Pensioni, anche per i giornalisti arriva l’Ape sociale con uscita a 63 anni

Tra le novità del passaggio della previdenza dei giornalisti dall’Inpgi all’Inps vi è anche quella della possibilità di pensione anticipata con uscita a partire dai 63 anni di età. È quanto prevede lo stesso Istituto previdenziale che ha confermato la possibilità di agganciare, per i giornalisti in uscita dal lavoro a partire dal 1° luglio 2022, l’anticipo pensionistico sociale (Ape sociale). Sono ammessi alla pensione di accompagnamento alla vecchiaia dai 63 anni di età i giornalisti professionisti, i pubblicisti e i praticanti titolari di un rapporto alle dipendenze. Ecco, nel dettaglio, di cosa si tratta.

Pensioni giornalisti, il passaggio dell’Inpgi all’Inps dal 1° luglio 2022

Il passaggio del regime pensionistico dei giornalisti dall’Inpgi all’Inps comporta, a decorrere dal 1° luglio 2022, la possibilità di trasferire all’Istituto Previdenziale tutte le operazioni di pensione che erano state gestite dall’Inpgi fino al 30 giugno scorso. Il passaggio di consegne dalla Cassa previdenziale dei giornalisti all’Inps comporta, innanzitutto, il cambio dei contributi previdenziali e degli obblighi contributivi. I datori di lavoro dei giornalisti professionisti, dei pubblicisti e dei praticanti che abbiano un rapporto di lavoro alle dipendenze dal mese di luglio 2022 seguono le regole dettate dal Fondo pensione dei lavoratori dipendenti (Fpld). Nel dettaglio i datori di lavoro, a decorrere dal mese di luglio 2022, devono presentare la dichiarazione dei contributi dei giornalisti mediante i flussi Uniemens. L’operazione è del tutto simile a quella che svolgono le imprese nel trasferimento dei contributi dei propri lavoratori alle dipendenze.

Inps, istruzioni su come andare in pensione a 63 anni per i giornalisti con l’Ape sociale

La circolare dell’Inps numero 92 del 2022 di qualche giorno fa ha stabilito le regole affinché anche i giornalisti possano andare in pensione con l’Ape sociale a decorrere dai 63 anni di età. Per le uscite dal lavoro da luglio scorso, i giornalisti possono dunque beneficiare dell’Ape sociale purché abbiano compiuto l’età minima e in attesa che l’assegno di accompagnamento diventi pensione a partire dai 67 anni di età con la vecchiaia. Il sussidio mensile per gli anni dai 63 ai 67 anni può arrivare all’importo massimo di 1.500 euro.

Quali sono le condizioni affinché anche i giornalisti possano andare in pensione con l’Ape sociale?

Per la richiesta delle pensioni con Ape sociale sono necessari determinati requisiti. Innanzitutto l’età, di almeno 63 anni, ma anche la situazione economica e sociale del richiedente dell’indennità. In particolare, la richiesta può essere fatta dai giornalisti che:

  • hanno cessato l’attività di lavoro;
  • non sono già titolari altre pensioni dirette;
  • hanno un montante di contributi di almeno 30 anni (36 anni per i lavoratori che abbiano svolto attività gravose);
  • avere una pensione futura di almeno 1,4 volte la pensione minima, il cui importo è stabilito annualmente dall’Inps. Conti alla mano, il minimo di assegno mensile previsto deve essere di almeno 734 euro;
  • essere disoccupati;
  • avere una situazione di inabilità al lavoro di almeno il 74%;
  • prestare cura per un familiare o per un parente convivente da almeno 6 mesi (caregiver).

Quale pensione possono richiedere i giornalisti?

Con il passaggio dall’Inpgi all’Inps della gestione previdenziale dal 1° luglio 2022, le possibilità di pensione dei giornalisti possono riassumersi in due situazioni. La prima riguarda i giornalisti che abbiano maturato i requisiti per la pensione entro il 30 giugno 2022. In questo caso, specifica l’Inps, i giornalisti possono conseguire qualunque pensione prevista dalla Cassa previdenziale Inpgi, andando in quiescenza anche in un momento successivo alla data del 30 giugno 2022. Le regole pensionistiche da seguire sono quelle dell’Inpgi vigenti fino al termine dello scorso giugno. Non si possono ottenere eventuali formule pensionistiche in vigore per i lavoratori a carico del Fondo pensione dei lavoratori dipendenti (Fpld) a decorrere dal 1° luglio 2022. Eventuali contributi versati dal 1° luglio 2022 incrementano il montante in gestione dell’Inpgi.

Giornalisti in pensione dal 1° luglio 2022, quali regole di uscita?

Per i giornalisti che, invece, maturino i requisiti di pensione a decorrere dal 1° luglio 2022 (non avendoli maturati entro il 30 giugno 2022), vige il regime pensionistico dei lavoratori iscritti alla gestione Fpld dell’Inps. Di conseguenza, le regole di pensione da seguire sono quelle dei lavoratori dipendenti iscritti alla gestione previdenziale dell’Inps, con i relativi requisiti richiesti. Fanno eccezione, per i giornalisti, le formule di pensionamento anticipato dell’opzione donna e della quota 100, i cui requisiti andavano maturati entro la fine dell’anno 2021. Per il calcolo del regime di appartenenza (retributivo, misto o contributivo), è necessario far riferimento ai contributi versati entro la data del 31 dicembre 1995.

 

Quanto prendono di pensione i liberi professionisti?

Qual è la pensione media annuale dei liberi professionisti che continuano a svolgere la propria professione? Ad oggi, sono circa 100 mila (98.100 nel 2020) i professionisti iscritti alle Casse previdenziali che continuano a svolgere la propria attività pur essendo già in quiescenza. È da precisare che gli assegni di pensione sempre più al ribasso per una buona fetta di liberi professionisti. Nel giro di cinque anni, dal 2016 al 2020, i trattamenti pensionistici per varie categorie di professionisti iscritti alle Casse previdenziali hanno perduto, infatti, dallo 0,62% al 25%. Si tratta, soprattutto, dei commercialisti e dei giornalisti. Guadagnano qualcosa le altre categorie, ma gli assegni delle nuove Casse previdenziali (ovvero dei professionisti in attività nonostante la pensione) mediamente non vanno oltre i 6 mila euro all’anno. Ecco nel dettaglio gli importi delle pensioni del 2020 dei professionisti rapportati a quando percepivano nel 2016 secondo i dati forniti da Italia Oggi.

Pensioni giornalisti iscritti all’Inpgi, perdono tanto i dipendenti, sale l’assegno dei co.co.co. e dei liberi professionisti

A perderci di più sono i giornalisti iscritti all’Inpgi che hanno un contratto di lavoro alle dipendenze. Se nel 2016 prendevano di pensione circa 98 mila euro lordi all’anno, nel 2020 il trattamento previdenziale ha perso più del 25%, attestandosi a oltre 73 mila euro all’anno. Sale invece la pensione degli iscritti all’Inpgi nella Gestione separata con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co). Nel 2016 le pensioni erano mediamente di quasi 1.800 euro; nel 2020 sono cresciute a 2.430 euro, con un incremento di oltre il 37%. Salgono di più le pensioni dei giornalisti iscritti all’Inpgi nella Gestione separata dei liberi professionisti: nel 2016 avevano di pensione oltre 2.600 euro medi lordi all’anno; nel 2020 superano i 4 mila euro con una crescita di circa il 56%.

Pensioni, si abbassano quelle dei commercialisti e dei periti ragionieri e commerciali

A perderci, di pensione, sono anche i commercialisti e i periti ragionieri e commerciali. Gli iscritti alla Cassa dottori commercialisti (Cdc) che sono andati in pensione ma che continuano a svolgere la propria professione (Casse di nuova generazione), nel 2016 incassavano circa 49 mila euro medi lordi all’anno. Nel 2020 il trattamento pensionistico si è abbassato a poco più di 44 mila euro, con una perdita di circa il 10%. Per gli iscritti alla Cassa Nazionale ragionieri e periti commerciali (Cnpr), invece, la perdita si è fermata all’8,5%. Nel 2016 ricevevano di trattamento pensionistico oltre 25.70 euro; nel 2020 il trattamento è sceso a poco più di 23.500 euro lordi all’anno.

Avvocati, Cassa geometri e iscritti all’Enasarco: qual è la pensione per chi continua a lavorare?

Gli iscritti alla Cassa Geometri che sono andati in pensione e che continuano a lavorare nel 2020 hanno ottenuto un trattamento previdenziale di poco più di 20 mila euro. La perdita si è assestata sul 5% rispetto al 2016 quando prendevano 21.150 euro. Per gli avvocati la perdita è molto contenuta. Dal 2016 al 2020 la differenza in negativo è dello 0,6%. I trattamenti pensionistici sono passati da oltre 35 mila euro del 2016 a 34.850 nel 2020. Sotto l’1% anche la perdita degli iscritti all’Enasarco: se nel 2016 prendevano di pensione 11.390 euro, nel 2020 il trattamento previdenziale è sceso a 11.286 euro.

Pensioni liberi professionisti, quali sono al rialzo?

Le altre categorie di professionisti iscritti alle Casse previdenziali hanno tutte un saldo positivo di pensione percepita nel 2020 rispetto al 2016. I farmacisti iscritti all’Ente nazionale di previdenza e di assistenza (Enpaf) sono passati da 6.610 euro del 2016 a 6.767 del 2020, con una crescita del 2,34%. Gli ingegneri e gli architetti iscritti alla Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti (Inarcassa) hanno guadagnato il 3,24%. Infatti, le pensioni lorde annue del 2016 erano di poco più di 24.400 euro, quelle del 2020 hanno raggiunto mediamente i 25.200 euro.

Medici, odontoiatri, veterinari: qual è l’assegno di pensione medio per chi continua a lavorare?

Gli iscritti all’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri (Empam), in valori assoluti, sono la categoria di liberi professionisti che ha visto crescere maggiormente l’assegno di pensione lordo tra il 2016 e il 2020. Infatti, medici e odontoiatri sono passati da circa 59.500 euro a 63.203 euro, con un saldo positivo del 6,24%. I veterinari iscritti alla Cassa di previdenza Enpav, hanno visto crescere le proprie pensioni dell’8,60% circa, passando dai circa 11.700 euro del 2016 ai 12.700 euro circa del 2020.

Quali sono le pensioni degli altri professionisti iscritti alle Casse previdenziali?

A seguire, le altre categorie professionali iscritte alle Casse previdenziali:

  • i consulenti dell’Enpacl (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Consulenti del Lavoro) sono passati da 15.600 euro a 17.300 euro (+ 10,9%);
  • gli addetti e gli impiegati in agricoltura iscritti all’Enpaia sono passati da 1.426 euro a 1.646 euro (+ 15,4%);
  • chimici, geologi e attuari iscritti all’Epap (Ente di Previdenza e di Assistenza Pluricategoriale) hanno visto crescere le proprie pensioni del 18,2%, passando da 4.270 euro del 2016 a 5.050 euro circa del 2020;
  • i biologi iscritti all’Enpab (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza a favore dei biologi) hanno preso un + 19,5% di pensione, passando da 4.550 euro circa a 5.435 euro;
  • gli iscritti all’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Psicologi (Enpap) hanno guadagnato circa il 26%, passando da poco meno di 2 mila euro medi lordi a circa 2.500 euro;
  • gli infermieri dell’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica (Enpapi) hanno guadagnato quasi il 30% di pensione in più dal 2016 al 2020. Infatti percepivano circa 1.730 euro nel 2016, mentre nel 2020 la pensione è salita a circa 2.250 euro;
  • infine, gli iscritti alla Cassa di Previdenza dei Periti Industriali (Eppi), hanno una pensione media cresciuta del 30%. Sono passati da 4.758 euro del 2016 a circa 6.200 euro del 2020.

Pensioni giornalisti: dal 1° luglio la domanda si fa all’Inps

La domanda di pensione dei giornalisti iscritti all’Inpgi, a decorrere dal 1° luglio 2022, dovrà essere presentata all’Inps. La gestione previdenziale dell’Inpgi, infatti, confluirà nell’Istituto previdenziale. I chiarimenti sono arrivati dall’Inps con il messaggio numero 1886 del 4 maggio 2022. La nota contiene informazioni sul “trasferimento all’Inps della funzione previdenziale svolta dall’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani ‘Giovanni Amendola’ (Inpgi) in regime sostitutivo delle corrispondenti forme di previdenza obbligatoria, limitatamente alla gestione sostitutiva”. Per effetto della legge di Bilancio 2022, la gestione previdenziale dell’Inpgi, limitatamente alla gestione sostitutiva, viene trasferita all’Inps a partire dal prossimo 1° luglio.

Giornalisti iscritti all’Inpgi, dal 1° luglio 2022 la domanda di pensione si fa all’Inps

Il messaggio dell’Inps sulle pensioni dei giornalisti iscritti alla gestione Inpgi, riprende l’articolo 1, commi 103 e seguenti, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024″ in merito alla presentazione delle domande per via telematica. Per effetto di quanto previsto dalla legge di Bilancio 2022, risultano iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti i giornalisti professionisti, i pubblicisti e i praticanti risultanti negli appositi elenchi dell’Albo.

Chi deve presentare domanda di pensione all’Inpgi?

L’Inps chiarisce che dovranno presentare domanda di pensione a partire dal 1° luglio 2022 all’Inps i giornalisti che:

  • maturino i requisiti di pensione a partire dal 1° luglio 2022;
  • abbiano già maturato il diritto alla pensione con i requisiti Inpgi al 30 giugno 2022, rimandando l’uscita da lavoro e la decorrenza della pensione a data successiva.

Quali sono i requisiti per andare in pensione di vecchiaia e anticipata?

A partire dal prossimo luglio, dunque, l’Inps liquiderà i trattamenti previdenziali con i requisiti maturati nella gestione Inpgi, se inerenti a periodi precedenti a tale data; ma anche le pensioni con i requisiti previsti per la generalità dei lavoratori, ovvero l’età di 67 anni unitamente a 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia). Per la pensione anticipata saranno necessari 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne.

Come si presenta la domanda di pensione dei giornalisti all’Inps?

La domanda di pensione dei giornalisti dovrà essere, dunque, presentata all’Inps tramite i consueti canali:

  • direttamente dal portale web dell’Inps, con accesso mediante Spid di livello 2; Carta nazionale dei servici (Cns); Carta di identità elettronica 3.0 (Cie). Il percorso da seguire sul portale dell’Istituto previdenziale è “Prestazioni e servizi”, “Servizi”, “Prestazioni pensionistiche – Domande”;
  • richiesta tramite i servizi dei patronati riconosciuti dalla legge;
  • tramite il Contact Center dell’Inps al numero verde 803 164.

Passaggio all’Inps della gestione Inpgi: cosa cambia per chi è già in pensione?

È prevista una circolare dell’Inps di prossima uscita nella quale si forniranno maggiori dettagli sulle modalità di accesso alla pensione mediante altri canali, come ad esempio la quota 102. La nota chiarirà anche le regole per procedere con il cumulo dei contributi. Chi invece già percepisce la pensione dalla gestione sostitutiva Inpgi non dovrebbe incorrere a disguidi. Il trattamento di pensione, da luglio, verrà liquidato direttamente dall’Inps.

Pensioni giornalisti all’Inps, bisogna cambiare Iban per il versamento?

Attenzione, infine, al codice Iban necessario per ricevere il versamento della pensione effettuato dall’Inps. Chi finora ha ricevuto la pensione dall’Inpgi e la riceverà dall’Inps dal 1° luglio, nella maggior parte dei casi non dovrà fare nulla. Ma in alcuni casi, il codice Iban utilizzato dall’Inpgi non va bene per le leggi antifrode dell’Inps. Si tratta di Iban il cui codice fiscale del beneficiario non coincide con quello di chi ha il conto corrente. In questo scenario, l’Inps utilizzerà un Iban alternativo già in possesso perché in passato sono state erogate altre prestazioni. Si contano circa mille di questi casi. In altri casi, è necessario comunicare un altro Iban. Si tratta di circa 800 pensionati che riceveranno la richiesta nei prossimi giorni.

 

Pensioni, l’Inpgi passa all’Inps: ecco cosa cambia per i giornalisti

La previdenza dell’Inpgi passera all’Inps dal 2022. È quanto riportato dal disegno di legge di Bilancio del prossimo anno con evidenti cambiamenti per le pensioni dei giornalisti, ma anche per gli ammortizzatori sociali e le assicurazioni per gli infortuni sul lavoro Inail. In particolare, la legge prevede che le regoli pensionistiche dei giornalisti iscritti all’Inpgi verranno uniformate a quelle vigenti al Fondo pensione dei lavoratori dipendenti dell’Inps con decorrenza dal 1° luglio 2022. Il calcolo della pensione a partire da quella data sarà basato sul meccanismo pro rata.

Cosa cambia per i giornalisti con il passaggio dall’Inpgi all’Inps?

Le novità per le pensioni dei giornalisti ricadono sulle quote di pensione dopo il 30 giugno 2022. Fino a quella data, infatti, le quote di pensione saranno calcolate seguendo le medesime regole attualmente in vigore da parte dell’Inpgi. A decorrere dal 1° luglio 2022 subentreranno le regole dell’Inps. La differenza tra i regimi adottati dai due istituti previdenziali risiede innanzitutto nel metodo di calcolo della pensione. Infatti, l’Inpgi ha adottato il meccanismo di calcolo della pensione contributivo solo dal 2017. Lo stesso metodo contributivo è in vigore per chi è iscritto alla gestione delle pensioni Inps per tutti già dal 2012, dopo l’approvazione della legge Fornero. Il che significa che dal 2012 ad oggi non vi sono contributi calcolati con meccanismi diversi (misto o retributivo) da quello contributivo.

Pensioni Inpgi, quando potranno uscire da lavoro i giornalisti?

Con il passaggio della previdenza dall’Inpgi all’Inps le pensioni in essere non subiranno delle modifiche. È quanto stabilisce l’articolo 28 del disegno di legge del Bilancio 2022 che, però, ne detta anche le novità e a chi sono rivolte. Il regime pensionistico che vige al momento all’Inpgi verrà uniformato a quello dell’Inps, ad eccezione dell’applicazione del meccanismo pro rata. Ciò significa che anche i giornalisti andranno in pensione di vecchiaia a 67 anni di età con 20 anni di contributi, come avviene per gli iscritti all’Inps. Inclusi gli aggiornamenti dell’età di uscita dovuti all’applicazione del meccanismo della speranza di vita.

Come cambia la pensione dei giornalisti passando all’Inps?

Il cambiamento delle pensioni dei giornalisti con il passaggio dall’Inpgi all’Inps comporta un innalzamento dei requisiti di uscita. Infatti, attualmente i giornalisti vanno in pensione di anzianità maturando almeno 40 anni e cinque mesi di contributi e 62 anni e cinque mesi di età. Con il passaggio all’Inps, dal 1° luglio 2022 per uscire anticipatamente dal lavoro saranno necessari 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi per le donne. Ciò significa che chi matura i requisiti per l’uscita entro il 30 giugno 2022 potrà andare in pensione con gli attuali requisiti richiesti dall’Inpgi. Chi matura i requisiti successivamente, dovrà seguire le regole previdenziali dell’Inps, sia per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata.

Ammortizzatori sociali Inpgi con il passaggio all’Inps: cosa cambia?

Il passaggio del regime previdenziale Inpgi all’Inps comporta dei cambiamenti anche per gli ammortizzatori sociali e le assicurazioni sugli infortuni. Per entrambi gli istituti è stato decretato un regime transitorio. Ciò significa che dal 1° luglio 2022 e fino a tutto il 2023 agli iscritti Inpgi continuerà a essere applicata la normativa vigente dell’istituto previdenziale di appartenenza, anche se l’erogazione delle prestazioni avverrà sempre da parte dell’Inps e dell’Inail. Dopo il 2023 entrambi gli istituti erediteranno le regole già in vigore per gli iscritti al Fondo pensione lavoratori dipendenti.

A Napoli l’Osservatorio dei Giovani Professionisti

La città di Napoli guarda con entusiasmo ai giovani professionisti. Lo dimostra l’istituzione dell’Osservatorio dei Giovani Professionisti, per la quale lo scorso 12 gennaio è stato sottoscritto un apposito protocollo d’intesa.

In calce al protocollo, le firme del sindaco Luigi de Magistris e dei rappresentanti di alcune delle associazioni di giovani professionisti, di fatto le prime ad aderire all’iniziativa: Ludovico Capuano (Associazione Italiana Giovani Notai), Giuseppe D’Anna (Ordine dei Giornalisti), Matteo De Lise (Unione dei Commercialisti), Lucio Falconio (Associazione dei Giovani Farmacisti), Ettore Nardi (Ordine degli Ingegneri), Apostolos Paipais (Associazione Giovani Ingegneri), Alfredo Serra (Associazione Italiana Giovani Avvocati), Aniello Tirelli (Dipartimento Politiche Giovanili dell’Ordine degli Architetti di Napoli).

Fanno parte dell’Osservatorio un rappresentante per ciascuna delle associazioni di categoria, ordini professionali e organismi rappresentativi che facciano formale richiesta di adesione, impegnandosi a rispettare quanto previsto dalla “Carta d’intenti” dell’Osservatorio.

L’Osservatorio dei Giovani Professionisti si propone di partecipare con funzione consultiva alle attività di competenza della Città Metropolitana di Napoli, proporre iniziative, idee e progetti innovativi da sottoporre alla valutazione del sindaco, garantendo la sinergia con le altre forme associative di giovani professionisti delle altre città metropolitane italiane.

L’Osservatorio fornirà anche in forma gratuita un’eventuale attività di consulenza e assistenza tecnica e professionale, oltre a svolgere attività di consulenza per gli Organi di governo dell’Ente su determinate materie e organizzare, su autorizzazione dell’organo di vertice della Città Metropolitana, seminari e convegni.

L’Osservatorio dei Giovani Professionisti si impegna anche a fornire risposte a eventuali richieste formulate dagli Organi dell’Ente e a collaborare con i singoli settori alla predisposizione di progetti ed azioni da promuovere, assicurando la propria presenza a riunioni di settore, nel caso di collaborazioni specifiche, per discutere proposte e progetti.

Gli ordini professionali investono in cultura e formazione

Tre degli ordini professionali più influenti investono con forza nella cultura delle professioni. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha sottoscritto due protocolli d’intesa con il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili e con la Fondazione Scuola Superiore dell’Avvocatura per promuovere attività comuni rivolte allo sviluppo della cultura professionale e alla formazione continua, da perseguire attraverso corsi, seminari e pubblicazioni.

Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha firmato un protocollo con Gerardo Longobardi e Giorgio Sganga, presidenti rispettivamente del Consiglio e della Fondazione nazionali dei commercialisti, e uno con la Scuola Superiore dell’Avvocatura – Fondazione del Consiglio Nazionale Forense, rappresentata dal vice presidente Alarico Mariani Marini. Complessivamente i tre ordini professionali rappresentano oltre 450mila professionisti iscritti ai rispettivi Albi.

La deontologia e il rispetto delle regole sono condizioni fondamentali per una informazione al servizio dei cittadini”, ha affermato Enzo Iacopino, commentando l’iniziativa degli ordini professionali e annunciando “la creazione di un osservatorio di monitoraggio sulle violazioni dei codici etici della categoria”.

Le professioni intellettuali regolamentate devono recuperare il ruolo di presidio di garanzia per la collettività – ha invece sottolineato Alarico Mariani Marini -. Con i giornalisti condividiamo l’esigenza di riconoscere nella formazione uno strumento essenziale per lo sviluppo civile della società. Le nostre sono professioni che agiscono sul terreno dei diritti e delle libertà fondamentali e dunque devono recuperare la consapevolezza delle loro responsabilità culturali, etiche e deontologiche. Questi ultimi sono elementi che segnano la differenza delle professioni intellettuali regolamentate nella società di mercato“.

 

“Questo importante protocollo – ha chiuso l’altro rappresentante degli ordini professionali, Gerardo Longobardi, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti -, che avvia una proficua collaborazione tra professioni diverse, andrà ora riempito di contenuti e significati. La formazione è per le professioni intellettuali una grande opportunità di crescita e sviluppo culturale, oltre che un aspetto di socializzazione e condivisione di esperienze diverse. Investendo nella formazione, investiamo anche nella nostra Fondazione nazionale, fiore all’occhiello della categoria e suo braccio operativo. Ad essa il compito di concretizzare questo protocollo”.

La stampa romana chiede un contratto che regoli il lavoro autonomo

Da una nota dell’Asr, Associazione Stampa Romana, si legge che è stato accolto favorevolmente l’istituzione del tavolo di approfondimento tra Finsi e Fieg, per discutere dei temi del precariato e del lavoro autonomo, messi a dura prova dalla crisi attuale.

Si tratta di una pur tardiva presa d´atto, da parte degli editori soprattutto, della diversa configurazione dell´organizzazione del lavoro giornalistico nelle varie testate, nelle quali i collaboratori, purtroppo spesso anche i precari, hanno assunto un´importanza strutturale nella realizzazione dei prodotti informativi. E’ dunque necessario che i temi della salvaguardia dell´autonomia, della rappresentanza sindacale e della retribuzione di queste colleghe e di questi colleghi, entri a far parte integrante dell´articolato contrattuale“.

In attesa degli Stati Generali dell’Informazione precaria, che si terranno a Roma l’11 e 12 luglio, la Consulta si basa sulla proposta della Commissione Nazionale Lavoro Autonomo sull’Equo Compenso, “in coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato“.

Emerge comunque l’esigenza di stringere i tempi ed arrivare a convocare la Commissione Contratto Nazionale entro luglio o, al massimo, ai primi di settembre ed essere messa in condizioni di approfondire un´ipotesi articolata su cui proseguire la trattativa con gli editori.

Vera MORETTI