catena di gioielleria e orologeria di alta gamma Rocca.

Impossibile non trovare un gioiello capace di accontentare anche la persona più esigente.

Vera MORETTI

Notte di terrore a Pesaro per un commerciante e sua moglie

Svegliato nel cuore della notte da cinque malviventi, che, senza troppi complimenti, gli chiedevano le chiavi della cassaforte.

Se, inizialmente, Graziano Olivieri poteva sperare che si trattasse di un incubo, è stato brutalmente riportato alla realtà dalle percosse che uno dei suoi rapinatori gli ha inflitto, mentre gli altri cercavano di rubare più cose possibili.
E’ successo nella notte a Pesaro e la vittima è, appunto, Olivieri che, insieme alla moglie, è stato minacciato di morte se non avesse assecondato gli ordini dei ladri che sono piombati nella sua villa di viale Zara.

Dalle prime ricostruzioni, sembra che la banda di delinquenti era formata da cinque persone, probabilmente provenienti dall’Est, e che, una volta entrati nella abitazione, si siano divisi, in cerca di una cassaforte da aprire e svuotare.

Olivieri è stato sorpreso mentre si trovava nella tavernetta della villa, dove si era addormentato mentre guardava la televisione, mentre sua moglie si trovava in camera da letto.

La vittima della rapina è un commerciante molto noto nella zona, anche per il suo passato di politico e consigliere comunale e provinciale, che ha vissuto venti minuti di panico e di terrore, da quando i rapinatori sono riusciti ad intrufolarsi in casa sua fino a che, soddisfatti del bottino, fatto soprattutto di gioielli di famiglia, se ne sono andati.

I malviventi hanno scavalcato il muro di cinta e si sono introdotti in casa attraverso il nottolino della porta finestra, dopodiché si sono impossessati di un coltello da cucina per spaventare ulteriormente le loro vittime.

Le tracce lasciate dalla banda sono poche e per cercare di scoprire i loro nomi, sul posto si è recato questa mattina il Questore Italo D’Angelo, assieme al Comandante provinciale dei Carabinieri di Pesaro, colonnello Giuseppe Donnarumma, e al dirigente della Squadra Mobile Stefano Seretti.

Vera MORETTI

Meno tasse per i gioielli

Riduzione dell’IRAP sui contratti di prestito d’uso per i metalli preziosi, con diminuzioni relative alla base imponibile.

Risposta positiva da parte dell’Agenzia delle Entrate all’istanza dello scorso 31 maggio di FederOrafi riguardante i contratti di prestito d’uso per i metalli preziosi. D’ora in poi le somme che gli operatori corrispondono alla banca per il prestito d’uso del metallo prezioso ai fini Irap diminuiranno in relazione alla base imponibile. Per quanto concerne invece le operazioni di prestito d’uso con l’estero, l’Agenzia delle Entrate ha avvalorato le 5 fattispecie rappresentate dalla Federazione.

“In un momento di così grande difficoltà per il Paese e per il comparto orafo, la risposta positiva dell’Agenzia ai quesiti della Federazione è un’iniezione di fiducia e un tangibile beneficio per tutte le imprese del settore – ha affermato Licia Mattioli, Presidente FederOrafi. – Mi riferisco alla certificazione secondo cui gli interessi per l’utilizzo del metallo nel prestito d’uso non sono imponibili Irap, una tassa già ‘poco amata’ dagli imprenditori. Ma ha uguale rilevanza l’avvallo dato alla casistica prospettata da FederOrafi circa i complessi adempimenti Iva nelle ipotesi di cliente extra-UE o UE e per operazioni Italia su estero o estero su estero”.

Il nuovo accordo è il frutto di un lavoro preparatorio svolto dalla Federazione nazionale degli Orafi, con l’assistenza di Confindustria Arezzo e Vicenza, quasi un anno prima della formalizzazione dell’istanza all’Agenzia lo scorso maggio.

A.C.

Festa della Mamma: a Milano l’indotto vale ben 720 mila euro

Per la Festa della Mamma, in agenda domenica, si spenderanno 720 mila euro tra fiori, pasticcini, cartoleria, libri, gioielli e profumi a Milano. Mediamente si calcola che siano 50 gli euro spesi per dimostrare affetto alla mamma specie per profumi e gioielli, mentre scendono a 21 gli euro dedicati ai pasticcini e torte. Anche per i fiori si spenderanno mediamente 13 euro. Questo è ciò che emerge da un’indagine della Camera di Commercio di Milano condotta su un campione di 42 imprese.

In totale sono ben 21mila le imprese interessate. Per il 62,4% del totale regionale si tratta di ristoranti (13.171 imprese) ma anche 2.155 negozi di calzature e articoli in pelle (10,2%), 2.076 fiorai (9,8%), 1.784 profumerie ed erboristerie (8,4%), 1.323 negozi di dolciumi (6,3%) e 609 librerie (2,9%) che operano sul territorio. Complessivamente le attività legate alla festa della mamma fanno registrare una crescita del 3,3%, favorita soprattutto da ristorazione (+5,3%) e negozi di articoli in pelle e calzature (+1,1%). Tra le province lombarde, Milano è al primo posto con quasi un terzo del totale regionale (31,8%) e il 4,1% di quello nazionale. Seguono Brescia con il 15,7% regionale e Bergamo (10,4%). Crescono di più Monza (+8,3%), Milano (+4,1%) e Mantova (+4%).

Dario Migliavacca Bossi presidente di Cisgem afferma: “Un indotto importante quello per la festa della mamma per alcuni settori dell’economia milanese. Tra i regali classici anche i gioielli. CISGEM svolge da oltre 40 anni un’importante funzione di controllo della qualità dei materiali gemmologici e dei metalli preziosi; il suo laboratorio è dotato di tecnologie avanzate, che insieme all’esperienza dei propri analisti, permettono di distinguere tutti i materiali in commercio e individuarne anche le più recenti sintesi e sofisticazioni“.

Mirko Zago