E’ di moda il medico low cost

di Vera MORETTI

Contro la crisi, è in arrivo anche il medico low-cost. E se si pensa che si tratti di professionisti poco all’altezza e di cui dubitare, ci si sbaglia di grosso.
Sembra, infatti, che questo nuovo trend sia accompagnato da medici competenti e seri, le cui prestazioni non constano quanto un gioiello.

Perché questo? La crisi ha colpito non solo i potenziali pazienti, ma anche chi elargisce servizi e visite specialistiche, in particolare per chi lavora in ambulatori e studi odontoiatrici. Da qui l’idea di “sgonfiare” le tariffe e offrire preventivi più snelli ed accessibili.

Ciò avrebbe portato, secondo la stima di Assolowcost riportata dal Censis, ad un aumento di attività del 25-30 per cento all’anno, per un giro d’affari di alcune centinaia di milioni.

Il professor Mario Del Vecchio insieme a Valeria Rappini ha realizzato per la Bocconi di Milano uno studio sulla sanità low cost, che dimostra come in certi casi si arrivi a risparmiare tra il 30 e il 50% rispetto agli standard. “Siamo rimasti sorpresi di trovare soprattutto imprese che vogliono essere integrative rispetto al sistema sanitario nazionale e non cercano il profitto. Alcune sono legate alla cooperazione o al mondo del no profit“. Inoltre “il low cost, trapiantato da contesti molto differenti sembra aver superato la fase critica ed essere avviato ad assumere un ruolo specifico nell’insieme delle risposte a una domanda pressante di servizi sanitari“.

Ma come è possibile che una visita presso uno studio privato costi di meno rispetto ad una fatta presso una struttura pubblica? Quest’ultima costa almeno venti euro di ticket, oltre ad obbligare il paziente a lunghe attese, mentre nel privato, si sa, una visita, anche se fatta in tempi molto brevi, raramente costa meno di 100 euro.
Per far fronte a questo “gap”, alcune associazioni di volontariato come Pubbliche Assistenze dell’Anpas e Misericordie, soprattutto in regioni come la Toscana o l’Emilia Romagna, hanno ambulatori dove gli specialisti vedono il paziente nel giro di un paio di giorni a un prezzo anche inferiore al doppio del ticket.

Le tariffe, dunque, sono più basse ma non tanto da far pensare di trovarsi davanti ad un tipo di medicina “spicciola” e per questo, non solo per il risparmio, vengono prese in considerazione anche agli affezionati alla sanità pubblica.
Il termine low cost, dunque, è da considerarsi improprio, anche se il risparmio è effettivo ed evidente.

Luca Foresti, amministratore delegato del centro medico Sant’Agostino di Milano, una delle strutture iscritte ad Assolowcost, ha dichiarato: “L’attività low cost è diversa dal volontariato, deve avere volumi alti e processi produttivi pensati per risparmiare. Noi ad esempio prendiamo prenotazioni online ma anche via sms, cosa che velocizza la risposta e abbatte i costi. Le visite costano 60 euro“.

Fanno parte del progetto Assolowcost anche Amico dentista, Welfare Italia Servizi, che ha ambulatori in tutto il paese ed è un ente no profit, ma anche il Nuova città, vicino a Bari e, tra le attività più presenti, c’è sicuramente l’odontoiatria.

Amedeo Bianco è il presidente della Federazione degli Ordini dei medici, che ha in piedi un contenzioso con Groupon, il sito di offerte, anche sanitarie. “Il low cost non è sinonimo di bassa qualità. L’importante è che la concorrenza si faccia senza che vengano meno gli standard di sicurezza. Dobbiamo stare quindi attenti al rispetto delle regole, anche riguardanti gli ambienti e il trattamento del personale, quando troviamo dei prezzi che si scostano di molto dai costi standard. Per quanto riguarda il no profit puro lo considero come un affiancamento del sistema sanitario“.

Professionisti, sfruttate i gruppi d’acquisto per far business

di Mirko ZAGO

Se l’arte di ingegnarsi può apportare vantaggi lavorativi e incentivare forme di business accogliamola a braccia aperte. Si fa un gran parlare in rete dei gruppi di acquisti, unioni di persone che sfruttando le potenzialità del web 2.0 (banalmente orientato al social, non me ne vogliano gli esperti per l’eccesso di pressapochismo) si incontrano in uno spazio virtuale e cercano di creare un “match”, una corrispondenza tra la loro richiesta di acquisto di prodotti ed un’offerta ad hoc caratterizzata da sconti succulenti resi possibili in quanto la transazione si basa su un ampio numero di vendite concentrate nel tempo. Si tratta alla fin dei conti di rivendere prodotti a prezzo di stock, a singole persone, sfruttando il web per reclutare la domanda e agevolare il processo di vendita e consegna. A sostegno di queste imprese si sono moltiplicati nel tempo numerosi market place che offrono con costanza “deal del giorno”, offerte limitate e speciali che durano poche ore e vengono confermate solo al raggiungimento di un certo numero di ordini (Groupon, Groupalia, Let’s Bonus ecc. Si basano su tale dinamica).

Ma facciamo un passo indietro e soprattuto, con uno sforzo maggiore, varchiamo i confini virtuali e ritorniamo coi piedi nel mondo reale, in particolare nel mondo fatto di famiglie, problemi domestici e orde di professionisti e tecnici pronti a risolverli. Idraulici, elettricisti, giardinieri, pulitori di scarichi, caldaisti sono tanto necessari quanto odiati per due ovvi motivi, uno se ci affidiamo a loro significa che abbiamo un problema, e già di per sè questo basta a scaldare gli animi all’interno di una famiglia, due il momento di saldare il conto toglie a molti l’appetito. Servirebbe un modo che agevolasse entrambi i soggetti, da un lato le famiglie desiderose di risparmiare e costrette ad interventi di manutenzione (se la decisione non è autonoma è la legge a pensarci) e dall’altro i professionisti onesti e seri che lavorano duro per portare a termine gli interventi a regola d’arte cercando di non far piovere sul bagnato con i loro corrispettivi per la prestazione d’opera.

Alcuni dei modi per risparmiare sono sfruttare le offerte dei vari siti di deal sperando nella promozione di questo tipo di interventi. Ma le opportunità sono purtroppo sporadiche. Ci si può affidare ai gruppi di acquisto territoriali, ma l’informazione è scarsa e la loro organizzazione spessso non ottimale. Da qualche tempo le iniziative nascono sempre più spesso direttamente per opera degli stessi professionisti che racimolano clienti in numero sufficiente da garantire la stessa prestazione ma a prezzi inferiori rispetto al rivolgersi singolarmente alla concorrenza.

Non si tratta certo di sprovveduti, questi signori magari senza saperlo sfruttano le migliori strategie del marketing diretto e curano tutte le 4 P del marketing mix (Philip Kotler) compresa la quinta rappresentata dalle partnership come vuole la nuova scuola. Solitamente l’iter è questo. In prossimità di interventi di manutenzione obbligatoria (ad esempio la pulizia della caldaia citando l’esempio che mi ha toccato personalmente) il tecnico (o un team – “Partnership”) contatta un certo gruppo di famiglie selezionate in base alla vicinanza geografica, solitamente ci si concentra su piccoli quartieri (“Place”). Le tecniche usate spaziano dalle telefonate, alla pubblicità su cassetta delle lettere, fino ad arrivare a mail ed sms (“Promotion”). Viene proposto l’intervento di riassetto, pulizia, manutenzione (“Product”) ad un prezzo solitamente più basso (“Price”) qualora si decidesse di aderire in toto seguendo le decisioni degli altri vicini. Alla data prefissata, il tecnico in una volta sola visita le case del quartiere per la felicità prima di tutto sua, ma anche delle famiglie che così possono risparmiare qualche euro. Banale, semplice e tremendamente efficace, e allora perchè è ancora così poco diffusa questa pratica? L’ingegno italico si vede fin dalla quotidianità, purchè non si esageri… il richiamo a dentisti e avvocati che si “svendono” online fa riflettere.

Groupon: Avvocati e dentisti in saldo richiamati all’Ordine

di Alessia CASIRAGHI

Liberalizzare. E’ la parola d’ordine che si rincorre sulle bocche di parlamentari, ministri, economisti e riempie le prime pagine dei giornali di questi giorni. Una bacchetta magica pronta a garantire la libera concorrenza e a ristabilire un po’ di sana competizione nel nostro paese. Ma quali sono le insidie che si nascondo dietro questo parola magica?

La notizia è passata un po’ sottotono, ma vale la pena accennarla. Qualche giorno fa cinque ingegneri, regolarmente iscritti all’Ordine professionale, di Torino, sono stati ‘richiamati’ proprio dall’ordine per aver svenduto a prezzi stracciati le proprie prestazioni attraverso un sito web. Il sito in questione, forse conosciuto ai più per le ablazioni dentali a costi bassissimi e per le cene di sushi a prezzi cinesi, è Groupon.

Portale di deal nato a Chicago nel 2008, Groupon propone offerte online a prezzi scontati attraverso coupon e vocher. E nel 2011 sono stati numerosi gli studi professionali che hanno deciso di diventare partner del servizio di vendita online. Qualche esempio?

Certificazione energetica di immobili e registrazione al catasto regionale a 59 euro, anziché 300. Trattazione di un procedimento stragiudiziale a 39 euro, anzichè 500, e per chi volesse pensare in grande c’è anche il due al prezzo di uno, 69 euro anzichè 1000.

Immediato l’attacco degli Ordini professionali: “praticare prezzi inferiori alla vigente tariffa professionale, contrasta con le norme deontologiche”. E a Bologna il mese scorso l’Ordine dei Medici ha puntato il dito contro le offerte in saldo di prestazioni mediche quali pulizie dentali, pap test, visite dermatologiche,  contro il “discount di una falsa sanità”.

Medici, avvocati, ingegneri, architetti e commercialisti sono avvertiti: svendere le proprie prestazioni a prezzi che contrastano notevolmente con le tariffe minime vigenti, comporta il rischio di un richiamo da parte dell’Ordine professionale, se non addirittura l’esclusione dallo stesso.

Ma liberalizzare le professioni non significa proprio fare i conti con l’abolizione delle tariffe minime vigenti? La questione resta aperta. Nel frattempo Groupon, dal canto suo, ha fatto sapere di essere ricorso più volte all’Antitrust, nel solo 2011, dopo numerosi boicottaggi in ogni parte d’Italia: “I problemi con le organizzazioni di categoria sono cominciati nel gennaio del 2011 – spiega Roberto Panetta, legale del gruppo. – Prima in maniera blanda, poi sempre più frequenti, sono arrivati decine di richiami per i nostri partner. Riteniamo che questo sia un comportamento scorretto perché restringe la concorrenza, pertanto abbiamo chiesto l’intervento dell’Autorità garante”.

Medici richiamati dall’ordine, insinuazioni più o meno verificate sull’attendibilità dei servizi offerti dal portale, un po’ come a dire ‘se costa poco, la fregatura ci sarà’. All’alba della nuova era ‘liberalizzata’ le perplessità sono numerose. E l’esempio di Groupon rappresenta un caso limite, ma anche un interessante spunto di riflessione.

E voi cosa ne pensate? Si tratta di un processo alle intenzioni, quello esercitato dagli Ordini Professionali, o di un’azione giusta e tesa a limitare una concorrenza che potrebbe farsi spietata e senza più regole? E’ giusto applicare tariffe scontate anche a servizi e prestazioni fino ad oggi regolamentate da tariffari minimi e cachet prestabiliti?

L’E-Couponing vera forza del business

In questo periodo il commercio elettronico sta godendo di ottima salute nel nostro Paese. Secondo la School of management del Politecnico di Milano e l’Osservatorio B2C di Netcomm, il giro d’affari arriverà in breve tempo a superare i 7,6 miliardi di valore, con un incremento annuale del +17%. Se è vero che dietro questa tendenza vi è una maggior propensione degli italiani a connettersi alla rete, coadiuvati dai tanti nuovi prodotti elettronici, primi tra tutti i tablet pc e smartphone, è anche vero che una grande spinta è derivata dall’e-couponing. Chi compra online, dopotutto, lo fa spinto nella maggioranza dei casi dai buoni prezzi.

Il couponing richiama l’idea di risparmio collettivo che piace agli utenti, attratti dalla possibilità di risparmio. Il tempo limitato delle offerte anzichè essere un limite rappresenta un valore. L’acquirente è così stimolato a iscriversi a newsletter, visitare spesso il sito web, recepire il passaparola e messaggi veicolati attraverso i social network. Tra le mille offerte potrebbe esservi proprio quella che stava cercando e che frustrazione se dovesse capitare non usufruirne! Ecco che, psicologicamente, il meccanismo ha saputo attecchire nel nostro Paese in un periodo in cui la crisi ha reso tutti più attenti al portafoglio. Il sito principe del couponing è Groupon, da poche settimane quotato in Borsa, ma ottimi risultati hanno raggiunto anche altri competitor come Privalia che mette a disposizione vendite esclusive per gli utenti registrati.

Verso dove mira il couponing?
Se inizialmente l’idea curiosa è bastata per attrarre gli utenti, adesso serve fare di più per catalizzarli verso canali e modalità di vendita innovative. L’esperienza d’acquisto deve essere sempre più personalizzata, permettendo all’utente di accedere alla propria cronologia di acquisti, di personalizzare il servizio e sfruttare la geolocalizzazione (in questo senso gran passo avanti ha fatto Four Square, che propone offerte del giorno in diversi esercizi commerciali in base a dove ci si trova).

Quali sono i vantaggi per un’impresa che sfrutta il couponing?Aumento del traffico sul sito web dell’impresa. Gli utenti sono attratti dall’incentivo proposto e la reiterazione nel tempo garantisce una visita continua. Grazie al couponing, i consumatori possono ricevere un servizio personalizzato ed esclusivo. Si può vendere un maggior quantitativo di merce rispetto ai canali tradizionali e si riesce a mantenere una buona distinzione con i competitori e un senso di appagamento.

Quali sono gli esempi più fortunati?
Tutti questi vantaggi li ha ben intuititi il gigante delle relazioni online Facebook, che ha pensato di potenziare il suo business con il nuovo servizio “Deals” basato su sconti in negozi e acquisti con moneta virtuale. Peccato che Facebook Deals, con i suoi 750 milioni di utenti potenziali, sia stato chiuso dopo solo quattro mesi di sperimentazzione. La volontà di sfidare Google Offers, servizio al momento attivo solo su alcuni mercati metropolitani, e soprattutto il gigante Groupon (più di 35 milioni di iscritti) ha forse fatto correre troppo Mark Zuckerberg, sottovalutando la concorrenza e sovrastimando le potenzialità. Intanto, 8 milioni di italiani si lasciano conquistare dagli acquisti di gruppi su siti come Groupalia, Glamoo e LetsBonus, solo per citare i più utilizzati. Siti di questo genere si stanno moltiplicando e sembrano essere il vero propulsore per l’e-commerce. Alessandro Perego, responsabile scientifico Osservatorio B2c Netcomm-Politecnico di Milano spiega: “I nuovi fenomeni sono decisivi nell’accelerazione della crescita dell’e-commerce, sia per il valore assoluto con cui contribuiscono all’aumento del transato (400 milioni di euro circa, pari a quasi un terzo della crescita complessiva) sia per la capacità di portare online nuovi acquirenti”. Per quest’anno si dovranno potenziare dunque i servizi da smartphone (gli acquisti dal mobile sono cresciuti rispetto allo scorso anno del +210%) e puntare sul servizio post vendita e assistenza.

Mirko Zago

L’eCommerce cresce anche in Italia

L’Italia sta diventando sempre più eCommerce addict.

La crisi, in questo ramo, sembra non sentirsi, dal momento che il settore, trainato da Groupon, è cresciuto del 20% rispetto al 2010 con cifre che raggiungono gli 8 miliardi di euro.

A portare a questo risultato sono stati soprattutto i prodotti, che registrano un +24%, a discapito dei servizi, solo +18% e i comparti di maggior appeal rimangono moda, +38%, ed editoria, musica ed audiovisivi, +35%. L’informatica tiene bene e addirittura raddoppia segnando un positivo +22%.

Questi dati sono resi noti da una ricerca effettuata dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano, che conferma il successo dei siti che vendono coupon, Groupon su tutti, ma seguiti da Glamoo, Groupalia e LetsBonus, senza dimenticare Amazon.it.

Tra i settori che hanno registrato più crescita ecco le assicurazioni, +22%, e il turismo, +13%, utilizzati, da un esercito di web shopper che ormai sfiora i 9 milioni solo in Italia, distribuiti per il 60% al Nord, 25% al centro e 15% al Sud, con una stima, per la fine dell’anno, di un totale di 32 milioni di ordini evasi, +26% rispetto al 2010.

Alessandro Perego, responsabile scientifico Osservatorio B2C Netcomm, spiega: “I nuovi fenomeni sono decisivi nell’accelerazione della crescita dell’e-commerce, sia per il valore assoluto con cui contribuiscono all’aumento del transato (400 milioni di euro circa, pari a quasi un terzo della crescita complessiva) sia per la capacità di portare online nuovi acquirenti“.

A far crescere il mercato dell’eCommerce hanno contribuito anche gli acquisti online attraverso gli smartphone, aumentati del 210% rispetto allo scorso anno e che rappresentano l’1% delle vendite online.

Il mercato italiano è ancora lontano da quello degli stati europei, Regno Unito e Francia in primis, ma la crescita registrata è doppia rispetto questi Paesi, già da tempo abituati allo shopping online.

A questo proposito, Roberto Liscia, presidente di Netcomm, ha dichiarato: “Dal monitoraggio mensile dell’indice di soddisfazione dell’eCommerce italiano che conduciamo con Human Highway, risulta che ad ottobre i compratori online sono stati 9.2 milioni e che circa l’87% di essi ha dato valutazione superiore a 7 su 10 a questo canale che si conferma quello con il maggiore indice di soddisfazione per i compratori online rispetto a tutti gli altri. Oggi più che mai, in un contesto di crisi globale che investe anche il nostro Paese, l’eCommerce non e’ più un’opportunità ma diventa un’esigenza inderogabile per le imprese italiane che vogliano seriamente competere sui mercati internazionali“.

Vera Moretti