Confartigianato promuove l’export delle Pmi italiane

Come è suo costume fare, anche in questo mese di giugno Confartigianato fa il punto sulle performance e le potenzialità delle piccole e medie imprese italiane riguardo all’export. Ebbene, secondo l’analisi di Confartigianato, tra marzo 2014 e marzo 2015 le Pmi di casa nostra hanno visto incrementare l’export del 4,1%.

Un risultato di tutto rispetto, sottolinea Confartigianato, che avrebbe potuto anche essere migliore se non ci fossero state le sanzioni alla Russia a zavorrare l’export. Le previsioni, infatti, dicono che senza il crollo dell’export verso Mosca (-34,6%), le esportazioni delle nostre Pmi avrebbero toccato un incoraggiante +5,4%.

Entrando nel dettaglio dei numeri snocciolati da Confartigianato, tra marzo 2014 e marzo 2015 l’export delle nostre piccole imprese ha toccato quota 102,4 miliardi, pari al 6,2% del Pil e i settori che hanno brillato di più sono stati quelli dell’agroalimentare (+5,9%), del legno arredo (+5,6%) e dei prodotti metallici (+4,3%).

Numeri per i quali il 2015 è iniziato in grande spolvero, specialmente in alcune regioni e distretti. Confartigianato rileva infatti che le regioni più dinamiche sono state il Veneto (+7%), il Piemonte (+6,7%), l’Emilia Romagna (+5,2%), la Toscana (+2,1%) e la Lombardia (+0,3%).

Ma quali sono i mercati d’elezione per l’export delle Pmi italiane? Detto del tracollo russo, la classifica dei mercati più dinamici vede ai vertici tanto estremo oriente. Confartigianato rileva infatti che, nel periodo considerato, la parte del leone l’ha fatta la Corea del Sud (+24,4%), seguita dalla Cina (+19,7%), dagli Stati Uniti (+18,3%), da Hong Kong (+11,5%), dal Regno Unito (+9,0%), dalla Spagna (+8%), dalla Svizzera (+7,8%) e dalla Polonia (+5,8%).

Anche nel 2015 le piccole imprese sono in pole position nella corsa del made in Italy sui mercati internazionali – ha affermato il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti -. Nel primo trimestre di quest’anno dal nostro Paese sono volati nel mondo prodotti per un valore di 25,8 miliardi di euro (pari al 27,2% del totale del nostro export manifatturiero), con un aumento del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2014. Con questi numeri le piccole imprese si confermano ambasciatrici dell’alta qualità made in Italy e componente fondamentale dell’economia italiana. Il sistema economico e produttivo italiano, ricco anche di micro e piccole imprese, è un modello adatto allo sviluppo che va sostenuto e accompagnato“.

Nuove opportunità digitali per le eccellenze made in Italy

Per sostenere e spingere il made in Italy, internet può aiutare eccome. Ecco perché assume un valore particolare la convenzione firmata tra Stylenda e Confartigianato. Stylenda è infatti una start-up tutta italiana che ha creato una piattaforma che consente a Pmi, artigiani e designer italiani, di creare in autonomia un sito di e-commerce per vendere i propri prodotti made in Italy in tutto il mondo.

Grazie all’intesa siglata tra Stylenda e Confartigianato, quest’ultima offrirà agli imprenditori associati la possibilità di mettere un piede online per esplorare e conquistare nuovi mercati nei quali far conoscere e, possibilmente, vendere le proprie eccellenze made in Italy.

Del resto, la mission di Stylenda è proprio quella di valorizzare il made in Italy attraverso lo stimolo offerto agli artigiani italiani per gestire il proprio e-commerce in totale autonomia, grazie al fatto che, per farlo, non serve alcuna competenza tecnica. L’obiettivo dell’artigiano e della Pmi è produrre, per cui il tempo va dedicato solo a quello e non alla gestione tecnica del sito.

Inoltre, un vantaggio per gli attori del made in Italy e che questa piattaforma non prevede commissioni sulle vendite e il sito è sempre aggiornato. A breve, per ampliare ulteriormente il raggio di azione e offrire così nuove opportunità di business, sarà possibile condividere i prodotti del negozio su alcuni marketplace mondiali come eBay e Amazon.

Secondo il Presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, “l’accordo con Stylenda rappresenta un ulteriore impegno della Confederazione per accompagnare gli imprenditori nel futuro digitale e per consentire loro di proporre sul mercato la qualità delle produzioni made in Italy”.

Le Pmi campionesse dell’ export italiano

Quando si pensa al made in Italy, vengono alla mente subito le grandi eccellenze della moda, del design, dell’agroalimentare. In realtà, il vero motore inesauribile del made in Italy è dato dall’ export italiano delle piccole imprese, che lo scorso anno, in barba alla crisi, ha fatto faville.

Le piccole imprese trainano l’ export italiano – dice il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti -. Tra gennaio e settembre 2014 dal nostro Paese sono volati nel mondo i prodotti realizzati da 243.218 piccole imprese, per un valore di 75,4 miliardi, con un aumento del 3,3% (pari a 2,4 miliardi in più) rispetto allo stesso periodo del 2013” e rappresentano il 26,7% del totale dell’ export italiano in ambito manifatturiero.

Secondo un rapporto stilato da Confartigianato sui dati dell’ export italiano 2014, lo scorso anno le esportazioni dei prodotti delle piccole imprese hanno doppiato l’ export italiano manifatturiero complessivo, che ha fatto registrare un valore di 282,5 miliardi, +1,7%. Campioni dell’ export italiano sono soprattutto i prodotti in legno (+4,8% in valore). Bene anche il settore della pelletteria (+ 4,4%), dell’abbigliamento (+4,1%) e dell’agroalimentare (+3,2%).

L’ export italiano delle piccole imprese va forte soprattutto nei Paesi dell’Europa a 28: 54,9% e +4,2% tra 2013 e 2014. Principali mercati di destinazione dell’ export italiano in Europa sono la Spagna (+7,2%), la Polonia (+6,3%), i Paesi Bassi (+5,3%) e la Germania (4,1%).

Nelle aree extra Ue, i tassi di crescita più significativi per l’ export italiano delle Pmi sono stati registrati nei Paesi dell’Asia orientale (+9%) e negli Usa (+6,9%), mentre le esportazioni verso un importantissimo mercato come quello della Russia sono state pesantemente penalizzate dalla crisi russo-ucraina e dalle sanzioni contro Mosca, che le hanno fatte crollare del 10,4%.

Secondo il rapporto stilato da Confartigianato sull’ export italiano, la regione più virtuosa nelle esportazioni tra gennaio e settembre 2014 è stata il Piemonte, con un +5,5%, che si è portata con sé la provincia più performante, quella di Alessandria: l’ export italiano proveniente dall’Alessandrino ha fatto registrare nei primi 9 mesi del 2014 un sorprendente +21,9%.

Rete Imprese Italia approva la Legge di Stabilità

Giorgio Merletti, presidente di Rete Imprese Italia, ha espresso parere positivo riguardo la Legge di Stabilità.

Tra le novità che sono state maggiormente apprezzate, c’è sicuramente l’esclusione del costo del lavoro dalla base dell’Irap, misura che comporterà una significativa riduzione della pressione fiscale sul costo del lavoro e riguarderà per il 40,5% le imprese fino a 50 addetti.

RTI ha manifestato soddisfazione anche relativamente all’introduzione di un regime forfettario per le imprese con ridotti ricavi, con la possibilità per gli imprenditori di non versare il minimo contributivo.

Ma non è tutto positivo, ovviamente, e Merletti ha voluto porre l’accento sulle ombre che la Legge dimostra di avere: “Rimangono escluse da qualsiasi intervento oltre 3 milioni di imprese senza dipendenti, vale a dire il 70% del totale delle 4.425.000 aziende italiane. Se il Governo intende davvero fare il bene di tutti gli imprenditori italiani, occorre prevedere l’innalzamento della franchigia Irap. E, sul fronte fiscale, va garantita omogeneità di trattamento tra tutte le imprese, piccole e grandi. Queste ultime, complice anche la non-Europa fiscale, possono scegliere il regime tributario più conveniente nei Paesi Ue come fanno con disinvoltura le maxi multinazionali. Occorre, inoltre, completare il riordino dei regimi contabili, introducendo la determinazione del reddito per cassa, e varare l’introduzione dell’IRI per favorire la capitalizzazione delle imprese familiari”.

Il presidente di Rete Imprese Italia ha poi apprezzato anche la proroga delle agevolazioni al 50% per il recupero edilizio e del 65% per gli interventi di efficienza energetica, che hanno due meriti: da una parte, aiutano i cittadini che si apprestano a ristrutturare casa, ma dall’altra danno una notevole spinta al settore dell’edilizia.

Ha aggiunto Merletti: “Altrettanto positiva la decontribuzione totale per i neo assunti per i primi tre anni, così come le misure per favorire l’autoimprenditorialità, attraverso significative agevolazioni per i primi tre anni per le startup”.

Per quanto riguarda l’anticipo del Tfr in busta paga, il Presidente Merletti ricorda che “il Premier Renzi ci ha assicurato che l’operazione anticipo del TFR si farà solo individuando un meccanismo che rende neutro, per la capacità finanziaria e i costi delle PMI, l’erogazione del Tfr maturando per i lavoratori che ne facciano richiesta. Vigileremo affinché i meccanismi previsti dal Governo corrispondano a questo principio. Ci attendiamo che dalla riduzione dei vincoli del Patto di stabilità in capo agli Enti locali possa derivare una ripresa degli investimenti per rimettere in moto l’attività delle piccole imprese”.

Vera MORETTI

In un anno crollati i prestiti alle aziende, 2013 anno nero del credito

Tra ottobre 2012 e ottobre 2013 i prestiti alle aziende sono calati del 5,2%, cioè 50,2 miliardi in meno solo in un anno. A denunciarlo con veemenza è Confartigianato spiegando che a minori finanziamenti si accompagna l’aumento dei tassi di interesse: «La situazione creditizia delle imprese, soprattutto di quelle di piccola dimensione – denuncia il presidente Merletti – rimane critica».

Come rileva Confartigianato la diminuzione del credito ha colpito in particolare le imprese con meno di 20 addetti e la situazione peggiore riguarda le regioni del Molise, della Campania e della Sicilia. A livello provinciale, il calo più netto dei crediti concessi alle piccole imprese riguarda Agrigento (-12,5% tra settembre 2012 e settembre 2013), seguita dalla provincia di Vibo Valentia (-11%) e da quella di Campobasso (-10,9%).

«Un credito sempre più scarso e costoso blocca le opportunità di sviluppo, scoraggia gli investimenti e rallenta i processi di innovazione tecnologica» ha dichiarato Merletti. «Tutto ciò mentre le nostre aziende sono alle prese anche con i ritardi di pagamento degli Enti pubblici e dei privati che le costringe a chiedere prestiti per compensare i mancati incassi dei “cattivi pagatori”. Quando le banche decideranno di sostenere la ripresa?».

JM

Merletti: “Il mercato globale salverà l’artigianato”

 

In questa nostra settimana dedicata alla produzione artigianale, non potevamo non chiedere un’opinione al Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, sullo stato di salute dell’artigianato italiano. Il massimo dirigente dell’organizzazione italiana dell’artigianato e della micro e piccola impresa, saluta con positività l’arrivo delle nuove tecnologie digitali nel mercato e sottolinea l’importanza e l’impazienza per nuovi interventi legislativi mirati a valorizzare la qualità della produzione made in Italy.

Come rispondono gli artigiani alla crisi economica rispetto agli altri settori?
Gli artigiani sono stati segnati profondamente dalla crisi che ha picchiato duro e ha fatto selezione tra le aziende. Ma i piccoli imprenditori manifestano anche straordinarie doti reattive. Molti hanno vissuto le difficoltà come occasione per cambiare e per innovare, altri hanno prodotti e clienti non sostituibili, altri ancora hanno stretto la cinghia e, pur di resistere, hanno ridotto i margini di profitto.

Quale sarà il futuro delle aziende che operano soltanto per il mercato interno?
Confartigianato tiene monitorati i settori nei quali ci sono opportunità di sviluppo per chi vuole mettersi in proprio. Tra questi: information technology, green economy, agroalimentare, tutela ambientale, servizi alle persone, attività ricreative. La nostra più recente rilevazione mostra che, pur tra mille difficoltà, c’è un piccolo esercito di 332.488 imprese artigiane che, negli ultimi 4 anni, hanno fatto registrare un trend positivo, con una crescita media del 7,1% del numero delle aziende, pari a 22.076 nuove imprese. Tutela dell’ambiente, manutenzione degli impianti industriali, alimentazione guidano la classifica dei comparti con il maggior tasso di sviluppo imprenditoriale.

Solo il perdurare della domanda estera salverà l’artigianato italiano?
Servono interventi mirati a valorizzare la qualità della produzione made in Italy. Chi guida il Paese deve difendere, con orgoglio e determinazione, il ‘modello Italia’. A questo proposito, la competitività della nostra manifattura sul mercato interno e internazionale va sostenuta eliminando costi e vincoli che ci penalizzano rispetto ai competitor stranieri. Purtroppo, oggi, a fronte degli sforzi e dei sacrifici compiuti dai nostri imprenditori, continuiamo a non vedere cambiamenti nelle condizioni di contesto per agganciare la ripresa. Anzi. In tema di fisco, burocrazia, credito, servizi pubblici, si moltiplicano gli oneri e i vincoli sulle spalle degli imprenditori.

In ogni crisi economica c’è un’opportunità?
Mercato globale, reti, tecnologie digitali sono i tre ingredienti della ricetta degli imprenditori di Confartigianato per guardare con fiducia al prossimo futuro. La crisi è un’occasione per rilanciare la qualità del modello produttivo italiano e la strada per raggiungere questo obiettivo consiste anche nella capacità degli imprenditori di cambiare se stessi, puntando su reti e tecnologie digitali, fattori abilitanti per affermarsi su un mercato che è già globale per tutti i settori, anche per quelli che operano all’interno dei confini nazionali. Le reti sono forme di collaborazione necessaria per rompere l’isolamento non più possibile per le imprese.

Perché un giovane d’oggi dovrebbe avventurarsi in una così difficile impresa?
Perché nell’artigianato c’è innovazione e c’è spazio per la creatività. Però bisogna liberarsi dai pregiudizi che accompagnano l’educazione delle nuove generazioni. Oggi l’impresa artigiana non è più la bottega polverosa dei nostri nonni. I nuovi artigiani sono ragazzi che inventano app per smartphone, sono i ‘meccatronici’ che riparano auto sempre più hi-tech, sono i talenti della moda che disegnano capi d’abbigliamento e gioielli, sono i produttori del buon cibo made in Italy, i restauratori dei tesori dell’arte che il mondo c’invidia. Ma la scuola non deve ‘deviare’ i giovani con falsi modelli. Purtroppo, paghiamo decenni di politiche formative sbagliate, un modello culturale che contrappone il sapere al saper fare, la cultura accademica e la conoscenza teorica alle competenze pratiche. E così i giovani non trovano lavoro, le aziende non trovano i lavoratori e si bloccano le potenzialità di crescita del Paese.

Jacopo MARCHESANO

Merletti: “Bene il Redditometro ma…”

 

Il Redditometro è la “novità” fiscale più temuta di questa prima parte di 2013 messa a punto dall’Agenzia delle Entrate contro l’evasione fiscale.  A parlarne oggi in esclusiva per il nostro portale è il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti: « il Redditometro deve essere impiegato unicamente nei casi di palese e fortissima incoerenza fra reddito dichiarato e tenore di vita». Inoltre, come sottolineava anche il Presidente Alemanno (INT) «va garantita ai contribuenti la reale possibilità di fornire in contraddittorio la più ampia prova contraria specie per quanto riguarda la componente relativa alle spese stimate dall’ISTAT ». 

Giorgio Merletti rappresenta la carica dirigenziale più alta all’interno di Confartigianato Imprese da 2012, rappresentando più di 700.000 artigiani e piccole imprese.  Il suo mandato terminerà a fine 2016.

 

Jacopo Marchesano

 

 

Accordo tra Acri e Unioncamere per le imprese artigiane

E’ stato firmato da Acri con Unioncamere e le due associazioni di riferimento per le imprese artigiane, Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e Confartigianato Imprese, un accordo che decreta una vera e propria alleanza con il mondo dell’artigianato artistico da parte delle Fondazioni di origine bancaria e che avverrà a livello territoriale.

Questa intesa è stata presentata in occasione della tavola rotonda “L’Artigianato artistico. Tra memoria e innovazione, nuovi orizzonti per l’occupazione giovanile”, alla quale sono intervenuti Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri; Giampiero Maracchi, presidente della Commissione Artigianato Artistico dell’Acri e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze; Giorgio Aguzzi, vicepresidente nazionale di Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa; Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Imprese; Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico.

A quest’ultimo è stato dato l’incarico di chiudere i lavori: “L’artigianato è un settore fondamentale per il nostro sistema produttivo, che va adeguatamente supportato e valorizzato, soprattutto in questo momento di forte crisi. La figura dell’artigiano, proprio perché legata alla tradizione, oggi può offrire un prodotto unico, di alta qualità, personalizzato e riconoscibile. Per questo occorre puntare sempre più su un’idea nuova di fare impresa, che passa anche attraverso la valorizzazione del mondo artigiano e artistico. Al contempo, è necessario favorire percorsi formativi che mettano i giovani nella condizione di apprendere professionalità qualificate e di cimentarsi in un settore che può offrire loro significativi sbocchi occupazionali. L’altro punto di forza consiste nel riuscire a fare rete, creare alleanze strategiche tra tecnici, ritrovarsi in piattaforme digitali. In questa direzione va il Protocollo d’intesa siglato oggi che io apprezzo molto”.

L’accordo si è reso indispensabile a causa di una profonda crisi del settore artigianale, che, tra il 31 marzo del 2009 e il 31 marzo di quest’anno, è calato del 7,15%: erano 88.335 quattro anni fa, sono 82.023 nel 2013.
Colpevole di questa debàcle è la crisi economica ma anche la globalizzazione, anche se a mancare è il passaggio di consegne tra generazioni: ultimamente, infatti, sono in forte diminuzione i rapporti di continuità tra maestro ed allievo, con il rischio di “perdere per strada” alcune conoscenze basilari.

Ma non è tutto perduto, perché la capacità italiana di creare il bello rimane immutata ed inimitabile e si spera che la crisi riporti i giovani a lavorare a “bottega”, rivalutando così gli antichi mestieri, oggi un po’ disprezzati in nome del progresso e della tecnologia.

Il progresso e l’innovazione, però, non vanno trascurate neppure in un settore che più di altri si fonda sulla tradizione, soprattutto quando si tratta di guardare ai paesi esteri.
La costituzione dell’accordo, infatti, è stata voluta da Acri proprio per promuovere un progetto di internazionalizzazione alla base del futuro delle imprese artigiane.

Per questi motivi, è stata costituita un’apposita Commissione dedicata all’Artigianato artistico, che gestirà il rapporto con Unioncamere e delle due associazioni di categoria, Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e Confartigianato Imprese, per favorire progetti di formazione e nuove forme di apprendistato utili all’inserimento nel mondo del lavoro per i giovani che vogliano impegnarsi nell’artigianato artistico.

Ecco le parole dei fautori di questo accordo.
Giuseppe Guzzetti: “Le nostre Fondazioni operano per valorizzare la storia e la cultura locale e per promuovere i territori di competenza, con particolare attenzione al futuro delle nuove generazioni in termini di formazione rivolta alla creazione di opportunità di lavoro. Dal canto loro, le organizzazioni che con noi firmano questo protocollo hanno al riguardo una forte convergenza di obiettivi. Insieme studieranno sistemi opportuni di formazione dei giovani per i singoli settori dell’artigianato artistico, anche attraverso uno specifico protocollo d’intesa con il Miur, che stiamo predisponendo, a cui ciascuna Fondazione potrà ispirarsi secondo le specifiche vocazioni del territorio di riferimento. Promuoveremo rapporti di cooperazione tra i rispettivi associati, e in collaborazione con il Ministero del lavoro, al fine di individuare forme innovative di apprendistato rivolte alla preparazione dei giovani nel comparto dell’artigianato artistico. Attraverso il rapporto con l’UEAPME (l’organizzazione che rappresenta a livello europeo gli interessi dell’Artigianato e delle Pmi dell’Unione Europea) sosterremo, inoltre, progetti di formazione anche mediante lo scambio di giovani fra i territori di competenza delle Fondazioni e gli altri paesi europei con analoghi progetti”.

Giorgio Aguzzi: “La crisi che stiamo attraversando è fondamentalmente una crisi di valori la cui declinazione ha condotto a un’interpretazione materialistica e utilitaristica dei mezzi e dei fattori di produzione, attribuendo in particolare alla finanza l’ordine a cui sottomettere il giudizio sul singolo individuo e sulla società. La crisi, quindi, non può essere risolta che riorientando la scala dei valori e chiedendo all’uomo un mutamento di mentalità e di condotta. È ora di restituire valore al lavoro fatto con le mani e con il cervello, con perizia artigianale, e di guardare al passato per ricostruire il nuovo su basi solide. È ora di ripartire da Efesto, mitologico dio lavoratore, orgoglioso del proprio fare. Ecco quindi come l’artigianato artistico raggruppando una gamma completa di professionalità che hanno in comune la specificità del “saper creare”, del “saper produrre” e del “saper intervenire” sul bene culturale può significare un’opportunità per la ripartenza del nostro sistema economico. Le imprese di questo settore vanno sostenute come modello e vanno messe nelle condizioni di investire sulle persone. Il protocollo siglato con l’Acri rappresenta una interessante modalità per investire sui giovani focalizzando l’attenzione verso un mondo che può offrire occupazione e può rappresentare una straordinaria leva di crescita economica se messo in sinergia con il turismo”.

Giorgio Merletti: “L’artigianato artistico costituisce un grande patrimonio culturale ed economico e rappresenta nel mondo l’emblema del gusto, della creatività, dell’unicità del prodotto made in Italy. Il “fatto ad arte”, per la sua capacità di essere pezzo unico e su misura, è per l’Italia un’enorme risorsa creativa e reattiva contro l’omologazione del gusto indotta dalla globalizzazione e rappresenta la difesa della memoria, dell’identità e della diversità. Ma l’artigianato d’arte è anche tra i settori a maggiore rischio d’estinzione, a causa degli alti costi d’impresa, delle difficoltà burocratiche e degli oneri nella trasmissione dell’attività e nella formazione dei giovani, dei problemi nella commercializzazione e del fenomeno della contraffazione”.

Ferruccio Dardanello: “Il nostro modello di sviluppo è fatto di imprenditorialità diffusa, distretti, filiere, reti, territorio. In questo modello, economia della conoscenza e competenze manuali e artigianali non si escludono, ma si integrano tra loro nel segno della qualità. Perché nella piccola e media impresa, la prima radice della conoscenza viene dal “saper fare”. Nonostante i duri colpi della crisi, questo modello sta dimostrando di essere la base su cui si può far crescere una nuova stagione di sviluppo sostenibile, inclusivo e innovativo. Non dobbiamo tradirlo, andando dietro ai miti della specializzazione produttiva o del gigantismo imprenditoriale a tutti i costi. Al contrario, dobbiamo a tutti costi valorizzare il patrimonio inestimabile delle nostre tradizioni manifatturiere e il modo migliore per farle vivere è investire sui giovani, fin dalla scuola. Il nostro augurio è che questo protocollo segni un passaggio importante su questa strada”.

Giampiero Maracchi: “Il protocollo d’intesa che abbiamo firmato oggi ci impegna in un’azione di grande responsabilità nei confronti delle future generazioni, chiamate a vivere in una società che vede fortemente cambiati i propri parametri, anche eticomorali, e che, pur nella precarietà del momento, deve recuperare l’affezione per il proprio lavoro che oggi viene visto, purtroppo, quasi unicamente come il motivo per garantire il proprio sostentamento. Se penso alle origini delle corporazioni artigiane, nate anche per assicurare una certa sicurezza sociale ai propri componenti (che potevano farne parte solo dopo una certa selezione) oltre che per tramandare i saperi più raffinati, ecco allora che abbiamo una seconda responsabilità. Ed è nei confronti della storia recente che ha visto impattare un faticoso sforzo di crescita e di progresso contro una congiuntura drammatica che rischia di annullare i progressi fatti negli ultimi 50 anni. Una terza responsabilità l’abbiamo, infine, anche nei confronti delle generazioni passate che hanno saputo costruire un Paese ricco di talenti, di genio, di competenze che hanno la loro sintesi più alta proprio nell’artigianato d’arte. Che questo accordo sia davvero il primo passo per un risveglio, forte e rigoglioso, di tante energie e intelligenze che la crisi non ha eliminato, ma solo narcotizzato”.

Vera MORETTI

Santi, navigatori e burocrati

All’ultima assemblea generale di Confartigianato il presidente Giorgio Merletti è stato chiaro: “Le imprese italiane corrono contromano e a occhi bendati e sembra si faccia di tutto per spingerci oltre confine per trovare condizioni normali per fare impresa: il fisco italiano tassa il 68,3% degli utili lordi d’impresa, in Svizzera appena il 30,2%“.

Un’accusa durissima e circonstanziata, basata su cifre reali. Secondo Merletti, chi dovrebbe determinare le sorti dell’Italia “non comprende che l’artigianato e le piccole imprese sono il cuore, le mani e l’intelligenza del made in Italy” e che tasse e burocrazia le stanno uccidendo.

Dall’inizio della legislatura tecnica a oggi, il Parlamento ha approvato ben 491 norme a contenuto fiscale, ciascuna corredata da decreti attuativi e circolari esplicative. Una zavorra che, secondo Merletti, “non possiamo più permetterci il lusso di indossare la maglia nera in Europa per la pressione fiscale e burocratica. Vorremmo cominciare a scalare la classifica. E non diteci che non ci sono risorse per cambiare le cose. Molti interventi si possono fare a costo zero. Però bisogna volerlo“.

Sul fronte della burocrazia, nell’ultimo anno le Pmi italiane hanno buttato in oneri amministrativi la bella cifra di 31 miliardi e l’ultimo anno e mezzo è stato particolarmente difficili per le imprese e per il Paese. Da metà novembre 2011 a giugno 2013 il numero delle aziende italiane è calato dell’1%, pari a circa 60mila imprese, 44mila delle quali artigiane per un calo pari al 3%. Un calo che, secondo Confartigianato, è legato a quello del Pil (-3,4%), del credito alle imprese (-6,4%) e inversamente proporzionale (guarda un po’…) all’incremento del debito pubblico (+6,4%).

Grandi alleate della burocrazia sono le tasse. Secondo un rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato, nel 2013 gli italiani ne pagheranno 38 miliardi in più, vale a dire 639 euro di maggiori imposte pro capite, rispetto alla media dei cittadini dell’eurozona. Il divario tra Italia ed Europa è dato dall’aumento della pressione fiscale che quest’anno in Italia raggiungerà il 44,6% del Pil: 2,4 punti in più rispetto al 42,1% registrato nella media dei Paesi dell’eurozona. Ma c’è dell’altro. Secondo il rapporto, se si considera il mancato gettito dell’economia sommersa, la pressione fiscale effettiva sale al 53,4% del sempre peggio. Torniamo a dire: come si fa a fare impresa così?

Giorgio Merletti nuovo presidente di Confartigianato Imprese

Cambio ai vertici di Confartigianato Imprese: dopo Giorgio Guerrini, che ha ricoperto la carica dal 2004 ad oggi, è stato ora eletto Giorgio Merletti.

L’assemblea della Confederazione che rappresenta 700 artigiani e piccoli imprenditori ha eletto Merletti per il periodo 2012-2016, ed auspica che il neo presidente possa eguagliare il suo predecessore nell’impegno profuso per la valorizzazione e lo sviluppo dell’artigianato e delle pmi.

Dal canto suo, Merletti, già presidente di Confartigianato Varese e Confartigianato Lombardia, si è detto onorato di questo nuovo incarico: “In questa difficile fase della nostra economia serve uno sforzo eccezionale per costruire un contesto favorevole alle potenzialità imprenditoriali del nostro Paese, per irrobustire il tessuto produttivo dell’artigianato e delle piccole aziende, per migliorarne la capacità competitiva e consentire loro di uscire dalla crisi“.

Vera MORETTI