Ambrogioni: “Smart working? Un approccio culturale diverso”

 

In questa nostra settimana dedicata alla proposta delle onorevoli Alessia Mosca (PD), Barbara Saltamartini (NCD) e Irene Tinagli (SC) sulla regolamentazione dello Smart Working nei CCNL, oggi abbiamo incontrato il presidente di Federmanager di Giorgio Ambrogioni per una veloce chiacchierata sull’argomento.

Presidente Ambrogioni, come valuta Federmanager questa nuova modalità di lavoro?
Noi da tempo abbiamo costituito un gruppo di lavoro di tecnici per occuparsi di Telelavoro, siamo convinti che siano indispensabili formule nuove per consentire un rinnovamento all’interno del mercato del lavoro. Ben venga la proposta di legge trasversale depositata da tre deputate che conosciamo e apprezziamo da molti anni, siamo nella direzione giusta.

Quando pensiamo al lavoro da casa facciamo riferimento spesso a lavoratori dipendenti ed impiegati, secondo lei questa nuova modalità potrà essere applicata anche per i manager?
Tutto dipende dal ruolo che il manager svolge in azienda. Ci sono manager che sono responsabili di unità operative e, ovviamente, in questo caso la presenza in azienda gioca un ruolo determinante, ma ci sono anche manager con altri profili che potrebbero tranquillamente lavorare da casa. Moltissimi manager che si occupano di ricerca, di export e della parte legale potrebbero lavorare a casa senza che ci siano particolari differenze. Dobbiamo superare gli schemi, a dir la verità parecchio datati, per i quali se non sei in ufficio è come se non ci fossi. Dobbiamo senza dubbio modificare i nostri modelli organizzativi aziendali.

Meno costi, più produttività: questi gli obiettivi del Telelavoro…
Assolutamente si. Ben gestito e ben coordinato può portare vantaggi notevoli: tempi ridotti e costi minori per l’azienda soprattutto, senza che la produttività di un’azienda ne risenta in alcun modo. Sia nel pubblico sia nel privato, se monitorato, non può che far bene.

Anche in Italia i tempi sono maturi?
Sono più che maturi, anzi siamo quasi fuori tempo massimo. C’è il bisogno assoluto di introdurre dosi massicce di innovazioni dal punto di vista dell’operatività quotidiana, delle relazioni e del modo di concepirci come lavoratori. Mi rendo conto che potranno esserci delle resistenze, ma la strada da intraprendere è questa, nonostante tutto un salto qualitativo nella concezione del ruolo manageriale sarà fondamentale, perché gestire lavoratori da casa significherà una rilettura del proprio modo di fare management da parte nostra e un responsabilizzare molto i dipendenti. Sarà fondamentale un approccio culturale diverso.

Jacopo MARCHESANO

Dirigenti falciati dalla crisi

La crisi non guarda in faccia nessuno. Nemmeno i dirigenti. In Italia, dall’inizio della depressione dei mercati, ne sono “caduti” almeno 100mila. Dati freddi, tipici dell’Istat – che li ha diffusi – che rilevano come il numero dei dirigenti sia sceso del 20,8% dal 2008 al 2011, passando da 500mila a 396mila unità.

Preoccupata Federmanager, che all’Ansa, per bocca del presidente Giorgio Ambrogioni, ha dichiarato: “Solo una parte limitata di dirigenti riesce a collocarsi mantenendo la stessa qualifica. Alcuni sono costretti ad accettare il ritorno alla posizione di quadro. Sono ancora di più quelli che diventano manager atipici, ovvero una sorta di co.co.pro o partita Iva“.

Una realtà, quest’ultima, che non sempre va giù a chi ha ricoperto, magari per anni, un posto chiave anche in grandi imprese. Sempre secondo Ambrogionici sono persone, migliaia di colleghi, che a 45-50 anni sperimentano il dramma della disoccupazione, visto che è sempre più difficile ricollocarli di fronte a un mercato fermo. I dirigenti sono gli unici lavoratori dipendenti che non hanno alcuna tutela reale del loro posto di lavoro, possono essere licenziati in qualunque momento. Paghiamo i contributi per mobilità ma ne siamo esclusi per legge“.

Una tendenza che, sempre secondo Ambrogioni, non è frutto solo della crisi economica: colpa anche delle “ristrutturazioni, con le imprese che tendono a diventare più piccole, in controtendenza a quello che occorrerebbe, e le grandi imprese che snelliscono gli organici dirigenziali; le delocalizzazioni, che spostano all’estero tante realtà produttive prima situate in Italia“.

Come porre rimedio? Per Federmanager alcune mosse sono da fare subito, altre richiedono interventi più strutturali. Intanto, conclude Ambrogioni, “insieme con Confindustria stiamo lanciando e finanziamo un progetto che vede i nostri dirigenti disoccupati mettersi a disposizioni delle Pmi che si fanno avanti per attività di coaching, formazione nei confronti del piccolo imprenditore, dei suoi dipendenti, perché siamo convinti che questa espulsione di dirigenti anche bravi sia una perdita di valore per il sistema Paese“. Parole sante.

Presentato il nuovo contratto di lavoro nazionale dei dirigenti delle Pmi

E’ stato presentato nei giorni scorsi il nuovo il contratto di lavoro nazionale dei dirigenti delle piccole e medie imprese Confapi-Federmanager, che vede l’introduzione di una nuova figura professionale: quella del quadro superiore. Si tratta di una nuova figura a metà strada tra il dirigente e il quadro, un ruolo manageriale di elevata responsabilità all’interno dell’organigramma aziendale che risponde alle caratteristiche delle pmi e che si affianca a quello più tradizionale del dirigente d’azienda.

Il nuovo contratto triennale si chiama “Ccnl per i dirigenti e per i quadri superiori delle piccole e medie aziende industriali“. Vede rafforzato il sistema della bilateralità anche nell’ottica della modernizzazione dei sistemi gestionali delle pmi e ha previsto l’estensione ai quadri superiori di alcuni degli strumenti tipici del contratto dei dirigenti: bilateralità in materia di formazione, assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare.

Il contratto regolamenta le figure professionali che in azienda ricoprono un ruolo caratterizzato da autonomia di iniziativa e di decisione, nei limiti delle direttive generali, e che siano dotati di elevate competenze e capacità tecnico-professionali acquisite anche tramite specifici percorsi di istruzione e formazione o grazie alla loro significativa esperienza professionale.

Giorgio Ambrogioni, presidente Federmanager commenta: “Siamo in presenza di una intesa che introduce elementi di novità nel quadro delle relazioni industriali e in tema di rappresentanza; abbiamo deciso di aprire ai ‘quadri superiori’ perché nelle piccole e medie imprese queste figure hanno funzioni di elevata responsabilità assolutamente compatibili con quelle dirigenziali“.

Le nostre piccole e medie imprese – ha concluso Ambrogioni – hanno bisogno di competenze manageriali e questa iniziativa ha un importante effetto non solo in termini di crescita culturale per coloro che già oggi in azienda svolgono funzioni di elevata responsabilità, ma anche in termini di prospettiva per poter offrire maggiori opportunità altamente qualificate ai nostri giovani”.