Dalle Entrate la proposta di semplificare 108 adempimenti fiscali

Ormai è chiaro: la parola d’ordine, per l’Agenzia delle Entrate, è semplificare.

E, dopo la reazione positiva a questa proposta da parte di Riccardo Alemanno, presidente INT, arriva una prima mappatura degli adempimenti fiscali che verranno sottoposti alle associazioni di categoria, professionisti ed organizzazioni di consumatori, i quali potranno far pervenire all’Agenzia le loro opinioni entro il 16 ottobre.

Si tratta di ben 108 adempimenti, compresi, tra gli altri, speso metro, elenchi Intrastat e dichiarazione modello Iva 74 bis, per citarne solo alcuni.
Compito degli operatori ai quali verrà sottoposto l’elenco sarà quello di valutare gli oneri amministrativi di ogni singolo adempimento e considerare se e come esso deve essere semplificato o tagliato.

In vista, dunque, del Pacchetto Semplificazioni del Governo, che prevede, tra le altre cose, nuove norme relative alla previdenza e alla sicurezza sul lavoro, i tagli agli adempimenti più obsoleti sono quasi d’obbligo.

Anche il FMI, Fondo Monetario Internazionale, è intervenuto chiedendo la riduzione del cuneo fiscale, anche a costo di aumentare l’Iva, come conseguenza dell’evasione fiscale che porta ad una notevole dispersione del gettito.

La questione fiscale è stata affrontata anche da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, il quale, dopo aver denunciato il carico fiscale eccessivo, ha anche proposto una rinuncia agli incentivi da parte delle imprese purché, in cambio, ci sia un alleggerimento delle tasse.

Vera MORETTI

Autunno bollente tra Regione e Confindustria, ma prima arriva Bacco

Minetti che corrono, Minetti che restano. Mentre la consigliera regionale più chiacchierata d’Italia non sembra voler mollare la poltrona alla Regione Lombardia, la meno conosciuta Annalisa ha afferrato il record del mondo nei 1500 metri alla Paralimpiadi di Londra. E restando in tema di donne, sono pronte a contendersi la fascia di più bella d’Italia il prossimo 7 settembre le 101 aspiranti Miss Italia. E tra le giurate ecco che torna a far capolino un’altra atleta: la ormai non più ‘divina’ Federica Pellegrini.

IERI

Minetti fa il Bis: c’è chi corre, c’è chi resta. Attenti a non confonderle: la prima, dopo aver tentano la carriera di cantante, portandosi a casa anche la vittoria ad un Festival di Sanremo di qualche anno fa, e poi quella di Miss (Italia), Annalisa Minetti, atleta ipovedente, ha vinto ieri la medaglia di bronzo nei 1500 metri alle Paralimpiadi di Londra, stabilendo però il nuovo record del mondo della sua categoria. Meno disposta ad alzarsi, ma costretta a correre per sfuggire all’assedio di fotografi e giornalisti, sembra invece la più famosa Nicole, consigliera regionale della Lombardia, che non cederà la sua poltrona perché “stima troppo Berlusconi”. Il suo traguardo? A pochi metri, si direbbe, dal momento che a ottobre la Minetti maturerà l’anzianità sufficiente per guadagnarsi il vitalizio. Fermi ai blocchi di partenza resteranno invece fotografi e giornalisti, cui sarà vietato d’ora in poi l’ingresso al Pirellone.

Spread al test: compiti a casa e compiti in classe per lo Spread italiano. Se il famigerato termine che ha riempito bocche e quotidiani nell’ultimo anno è finito pure tra le domande del test d’ingresso a Medicina, Bankitalia ha dichiarato come il valore corretto per lo Spread italiano dovrebbe essere 200, contro i 400 punti base oggi assegnatagli. “Il recente andamento dello spread è in larga parte riconducibile a fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del Paese”. Eh sì, Bankitalia stavolta ha fatto i compiti a casa.

Lusi in carcere: Lusi non passa l’esame. Il tribunale del Riesame di Roma ha confermato gli arresti per l’ex tesoriere della Margherita, che si trova rinchiuso a Rebibbia dallo scorso 20 giugno. Per il senatore, accusato di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, gli arresti domiciliari si sarebbero dovuti tenere in un convento abruzzese.

NoTav o SiTav? La Tav si farà. E’ quanto ha affermato ieri il Premier Monti durante il vertice bilaterale con il Premier francese Hollande a Villa Madama. Mentre il Presidente d’oltralpe ha fatto sapere che sono 3 le tappe da raggiungere per salvare l’euro: far applicare le decisioni del consiglio Ue, risolvere i problemi di Grecia e Spagna e realizzare l’unione bancaria. Mete più vicine da adesso grazie all’alta velocità?

OGGI

Bella Addormentata: un lungo applauso per la prima del nuovo film di Marco Bellocchio in concorso alla 69esima Mostra del Cinema di Venezia. Il regista piacentino ha proposto un racconto corale sull’Italia sullo sfondo degli ultimi giorni di vita di Eluana Englaro. Toni Servillo, già protagonista al festival con il film “E’ stato il figlio” di Daniele Ciprì, interpreta nella pellicola un senatore del Pdl, in conflitto con la propria coscienza e il proprio partito quando si trova a votare il provvedimento contro l’eutanasia.

Squinzi bollente: autunno caldo per Confindustria. A dispetto delle temperature fresche che si respirano in questa settimana, il Presidente di Confindustria preannuncia al Governo che i prossimi mesi saranno bollenti. Lo fa attraverso ‘La telefonata’ di Maurizio Belpietro: “occorre lavorare sulla detassazione dei salari” afferma Squinzi. Il calo della produzione industriale in Italia è da ricondurre alla flessione dei consumi interni. La replica del Premier “siamo ripartiti, la ripresa, se riflettiamo un attimo è dentro di noi”, fa sapere Supermario dal caldo della Fiera del Levante di Bari, pronta a debuttare il prossimo 8 settembre.

DOMANI

Bacco: sedotta e abbandonata la povera Poppea è destinata a lasciare spazio a Bacco. Non si parla di mitologia greca, ma del nuovo anticiclone proveniente dalle Isole Azzorre che regalerà qualche ultimo sprazzo di sole sullo stivale. Ma l’incantesimo durerà poco: già dal 12 settembre la pioggia (ancora sconosciuto il nome della prossima meteorina) tornerà da Nord a Sud.

Miss Italia 2012: 101 aspiranti Miss per sole due prime serate. La Rai risparmia anche sulla bellezza in tempi di crisi. Dopo aver relegato le miss in terza serata (4-5-7 settembre), il primo appuntamento in prima serata con Fabrizio Frizzi, irriducibile padrone di casa della kermesse, è previsto per il 9 settembre, mentre la vincitrice riceverà la corona il 10 settembre. Sarà che il cachet della Pellegrini, presidente di giuria del concorso, moltiplicato per le varie serate sarebbe costato l’oro del mondo?

 

Alessia CASIRAGHI

E’ nata Confindustria Alberghi

 

Fiocco rosa per il turismo made in Italy: è nata oggi l’associazione italiana Confindustria Alberghi. C’è chi dirà ‘niente di nuovo’, ma in relatà si tratta di un organismo innovativo nato dalla fusione tra Confindustria Aica, l’associazione delle compagnie alberghiere, e la precedente Confindustria Alberghi.

Veniamo ai numeri: l’associazione dell’industria del turismo rappresenta oltre 2.500 aziende del settore, 170mila camere, 70mila dipendenti per un fatturato che supera i 5 miliardi di euro.

“La fusione – ha precisato Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria – potenzia la rappresentanza di settore in Confindustria. Nasce un nuovo soggetto che potrà operare con sempre maaggire forza e determinazione. Siamo convinti che il turismo italiano abbia a portata di mano un salto di qualità, di evoluzione che lo proietti come leader dell’industria del turismo a livello europeo”.

Squinzi ha sottolineato che su questo settore c’è “una certa indifferenza” da parte di ampi settori, che spinge l’industria turistica in una posizione di “marginalità” nelle scelte di politica economica anche se si registra “qualche segnale di attenzione – ha aggiunto Squinzi – seppure con qualche limite”.
Il leader degli imprenditori ha ricordato che la crisi “sta colpendo tutti e, quindi, anche il turismo”.

Il Made in Italy sotto il microscopio di Leonardo

E’ stata presentata in Campidoglio la ricerca IPSOS “Nuovi mercati e Made in Italy: cosa pensano di noi”. L’indagine, resa nota in occasione dell‘XI Forum annuale del Comitato Leonardo, è stata condotta tra gli Opinion Leader di Russia, Brasile e Malesia.

Il tema riguardava l’analisi della percezione dei fattori di debolezza e di potenziale miglioramento del Made in Italy con l’obiettivo di verificarne i margini di crescita dei settori tradizionali e di quelli più innovativi.

A commissionare la ricerca il Comitato Leonardo, nato nel 1993 su iniziativa comune di Sergio Pininfarina e Gianni Agnelli, di Confindustria, dell’ICE e di un gruppo d’imprenditori con l’obiettivo di promuovere ed affermare la “Qualità Italia” nel mondo. Il Comitato associa oggi oltre 150 eccellenze, tra le quali 116 aziende il cui fatturato complessivo, nell’ultimo anno, ha superato i 300 miliardi di euro, con una quota all’estero pari al 53%.

La ricerca ha confermato enormi potenzialità per le produzioni italiane, ma ha anche evidenziato come solo i settori tradizionali (le quattro A) risultino trasversalmente associati al Made in Italy. Gli altri comparti sono conosciuti esclusivamente dagli opinion leader più informati.

Il rischio è che i brand italiani vengano considerati sempre più come entità separate da un concetto di italianità o di “Made in Italy”. Oltre a fattori “culturali” e “istituzionali”, altri elementi strutturali frenano lo sviluppo del Made in Italy:

  • il limitato supporto finanziario-assicurativo e la mancanza di strumenti finanziari adeguati che favoriscano i rapporti e offrano linee di credito che accompagnino la crescita della domanda
  • la forte incidenza dei dazi doganali
  • la necessità di rafforzare le relazioni politico-diplomatiche
  • la semplificazione delle procedure normative e burocratiche 

Sarà necessaria un’evoluzione del sistema imprenditoriale italiano ed un approccio più maturo ed evoluto all’export: sviluppo di servizi connessi anche nelle zone più remote, maggiore attenzione alla cultura locale, diversificazione dell’offerta per rendere il Made in Italy più accessibile a target di fascia media, senza perdere la propria identità.

Il Made in Italy è un valore aggiunto – ha sottolineato Luisa Todini, Presidente del Comitato Leonardo – che tutto il Sistema Paese deve saper sfruttare per la conquista di nuovi mercati e il consolidamento non solo nei settori tradizionali. Non è un caso che gli italiani siano apprezzati all’estero per creatività, qualità e capacità innovativa, spesso più degli altri competitor. Le aziende devono fare la loro parte, ma hanno bisogno di un maggiore sostegno istituzionale, non solo finanziario, soprattutto tramite incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche“.

La Presidente del Comitato Leonardo ha poi messo in evidenza l’esigenza di rafforzare la presenza della aziende italiane all’estero: “ facendo sistema e organizzandoci a filiera: se avessimo una grande distribuzione italiana saremmo i primi al mondo in molti settori di largo consumo. Ma dobbiamo saper essere anche attrattivi verso le multinazionali, gli investitori e i talenti di ogni genere, ben vengano quei grandi gruppi stranieri o i fondi sovrani che vogliono investire nei nostri marchi mantenendo know-how e attività produttive nel nostro Paese: è la testimonianza della forza del nostro made in”.

Il Made in Italy – ha concluso il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – è una questione di interesse nazionale. Il consumatore globale associa il Made in Italy alla “Qualità”. E’ questo il segno distintivo del nostro brand nazionale sul quale dobbiamo continuare ad investire per intercettare la domanda dei mercati internazionali, sia di quelli avanzati, sia di quelli emergenti” che ha poi precisato “l’affermazione delle nostre eccellenze nel mondo necessita certamente di azioni immediate, inserite in una strategia complessiva di più lungo periodo volta a garantirne l’efficacia e la sostenibilità. L’unitarietà e la coesione del Sistema-Paese nel suo complesso è la condizione necessaria per la promozione, ma anche il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese, la tutela legale della proprietà intellettuale e industriale, il rispetto di regole commerciali sottoscritte e condivise a livello multilaterale e l’abbattimento delle barriere tariffarie e tecniche che impediscono al Made in Italy di dispiegare appieno tutto il suo potenziale“.

Quali sono allora gli strumenti su cui puntare per sostenere il Made in Italy all’estero?

  • introdurre modalità di promozione e di strumenti finanziari di accompagnamento
  • puntare su accordi bilaterali di libero scambio
  • combattere la contraffazione
  • identificare le priorità geografiche e settoriali
  • definire una programmazione pluriennale di politica estera economica

L’Agenzia ICE – ha evidenziato infine Riccardo Maria Monti, Presidente dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane  – intende contribuire a dare sempre maggiore visibilità internazionale alle attività del Comitato Leonardo, adottando tre linee di azione: dare ulteriore impulso alle attività del Premio all’estero, puntare su innovazione e high-tech, mobilitare le eccellenze Italiane in chiave di attrazione degli investimenti”.

 

Siamo in guerra? E allora combattiamo!

di Davide PASSONI

C’è chi ancora confonde l’essere pessimisti con l’essere realisti. Brutto segno, specialmente in un periodo come questo. Di sicuro, notizie positive dai mercati e per le piccole imprese ne arrivano pochine, anche da Confindustria. Di solito Viale dell’Astronomia non è solito usare toni allarmistici o catastrofici, ma quanto emerge dal Centro studi di Confindustria non lascia spazio alla poesia: per il prossimo biennio il Pil è visto in calo del 2,4% (2012) e dello 0,3% (2013), con un ritocco al ribasso di quanto previsto nel dicembre dello scorso anno (-1,6% per il 2012, +0,6% nel 2013). “Siamo in piena recessione e non ne usciremo tanto rapidamente“, ha detto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.

Il 90% dell’arretramento di quest’anno è già acquisito nel secondo trimestre 2012 (-2,1)“, scrivono gli economisti del Csc, ricordando non solo le conseguenze innescate dall’esito incerto delle elezioni in Grecia, la crisi delle banche spagnole ma anche il fatto che “le istituzioni europee non sono riuscite a trovare una soluzione praticabile e credibile a causa della conyrapposizione degli interessi nazionali dei singoli stati“.

E qui arrivano le parole pesanti. Per il Centro studi di Confindustrianon siamo in guerra: ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto“. Come in un conflitto, sono colpite a morte “le parti più vitali e preziose del sistema Italia“: industria manifatturiera e giovani. “L’aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi in quasi tutte le economie avanzate a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali“, proseguono, tanto per chiarire come siamo messi.

L’occupazione è il fronte più colpito dal “conflitto”: si prevede che il 2013 chiuderà con 1 milione e 482mila posti di lavoro in meno rispettp a inizio 2008. La disoccupazione prosegue a galoppare e a fine 2013 potrebbe toccare il 12,4% dal 10,9% di fine 2012.

Anche sul lato dei consumi siamo messi maluccio: -2,8% nel 2012 e -0,8% nel 2013 con i consumi reali a -4,5% rispetto alla media 2007. Tradotto in soldini, nel 2013 il livello di benessere degli italiani sarà del 10% più basso rispetto alla media 2007, quasi 2.500 euro in meno a prezzi costanti.

L’inflazione nel 2012 dovrebbe salire dal 2,8% del 2011 al 3,1% (opinabile…) per tornare al 2,6% nel 2013 mentre, sempre nel 2013, il deficit pubblico scenderà dal 2,6% del 2012 all’1,6% del Pil, ben lontano dal pareggio di bilancio, come richiesto dal “fiscal compact” e dalla modifica dell’articolo 81 della Costituzione: 1,1% del Pil nel 2012 e 0,4% nel 2013.

Insomma, trovateci una bella notizia, se ci riuscite. Noi ci proviamo e proviamo a guardare dentro quell’Italia produttiva che fa i miracoli soprattutto con l’export, nonostante uno stato miope e rapace; dentro a quella piccola impresa strozzata da tasse e burocrazia che, però, alza la saracinesca ogni mattina convinta di essere se stessa la prima risposta alla crisi; dentro a tutte le realtà produttive che non si rassegnano all’idea di morire per colpe non loro e che ce la vogliono fare. Insomma, cara Confindustria, siamo in guerra? E allora combattiamo. Non per morire con onore ma per vincere, con orgoglio.

Terremoto, industrie ferme per 6 mesi

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi fa un bilancio dei disastri provocati dal terremoto in Emilia e lancia l’allarme produttività. Il numero uno di viale dell’Astronomia non è per nulla sereno: “Si teme, e credo sia abbastanza vicino alla realtà, che ci sia uno stop produttivo di almeno 4-6 mesi“. E aggiunge: “Nell’area si produce un po’ di più dell’1% del nostro Pil, rischiamo qualche frazione di punto di Pil soltanto a causa del terremoto“.

Una prospettiva che era già abbastanza evidente dopo i primi giorni, quando Squinzi – con i distretti della ceramica, del biomedicale, dell’agroalimentare e della meccanica messi in ginocchio – parlava di 3-4 mesi di stop. Ora, a distanza di altri giorni, con le scosse che non si fermano e con le prospettive dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che non lasciano ben sperare, i tempi per Squinzi si dilatano.

Terremoto in Emilia: nuove scosse nella notte, si contano i danni

 

A due giorni dal tragico terremoto in Emilia la terra non smette di tremare: sono state 29 le scosse che solo questa notte non hanno fatto riposare gli sfollati del modenese ed un’altra, meno forte ma ugualmente preoccupante, è stata avvertita alle 5:16 di questa mattina al largo delle coste campane e lucane, nel golfo di Policastro. Secondo i sismologi si tratta di un movimento situato a 8,7 km di profondità, il cui epicentro si trova in prossimità dei comuni salernitani di Ispani, San Giovanni a Piro e Sapri, e di quello potentino di Maratea.

Ma torniamo all’Emilia, perché è nei the days after che si comincia a fare la conta dei danni.

Grave il conto delle vittime, arrivate a 17 dopo il ritrovamento dell’ultimo disperso nella giornata di ieri con un debito da parte della classe operaia assolutamente ingente: delle persone che non ce l’hanno fatta, 14 sono operai e imprenditori.

Gravi i danni anche nel settore economico, soprattutto per quanto riguarda i comparti agricolo e biomedico.

E’ in Emilia, infatti, che si addensa la più alta concentrazione di fabbriche biomediche d’Italia, per giunta specializzate nel fornire supporto e farmaci ai malati in dialisi.

Ingenti sono anche i danni registrati nelle cantine emiliane: dati ufficiali dell’Enoteca Regionale Emilia Romagna parlano di 15 milioni di euro persi dopo il terremoto del 20 maggio e del 29 maggio. Le zone maggiormente colpite sono state le province di Modena, Ferrara e più marginalmente Bologna e Reggio Emilia.

Il Consiglio dei ministri ha deciso di varare una serie di misure d’emergenza, queste:

  • il rinvio a settembre dei versamenti fiscali ed il differimento fino al 31 dicembre dei termini processuali e delle rate dei mutui bancari. Lo ha annunciato il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, nel corso del  question time, ricordando che non si tratta di materia su cui sia possibile intervenire con decreto del Mef. I versamenti sospesi fino al 30 settembre, ha proseguito Grilli, riguardano “sostanzialmente tutti i contributi: Irpef, Ires, Iva, Irap, Addizionali Irpef regionali e comunali e Imu”;
  • l’aumento di 2 centesimi dell’accisa su tutti i carburanti, benzina e gasolio, così da far fronte all’emergenza terremoto che dovrebbe scattare immediatamente, dalla mezzanotte di oggi, raggiungendo un indotto stimato per circa 500 milioni. Serviranno alla ricostruzione post-sisma.
  • Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, poi, ha chiesto all’Unione Petrolifera di valutare l’opportunità di ridurre il prezzo industriale dei carburanti (al netto delle imposte) per contribuire a farsi carico dell’aumento dell’accisa deciso dal Governo per finanziare l’emergenza terremoto in Emilia-Romagna. L’aumento durerà “fino al 31 dicembre 2012”, secondo quanto ha annunciato il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, nel corso del question time;
  • la deroga al patto di stabilità per i Comuni;
  • uno stanziamento di 2 milioni di euro ”a favore delle Camere di commercio di Modena, Bologna, Ferrara e Mantova da destinare a iniziative di supporto alle imprese locali”. Lo si legge in una nota di Unioncamere in cui si spiega che l’intervento ”si articola in tre linee d’azione”.

Inoltre, al presidente Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, è stato dato ”il compito di approfondire con il ministero dello Sviluppo economico la possibilità di istituire una sezione speciale del sistema camerale all’interno del Fondo centrale di garanzia per le Pmi, dedicata alle calamità naturali”. Le risorse saranno destinate ”ad interventi di cogaranzia e di controgaranzia del Fondo, in collaborazione con il sistema dei Confidi, per facilitare l’accesso al credito delle Pmi colpite da calamità naturali”.

Speriamo che i provvedimenti e le riforme non siano un altro strattone ad un’Italia già sufficientemente scossa. In tutto questo, la parata del 2 Giugno si farà.

 

Paola PERFETTI

Terremoto Emilia: nuove scosse, anche alla benzina

 

Sembra una beffa, ma il sole splende sereno sopra le tendopoli dell’Emilia Romagna nella prima notte dopo il grande, doppio terremoto di ieri che ha fatto 16 vittime, ancora 1 disperso, 8mila sfollati, ben l’80% delle aziende del territorio distrutte. A farne le spese, infatti, sono stati soprattuto gli operai e gli imprenditori della zona, e le polemiche non sono mancate sulla pelle dei morti.

Ma com’è andata questa prima notte fuori casa per le 6mila persone coinvolte, che si sono andate ad aggiungere alle 4mila già segnate dal sisma del 20 maggio?

Neppure le tenebre  hanno lasciato un po’ di riposo e di sollievo alle genti del modenese. Solo dalla mezzanotte alle 6.30 di questa mattina le scosse registrate sono state 50, di cui la più forte, quindi avvertibile anche dalle popolazioni terremotate, è arrivata alle 3:54 di oggi: aveva magnitudo 3.4 ed il suo epicentro è stato in prossimità dei comuni modenesi di Camposanto, Cavezzo, Medolla, Mirandola e San Felice sul Panaro arrivando gino al mantovano, a San Giovanni del Dosso. Altre 10 si sono succedute fino alle 8 di oggi. In totale, 60 scosse. 

Migliaia gli sfollati, ancora una persona dispersa sotto i ruderi di quelli che erano i centri produttivi di un terra considerata da tutti pianeggiante e tranquilla. Si tratta di un operaio dell’azienda Haematronic di Medolla, il cui crollo di 24 ore fa aveva già registrato 3 vittime.

Una buona notizia, per fortuna, arriva dalle fonti del Vigili del Fuoco, che fanno sapere di aver estratto viva la donna di 65 anni rimasta sepolta dopo il crollo della palazzina di quattro piani nel centro storico di Cavezzo, uno dei borghi più colpiti. La signora era rientrata nella sua casa di via Primo Maggio per prendere con sé alcuni indumenti intorno alle 9 del mattino di ieri. Poi il boato e il crollo: il palazzo si è sbriciolato ma lei è riuscita a proteggersi con la spalliera del letto. In questo momento si trova ricoverata all’ospedale di Modena.

Un’altra persona, invece, è stata recuperata esanime ieri sera.

Oggi arriveranno anche i provvedimenti del Consiglio dei Ministri: si ipotizza un aumento delle accise sulla benzina per implementare gli aiuti alle popolazioni. Il governo, inoltre, vuole chiedere all’Europa di non conteggiare le spese per il sisma nel patto di stabilità.

Terremoto, polemiche sulla pelle di morti e imprese

di Davide PASSONI

Dopo un terremoto, arrivano gli sciacalli. Succede tra le macerie e, purtroppo, succede nella politica e nella vita pubblica, dove lo sciacallaggio verbale non è meno odioso di quello reale. Nelle zone devastate dell’Emilia si sta ancora scavando e la polvere delle macerie non si è nemmeno sedimentata che scoppiano le solite, inutili polemiche da parte di chi perde l’ennesima occasione per stare zitto.

A pochissime ore dal sisma, hanno infatti parlato due leader sindacali come Susanna Camusso e Raffaele Bonanni; secondo la prima “non si è provveduto alla messa in sicurezza degli stabilimenti prima di far tornare le persone al lavoro“; per Bonanni è invece “inconcepibile che a distanza di così pochi giorni dal precedente sisma, non si sia agito per accertare la reale stabilità e la sicurezza dei capannoni. Quei lavoratori, non sarebbero dovuti essere lì stamattina“. Per fortuna da entrambi è arrivata la solidarietà ai parenti delle vittime… Almeno di quella si sono ricordati.

Dal canto suo, il neo presidente di Confindustria Giorgio Squinzi non ha perso tempo per replicare: “Non è vero che sono crollati capannoni di carta velina, quelli nel settore della ceramica erano signori capannoni, costruiti con tutti i crismi. Quindi mi sembra che i crolli siano da attribuire alla fatalità“. Pare che parlino di due terremoti diversi…

Ma quello che più ci ha sconcertato è stato il ministro Fornero, che si di fatto allineato con le posizioni di Grillo, parlando di capannoni crollati in modo inconcepibile come castelli di carte. Pensassero ad aiutare imprese e cittadini invece di chiacchierare, visto che gli alluvionati di Genova – calamità per calamità – finora hanno ricevuto dallo Stato zero euro per i danni subiti.

Vero, tanti dei morti di ieri sono operai, ma chi ha detto che non è stata accertata la stabilità dei capannoni? Perché insinuare che gli imprenditori che hanno perso tutto – operai, fabbrica, macchinari – sono dei criminali che hanno lesinato sulla sicurezza pur di far ripartire la proria attività? Chiedetelo a Mauro Mantovani, imprenditore schiacciato dal suo capannone mentre, come un buon capitano, era l’ultimo a lasciare la barca, ossia l’azienda. E chi può garantire che quelle persone non stessero lavorando per libera scelta, perché magari, in un momento come questo, hanno pensato che valeva la pena rischiare pur di portare a casa lo stipendio a fine mese? Può essere scomodo dirlo, ma si tratta di morti sul lavoro da piangere come tutti gli altri: la tragedia che li ha sepolti insieme alle macerie dei loro capannoni ne amplifica il dolore, ma sempre di morti sul lavoro si tratta. Se ci siano state negligenze nella sicurezza, spetterà ai magistrati verificarlo: cari leader, lasciamo che ci pensino loro a chiarire di chi sono le colpe. In questa devastazione non ci sono buoni né cattivi, c’è solo una delle zone più industrializzate d’Italia colpita al cuore di quello che sa fare meglio: lavorare tanto, lavorare bene.

Non ci voleva. Piangiamo i morti ma, per carità, non facciamone degli eroi. Erano persone come tante che hanno dato un bacio ai loro piccoli prima di uscire di casa e hanno detto “ci vediamo questa sera“. Sono morte lavorando o di paura. Guardiamo avanti, cercando le colpe dove ci sono ma lasciando da parte il gioco dello scaricabarile. Facciamolo per loro, facciamolo per l’Italia che produce.

Marcegaglia passa il testimone a Squinzi

di Vera MORETTI

Confindustria ha il suo nuovo presidente. A succedere ad Emma Marcegaglia sarà, dunque, Giorgio Squinzi, AD di Mapei, società che produce adesivi, sigillanti e altri ausiliari per l’edilizia.

Con 93 voti, contro gli 82 ottenuti da Alberto Bombassei, fondatore della Brembo, ha conquistato questo prestigioso incarico, del quale dice di essere “molto contento”.
E, da grande appassionato di ciclismo, dichiara di aver battuto “in volata” il suo avversario.

A commentare l’esigua differenza di voti che ha caratterizzato la votazione, Mr Mapei ha ammesso: “Il mio obiettivo è quello di essere presidente di tutti, mi adopererò per andare in questa direzione”, e si è mostrato determinato a contribuire, una volta alla guida di Confindustria, alla crescita di cui l’Italia ha bisogno.
Per questo “le relazioni industriali devono essere costruite su rapporti seri. Non sono per gli scontri, bisogna individuare i problemi e risolverli insieme”.

L’incarico gli sarà ufficialmente conferito il 23 maggio durante l’assemblea privata che si terrà presso viale dell‘Astronomia, dopo che avrà presentato, il 19 aprile, la sua squadra e i suoi programmi per il quadriennio che lo vedrà, fino al 2016, nelle vesti di presidente.
A questo proposito, sembra che Aurelio Regina, il numero uno di Unindustria Roma, sia già in pole position per la delega alle relazioni industriali, considerando il suo impegno a favore dell’edilizia del suo gruppo. Proprio per questo, era stato indicato, nei mesi scorsi, uno dei possibili successori della Marcegaglia.

Nel frattempo, gli appuntamenti in Confindustria rimangono fitti, anche per il presidente uscente, che dovrà presentare una relazione sulla complessa riforma del mercato del lavoro, alla firma finale oggi a Palazzo Chigi.