Prezzi case: le 10 città dove costerà di più comprarne una nel 2023

Il mercato immobiliare è in fermento nonostante l’inflazione e i costi del mutuo fisso e variabile, proprio per questo Immobiliare.it non ha fatto mancare la classifica delle città italiane dove è più costoso comprare casa. Ecco quali sono i prezzi case nelle città più costose.

Prezzi case: le  città dal decimo al quinto posto

La decima città in cui sarà più alto il prezzo delle case c’è Genova, il costo a metro quadro aumenta di circa 70 euro e passa a 1.674 euro.

Il nono posto della classifica è occupato da Bari dove il prezzo aumenta rispetto a un anno fa di 53 euro a metro quadro ed è di 1.962 euro.

L’ottavo posto è occupato da Torino, qui il prezzo aumenta di 30 euro al metro quadro rispetto a un anno fa, ma arriva a 1.979 euro.

Il settimo posto spetta a Verona, città nella quale il prezzo atteso per il 2023 aumenta del 3,2%, quindi molto meno rispetto all’inflazione e raggiunge quota 2.563 euro al metro quadro, un anno fa il prezzo delle case era 80 euro in meno.

Il sesto posto della classifica vede la città di Napoli, in questo caso il prezzo delle case rispetto a un anno fa è diminuito, comprare casa qui costerà 2.696 al metro quadro, 41 euro in meno rispetto a un anno fa. Sarà perché anche quest’anno la qualità della vita in città è molto bassa?

Le 5 città dove comprare casa nel 2023 costerà di più

Arriviamo quindi alla prima metà della classifica delle città dove il prezzo delle case è più alto.

Al quinto posto c’è Venezia, in questo caso il prezzo rispetto a un anno fa scende di 9 euro a metro quadrato e si attesta su un importo medio di 3.090 euro al metro quadro.

Al quarto posto c’è Roma, dove l’aumento previsto per il 2023 rispetto al 2022 è di 24 euro al mese e si attesta a 3.360 euro al metro quadro.

Comprare casa a Bologna invece costerà nel 2023 3.419 euro al metro quadro con un aumento del 3,9% rispetto a un anno fa.

Il secondo posto della classifica spetta a Firenze dove comprare casa nel 2023 costerà 56 euro in più al metro quadro e raggiungerà la soglia di 4.184 euro al metro.

Resta la città più cara che come ci si poteva aspettare è Milano, certo occorre considerare che trattasi di prezzo medio e sicuramente i prezzi di alcuni quartieri come city life contribuisce ad aumentare di molto la media. Resta che comprare casa a Milano costerà circa 5.300 euro al metro quadro con un aumento record rispetto al 2022 di 150 euro al metro quadro.

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Mercato immobiliare, stop al calo dei prezzi

In Italia è ancora un buon momento per comprare casa. Continua infatti anche nel 2015 il calo dei prezzi del mercato immobiliare, ma il primo semestre dell’anno si chiude con una contrazione ridotta dei prezzi di vendita del 2,3%. Il dato è stato elaborato dall’Osservatorio sul mercato immobiliare residenziale italiano condotto da Immobiliare.it e relativo al periodo gennaio-giugno 2015.

 

A giugno 2015 il prezzo medio ponderato degli immobili residenziali italiani è stato di 2.117 euro per metro quadro. Anno su anno la variazione dei prezzi sul mercato immobiliare ha registrato una diminuzione maggiore, passando dal -5,3% al -6,3%, mentre i dati degli ultimi mesi fanno pensare a una stabilità sempre più vicina. A confermarlo anche il dato del trimestre marzo-giugno 2015 in cui il calo è stato pari ad appena l’1,1%.

 

Osservando i dati relativamente alle grandi aree del Paese, nel corso dell’anno è al Sud che si è registrato il calo più consistente dei prezzi richiesti, con una riduzione annua del 7,8% (-9,4% in Sicilia). Ma nel Mezzogiorno i prezzi sul mercato immobiliare hanno tenuto meglio negli ultimi sei mesi, con un calo ridotto, pari al 2,1%.

 

Sui sei mesi, invece, è il Centro a perdere di più (-2,6%), con in testa il Lazio che ha visto i prezzi degli immobili in vendita calare del 3%. Al Nord i prezzi sono scesi del 2,2% negli ultimi sei mesi e Lombardia e Veneto sono riuscite a contenere meglio il calo, perdendo rispettivamente l’1,9% e lo 0,5%.

 

Se nell’ultimo anno è stato il mercato immobiliare delle grandi città ad aver sofferto di più (-6,6%), nel semestre il calo maggiore dei prezzi si è registrato nelle piccole (-2,2%). Negli ultimi tre mesi il trend di stabilità si è registrato principalmente nei centri più popolosi, dove la discesa dei prezzi si è fermata allo 0,9%.

 

Se la discesa dei prezzi sul mercato immobiliare si conferma un trend stabile, seppur in fase di ridimensionamento, l’offerta subisce invece un’inversione di rotta sia per ciò che riguarda gli immobili in vendita sia per quelli in locazione. Se nell’ultima rilevazione semestrale il numero di abitazioni offerte per la vendita era salito del 5,7%, nei primi sei mesi del 2015 è calato del 5,3% a livello nazionale, riportando il volume degli immobili ai livelli di giugno 2014.

 

Stessa tendenza, seppur in misura ridotta, per le abitazioni in affitto, il cui numero è sceso del 3,5% negli ultimi sei mesi e del 13,6% in un anno. Un dato che si spiega in parte con il maggior ruolo giocato, in questo arco temporale, dal mondo creditizio, che ha spostato l’attenzione del mercato immobiliare sulla compravendita accrescendo “l’assorbimento” degli immobili disponibili in quella formula. Sul fronte degli affitti, viceversa, non ci sono state novità legislative significative sul tema della morosità degli inquilini e dei necessari processi successivi di liberazione degli immobili, lasciando quindi immutati i timori dei proprietari.

Mercato immobiliare, quali le città più care?

Abbiamo visto ieri come è stato l’andamento del mercato immobiliare italiano nel 2014 secondo uno studio di Immobiliare.it. Oggi vediamo come questo mercato immobiliare si differenzia da città a città, con un andamento dei prezzi non sempre omogeneo e con qualche sorpresa.

Esaminando l’andamento dei prezzi nelle città capoluogo di regione emerge un peggioramento nell’andamento del mercato immobiliare in corrispondenza del secondo semestre: se la prima parte dell’anno aveva visto diverse città con contenuti rincari dei prezzi (su tutte, +2,4% a Trieste), complessivamente nel 2014 tutti i capoluoghi chiudono in negativo.

L’Aquila (-17,7%) e Aosta (-11,9%) sono i capoluoghi che soffrono maggiormente nel 2014, ma particolarmente significativo è il dato di Roma: il mercato immobiliare della città, che copre il 94% dell’offerta di immobili di tutta la regione Lazio, ha subito un calo dei prezzi di vendita pari all’8,4% in un anno.

Questo tonfo porta la città eterna a perdere il suo storico primato di città con i prezzi più elevati del comparto residenziale: Roma viene superata da Firenze (solitamente seconda) stabile a 3.657 euro al metro quadro (-0,5% nei sei mesi, -0,7% nei 12), mentre Milano, che pure cala del 3,1% in un anno e arriva a 3.463 euro/mq, rimane il terzo capoluogo di regione della classifica del mercato immobiliare italiano.

In coda alla rilevazione sin dal 2012, i capoluoghi meno costosi d’Italia sono sempre Catanzaro (1.188 euro al metro quadro, in flessione del -9,7% nel 2014) e Perugia (1.460 euro/mq, con prezzi in calo del 10,7% rispetto ad un anno fa).

La città il cui mercato immobiliare, nel 2014, ha subito la contrazione maggiore dei prezzi è L’Aquila (-17,7%), mentre ,considerando solo il secondo semestre, perde più di tutte Campobasso (-11,6%). L’unico capoluogo di Regione che da giugno a dicembre abbia registrato un segno positivo circa l’andamento dei prezzi è Potenza, che vede un rincaro del 4,7%.

Mercato immobiliare 2014 ancora giù

Secondo l’Osservatorio sul mercato immobiliare residenziale italiano condotto da Immobiliare.it, nel 2014 i prezzi degli immobili residenziali hanno subito un calo annuale pari al 5,6%.

Il 2014, per il mercato immobiliare, è stato un anno con luci ed ombre: da un lato è tornata a salire la domanda di mutui, complici i migliori tassi applicati dalle banche a chi chiede un finanziamento, dall’altro i prezzi di vendita hanno continuato a scendere, appena meno rispetto a quanto accaduto nel 2013.

Se nel primo semestre il calo del mercato immobiliare rilevato era stato più contenuto (-1,8%) – tanto da far ipotizzare una stabilizzazione – considerando solo il secondo semestre 2014 la diminuzione dei prezzi richiesti è stata del 4,1%. A dicembre 2014 il prezzo medio ponderato degli immobili residenziali italiani si è assestato a 2.166 euro per metro quadro.

Scomponendo i dati in base alle macro aree del Paese, a livello annuale il calo maggiore delle cifre richieste sul mercato immobiliare si è registrato al Centro (-7%) e al Sud (-6,8%), con una significativa svalutazione degli immobili rilevata in Molise (-18,2% in un anno). Considerando solo il secondo semestre, la contrazione più forte si registra nel Mezzogiorno (-5,9%). L’area che, di contro, ha mostrato nell’anno la tenuta maggiore dei prezzi è il Nord-Est: Trentino Alto Adige (-1,2%) e Friuli Venezia Giulia (-2,2%) sono le regioni che hanno arginato meglio il calo.

Rispetto alla precedente rilevazione, i prezzi tornano a calare in misura più evidente nelle grandi città (-4,8% in sei mesi), dopo un semestre in cui erano le più piccole a soffrire di più (queste si fermano al -3,5%).

Mentre i prezzi del mattone continuano a scendere sale ancora, ma meno che in passato, l’offerta di immobili in vendita: nel corso del secondo semestre 2014 la crescita registrata è pari al +5,7%, mentre considerando il 2014 nel suo complesso ci si ferma ad un +4,1%.

Il costante aumento di questa tipologia di offerta (che prosegue dal 2012, anno di inizio delle rilevazioni) sta tuttavia rallentando a seguito del forte ridimensionamento del settore dell’edilizia, che produce sempre meno: secondo l’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, redatto dall’Ance, nel 2013 la produzione di nuove abitazioni è calata del 18,4%. Da qui l’impossibilità di una crescita con la stessa intensità del passato.

Si rafforza, d’altro canto, la differenza di disponibilità sul mercato immobiliare di immobili residenziali in locazione, da sempre meno numerosi di quelli in vendita: nel corso del secondo semestre il divario numerico aumenta perché l’offerta di case in affitto è calata del 10,4% (-10,1% nel 2014). Fenomeno, questo, che offre una prova del calo della volontà degli italiani di mettere a reddito i propri immobili: complici l’alta tassazione legata alle locazioni e gli alti tassi di morosità registrati nel nostro Paese, il trend che emerge vede gli italiani più intenzionati a vendere il proprio immobile, piuttosto che continuare ad operare nel difficile mercato immobiliare della locazione.

Ma quali sono le città italiane più care e quali quelle meno care? Lo scopriremo domani.

Immobili residenziali, gli italiani li vogliono grandi

L’Ufficio Studi di Immobiliare.it ha monitorato la domanda di immobili residenziali giunta al sito negli ultimi tre mesi per definire la tipologia di casa a cui gli italiani punteranno nel 2015, rilevando le caratteristiche essenziali che l’immobile dei sogni dovrebbe avere. Il risultato è che la casa più cercata è un quadrilocale con riscaldamento autonomo e due bagni.

La ricerca di immobili residenziali in vendita in Italia si concentra infatti su tagli large, se non extralarge. Il 31% delle ricerche riguarda i quadrilocali, mentre punta ai trilocali il 23%, nonostante questo sia, stando ai dati di mercato, il principale taglio oggetto di compravendita. Il bilocale, soluzione scelta quasi sempre da single e giovani coppie, è l’opzione cercata solo nel 19% dei casi.

La dimensione ideale della casa degli italiani oscilla tra i 110 e i 150 metri quadrati: la vuole così quasi un italiano su 4 (il 24% del totale), mentre uno su 5 punta a tagli leggermente inferiori, compresi tra i 90 e i 110 metri quadri.

Gli italiani aspirano non solo a immobili residenziali grandi, ma anche in ottime condizioni: il 45% di chi è alle prese con la ricerca di un’abitazione vuole che sia in stato ottimo o ristrutturata. Sebbene gli incentivi per riammodernare gli immobili siano stati confermati anche per il 2015, la ricerca di appartamenti da ristrutturare è ferma all’11%.

Senza storia il discorso legato al riscaldamento: il 97% di chi dà un’indicazione in merito vorrebbe averlo autonomo. Parlando di bagni, chi esprime una preferenza sull’argomento sogna di averne almeno 2: in questo caso la percentuale arriva all’80%.

Sempre più importanza riveste per gli acquirenti la classe energetica degli immobili residenziali: il 67% delle ricerche riguarda immobili che hanno una classe energetica verde, compresa cioè tra C ed A+.

A giudicare da come si orienta la ricerca di casa degli italiani, sembra che domanda e offerta siano destinate ad incontrarsi solo dopo qualche compromesso. Il 32% delle domande per immobili residenziali pone come budget una cifra che oscilla tra 100mila e 200mila euro, dato che diventa ancora più interessante se si guardano le sole richieste con prezzo che varia tra i 100mila e i 150mila euro: da sole rappresentano oltre una domanda su 5 (22%). Il 9% delle domande punta ad una spesa media superiore ai 500mila euro e ben il 16% delle richieste ha come budget una cifra inferiore ai 100mila euro.

Ad incidere sull’orientamento degli italiani che cercano immobili residenziali è la città in cui si vive: confrontando le domande riguardanti immobili in grandi centri (oltre 250mila abitanti) con quelle relative alle piccole città, emerge un diverso approccio alla ricerca della casa ideale.

Nelle città più grandi è il bilocale il taglio più cliccato (39%), seguito dal trilocale (35%); da segnalare un 6% di domande di monolocali, praticamente nulle (circa l’1%) nelle città con meno di 250mila abitanti. Qui, invece, le richieste di quadrilocali rappresentano il 40% del totale, con un 19% di domande che punta ad acquistare una casa indipendente. Parlando in metri quadri, invece, se non vi sono grandi differenze a livello generale, nelle piccole città si registra un 12% di domande di immobili residenziali superiori ai 200 metri quadri.

Capitolo budget. Nelle piccole città il 40% delle domande non supera i 150mila euro, mentre nei centri più grandi questa percentuale si ferma solo al 28%; di contro, considerando le domande di chi si dichiara disposto a spendere oltre 500mila euro, queste arrivano prevalentemente dalle grandi città, dove la percentuale arriva al 15% contro il 5% nelle piccole località.

Sempre più negozi in vendita, sempre meno cari

La crisi ha un curioso effetto sugli immobili commerciali: sono sempre più i negozi in vendita a prezzi sempre più bassi. Lo ha certificato anche l’Ufficio Studi di Immobiliare.it, secondo il quale l’offerta di negozi in vendita nelle città italiane negli ultimi due anni è arrivata a crescere, in alcuni centri, di oltre l’8%, mentre i prezzi hanno seguito la direzione opposta, vale a dire quella del calo che, in città come Torino e Bologna, ha superato il 20%.

Secondo lo studio del sito, l’aumento dell’offerta di negozi in vendita ha riguardato, per la prima volta negli ultimi dieci anni, anche le famose vie dello shopping. A livello nazionale, nell’ultimo anno, si è assistito a un calo dei prezzi di vendita pari al 4,3%; diminuzione maggiore quella dei canoni di locazione, scesi dell’8,6%. Focalizzando la ricerca sulle grandi città, le cifre richieste per i negozi in vendita sono diminuite in maniera meno netta (-3,7% rispetto al 2013); stesso discorso per gli affitti di spazi commerciali che sono scesi del 7,6%.

Sempre restando alle grandi città, Bologna e Torino sono quelle che hanno fatto registrare l’aumento dell’offerta di negozi in vendita più elevato (rispettivamente +4,4% e +4,7% in un anno). Anche i prezzi sono quelli che hanno subito i cali maggiori, arrivando a scendere fino all’8,5%. Per le locazioni, la città che è riuscita a contenere di più il calo dei prezzi è stata Venezia (-1,4%) anche per una disponibilità di spazi contenuta rispetto ad altri centri. In termini di offerta, l’aumento dei negozi proposti in locazione ha raggiunto spesso la doppia cifra: a Torino, ad esempio, si registra un +12,6% di annunci in più in un anno nelle cosiddette retail streets.

Analizzando il numero di annunci presenti sul sito di immobiliare.it, si notano alcune tendenze che contraddistinguono le grandi città italiane: a Milano la metà dei negozi in vendita è concentrata nel centro storico; a Roma, invece, soltanto il 26% degli annunci riguarda immobili centrali, dato che rispecchia la maggior tenuta della vita di quartiere tipica della Capitale.

Secondo Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it, “esigenze di risparmio, soprattutto in termini economici ma anche in termini di tempo, hanno portato i consumatori italiani a un’ottimizzazione della scelta dei luoghi in cui comprare. Si predilige il negozio di quartiere per i piccoli acquisti di tutti i giorni e il centro commerciale per cercare offerte e promozioni. Questo cambiamento di abitudini non poteva non modificare il panorama immobiliare dei negozi in Italia, che da due anni a questa parte ha cominciato a cambiare nettamente profilo”.

Mercato immobiliare, crollano le quotazioni delle seconde case

Sognata, amata e finalmente vissuta un paio di mesi l’anno: alla casa al mare sono legate alcune delle esperienze più importanti della nostra vita. Al giorno d’oggi, però, la seconda casa è un lusso che solo pochi possono concedersi… Secondo una rilevazione dell’Ufficio Studi di Immobiliare.it, nei primi 6 mesi del 2014 le quotazioni immobiliari delle seconde case nelle maggiori località turistiche della nostra penisola hanno segnato una flessione media dei valori richiesti pari al -2,5%.

Come per il mercato residenziale, le flessioni più considerevoli si sono registrate nelle regioni meridionali: fra queste la Calabria e la Campania (-7,0%), la Sicilia e la Sardegna (-5,0%) e la Puglia (-4,0%) hanno fatto segnare i cali maggiori. Relativa stabilità si è riscontrata nella Riviera Romagnola (+0,2%), in Toscana (-0,2%) e Liguria (-0,4%). Unico trend positivo viene dall’Alto Adige, con un sorprendente +2,8% rispetto all’anno precedente.

«Oggi è, in generale, un buon momento per comprare una seconda casa: l’offerta è sicuramente ampia e variegata, mentre la domanda resta ancora flebile, lasciando quindi buoni spazi di trattativa – ha sottolineato Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it –. Assistiamo a ribassi anche superiori al 15% del prezzo richiesto inizialmente».

Jacopo MARCHESANO

Niente box, c’è la crisi

Si trattava, fino a pochi anni fa, un bene da quale non si poteva prescindere.
Nel momento in cui i procedeva all’acquisto di una casa, infatti, era di basilare importanza sapere se essa comprendeva anche un box, dove poter parcheggiare la propria auto a fine giornata. E, nelle grandi città, dove il parcheggio è sempre più un miraggio, il garage rappresentava un’ ancora di salvezza.

Capitava anche, in presenza di una seconda macchina, di cercare, in vendita o in affitto, un secondo box, dove trovavano posto, spesso, anche biciclette ed altri accessori stagionali che, altrimenti, non si sapeva dove riporre.

Ma ora, si sta assistendo ad un’inversione di tendenza. Nonostante sia fuori di dubbio l’importanza di possedere un garage, spesso si dedice di rinunciarvi, a causa dei costi che stanno ormai diventando insostenibili.

Il trend negativo è stato confermato anche da una ricerca condotta da Immobiliare.it, che registra, in tutte le città d’Italia, senza distinzione alcuna, un sensibile calo della vendita dei box e un conseguente aumento dell’offerta, con percentuali che arrivano al 6% per la vendita e raggiungono il 9% per gli affitti.
Benchè, per combattere questa crisi, si siano abbassati i prezzi (-5% per la vendita e -12% per la locazione), la storia non cambia e la domanda non accenna a salire.

A questo proposito, Carlo Giordano, amministratore delegato del Gruppo Immobiliare.it, ha dichiarato: “Complice la crisi economica, non solo molti italiani hanno rinunciato alla propria auto, ma anche i veicoli circolanti sono mediamente più vecchi che in passato e raramente ha senso custodirli in un box privato. Gli effetti di questo ragionamento sono ormai visibili nelle dinamiche del mercato, soprattutto nei grandi centri urbani“.

Tra le cause, oltre alla crisi, occorre considerare che è diventato obbligatorio, per le case di nuova costruzione, avere anche un box di pertinenza e ciò evita di cercare altrove un’autorimessa. Inoltre, nei centri urbani, con zone a traffico limitato e accesso nel cento storico a pagamento, si preferisce evitare di usare la macchina e prendere i mezzi pubblici, oppure ricorrere al bike o al car sharing.

Questo scenario è confermato dall’andamento della crescita dell’offerta, in aumento soprattuto nelle gradi città, Milano in testa: nel capoluogo meneghino, infatti, l’offerta di garage è cresciuta del 5,7% per la vendita e del 9,3% per gli affitti.
Le percentuali non cambiano di molto nella Capitale: a Roma infatti il mercato dei box auto offre in vendita il 5,3% di immobili in più rispetto al 2012 e il 7,2% in più riguardo all’offerta di box in affitto, con prezzi più bassi di oltre l’8%.

Caso a sé rappresentano i garage che si trovano in vie o in stabili prestigiosi: nonostante il calo generalizzato, mantengono costi fino a tre volte superiori alla media.
Anche Torino e Bologna registrano l’aumento dell’offerta, rispettivamente del 4,5% e del 4,8% per la vendita e del 6% e del 5,8% per l’affitto.

I cambiamenti più evidenti dei prezzi si registrano a Genova, dove gli affitti sono scesi del 12,2%, e a Bologna, in cui questi calano del 10,9%.

Vera MORETTI

Gli italiani più propensi a comprare casa

La crisi ha colpito pesantemente il mercato immobiliare, con una conseguente svalutazione degli immobili in vendita ma, almeno negli ultimi mesi, gli italiani si stanno dimostrando più propensi all’acquisto di una casa, proprio alla luce di prezzi considerati più abbordabili.

Questa tendenza è stata resa nota da un’indagine condotta da Immobiliare.it sull’indice di fiducia dei consumatori, che una volta ogni tre mesi viene monitorata per capire la percezione degli Italiani circa l’andamento del settore.

Carlo Giordano, amministratore delegato di Gruppo Immobiliare.it, ha dichiarato: “Da un lato torna la voglia di guardare al mercato della casa, consapevoli che questo sia tempo per trovare buone occasioni d’investimento. Dall’altro resta costante l’idea che vendere ciò che già si possiede sia poco remunerativo, viste le difficoltà a trovare un acquirente. Sono queste due variabili i fattori che il settore deve tenere a mente nel suo tentativo di trovare una soluzione alla forte contrazione del mercato registrata nel 2012”.

Al contrario, cresce di tre punti rispetto all’anno precedente (72%) la percentuale degli italiani che ritengono che non sia un buon momento per vendere.
E’ solo il 12% a pensare che il mercato possa offrire buone opportunità per vendere, mentre il 10,5% ha deciso, prima di farlo, di aspettare almeno un anno , sperando forse che, nel frattempo, la situazione possa migliorare.
Ma gli attendisti sono aumentati di ben 7 punti ed ora sono il 25,2% coloro che rimandano di almeno un anno prima di investire nel mattone.
A dar loro ragione, il 60% degli intervistati, convinto che i prezzi caleranno ancora durante il 2013.

Giordano, a questo proposito, ha commentato: “Il mercato immobiliare è molto particolare ed anche gli italiani ne hanno ormai imparato le dinamiche diventando coscienti del fatto che, nel 2013, continuerà la contrazione dei prezzi“.

Ma queste sensazioni non sono uniformi in tutta Italia, perché, se nella maggior parte delle regioni la propensione all’acquisto è in aumento, Emilia Romagna e Basilicata sono, al contrario, più pessimiste.

Prima in classifica nel primo trimestre 2013 è la regione delle Marche, che guadagna otto posizioni e ben 14 punti percentuali, mentre in fondo alla classifica ci sono il Trentino Alto Adige e la Basilicata (con il 50%).

Vera MORETTI

Vacanze: albergo o casa?

Immobiliare.it ha rilevato che gli italiani scelgono sempre più di trascorrere le ferie in una casa per le vacanze. La necessità di risparmiare però porta a orientarsi verso offerte differenti rintracciate soprattutto sul web. Tra queste spiccano alberghi economici.

Secondo l’analisi di Immobiliare.it l’incremento delle ricerche di case per le vacanze in zone di turismo classiche o con soluzioni tradizionali è cresciuto nell’ultimo anno del 15%, ma se si guarda alle mete di turismo alternativo l’incremento è arrivato, in media, al 44%.

Ecco alcuni degli esempi rilevati dal portale: scegliere una dimora d’artista nell’entroterra catanese dove la proprietaria-pittrice offre ai suoi ospiti tele, cavalletto e pennelli per un corso di pittura en plein air (prezzo: da 864 euro a settimana). Si può soggiornare in provincia di Teramo, in una villa divisa in appartamenti e inserita all’interno di un parco botanico con oltre 40 specie vegetali differenti (prezzo: da 300 euro a settimana), ma anche ad Arezzo, in una suite totalmente indipendente ricavata in un mulino seicentesco (prezzo: da 600 euro a settimana).

Ottime le opportunità anche per chi si affida al last minute, con risparmi che arrivano anche a diverse centinaia di euro a seconda della proposta.