Ecco i codici da usare per pagare l’Imu

Ora che si avvicina la scadenza per il pagamento della mini Imu, prevista per il 24 gennaio, occorre fare chiarezza sui codici tributo da utilizzare nel modello F24.

Ecco di seguito, a seconda dell’imposta, i codici esatti:

Per quanto riguarda l’Imu:

  • 3912 IMU – imposta munic.propria su abitaz.princ.e rel.pertinen.a.13,c.7dl201/11-Comune
  • 3913 IMU – imposta municipale propria per fabbricati rurali ad uso strumentale-Comune
  • 3914 IMU – imposta municipale propria per i terreni – Comune
  • 3915 IMU – imposta municipale propria per i terreni – Stato
  • 3916 IMU – imposta municipale propria per le aree fabbricabili – Comune
  • 3917 IMU – imposta municipale propria per le aree fabbricabili – Stato
  • 3918 IMU – imposta municipale propria per gli altri fabbricati – Comune
  • 3919 IMU – imposta municipale propria per gli altri fabbricati – Stato
  • 3923 IMU – imposta municipale propria-interessi da accertamento – Comune
  • 3924 IMU – imposta municipale propria-sanzioni da accertamento – Comune
  • 3925 IMU – imposta municipale propria per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – Stato
  • 3930 IMU – imposta municipale propria per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – incremento Comune

TARES:

  • 3944 TARES – tributo Comunale su rifiuti e servizi – art. 14, d.l. n. 201/2011 e succ. modif.
  • 3945 TARES – tributo Comunale su rifiuti e servizi – art. 14, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. – interessi
  • 3946 TARES – tributo Comunale su rifiuti e servizi –- art. 14, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. – sanzioni
  • 3950 TARES tariffa – art. 14, c. 29, d.l. n. 201/2011 e succ. modif.
  • 3951 TARES tariffa – art. 14, c. 29, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. – interessi
  • 3952 TARES tariffa – art. 14, c. 29, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. – sanzioni
  • 3955 TARES maggiorazione – art. 14, c. 13, d.l. n. 201/2011 e succ. modif.
  • 3956 TARES maggiorazione – art. 14, c. 13, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. interessi
  • 3957 TARES maggiorazione – art. 14, c. 13, d.l. n. 201/2011 e succ. modif.

Altri tributi locali:

  • 3910 altri tributi locali oblazione per la definizione degli illeciti edilizi – art. 32, comma 32, d. l. 30/09/2003, n. 269

ICI:

  • 3906 imposta Comunale sugli immobili – interessi
  • 3907 ICI imposta Comunale sugli immobili – sanzioni
  • 3940 ICI imposta Comunale sugli immobili (ICI) per l’abitazione principale
  • 3941 ICI imposta Comunale sugli immobili (ICI) per i terreni agricoli
  • 3942 ICI imposta Comunale sugli immobili (ICI) per le aree fabbricabili
  • 3943 ICI imposta Comunale sugli immobili (ICI) per gli altri fabbricati

TARSU:

  • 3920 TARSU/Tariffa tassa smaltimento dei rifiuti solidi urbani – tariffa gestione rifiuti urbani
  • 3921 TARSU/Tariffa tassa smaltimento dei rifiuti solidi urbani – tariffa gestione rif. urbani-interessi
  • 3922 TARSU/Tariffa tassa smaltimento dei rifiuti solidi urbani – tariffa gestione rif. urbani-sanzioni

Imposta di scopo:

  • 3926 imposta di scopo imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche, prevista dall’articolo 1, comma 145, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 – risoluzione n. 156 del 16 aprile 2008
  • 3927 imposta di scopo imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche, prevista dall’articolo 1, comma 145, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 – interessi – risoluzione n. 156 del 16 aprile 2008
  • 3928 imposta di scopo imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche, prevista dall’articolo 1, comma 145, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 – sanzioni – risoluzione n. 156 del 16 aprile 2008

TOSAP/COSAP:

  • 3931 TOSAP/COSAP tassa/canone per l’occupazione permanente di spazi ed aree pubbliche (TOSAP/COSAP)
  • 3932 TOSAP/COSAP tassa/canone per l’occupazione temporanea di spazi ed aree pubbliche (TOSAP/COSAP)
  • 3933 TOSAP/COSAP tassa/canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP/COSAP) – interessi
  • 3934 TOSAP/COSAP tassa/canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP/COSAP) – sanzioni

Contributo di soggiorno:

  • 3936 contributo di soggiorno roma capitale – contributo di soggiorno – art. 14, c.16, lett. e) dl. n. 78/2010
  • 3937 contributo di soggiorno roma capitale – contributo di soggiorno-art. 14,c.16,let e) dl.n.78/2010-interessi
  • 3938 contributo di soggiorno roma capitale-contributo di soggiorno- art. 14,c.16, let.e dl.n 78/2010-sanzioni

Vera MORETTI

Ciao Imu, la vera stangata arriva dalla Tares

Per tanti motivi l‘abolizione dell’Imu è stata ed è uno specchietto per le allodole. Intanto, la cosiddetta “service tax” che la sostituirà colpisce una platea più vasta ed è quindi facile che faccia aumentare il carico complessivo aumenti o che il benessere della popolazione diminuisca; così è accaduto con la prima eliminazione dell’Ici, pagata con riduzione dei trasferimenti agli enti locali e un comprensibile peggioramento dei servizi, oltre aumento all’aumento delle tasse locali.

Poi distoglie l’attenzione da altre tasse come la Tares, che debutta quest’anno sostituendo la Tarsu o la Tia: una stangata, soprattutto per gli imprenditori.

Secondo quanto stima la Cgia di Mestre, rispetto al 2012, gli aumenti medi stimati per l’anno in corso saranno molto pesanti:

• su un capannone di 1.200 mq l’aggravio sarà di 1.133 euro (+22,7%);
• su un negozio di 70 siamo a 98 euro in più (+19,7%);
• su una abitazione civile di 114 mq, l’applicazione della Tares comporterà un aumento di spesa di 73 euro (+29,1%).

La Tares dovrà infatti assicurare un gettito capace di coprire interamente il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, cosa non prevista con l’applicazione della Tarsu. Poi è prevista una maggiorazione su tutti gli immobili pari a 0,3 euro al metro quadrato, con la quale si finanzieranno i servizi indivisibili dei Comuni quali l’illuminazione pubblica, la pulizia e manutenzione delle strade.

Dato preoccupante emerso dall’analisi dei bilanci dei Comuni italiani sul 2010 effettuata dalla Cgia è che lo scostamento tra quanto incassato con la Tarsu/Tia e il costo del servizio di raccolta e smaltimento ammonta a circa 0,9 miliardi di euro. Un dato sottodimensionato, dice l’associazione mestrina: nell’analisi mancano infatti i dati relativi alla Valle d’Aosta, inoltre non si è potuto tener conto del fatto che alcune Amministrazioni comunali esternalizzano il servizio di smaltimento dei rifiuti a società collegate.

Secondo il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussiquesta situazione rasenta il paradosso. Con la crisi economica e il conseguente calo dei consumi, le famiglie e le imprese hanno prodotto meno rifiuti. Inoltre, grazie all’aumento della raccolta differenziata avvenuto in questi ultimi anni un po’ in tutta Italia, il costo per lo smaltimento degli stessi è diminuito. Detto ciò, con meno rifiuti e con una spesa per lo smaltimento più contenuta tutti dovrebbero pagare meno. Invece, con la Tares subiremo un ulteriore aggravio della tassazione”.

L’Imu fa rimpiangere la vecchia Ici

L’Imu, ormai è confermato, si è rivelata molto più cara dell’Ici, tanto da aver raggiunto picchi del 160% in più rispetto alla vecchia tassa sugli immobili.

I motivi che hanno reso la nuova imposta così onerosa sono molteplici e non dipendono solo al ritorno del tributo sulla prima casa perché, confrontando i dati con l’ultimo anno in cui è stata pagata l’Ici sulle abitazioni principali, risulta che l’imposta lievita comunque a livelli considerevoli, con un incremento tra il 90% e il 100%.

Sono state messe a confronto le entrate dell’imposta comunale sugli immobili, fornite dall’Istat (pari a 9,07 miliardi nel 2011 e 11,98 nel 2007) e le stime sul gettito 2012 confermate dagli enti locali, di circa 23-24 miliardi per l’anno appena terminato.
La somma complessiva ricevuta dal pagamento dell’imposta, tra acconto di giugno e saldo di dicembre, è di 19,9 miliardi.
Si deve anche considerare che il 25% dei Comuni italiani ha deciso di incrementare ulteriormente l’aliquota sull’abitazione principale, mentre un Comune su due ha elevato l’aliquota sugli altri immobili.

Il governo, già a giugno, aveva fatto presente che l’Imu erariale ammonta a circa 8,9 miliardi di euro annui, mentre l’Imu comunale è di circa 12,2 miliardi di euro, per un gettito complessivo di circa 21,1 miliardi di euro annui.
Se si analizzano i dati Istat degli ultimi dieci anni, emerge che, in questo lasso di tempo, il tributo è aumentato del 3,7%, passando da 8,7 miliardi del 2001 a 9,1 del 2011.

L’incremento contenuto è dovuto soprattutto alla soppressione dell’imposta sulla prima casa, che ha portato l’imposta da 11,98 miliardi del 2007 a 9,1 l’anno successivo (-24%). E negli anni successivi il gettito è rimasto sostanzialmente stabile (8,895 miliardi nel 2009; si sale a 9,078 nel 2010 e resta sostanzialmente invariato nel 2001 a 9,070 miliardi).
Nonostante queste cifre considerevoli, il governo afferma che l’Italia è il Paese con la più bassa tassazione della proprietà immobiliare, pari allo 0,6%, contro il 3,1% di Stati Uniti, il 2,1% del Giappone, il 2,4% della Francia, il 3,5% del Regno Unito, il 3,1% del Canada e l’1,1% della media Ocse.

Se però si considera l’incremento che l’imposta ha subito negli ultimi anni, la posizione dell’Italia pare destinato a superare la media fissata dall’Organizzazione nazionale per lo sviluppo economico.

Facendo una media, per ogni immobile si dovrà versare una somma di 235 euro: su circa 24,3 milioni di proprietari di immobili, 17,5 milioni verseranno l’Imu e circa 6,8 milioni saranno esenti dall’ imposizione.
La media pro-capite per i soggetti che verseranno l’Imu è di circa 194 euro.

Secondo i dati dell’Agenzia del Territorio l’importo medio Imu per l’abitazione principale e’ pari a 206 euro, per un gettito complessivo che supera i 3,3 miliardi; mentre l’imposta media sugli altri immobili ammonta a 761,5 euro.

Per quanto riguarda l’analisi per tipo di immobili, il prelievo sulle abitazioni principali ammonta al 18,4% del totale mentre il restante 81,6% riguarda gli altri immobili.
Le proiezioni dimostrano inoltre che il 68% dei contribuenti ha effettuato il versamento sull’abitazione principale e il 62% su altri immobili. La distribuzione territoriale dimostra che oltre la metà dei versamenti complessivi dell’imposta municipale propria affluisce dal Nord (54,8%), un altro 27,1% dal Centro e il restante 8,1% dal Sud.

Vera MORETTI

Imu: tassa pesante per negozi e botteghe

Non serve aspettare il 17 dicembre, data di scadenza per il saldo dell’Imu, per fare i conti su quanto questa nuova tassa porterà nelle casse dello Stato.
Confesercenti, infatti, ha previsto che, dai 18 miliardi previsti, l’Imu darà un gettito di oltre 23 miliardi, ovvero quasi il doppio dei proventi assicurati dall’Ici.

Ad essere più colpiti, dalla nuova imposta, sono stati negozianti e botteghe, che hanno dovuto vedersela con un prelievo pari a 1,8 miliardi, ossia 1.050 milioni in più rispetto ai 700 milioni derivanti dalla vecchia Ici.
Si tratta di quasi due milioni di unità immobiliari che al Catasto sono censiti come categoria C1 e che per l’80% sono di proprietà di persone fisiche, per metà utilizzati direttamente e per l’altra metà detenuti in locazione.

Ad accrescere la tassazione Imu su negozi e botteghe hanno contribuito tre fattori:

  • L’aumento di base imponibile per effetto del più elevato coefficiente (55 invece del 34 previsto per l’Ici) da applicare alla rendita catastale rivalutata. Da solo, tale “adeguamento” spiega quasi il 62% dell’aumento rispetto a quanto pagato in precedenza a titolo di Ici;
  • L’aumento dell’aliquota standard fissata ai fini IMU (0,76% rispetto allo 0,664% dell’aliquota media ICI nazionale), che spiega un altro 14%;
  • L’ulteriore aumento di aliquota deciso da ciascun Comune nell’ambito delle facoltà accordate dal legislatore (aumento o riduzione dell’aliquota ordinaria in misura pari allo 0,30%). La grande maggioranza dei Comuni capoluoghi di provincia ha optato per gli aumenti e ciò ha portato ad una lievitazione dell’aliquota complessiva, dallo 0,76% standard allo 0,97% dell’aliquota effettiva media.

Tutto ciò sta a significare che sugli immobili strumentali all’attività imprenditoriale grava a partire dal 2012 un prelievo immobiliare pari a 2,4 volte (+ 140%) quello dell’Ici, che si scarica in larghissima parte (oltre i 2/3) sulle pmi, non solo su quelle che sono proprietarie dell’immobile in cui svolgono la propria attività ma anche su quelle che conducono l’immobile in locazione e che si vedranno aumentare il canone dal proprietario colpito dall’Imu.

L’aumento dell’Imu è dovuto anche alla scelta di riservare allo Stato una parte consistente del gettito, ovvero la metà di quanto ricavato dagli immobili diversi dall’abitazione principale – ivi compresi locali, uffici, negozi, botteghe – sulla base dell’aliquota dello 0,76%.
Una scelta che devia quella che sarebbe la natura d’imposta locale dell’Imu e che finisce per dirottare sull’Erario centrale un gettito consistente: oltre 9 dei 23 miliardi di gettito complessivo; circa 700 milioni, sui 1.800 pagati dalle pmi.

Questa particolarità rende “asimmetrica” la facoltà di variare l’aliquota accordata ai Comuni che, infatti:

  • sono frenati dall’apportare riduzioni che, secondo la legge, si scaricherebbe solo sulla loro quota (essendo “intoccabile” la quota dello Stato);
  • sono incentivati a maggiorare l’aliquota dell’Imu, considerato che il maggior gettito va interamente al Comune stesso. Peraltro, non vanno sottovalutati i rischi di concorrenza fiscale dannosa fra Comuni derivanti da una diversità territoriale di aliquote sugli immobili destinati all’attività imprenditoriale.

Regioni ed Enti Locali, al contrario, dovrebbero concentrarsi sulla riduzione di spesa come si chiede allo Stato. L’esigenza di contenere un prelievo sulle attività produttive rivelatosi più pesante del previsto si combina con l’opportunità di rivedere la distribuzione delle competenze Comuni/Stato nella tassazione degli immobili.

In particolare, si potrebbe nell’immediato, “azzerare” gli aumenti Imu su negozi, botteghe e locali destinati ad attività produttive deliberati per l’anno 2012 dai Comuni, rispetto all’aliquota standard dello 0,76% fissata dal legislatore. Si tratta di circa 400 milioni che gli operatori economici potranno defalcare da quanto dovuto in sede di versamento del saldo (17 dicembre) ovvero, visti i tempi ormai ristretti, recuperare in sede di versamento della prima rata 2013, utilizzando un apposito credito d’imposta.

Vera MORETTI

Il governo amico delle imprese? Ma va’ là!

E per fortuna che questo avrebbe dovuto essere il governo che avrebbe favorito la ripresa… Chiedetelo alla Cgia di Mestre e vedete che cosa vi risponderanno.

Vi risponderanno con uno studio, che hanno effettuato mettendo a confronto gli effetti economici che aggraveranno il carico fiscale e contributivo delle imprese con quelle, invece, che ne alleggeriranno il peso: risultato, il saldo, nel triennio 2012-2014, sarà positivo. Il che significa che le imprese italiane si troveranno a pagare quasi 5,5 miliardi di euro in più. Un risultato che si ottiene sottraendo dai 19 miliardi di tasse e contributi introdotti dal Governo Monti, i circa 13,6 miliardi di euro di alleggerimento fiscale che l’Esecutivo praticherà nel triennio considerato.

Analizzando dapprima gli aumenti di imposta, la Cgia ha sottolineato come il 2012 è l’anno dell’IMU: rispetto all’ICI, il prelievo medio per i negozi e i laboratori risulta mediamente raddoppiato, mentre per i capannoni (categoria catastale D1) si registrano incrementi di imposta che superano il 60%. Oltre all’IMU, nel 2012 sono aumentate dell’1,3% anche le aliquote contributive INPS a carico degli artigiani e dei commercianti.

Nel 2013, poi, entrambi i prelievi subiranno ulteriori aumenti. Rispetto all’ICI, con l’IMU il prelievo sui capannoni aumenterà di circa l’80% a causa dell’aumento del coefficiente per la determinazione della base imponibile, che passa da 60 a 65. Le aliquote previdenziali, invece, subiranno un ulteriore aumento dello 0,45% sino a portare nel giro di qualche anno l’aliquota di questi lavoratori autonomi al 24%.

Sempre nel 2013 le imprese faranno i conti con la riduzione della deducibilità dei costi per le auto aziendali che il fisco non riconoscerà più nella misura del 40%, ma del 27,5%. Una misura che interessa circa 7 milioni di automezzi.

Infine, per quanto riguarda la tassa sui rifiuti, che si chiamerà TARES, bisognerà versare al Comune una maggiorazione pari a 0,3 euro al mq che i Sindaci potranno aumentare sino a 0,4 euro. Gli imprenditori dovranno quindi pagare questa maggiorazione anche sulla superficie degli immobili destinati all’attività commerciale/produttiva. Secondo la Cgia, che queste misure varranno circa 5 miliardi di euro nel 2012, che diventeranno quasi 6,7 nel 2013 per salire a 7,3 nel 2014. Pertanto, nel triennio 2012-2014 le maggiori tasse e contributi a carico delle imprese saranno pari a poco più di 19 miliardi di euro.

Le più penalizzate dal pacchetto di misure introdotte dal governo Monti – sostiene il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussisaranno le micro imprese: in particolar modo quelle senza dipendenti che non potranno avvalersi degli sgravi Irap previsti per i dipendenti e dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), visto che per le aziende in contabilità semplificata non potranno applicare quest’ultima misura. Se si considera che il 75% degli imprenditori individuali lavora da solo, si può affermare che gli artigiani e i commercianti che non hanno dipendenti subiranno dei forti aumenti di tassazione non ammortizzati dagli sgravi previsti dal Salva-Italia“.

La Cgia ha poi analizzato misure a vantaggio delle imprese. Sempre nel triennio preso in esame, sono stati introdotti dei provvedimenti a favore delle imprese: l’ACE (Aiuto alla Crescita Economica); la deducibilità dell’IRAP (relativa al costo del lavoro) dalla base imponibile IRPEF e IRES; l’aumento delle deduzioni forfettarie (dalla base imponibile) IRAP se tra il personale dipendente vi sono donne o giovani di età inferiore a 35 anni.

Un pacchetto di misure che vale poco più di 2,5 miliardi nel 2012, 5 miliardi nel 2013 e quasi 6 miliardi nel 2014. Nel triennio 2012-2014, l’alleggerimento fiscale sull’intero mondo imprenditoriale sarà pari a quasi 13,6 miliardi di euro.

Il saldo tra aggravi e sgravi penalizzerà il mondo imprenditoriale per oltre 2,4 miliardi nel 2012, 1,6 miliardi nel 2013 e quasi 1,4 miliardi nel 2014. Nel triennio, quindi, il peso fiscale sulle imprese crescerà di quasi 5,5 miliardi di euro.

Conclude Bortolussi:Pur riconoscendo che questo Governo ha dimostrato in più di una occasione di avere una certa sensibilità nei confronti delle piccole imprese – grazie all’approvazione del decreto per il pagamento dell’Iva per cassa, i 6,7 miliardi messi a disposizione alla Pubblica amministrazione per pagare i fornitori o la riduzione del versamento dell’acconto Irpef relativo al 2011 – la situazione generale è tale che difficilmente le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, potranno superare questo triennio con un carico fiscale aggiuntivo di questa portata. Non possiamo sperare di rilanciare l’occupazione e in generale l’economia se penalizziamo soprattutto le piccole imprese che costituiscono il tessuto connettivo della nostra economia“.

Più città d’arte, meno mare in Toscana. La parola a Paolo Corchia

 

di Alessia CASIRAGHI

Le città d’arte, amate, celebrate e sognate dai turisti stranieri in viaggio in Italia, sono state la meta più ambita del turismo in Toscana in questa estate 2012. Più sofferente si è rivelata invece l’offerta balneare, anche se Versilia e Forte dei Marmi conservano il loro fascino immutato. Infoiva ha intervistato Paolo Corchia, Presidente di Federalberghi, per stendere insieme a lui un primissimo bilancio della stagione appena trascorsa in una delle regioni più belle d’Italia, tra speranze, delusioni e nuovi obiettivi di chi decide di fare l’imprenditore nel settore turistico.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Toscana, della stagione turistica che si sta concludendo.
E’ stato un anno difficile e tormentato. Uso questo due aggettivi perchè testimoniano una crisi del mercato interno italiano, compensato però da una decisa conferma dell’internazionalizzazione della domanda turistica in Toscana. Le città d’arte continuano ad avere un segno positivo, mentre gli altri due settori importanti per il turismo regionale, quello balneare e termale, che vivono maggiormente di mercato interno, rivelano una forte crisi. Crisi compensata in parte, per quanto riguarda certe località, pensiamo ad esempio a Forte dei Marmi, dalla forte domanda dei mercati dell’Est, russo in particolare. Sia la Versilia che l’Isola d’Elba, le località che rappresentano il nostro mercato balneare, non nascondono però in questo 2012 la crisi del mercato interno italiano.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? Il piccolo albergatore riesce ancora a trovare il suo spazio? (Hotel, Bed & Breakfast, grandi catene ..)
Il 90% della nostra offerta alberghiera è fatta di piccole strutture che non superano spesso le 40-50 camere, soprattutto nelle zone balneari della Versilia, dell’Elba e in Maremma. Si tratta di imprese a conduzione familiare, che hanno registrato, soprattutto nei mesi di giugno e luglio, prenotazioni inferiori alle aspettative.

Quali aree della Regione hanno registrato il maggior numero di prenotazioni?
Direi le aree del turismo balneare che presentano un’offerta del lusso, le città d’arte, come sempre e non va male nemmeno il turismo all’aria aperta, come mi confermano i miei colleghi della Faita, la Federazione dei Campeggi. Il settore che soffre di più è invece quello degli alberghi tradizionali, con cali molto sensibili rispetto al 2011, che era stato al contrario un anno di ripresa. Parliamo di un calo che si aggira, secondo i primi dati parziali, attorno al 15%, con la parziale tenuta del mese agosto, complice il clima favorevole, e in maniera sorprendente, una certa tenuta di settembre.

L’applicazione della tassa di soggiorno ha inciso negativamente sul turismo?
E’ la voce che più ha influito negativamente: intanto perché si tratta, a nostro avviso, di un balzello medievale che colpisce un solo settore, e poi perché è assolutamente priva di coerenza nella sua applicazione. Mi spiego meglio: i territori e i comuni decidono autonomamente se adottarla o mano, si tratta di una situazione a macchia di leopardo. Ma l’aspetto più grave riguarda la finalità della tassa, che è completamente disattesa: ad oggi gli introiti generati servono unicamente a ripianare bilanci, mentre la legge direbbe e vorrebbe che venisse reinvestita nel settore turistico. In Toscana esistono degli Osservatori di destinazione turistica, in cui le imprese dovrebbero avere una voce importante: quello che chiediamo come Federlaberghi è di trasformare la tassa di soggiorno in una tassa di scopo, da reimpiegare in investimenti che guardano alla creazione di infrastrutture per il turismo, o alla promozione del territorio stesso. Ma solo in pochissimi casi riusciamo a condizionare in questo modo i Comuni.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
L’aumento rispetto all’Ici in Toscana è stato in alcuni casi superiore al 100%, per cui si è avuto un netto raddoppio rispetto alla tassa precedente. L’Imu non è però l’unica tassa ad aver pesato sul bilancio degli albergatori. Un esempio su tutti: a Forte dei Marmi c’è stato un aumento del 90% in soli due anni della Tarsu, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti.

Il rincaro dei carburanti e la stretta del fisco quanto hanno inciso sull’ afflusso di turisti nella Regione?
Accidenti se ha influito! I rincari hanno penalizzato fortemente il turismo, sia italiano che internazionale, sia per chi ha deciso di venire in vacanza in Toscana, che per chi, una volta qui, desidera muoversi all’interno della regione.
Sono stato in questi giorni all’EuroBike sul lago di Costanza, una manifestazione che anticipa i mondiali di ciclismo che si terranno in Toscana nel 2013, un avvenimento sportivo di altissimo livello, e ho trovato un differenziale di almeno 60 centesimi al litro in meno per la benzina, passando tra Austria, Germania, tralasciando poi i prezzi della Svizzera.

Quali iniziative sono state promosse per incentivare il turismo nella Regione Toscana? Quali vorreste?
Vorremmo che ci fosse una strategia che premiasse i tre settori principali del turismo: città d’arte, turismo balneare e turismo termale. Parola d’ordine: valorizzare, entro una logica di prodotto che porti alla promozione di questi tre aspetti in maniera diversa da quello che si sta facendo ora. Ci attendono delle scadenze importanti: come anticipavo prima, i Mondiali di Ciclismo che si terranno l’anno prossimo, potrebbero trasformarsi nell’occasione per offrire un’immagine diversa e nuova della Toscana, promuovendo i percorsi in bicicletta della nostra Regione, dalla Lunigiana alla Maremma, ancora scarsamente conosciuti. Altra occasione di promozione, la presenza di un tratto della Via Francigena in Toscana, che permetterebbe di portare alla luce angoli suggestivi e finora inediti, piccoli centri, di conoscere da vicino la nostra offerta enogastronomica. Si tratta di possibilità inespresse e risorse in grado di trasformarsi in prodotto turistico, la questione è saperli commercializzare, valutando quali siano i mercati che in questo momento storico rispondono meglio.

Quanti sono i giovani che impegnati nel settore turistico o che desiderano ‘fare impresa’ in questo settore in Toscana? Esistono dei finanziamenti erogati dalla Regione per chi decide di avviare un’attività?
E’ l’aspetto più vitale di Federalberghi. Padroni di nuove tecnologie, capaci di raggiungere mercati e clienti in maniera innovativa, i giovani sono una risorsa fondamentale per noi e per il turismo in Toscana. Anche se non bisogna dimenticare che il nostro lavoro richiede doti particolari: la tradizionale capacità d’accoglienza che si eredita dalle generazioni passate. L’albergo è una passione.

Com’è attualmente l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Chi decide di fare l’imprenditore deve essere per forza ottimista: in questo momento gli albergatori stanno scontando la difficoltà della stagione che ci stiamo lasciando alle spalle, tra le più difficili e tormentate degli ultimi 10-15 anni. E’ evidente che non siamo soddisfatti dei risultati, ma dall’altro lato c’è anche la speranza di essere alla fine di un ciclo, e soprattutto la forza che nasce dalla consapevolezza di possedere un brand unico, che è la Regione Toscana stessa. Una regione, unica in Italia, che da sola, grazie al suo brand, potrebbe farsi promozione all’estero senza bisogno del marchio Italia. I trend di crescita della domanda estera in Toscana sono stati costanti negli ultimi 10 anni e sempre in crescita. E questo compensa anche la crisi del mercato interno.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa chiederebbe come priorità per il turismo in Toscana?
La cosa più importante è la riqualificazione dell’offerta. Mi spiego meglio: molti dei nostri alberghi sono nati negli anni ’60 e hanno bisogno di riqualificarsi. La migliore forma di promozione del turismo consiste anche nell’offrire strutture eccellenti e all’avanguardia. Questo però si scontra troppo spesso con la difficoltà per gli imprenditori di accedere al credito: per cui chiederei al ministro Gnudi una detassazione degli investimenti per chi decide di ristrutturare e riqualificare la propria impresa turistica. E di diminuire la pressione fiscale. E una politica di crescita, che stentiamo ancora a vedere. Ne ho elencate troppe?

 

Imu, vademecum dal Consiglio Notarile di Milano

Il Consiglio Notarile di Milano ha messo a disposizione dei cittadini della provincia meneghina un piccolo decalogo per conoscere tutto quello che c’è da sapere sulla famigerata Imu, l’Imposta Municipale Propria introdotta dal governo Monti che sostituisce l’Ici e terminerà, nella sua fase sperimentale, il 31 dicembre 2014. Ecco le domande e le risposte per conoscerla meglio.

Chi deve pagare l’IMU? Chiunque possieda immobili (fabbricati o terreni), compresa l’abitazione principale e le sue pertinenze (es. cantina, posto auto, autorimessa), sul territorio italiano. I soggetti obbligati al pagamento (c.d. “soggetti passivi”) sono il proprietario o il titolare di un diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, superficie ed enfiteusi) e l’utilizzatore in leasing. Non è invece tenuto al pagamento il titolare della nuda proprietà.

Come si determina il valore dell’immobile (base imponibile)? Per i fabbricati si continua a fare riferimento al valore catastale aumentato del 5%, ma rispetto all’ICI cambia il moltiplicatore: per l’abitazione e le relative pertinenze passa da 100 a 160, per i negozi da 34 a 55, per gli uffici da 50 a 80 e per i fabbricati industriali da 50 a 60; Per i terreni agricoli si continua a fare riferimento al reddito dominicale risultante in catasto aumentato del 25%, mentre il moltiplicatore è aumentato da 75 a 130; Per i terreni edificabili la base imponibile resta il valore di mercato.

Quanto si paga? L’aliquota base è fissata allo 0,76%, con possibilità per i Comuni di aumentarla o diminuirla dello 0,3%: l’aliquota potrà dunque essere compresa tra lo 0,46% e l’1,06% (l’aliquota ICI variava dallo 0,4% allo 0,7%). L’aliquota è ridotta per i fabbricati rurali strumentali alla coltivazione (0,2%), mentre per i terreni agricoli posseduti da coltivatori diretti ed Imprenditori Agricoli Professionali sono previste specifiche riduzioni d’imposta.

Si paga anche per la prima casa? A differenza dell’ICI, l’IMU sperimentale deve essere pagata anche per la prima casa e le sue pertinenze. Vi sono, però, una serie di agevolazioni riferite alla prima casa, sia per quanto riguarda le aliquote (ridotte) che per la previsione di detrazioni. E’ considerata abitazione principale l’immobile (deve trattarsi di un unico mappale) nel quale il possessore dimora abitualmente ed ha la residenza anagrafica (per l’ICI era sufficiente la dimora abituale, indipendentemente dalla residenza anagrafica); Non è più considerata abitazione principale, inoltre, quella concessa in uso gratuito ai parenti, che sarà considerata come seconda casa; Quanto alle pertinenze, se ne ammette una sola per ciascuna categoria catastale C/2 (cantina), C/6 (autorimessa/posto auto) e C/7 (tettoia); Nel caso in cui i componenti del nucleo familiare abbiano stabilito la propria dimora abituale e residenza anagrafica in immobili diversi nello stesso Comune, la disciplina agevolativa per la prima casa si applica ad un solo immobile. L’aliquota d’imposta applicabile all’abitazione principale (e relative pertinenze) è fissata allo 0,4%, con possibilità per i comuni di aumentarla o diminuirla di 0,2 punti percentuali: l’aliquota effettiva potrà così variare tra lo 0,2% e lo 0,6%. E’ prevista, peraltro, una detrazione d’imposta di 200 euro annui per la prima casa, e un’ulteriore detrazione – solo per il biennio 2012-2013 – di 50 euro per ogni figlio convivente di età inferiore a 26 anni, fino ad un massimo di 8 figli. In caso di abitazione cointestata, la detrazione deve essere divisa tra i contitolari proporzionalmente alle loro quote. Infine, è considerata abitazione principale anche quella assegnata dal giudice all’altro coniuge (o ex coniuge) a seguito di separazione o divorzio, purché il coniuge proprietario non abbia un’altra abitazione nello stesso Comune.

Sono previste altre agevolazioni? – La detrazione per la prima casa (200 euro + 50 euro/figlio) si applica anche a chi sia assegnatario di abitazione di proprietà di cooperativa edilizia a proprietà indivisa o da IACP (Istituto Autonomo Case Popolari); l’aliquota è quella ordinaria (0,76%). – I Comuni possono prevedere che l’aliquota ridotta per l’abitazione principale, e la relativa detrazione d’imposta, si applichino anche alle abitazioni possedute da anziani o disabili che abbiano la residenza anagrafica presso istituti di ricovero o sanitari, purché tale abitazione non risulti locata, e all’abitazione posseduta da cittadini italiani residenti all’estero, purché non affittata.

Quando si paga? L’IMU si paga, con modello F24, in unica rata entro il 16 giugno o in due rate (16 giugno e 16 dicembre). A partire dal 1° dicembre 2012 l’IMU si potrà pagare anche mediante bollettino di conto corrente postale. Solo per il 2012: La prima rata è pagata in misura pari al 50% della somma determinata applicando l’aliquota di base e le detrazioni di legge, mentre la seconda rata sarà versata a saldo dell’imposta determinata in base ad eventuali modifiche che il Governo potrà apportare entro il 10 dicembre ed alle addizionali o riduzioni comunali; Esclusivamente per la prima casa (e sue pertinenze), il contribuente può effettuare il pagamento in tre rate: entro il 16 giugno in misura pari ad 1/3 della somma determinata applicando l’aliquota di base e le detrazioni di legge; entro il 16 settembre nella stessa misura della prima; entro il 16 dicembre a saldo dell’imposta complessivamente dovuta (sempre in base ad eventuali modifiche che il Governo potrà apportare entro il 10 dicembre ed alle addizionali o riduzioni comunali). Per l’anno 2012, in considerazione dei giorni festivi, le scadenze saranno 18 giugno, 17 settembre e 17 dicembre.

Fonte: Ansa.it

Famiglie schiacciate dalle tasse locali

Imposte locali, croce delle imprese e delle famiglie. Soprattutto di queste ultime, che per questo 2012 vedranno cascarsi addosso un gettito che sfiorerà i 35 miliardi di euro. Dato di per sè già impressionante, ma che impallidisce se si guarda alla crescita registrata negli ultimi 10 anni: +86,4%. Che equivale, sempre nello stesso periodo di tempo, a un aumento carico fiscale locale del 69,3% per ogni famiglia italiana.

E indovinate chi ha fatto questi conti. Ancora una volta la “santa” Cgia di Mestre, che ha analizzato quanto il gettito delle principali imposte locali nell’ultimo decennio ha gravato sui bilanci delle famiglie italiane. L’associazione mestrina ha preso in esame l’addizionale regionale Irpef, l’addizionale comunale Irpef e l’Ici/Imu. Morale: secondo la Cgia per il 2012, in particolar modo per l’applicazione dell’Imu sulla prima casa e per l’aumento delle addizionali regionali Irpef, l’impennata sarà forte: su ciascuna famiglia italiana peserà un carico fiscale locale aggiuntivo medio pari a 575 euro, che alzerà la quota totale sino a toccare un valore medio di 1.390 euro.

Il segretario della Cgia Mestrina, Giuseppe Bortolussi: “In buona sostanza nel 2012 ciascuna famiglia italiana verserà alla sua Regione e al Comune di residenza un importo medio pari ad uno stipendio mensile. Va sottolineato che questi risultati a cui siamo giunti sono sottostimati, visto che nel conteggio abbiamo mantenuto il gettito dell’addizionale comunale Irpef pari a quello incassato l’anno scorso. In realtà sappiamo benissimo che non sarà così, visto che per il 2012 molti Sindaci hanno deciso di rivederne all’insù l’aliquota“.

Amara la conclusione di Bortolussi: “Avviato concretamente nella prima fase di questa legislatura, il federalismo fiscale è una riforma che dovrebbe essere ripresa in mano e portata a compimento. Invece, prima di cancellarla dalla sua agenda politica, il Governo Monti ne ha modificato un tassello importante: l’Imu. Inizialmente ne ha cambiato la metodologia di applicazione, poi ne ha anticipato di un anno l’entrata in vigore, con il risultato di favorire, in grande misura, le casse dello Stato centrale a svantaggio di quelle dei Comuni. Risultato: obbiettivo originario completamente rovesciato“.

M’Imu o non m’Imu? Una tassa, troppe parole

di Davide PASSONI

Diciamo subito come la pensa chi scrive. Per una volta, siamo d’accordo col premier Monti: l’Imu è una tassa antipatica, colpisce un bene di tutti (o quasi) ma ce la siamo cercata. Togliere l’Ici è stata una mossa che l’Italia non si poteva permettere e ora ne paghiamo le conseguenze: con gli interessi e in tre rate.

Detto questo, è curioso constatare come negli ultimi giorni sull’Imu siano uscite dai partiti le idee più strane, pittoresche, ridicole. Già settimane fa il Pdl, per bocca del segretario Alfano, aveva chiesto all’esecutivo che l’imposta fosse applicata per il solo 2012. Ora ci ritorna: “Lavoreremo affinchè l’Imu possa divenire una tassa transitoria – ha detto –, che vale solo nel 2012 e da non replicare negli anni successivi. La casa è un bene sacro. Lo Stato ha già tassato i soldi per comprare la prima casa“. Ci dite che senso ha incassare l’Imu solo per un anno (al di là del fatto che nessuno ci crede…)? Piuttosto: tagliate spese inutili, prebende e privilegi e recuperate da lì il gettito che verrebbe dall’Imu. Scommettiamo che sarebbe anche più consistente? E siccome errare è umano ma perseverare è… politico, Alfano ha anche ribadito: “Dicono che è stato un errore togliere l’Ici? Io ribadisco che lo rifaremmo domani mattina. Abbiamo fatto bene“. Prosit!

Poi Bersani e il Pd, la cui proposta è quella di “alleggerire l’Imu e affiancarle un’imposta personale sui grandi patrimoni mobiliari“. Oltre a “lasciare l’Imu ai Comuni, se mai diminuendo i trasferimenti dello Stato così da costituire una base di autonomia impositiva dei Comuni“. Si torna all’idea di una patrimoniale, tanto cara al Pd (ma l’Imu, di fatto, non è una patrimoniale mascherata?), ma si introduce un concetto condivisibile, la diminuzione dei trasferimenti dello Stato a favore della maggiore libertà per i Comuni. Ma, chiediamo noi, non potevano essere suggerite prima certe modifiche, anziché entrare a gamba tesa su un Governo che, in questi mesi, ha dimostrato flessibilità solo in rare occasioni? Non ci pare che l’Imu possa essere una di queste…

Infine, i fuochi d’artificio made in Padania. Maroni: “Il 25 maggio è convocata l’assemblea degli amministratori della Lega Nord compresi i nuovi sindaci eletti e decideremo le varie azioni contro la politica fiscale del governo. Tra le proposte c’è quella di licenziare Equitalia e sostituirla con la riscossione fatta da strutture del Comune, oppure con una società regionale di riscossione che funziona gratuitamente. Altra proposta sarà quella di non approvare il bilancio e farlo approvare da un commissario prefettizio e infine la violazione simbolica del patto di stabilità. Se questo viene praticato da 600 sindaci allora si cambia il patto. Decideremo il 25 maggio, ognuno deciderà secondo le sue specifiche territorialità. Anche sindaci di altri partiti hanno aderito alla protesta senza essere della Lega, l’importante è che si faccia la protesta fiscale“.

Il solito cavallo di battaglia della protesta fiscale, con un elemento che non è nuovo (“licenziare Equitalia”), ma che è stato già messo in pratica da alcuni comuni come Morazzone (Varese) Calalzo di Cadore (Belluno), Vigevano (Pavia) con buoni risultati, pare. Qui si va oltre l’Imu, si tratta di buttarsi a testa bassa contro la politica fiscale del governo e contro la rapacità del fisco.

Una battaglia che accomuna i sindaci leghisti ad altri primi cittadini di ogni colore (Pisapia, sindaco di Milano, tra questi…) e che marca un distacco preoccupante tra la politica di palazzo e quella del territorio; tra chi fa politica dalla Luna e chi invece si sporca le mani tutti i giorni con i problemi delle città, dei paesi, della gente, delle piccole imprese. Di quelli che l’Imu la sentono per davvero, perché la casa nessuno gliel’ha comprata a sua insaputa e perché l’azienda se la sente scivolare via dalle mani, rosa ogni giorno di più da tasse, credito difficile, mancati pagamenti. Quelli che il dilemma m’Imu non m’Imu non ce l’hanno, sanno benissimo la risposta: non m’Imu. E tanti saluti al salva-Italia e al pareggio di bilancio nel 2013…

Casa, gallina dalle uova d’oro. Per il Fisco

La casa diventa sempre più la croce degli italiani e la delizia del Fisco. Prima è toccato agli incrementi dell’Imu, adesso arrivano le maggiorazioni previste nel ddl sul lavoro per i proprietari di immobili che non applicano la cedolare secca.

Il risultato? Una doppia mazzata sulla rendita, che rischia però di riversarsi sugli inquilini in affitto, con un aumento dei cani stimato intorno al 20%. I conti li hanno fatti la Cgil e il Sunia, che hanno passato in rassegna gli effetti delle recenti misure di tassazione sulla casa, soprattutto per quanto riguarda famiglie in affitto con bassi redditi.

Secondo il sindacato, l’Imu per le seconde case, in assenza di una differenziazione per quelle date in affitto, vede aumenti che superano il 100% rispetto alla veccia Ici, “con il rischio serio che questi si riflettano sugli inquilini“. Calcola la Cgil che – secondo una parametro di riferimento medio dato da un’abitazione di circa 80 mq e ubicata in zona semicentrale – a Roma, per esempio, nel canale libero l’incremento è del 142%: da una vecchia Ici pari a 892 euro alla nuova Imu di 2.161, a fronte di un affitto mensile medio di 1.250 euro.

Per quanto riguarda Milano, invece, l’aumento dell’Imu è del 207%, per un totale di 1.958 euro e con un affitto medio mensile di 1.100 euro. A Bologna siamo al 198%, con un Imu pari a 1.915 euro a fronte di un affitto medio di 950 euro, mentre a Palermo si registra un +119% per un Imu pari a 834 euro rispetto a un affitto medio di 550 euro.

Laura LESEVRE