Giorgio Merletti nuovo presidente di Confartigianato Imprese

Cambio ai vertici di Confartigianato Imprese: dopo Giorgio Guerrini, che ha ricoperto la carica dal 2004 ad oggi, è stato ora eletto Giorgio Merletti.

L’assemblea della Confederazione che rappresenta 700 artigiani e piccoli imprenditori ha eletto Merletti per il periodo 2012-2016, ed auspica che il neo presidente possa eguagliare il suo predecessore nell’impegno profuso per la valorizzazione e lo sviluppo dell’artigianato e delle pmi.

Dal canto suo, Merletti, già presidente di Confartigianato Varese e Confartigianato Lombardia, si è detto onorato di questo nuovo incarico: “In questa difficile fase della nostra economia serve uno sforzo eccezionale per costruire un contesto favorevole alle potenzialità imprenditoriali del nostro Paese, per irrobustire il tessuto produttivo dell’artigianato e delle piccole aziende, per migliorarne la capacità competitiva e consentire loro di uscire dalla crisi“.

Vera MORETTI

Confronto tra Governo e parti sociali sulla legge di stabilità

Durante l’incontro tra Governo e parti sociali sulla legge di stabilità, Giorgio Guerrini, presidente di Rete Imprese Italia, ha ribadito il ruolo delle imprese, impegnate ad aumentare la produttività del lavoro nonostante la crisi.

Il Governo, dal canto suo, dovrebbe “impegnarsi su altri fattori di competitività per il Paese. A cominciare dal recepimento in Italia della direttiva europea che fissa a 30/60 giorni i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra Stato, privati e imprese”.

Tra gli interventi urgenti, secondo il presidente RTI, c’è sicuramente la direttiva sui tempi di pagamento, dal momento che gli imprenditori accusano mancanza di liquidità, fondamentale per investimenti sul futuro, a causa dei ritardi nei pagamenti.

A dimostrazione di ciò, Guerrini ha ricordato che in Italia i tempi medi di pagamento della Pa e dei privati verso le piccole imprese sono di 137 giorni , aumentati di 44 giorni in un solo anno.
I tempi di attesa sono addirittura il doppio rispetto alla media Ue per quanto riguarda i privati e il triplo quando si tratta di Pubblica Amministrazione.
Anche se ci sono i casi estremi di imprenditori che devono aspettare anni per essere pagati.

Vera MORETTI

Milano, la mazzata dell’energia

Che l’energia in Italia costi alle aziende più che in molte altre parti d’Europa è un dato di fatto. Risultato di tanti fattori, primo fra tutti un mixenergetico penalizzante e penalizzato dal no al nuclare. Ma quanto pagano realmente in più le imprese italiane rispetto a quelle europee?

I conti li ha fatti Confartigianato: 10,1 miliardi di euro in più all’anno rispetto alla media europea. L’analisi di Confartigianato ha misurato lo spread Italia-Ue per i costi dell’energia elettrica utilizzata dalle imprese e da questa analisti è risultato anche che la Lombardia e Milano sono in vetta alla classifica delle regioni e delle province italiane con la bolletta elettrica più costosa a carico delle aziende.

Se a livello nazionale, infatti, lo scorso anno gli imprenditori hanno pagato 10.077 milioni di euro in più rispetto alla media europea, il conto più salato tocca alle aziende del Nord, che complessivamente nel 2011 hanno sborsato per l’energia elettrica 5.848 milioni di euro in più rispetto ai loro colleghi dell’Ue. Il divario con l’Europa è di 2.492 milioni di euro per le imprese del Mezzogiorno e di 1.737 milioni di euro per le aziende del Centro. La regione più penalizzata è, appunto, la Lombardia, con 2.289 milioni di euro di maggiori costi rispetto alla media Ue, seguita dal Veneto con un gap di 1.007 milioni di euro, dall’Emilia Romagna con 904 milioni e dal Piemonte con 851 milioni.

La classifica per provincia vede al primo posto per il più ampio divario di oneri per le imprese rispetto all’Europa Milano (555 milioni di euro), seguita da Brescia (467 milioni), Roma (447 milioni), Torino (343 milioni), Bergamo (293 milioni).

Se, in media, ogni azienda italiana paga l’energia elettrica 2.259 euro all’anno in più rispetto agli imprenditori europei, questo gap si allarga a 4.108 euro per ogni impresa del Friuli Venezia Giulia, a 3.471 euro per ciascuna impresa della Sardegna, a 2.791 euro per ogni azienda della Lombardia, a 2.752 euro per ciascuna impresa della Valle d’Aosta. A seguire, per un imprenditore dell’Umbria il divario è di 2.654 euro l’anno, mentre per ogni impresa del Trentino Alto Adige il gap annuo è di 2.601 euro.

Indovinate un po’ che cosa fa gonfiare ulteriormente la bolletta energetica delle imprese? Naturalmente la pressione fiscale, che incide per il 21,1% sul prezzo finale dell’elettricità.

“Il costo dell’energia elettrica per uso industriale – conclude il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerriniè una delle tante zavorre che frenano la corsa delle imprese italiane, uno dei tanti oneri che riducono la nostra competitività rispetto ai competitor europei. Anche su questo fronte chiediamo al Governo di agire in fretta per cominciare ad avvicinarci agli standards degli altri Paesi dell’Ue“.

Già abbiamo il fisco più vorace del mondo (lo dicono le statistiche, mica noi…) e una burocrazia nemica dell’impresa; se ci si mette anche il costo dell’energia salito a prezzi imbarazzanti, come diavolo faranno le nostre imprese (per lo più piccole e piccolissime) a stare sul mercato? Se lo chiedono gli imprenditori, ce lo chiediamo noi, ma la risposta sembra tristemente scontata…

Laura LESEVRE

Rete Imprese risponde a Monti: “La rappresentanza imprenditoriale è un valore democratico irrinunciabile”

Il Presidente di Rete Imprese Italia Giorgio Guerrini ha voluto commentare le dichiarazioni in tema di concertazione espresse dal Presidente del Consiglio Mario Monti all’Assemblea dell’Abi.

Rete Imprese Italia rappresenta oltre 2 milioni di imprese che hanno contribuito e continuano ad impegnarsi a creare occupazione e ricchezza economica. E’ una rappresentanza che ha, dunque, pieno titolo per contribuire, insieme alle altre parti sociali e fermo restando il ruolo proprio del Governo e del Parlamento, alla formazione delle scelte che riguardano il futuro delle nostre aziende e che interessano lo sviluppo del Paese”.

La rappresentanza imprenditoriale – aggiunge Guerrini – è un irrinunciabile valore di democrazia e la concertazione, nel suo significato più autentico, è la strada migliore per trovare soluzioni condivise, utili ed efficaci per uscire dalla crisi. Siamo fieri e orgogliosi di dare voce alle istanze delle imprese, piccole, medie e grandi, e non rinunceremo mai a fare la nostra parte per rappresentare, con senso di responsabilità e in nome del bene comune del Paese, le ragioni e le attese di sviluppo delle nostre aziende. Se si sono potute fare importanti riforme in questi anni in Italia è anche perché gli imprenditori, con senso di responsabilità, hanno fatto la loro parte per mantenere la coesione della società”.

Tasse e spesa pubblica, ecco lo Stato bulimico

di Davide PASSONI

Gli artigiani italiani si ritrovano in assemblea e lanciano una pesante accusa allo Stato obeso, sprecone e bulimico di tasse: la pressione fiscale “effettiva” in Italia è al 53,7%, la spesa pubblica aumenta di 2 milioni ogni ora, le imprese “bruciano” in burocrazia 23 miliardi all’anno e ogni azienda butta dalla finestra 86 giorni all’anno in pratiche amministrative anziché concentrarsi a fare fatturato. Questi i punti essenziali del j’accuse lanciato dal presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini nella sua relazione all’assemblea di Confartigianato.

Negli ultimi 18 anni – ha rincarato la dose Guerrinisi sono succedute 5 proposte di riforma fiscale ma, contemporaneamente, il peso delle tasse è cresciuto di oltre 4 punti, passando dal 40,8% del Pil nel 1994 al 45,1% nel 2012. E, al netto dell’economia sommersa, la pressione fiscale effettiva è lievitata al 53,7%“.

Numeri impressionanti – prosegue Guerrini -: basti pensare che quest’anno il Pil cresce di 8 miliardi, le entrate fiscali di 46″. Senza contare che, sul costo del lavoro, il fisco “pesa per il 47,6%. Le imprese italiane ‘bruciano’ in burocrazia 23 miliardi l’anno, pari a 1 punto e mezzo di Pil. Ogni azienda spreca 86 giorni l’anno in pratiche amministrative e soltanto in questa legislatura sono state varate 222 norme fiscali ad alto tasso di complicazione, 1 ogni 6 giorni“. E tra il 2000 e il 2012, segnala ancora Guerrini, la spesa pubblica italiana è aumentata di 250 miliardi, “alla straordinaria velocità di crescita di oltre 2 milioni di euro all’ora“.

Ma ce lo possiamo ancora permettere, chiediamo? Ce lo possiamo ancora permettere in un momento nel quale l’economia reale, quella fatta dalle nostre imprese e dai nostri artigiani, è messa sotto scacco dall’economia delle Borse, capace di bruciare in pochi giorni patrimoni costruiti in anni e che punta a far cadere come le tessere di un domino tutti i Paesi eurodeboli, uno dopo l’altro? Con l’Italia prossima della lista?

Possiamo ancora permetterci di continuare a far crescere la spesa pubblica, fingere di non avere altra soluzione per il risanamento dei conti se non nuove tasse, lasciare nelle mani della Ragioneria Generale dello Stato la gestione di partite chiave come quelle della crescita, ben sapendo che finirà per tutelare gli interessi e fomentare l’ingordigia di quello Stato di cui è parte integrante e solida guardiana?

Possiamo ancora permetterci di non ascoltare il grido delle imprese e degli artigiani quando dicono: “I nostri imprenditori, le persone che noi rappresentiamo e che rappresentano il Paese che combatte ogni giorno per ripartire e riprendere a crescere, dicono che la misura è colma, che dobbiamo reagire con forza alla ‘sindrome del declino’ che sta pervadendo la nostra Italia“?

Sveglia governo! Se lo spread torna a sfiorare i 500 punti e se l’Italia entra in una recessione preoccupante non è colpa della Germania e della sua politica del rigore a senso unico. Primo colpevole è uno Stato che per anni ha finto che tutto andasse bene, mentre la mancata crescita dell’Italia è cominciata ben prima che scoppiasse la crisi; di uno Stato che non ha capito che per uscire dal pantano è lui il primo a dover tagliare tanto, subito e senza guardare in faccia nessuno; di uno Stato che se aumenta le tasse e poi scopre che mancano dei soldi dalle entrate fiscali previste deve capire che, forse, la gente comincia davvero a non avere più soldi per pagarle.

E allora siamo con Guerrini quando dice: “Fiducia: ecco ciò di cui abbiamo più bisogno. L’Italia ce la può fare a riagganciare la ripresa se istituzioni, politica, società, economia condivideranno coraggio e responsabilità. I piccoli imprenditori ce la stanno mettendo tutta“. Sì, siamo con lui. Ma ci sentiamo sempre più soli.

Sicilia: approvato codice etico per le imprese

di Vera MORETTI

E’ stato approvato il codice etico a cui dovranno attenersi artigiani e piccole e medie imprese di Confartigianato Sicilia, che prevede, in primo luogo, una applicazione rigorosa dei contratti di lavoro e, di conseguenza, rapporti corretti con la pubblica amministrazione e la politica.
Il via libera è stato dato dalla giunta regionale della confederazione e presentato alla Camera di Commercio di Palermo.

Alla firma era presente anche Valeria Grasso, l’imprenditrice “coraggio” che ha denunciato i suoi estorsori, a dimostrazione che il codice vuole essere uno stimolo per osservare la legalità.

Le imprese, però, che si impegneranno ad osservare l’eticità del codice, dovranno sentire l’appoggio delle istituzioni, come ha sottolineato anche Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato: “Noi vorremmo che anche nelle rappresentanze politiche e istituzionali ci fosse un’adesione concreta e fattiva a questo codice per sviluppare l’economia in un ambiente sano“.

L’iniziativa “virtuosa” presto raggiungerà altre regioni d’Italia.

Italia, l’artigianato batte la crisi

L’artigianato in Italia di fa un baffo della crisi. Secondo una rilevazione di Confartigianato sulle “imprese che resistono” alla difficile situazione economica (marzo 2010 – marzo 2011), quasi 74mila nuove attività sono nate in un anno, nonostante la crisi economica; il boom è stato nei lavori di costruzione e installazione per le case ‘verdi’ (43.033, oltre la metà del totale).

La coscienza ecologista si fa largo nelle abitudini dei nostri connazionali – si legge nello studio della Confartigianatoe la green economy si afferma come ‘motore’ di iniziative imprenditoriali: in un anno i piccoli imprenditori delle costruzioni e dell’installazione di impianti per la ‘casa sostenibile’ sono aumentati di 43.033 unità (+1%)“. La regione in testa per la maggiore crescita di queste attività è la Campania con un +3,7%. Confartigianato sottolinea l’aumento di 4.854 unità (+6%) delle imprese ‘verdi’ che si occupano di disinquinamento, pulizia di aree pubbliche, creazione e manutenzione giardini e spazi verdi, utilizzo aree forestali (il Veneto è leader con un +9,7%).

Il settore alimentare e della ristorazione resta un campo “anticrisi” e registra la nascita di 6.437 imprese di ristorazione (+3,6%) e 2.239 di produzione alimentari (+0,3%) ma cresce anche l’Information & Communication Technology con 3.343 nuove imprese (+7,9%). In questo campo, il Molise vanta a sorpresa il record regionale, con una crescita del 23,8%.

Aumentano anche le piccole imprese dedicate alla cura della persona: sono 8.757 (+0,9%) le nuove attività quali parrucchieri e istituti di estetica, centri benessere, assistenza sociale non residenziale. “I dati dimostrano – sottolinea Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianatoche la crisi non ha fermato lo spirito imprenditoriale degli italiani. La nascita di tante aziende è un segnale di vitalità che va incoraggiato. In questo momento così grave ci aspettiamo quindi che venga rilanciata la crescita, sostenendo il tessuto produttivo delle Pmi italiane“.

Il Forum delle persone e Associazioni cattoliche nel mondo del lavoro hanno presentato il “Manifesto per la buona politica e per il bene comune”

Il Forum delle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro (Cisl, Confartigianato,
Compagnia delle Opere, Acli, Confcooperative, Coldiretti, MCL) ha presentato nei giorni scorsi il “Manifesto per la buona politica e per il bene comune“.

Il forum vuole sollecitare il mondo politico a trattare con serietà i seguenti temi: porre innanzitutto la persona al centro della politica, puntare su produttività, competitività ed efficienza, sostegno alle famiglie, welfare moderno con spazio alla sussidiarietà, rinnovamento delle classi dirigenti.

Il Forum è nato due anni fa, rispondendo all’appello del Papa e dei vescovi di impegnarsi di più per il bene della nostra nazione. Ci ispiriamo ai valori della dottrina sociale della Chiesa. Siamo convinti che abbiamo davanti anni difficili, di trasformazioni radicali che ci porteranno a ripensare non solo stili di vita e di sviluppo: dobbiamo rimuovere gli ostacoli strutturali che impediscono uno sviluppo generazionale. E bisogna ricostruire partendo dal basso, contribuendo alla riforma della classe politica e dirigente” – ha spiegato Natale Forlani, portavoce del Forum.

Forlani ha aggiunto: “limitare i costi della politica, se pensiamo a uno Stato meno invadente e che orienti le capacità vitali del Paese. Occorre liberare risorse per sostenere giovani e famiglia: questa è la bussola che ci guida, perché siamo in una nazione vecchia. Chiediamo anche di riconoscere il ruolo sociale delle imprese, del lavoro“.

Meno statalismo e più società non è uno slogan, ma una necessità”, ha concluso Forlani, dichiarando che il Forum è favorevole “a una legge elettorale su base proporzionale”. E ha chiarito: “Non stiamo costruendo un partito, ma siamo un’alleanza sociale decisa a fare la sua parte e a ristrutturare la politica, profondamente scollata dalla società civile.  Constatiamo che le attuali maggioranze di governo e opposizione non rappresentino le esigenze della gente; riteniamo che le rappresentanze del mondo cattolico possano mettersi in campo”.

Il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, ha sottolineato: “Noi non ci rassegniamo a vivere in un paese che da vent’anni non cresce e non dà prospettive ai giovani. La nostra classe politica ha dimostrato di non essere in grado di saper rimuovere gli ostacoli alla crescita con il risultato che abbiamo costi e sovrapposizioni che non hanno eguali al mondo. Vogliamo che si facciano con coraggio le cose che servono. Oggi c’è una scollatura totale tra gli interessi del Paese e la rappresentanza politica. Serve quindi – ha concluso – un’assunzione di responsabilità individuale per cambiare le regole“.

 

 

Riscossione dei tributi: maggiore efficienza significa anche maggiori diritti

Giorgio Guerrini, Presidente di Rete Imprese Italia, interviene in merito all’esito positivo delle ultime riscossioni dei tributi da parte di Equitalia e la lotta ell’evasione:  “la maggiore efficienza messa in campo negli ultimi anni da Equitalia è frutto anche di un insieme di norme che, nel tempo, hanno dato maggiori poteri agli Agenti della riscossione. Poteri che devono essere rivisti e bilanciati assicurando ai contribuenti la tutela dei loro diritti”.

Il sistema di riscossione coattiva uguale in tutto il Paese ed efficiente è una garanzia importantea favore dei diritti dei cittadini. Il Presidente Guerrini auspica, sulla base delle prime indicazione fornite dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, una serie di interventi applicativi già in sede di conversione del Decreto Sviluppo. Si vuole ad esempio incrementare il numero di rate in funzione della sostenibilità del loro importo, considerando la grave crisi che il nostro Paese ha vissuto in fattispecie per quanto riguarda il mondo delle imprese per evitare il fermo amministrativo sui beni produttivi e ipoteche sulle abitazioni.

Secondo il Presidente di Rete Imprese Italia “bisogna evitare incrementi del debito insostenibili per le imprese attraverso una rimodulazione dell’aggio e scongiurando il rischio si crei una sorta di anatocismo, eliminando pertanto dal calcolo degli interessi di mora quelli per ritardata iscrizione come pure le sanzioni“. Sempre in tema di riscossione coattiva, Guerrini chiede inoltre “l’immediata esecutività degli accertamenti in vigore dal prossimo 1° luglio sia bilanciata dalla garanzia per i contribuenti che decidono di ricorrere al giudice tributario di non anticipare somme che si possono rivelare a posteriori non dovute“.

Intesa Sanpaolo, Rete Imprese: vicini ad aziende e territorio

In un momento congiunturale difficile, in cui la crisi si fa sentire specialmente nei confronti delle piccole e medie imprese, alcuni istituti di credito si sono mossi per non far mancare il proprio sostegno a questa fetta vitale del sistema economico italiano, mettendo a disposizione strumenti creditizi e accordi finanziari studiati per favorire le imprese nel loro territorio, nel loro intimo tessuto produttivo. È il caso di Intesa Sanpaolo, che nel febbraio scorso ha siglato con Rete Imprese Italia un accordo che garantisce il pieno sostegno alle piccole imprese associate, partendo proprio dal territorio, il vero incubatore delle Pmi italiane, il terreno di coltura dal quale fioriscono le eccellenze della nostra produzione per prendere poi lo slancio verso il mercato nazionale e quelli esteri.

I numeri di questo accordo parlano da soli: 5 miliardi di finanziamenti messi a disposizione dal Gruppo, 2,6 milioni di imprese interessate per un totale di oltre 11 milioni di addetti, pari al 60% della forza lavoro in Italia. I 5 miliardi guardano a un insieme di interventi che Rete Imprese Italia ha definito esigenze prioritarie delle imprese associate in questa fase congiunturale: sostegno al capitale circolante e Breve Termine, ricapitalizzazione delle imprese, ristrutturazione del debito, sostegno alla liquidità. E la filosofia dell’accordo è chiara: le sue linee guida saranno declinate tramite intese che Rete Imprese Italia e Intesa Sanpaolo sigleranno a livello locale , per rispondere alle esigenze di imprese che operano in contesti tra loro molto diversi. Agevolare il dialogo tra banca e impresa è infatti uno tra i principali obiettivi di Rete Imprese Italia e di Intesa Sanpaolo.

Ma come si traduce, nel territorio, questa vicinanza all’impresa? Fondamentalmente mettendo insieme l’autonomia lasciata alle strutture di Area di Intesa Sanpaolo con un network di referenti territoriali di Banca e Associazioni. Infatti, le Aree di Intesa Sanpaolo dispongono di ampia autonomia per poter individuare soluzioni “su misura” che rispondano a esigenze specifiche. Le oltre 5.700 filiali del Gruppo sono dotate di un applicativo web che fornisce dati economici su ciascun territorio, con l’obiettivo di orientare efficacemente l’azienda che si muove in quel microcontesto e garantirle un flusso di informazioni utili a cogliere ogni opportunità di lavoro e di crescita che si presenti sul territorio. Inoltre, le Associazioni di categoria che aderiscono a Rete Imprese Italia e le 23 banche del Gruppo Intesa Sanpaolo mettono a disposizione una rete di referenti locali, uno per ogni Provincia, che garantiscono la necessaria vicinanza alle imprese del territorio.

In più, Intesa Sanpaolo ha messo a punto due semplici modelli di autovalutazione economico-finanziaria – a disposizione delle imprese associate sui siti internet delle Associazioni di categoria locali che hanno sottoscritto l’accordo -, dedicati ai settori commercio e artigianato: tali strumenti consentono alle aziende associate di effettuare, grazie alla consulenza qualificata delle Associazioni di categoria, un’autovalutazione della propria attività imprenditoriale considerando elementi quantitativi e qualitativi. Gli strumenti richiedono l’immissione di un numero contenuto di dati che, trattati in modo statistico, restituiscono una valutazione riferita sia alle singole aree di indagine sia al complesso dei dati economico-finanziari dell’impresa.

In sostanza, i modelli consentono di valutare la situazione economico-finanziaria dell’azienda con dati di bilancio definitivi, provvisori e anche con le sole evidenze contabili per le imprese più piccole; verificare la sostenibilità economico-finanziaria delle possibili scelte imprenditoriali, simulando l’impatto delle stesse sulla struttura del bilancio e sulle dinamiche patrimoniali, economiche e finanziarie; aumentare la conoscenza e la consapevolezza sul tipo di informazioni richieste da tutti i soggetti che interagiscono con l’azienda, in particolare la banca, migliorando le capacità di dialogo con gli interlocutori.

Da non dimenticare, infine, il coinvolgimento dei Confidi, determinante per Rete Imprese Italia e Intesa Sanpaolo. In quest’ottica è stato creato un Portale Confidi, un’interfaccia web che consente un dialogo diretto con i Consorzi di Garanzia Fidi, al fine di condividere con tempestività l’andamento delle posizioni dei clienti, e la trasmissione delle garanzie con firma digitale.

Marco Morelli, direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo: “Abbiamo costruito un’intesa fondata sulla collaborazione tra banca e impresa, dove i meccanismi di funzionamento di entrambe sono trasparenti e condivisi. Mettiamo certamente a disposizione di imprenditori e professionisti importanti risorse, ma soprattutto il nostro patrimonio umano e tecnico. Vogliamo individuare con le aziende reali obiettivi di crescita e raggiungerli grazie al lavoro comune sul territorio“.

Giorgio Guerrini, presidente di Rete Imprese Italia: “È un’intesa che si distingue per la valorizzazione delle specificità territoriali delle piccole imprese e per la flessibilità di risposta alle loro peculiari esigenze creditizie. Si tratta di un segnale concreto di attenzione ai nostri imprenditori i quali, nonostante la crisi, non hanno perso la voglia di investire e di reagire alla congiuntura negativa. La strada per agganciare la ripresa passa da un impegno comune che deve vedere le banche impegnate a dare fiducia alla piccola impresa, a considerarla decisive per creare reddito, occupazione, nuova imprenditorialità“.

Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo: “Siamo stati al fianco delle imprese italiane quando la crisi ha fatto sentire i suoi effetti più pesanti. Ci fa particolarmente piacere firmare un accordo che diventerà operativo in un contesto migliore rispetto a quello dei mesi passati. Oggi più che mai mondo del credito e mondo dell’impresa devono unire le forze per imprimere una svolta positiva al ciclo economico. Tutti sanno quanto le piccole e piccolissime imprese siano determinati per la crescita e l’occupazione nel Paese: Intesa Sanpaolo non farà mai mancare loro il necessario sostegno“.