Indennizzi danni da vaccino Covid: il Governo stanzia i fondi

Nel Decreto Sostegni varato il 21 gennaio 2022 è previsto un fondo per gli indennizzi danni da vaccino Covid, con modifica dell’1 della legge 25 febbraio 1992, n. 210. Ecco di cosa si tratta.

Indennizzi danni da vaccino Covid: arriva il fondo da 150 milioni di euro

Il decreto Sostegni varato dal Governo Draghi prevede, tra le altre misure, un fondo da 150 milioni di euro per indennizzi volti a ristorare coloro che in, seguito alla somministrazione del vaccino anti Covid, hanno riportato lesioni o infermità dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica. Non vengono ulteriormente specificati i casi in cui si potrà ottenere questo particolare risarcimento, infatti il decreto sottolinea che ci sarà un decreto attuativo di concerto tra il ministro della Salute e dell’Economia e Finanze.

Il fondo prevede uno stanziamento di 50 milioni di euro per il 2022 e 100 milioni di euro per il 2023, si può quindi ritenere che si tratti di conseguenze manifestatisi anche nel medio periodo e non nell’immediatezza. Deve comunque trattarsi di menomazioni permanenti derivanti da vaccino anti Sars-CoV2 raccomandata dall’autorità sanitaria italiana.

Le reazioni dei partiti agli indennizzi danni da vaccino anti Sars-CoV2

Particolare soddisfazione per l’adozione di questo provvedimento è stata espressa dagli esponenti della Lega e dal Partito Democratico. L’esponente democratica Simona Malpezzi, insieme a Dario Parrini e Valeria Valente hanno sottolineato che in questo modo non ci sarà più l’alibi propagandistico dei No Vax e “si recepisce sul piano normativo un orientamento nettamente fissato dalla Corte Costituzionale in diverse sue recenti sentenze”. La norma infatti prevede risarcimenti per i danno da vaccini non obbligatori, tra cui ci sono i vaccini anti Sars-CoV2, ma non solo. Potrebbe quindi aprirsi uno spiraglio per tutte le persone che hanno subito danni dopo essersi sottoposti a piani vaccinali.

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Con la legge delega prende il via un’epocale riforma fiscale: novità

Si è svolta ieri, 5 ottobre 2021, la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Draghi sulla delega per la riforma fiscale. Ecco cosa è stato annunciato e su cosa verterà la riforma che appare essere la più importante dopo decenni di stratificazione legislativa.

I passi da compiere per giungere alla Riforma Fiscale

Il sistema fiscale italiano è tra i più complessi e a sottolinearlo è lo stesso Presidente del Consiglio Draghi, nel tempo si sono accumulate tante imposte, le aliquote sono cresciute, ci sono stati provvedimenti parziali che di fatto hanno reso il sistema sempre più complesso portando la tassazione italiana a livelli altissimi. Questo ha avuto notevoli riflessi nella vita quotidiana, con aziende che fuggono dall’Italia, cittadini che sentono come iniquo l’intero sistema e larghe fasce di evasione.

Ieri in conferenza stampa è stato presentato il disegno di legge delega sulla riforma fiscale, la stessa, una volta approvata delegherà il Governo a realizzare entro 18 mesi la riforma del sistema fiscale. La legge delega è un atto con cui il Parlamento delega al Governo l’emanazione successiva dei provvedimenti attraverso decreti legislativi. L’obiettivo dichiarato è riordinare il sistema fiscale e sicuramente il Governo, vista la base ristretta può raggiungere più facilmente l’obiettivo senza la navetta continua che di solito caratterizza l’approvazione delle leggi in Parlamento con la presentazione di migliaia di emendamenti. Ora proveremo a capire quali sono le novità importanti emerse e le linee guida per il nuovo sistema fiscale.

IRAP: addio con la riforma fiscale

Il disegno di legge delega definisce il perimetro di azione che riguarderà le principali imposte italiane: IRAP, IRPEF, IRES, IVA, inoltre è prevista la riforma del catasto. Il Presidente del Consiglio Draghi ha però sottolineato che nel complesso la riforma dovrebbe portare ad una minore pressione fiscale, ciò anche al fine di allineare il sistema italiano a quello dell’Unione Europea, infatti abbiamo il sistema non solo più complesso ma anche con tassazione più elevata. Il disegno di legge comprende 10 articoli, nel primo è chiaramente indicato che la riforma dovrà essere terminata entro 18 mesi, ma soprattutto che dovranno essere rispettati gli articoli 3 (uguaglianza formale e sostanziale) e 53 ( principio della progressività del sistema fiscale) della Costituzione.

La prima novità importante riguarda l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) da sempre è considerata un’imposta poco equa ed è molto avversata, il Governo mira ad eliminarla entro il 2026, l’unico ostacolo resta reperire una fonte alternativa per finanziare la sanità regionale.

Cosa si prevede per l’IRPEF

Un’altra imposta su cui si punta è l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), qui diversi sono i temi toccati, in primo luogo le addizionali comunali e regionali vengono trasformate in “sovraimposte”, il loro ammontare dovrà essere comunque tale da assicurare lo stesso gettito a Regioni e Comuni, l’aliquota potrà essere aumentata nelle Regioni che mostrano delle sofferenze inerenti il sistema sanitario. Il Governo intende agire anche sulle aliquote medie, tra gli obiettivi c’è il riordino delle deduzioni e delle detrazioni.

La riforma dovrà comunque garantire il principio della progressività, ricordiamo che lo stesso prevede che chi ha di più, paghi di più ma non in modo proporzionale (tale sistema si realizzerebbe eliminando gli scaglioni), ma in modo più che proporzionale. Si vocifera di un’eliminazione del secondo scaglione, con accorpamento al primo scaglione, l’ipotesi non sembra probabile perché si tratterebbe di una riduzione di 11 punti percentuali, inoltre si parla di un ampliamento della no tax area che attualmente è di circa 8.000 euro.

IVA: Imposta sul Valore Aggiunto

Importanti novità potrebbero esservi anche per l’IVA, Imposta sul Valore Aggiunto, in questo caso si propone una semplificazione delle aliquote, non si specifica se si intende ridurre il numero delle stesse, l’obiettivo è comunque creare un sistema armonico all’interno dell’Unione Europea, semplificare la gestione e l’applicazione dell’imposta.

La tanto discussa Riforma del Catasto

Sicuramente ha fatto molto discutere la proposta di riforma del catasto, il Presidente del Consiglio ha più volte sottolineato che questa non mira ad aumentare il gettito fiscale e che le famiglie neanche si accorgeranno di questa modifica. L’obiettivo è allineare il valore delle rendite catastali al reale valore degli immobili. Si propone un nuovo censimento che mira a rilevare edifici abusivi e a riportare edifici agricoli situati in aree edificabili nella loro corretta “inquadratura”, a correggere le distorsioni inerenti la destinazione d’uso degli immobili (probabilmente si riferisce anche al catasto terreni. La nuova mappatura dovrebbe prendere il via il primo gennaio 2026 in questo lasso di tempo dovrebbero essere creati criteri uniformi per attuare la riforma.

IRES

Nella razionalizzazione del sistema rientra anche una riforma dell’IRES, Imposta sul Reddito delle Società, naturalmente le linee guida sono generiche, l’obiettivo è cercare di armonizzare la reale capacità di reddito a fini civili e fiscali puntando sulla revisione dei sistemi di ammortamento dei costi e riduzione degli adempimenti amministrativi a carico delle aziende. Cioè si punta a tassare il reale reddito tenendo in considerazione il complesso sistema dei costi che le aziende devono sostenere.

L’armonizzazione del sistema IRES dovrebbe puntare anche ad eliminare le distorsioni create al sistema fiscale dalla possibilità di scegliere tra diverse forme societarie e di impresa che di fatto hanno tassazioni diverse cercando il regime fiscale più favorevole, inoltre l’obiettivo anche in questo caso è allinearsi con il sistema europeo. Insomma l’obiettivo è neutralizzare le differenze tra regimi fiscali delle varie società e imprese.

Il governo per la riforma fiscale ha stanziato 2 miliardi di euro per il 2022 e 1 miliardo di euro per il 2023, questi fondi potranno essere implementati con quelli che derivano dalla lotta all’evasione fiscale. Tra gli obiettivi vi è anche la semplificazione del sistema di riscossione delle imposte implementando l’uso delle nuove tecnologie da parte dell’Agenzia Entrate e Riscossioni, questo dovrebbe portare un risparmio sulle spese per la riscossione.

Aumenti luce e gas: ecco le ultime novità sui rincari e azzeramento oneri

L’Arera “Autorità per la regolazione per energia, reti e ambiente” fa sapere che grazie agli interventi del Governo è stato possibile sterilizzare parte degli aumenti luce e gas in bolletta. Ecco tutte le novità.

Gli aumenti luce e gas previsti per l’ultimo trimestre 2021

L’Arera ha provveduto a comunicare i reali aumenti previsti per luce e gas, gli stessi saranno del 29,8% relativi alle tariffe per la fornitura di energia e 14,4% per le tariffe del gas, un buon risultato a fronte di iniziali aumenti del 45% della bolletta energetica e oltre il 30% per la bolletta del gas, ma gli interventi governativi hanno scongiurato questa ipotesi. Spiega Arera che gli aumenti sono dovuti per l’80% all’aumento del costo della materia prima e per il 20% alle quotazioni dei permessi per l’emissione di CO2.

Tenendo in considerazione gli interventi governativi, per il 2021 è possibile stimare per la famiglia tipo una spesa totale di 631 euro annuali per l’energia elettrica con un aumento di 145 euro rispetto al 2020 e un consumo di gas di 1130 euro con un aumenti di 155 euro rispetto al 2020.

Interventi del Governo Draghi su aumenti luce e gas

In tale prospettiva sono risultati risolutivi, almeno per l’ultimo trimestre 2021, gli interventi del Governo Draghi con il decreto di urgenza che ha previsto lo stanziamento di 3 miliardi di euro. Di questi 2,5 miliardi saranno dedicati all’azzeramento degli oneri di sistema che incidono notevolmente sulle bollette ( circa il 10%) e 500 milioni di euro andranno a incrementare la platea dei soggetti che potranno beneficiare del bonus legato al reddito. A ciò si aggiunge una riduzione di 5 punti percentuali dell’IVA sul gas. Attualmente questa è al 10% per consumi fino a 480 metri cubi l’anno e al 22% per consumi superiori.

Per quanto riguarda i bonus riguardano le famiglie:

  • con ISEE inferiore a 8265 euro;
  • famiglie numerose con ISEE inferiore a 20.000 euro;
  • percettori di reddito o pensione di cittadinanza;
  • famiglie con persone disabili in gravi condizioni che abbiano bisogno di dispositivi elettromedicali.

Si tratta in totale di circa 3 milioni di utenti che potranno beneficiare di uno sconto in bolletta senza dover fare richiesta alcuna.

Prospettive per il 2022: nuovi rincari luce e gas potrebbero essere in agguato

L’Autorithy ha però comunicato che, sebbene questo intervento del governo Draghi sia importante, per il mese di gennaio 2022 potrebbe essere necessario un altro provvedimento in quanto c’è un aumento dei prezzi di particolare eccezionalità e di conseguenza si prevedono ulteriori rialzi che richiedono interventi mirati. L’Arera ha già dichiarato di essere disponibile a fornire tutto il supporto tecnico necessario. L’aumento dei prezzi è previsto per tutto il primo trimestre del 2022, l’Arera inoltre sottolinea che gli aumenti riguardano prevalentemente le famiglie che sono ancora nel mercato di maggiore tutela in quanto le tariffe per loro sono modificate in modo immediato, mentre chi ha contratto un contratto di fornitura con il mercato libero può beneficiare delle tariffe previste da contratto.

Il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha d’altronde chiarito che in effetti è da anni che si attende una riforma sugli oneri di sistema che rappresentano un balzello importante per le famiglie. Potrebbe quindi verificarsi una riduzione degli oneri di sistema strutturale e non legata esclusivamente all’emergenza.

Extrabonus auto 2021: arriva il rifinanziamento per gli incentivi

L’Ecobonus 2021 per l’acquisto dell’auto è stato sicuramente un successo al punto che nel mese di agosto i fondi devoluti a tale obiettivo erano già terminati lasciando una larga fascia di persone senza accesso agli sconti. Negli ultimi giorni c’è però stata una novità, infatti il Decreto Infrastrutture del Governo Draghi ha introdotto importanti novità e tra queste il rifinanziamento dell’Extrabonus auto 2021 con ulteriori 57 milioni di euro.

Il Decreto Infrastrutture

Il Decreto Infrastrutture è stato approvato dal Governo Draghi il 2 settembre 2021 e con esso c’è l’atteso rifinanziamento dell’Ecobonus 2021, sebbene con qualche novità inerente gli importi. Sicuramente uno degli elementi di novità che ha reso l’Ecobonus auto 2021 molto interessante è stato la possibilità di ottenerlo anche senza rottamare la vecchia auto, in questo modo anche chi si trova di fronte al primo acquisto può avere degli sconti interessanti.

Extrabonus Auto 2021: a quanto ammonta?

Extrabonus 2021 con auto da rottamare

Gli acquisti di auto per i quali è possibile ottenere questi importanti aiuti devono essere divisi in due categorie: con auto da rottamare e senza auto da rottamare. Nel primo caso cioè se si rottama la vecchia auto si possono ottenere 6.000 euro per l’acquisto di una vettura  con emissioni comprese tra 0 e 20 grammi per chilometro (elettriche), in passato il contributo poteva arrivare a 10.000 euro. A questo sconto si aggiungono 2.000 euro di contributo del concessionario.

Si ha uno sconto pari a 2.500 euro, a cui si aggiungono i 2.000 euro di contributo del concessionario, per l’acquisto di un’auto con emissioni di CO2 comprese nel range 21-60 grammi per chilometro. Si tratta quindi delle auto ibride con tecnologia plug in, da ricaricare tranquillamente con la presa di corrente.

Extrabonus 2021 senza auto da rottamare

Nel caso in cui non sia disponibile un’auto da rottamare, il contributo è di 4.000 euro + 1000 euro di contributo del concessionario per le auto elettriche (emissioni di CO2 comprese tra 0 e 20 grammi per chilometro) e 1.500 euro + 1.000 euro di contributo del concessionario per la seconda fascia, cioè per le auto ibride con tecnologia plug-in ed emissioni comprese tra 21-60 grammi/km.

Extrabonus 2021 per auto usate

Un’altra grande novità è la possibilità di ottenere gli incentivi anche sulle auto usate, in questo caso è necessario rottamare un vecchio veicolo che abbia almeno 10 anni di età, lo stesso deve essere intestato a chi acquista l’auto usata da almeno un anno. In questo caso si possono ottenere:

  • 2.000 euro per l’acquisto di un’auto con emissioni di CO2 da 0 a 60 grammi per km;
  • 1.000 euro per la fascia 61-90 CO2 h/km;
  • 750 euro per la fascia 91-169g/km.

Deve essere ricordato che è possibile prenotare la propria auto fino a esaurimento dei fondi, ma si potrà concludere la procedura di acquisto entro 6 mesi dalla prenotazione e quindi in teoria fino al 30 giugno 2022, ma meglio affrettarsi per evitare che il fondo sia incapiente.

I vantaggi dell’acquisto di auto elettriche/ibride plug-in

Scegliere un’auto elettrica, oltre a portare al riconoscimento del diritto all’Ecobonus 2021, porta sicuramente anche altri vantaggi, infatti, in caso di blocco del traffico in centro città, con le auto elettriche è possibile comunque circolare. A ciò si aggiunge che vi sono benefici anche per quanto riguarda il pagamento del bollo auto, infatti nella maggior parte delle Regioni per i primi anni successivi all’immatricolazione ( la scelta dipende dalla Regione, ma di solito sono o 3 o 4) si è esentati dal pagamento del bollo auto. Infine, si può ottenere un buon risparmio anche per quanto riguarda l’assicurazione auto, infatti le tariffe di solito per le auto elettriche sono inferiori del 20-30% rispetto ad un’auto con alimentazione tradizionale, mentre per le ibride il risparmio è del 5-10%.

Il Decreto Infrastrutture 2021 ha provveduto anche a introdurre ulteriori novità per gli automobilisti, in particolare gli stalli rosa per le donne incinte e ai genitori con figli minori di 2 anni entrano nel Codice della Strada  e sono raddoppiate le multe per coloro che parcheggiano negli stalli riservati ai disabili.