2014 in calo per l’export Made in Italy

Brutte notizie per l’Italia dell’export.
L’Istat, infatti, ha reso noti i dati che riguardano le esportazioni riguardanti i prodotti italiani e, a quanto pare, le vendite fuori dalle mura nazionali sono calate, in un anno, dell’1,5%.

A tradire le aspettative sono stati soprattutto i Paesi emergenti, mentre ad impedire all’export Made in Italy una vera e propria debacle è stata l’Europa, anche se è stato impossibile tampinare del tutto l’emorragia.
A preoccupare sono i dati su base mensile, poiché su base annuale i dati sono ancora positivi, anche se per poco: si tratta di un misero +0,2%.

Anche per le importazioni sono stati registrati cali, con una diminuzione, tra dicembre e gennaio, dell’1,6%, ma che aumenta fino al 6,6% se si considera gennaio 2013.

La contrazione degli acquisti avvantaggia, però, la bilancia commerciale, in avanzo di 365 milioni e, di conseguenza, in deciso miglioramento rispetto al “rosso” di 1,8 miliardi del gennaio 2013.
Se a gennaio, su base mensile, il dato italiano dell’export rimane positivo è merito esclusivo delle vendite nell’Unione europea, cresciute del 2,6% in particolare grazie all’exploit in Germania (+3,2%).
Nei Paesi extra-europei, invece, il calo è stato del 2,7%.

Vera MORETTI

Bene l’export made in Italy nei Paesi extra Ue

Ormai lo sappiamo: l’export gode di buona salute, tanto da essere un vero e proprio traino per un’economia, quella italiana, davvero in grave crisi.

A determinare la crescita delle esportazioni è l’aumento di interesse nei confronti dei prodotti Made in Italy da parte dei Paesi extra Ue (+3,9%), che hanno contribuito all’incremento di esportazione di beni di consumo durevoli (+5,2%), prodotti intermedi (+3,8%) e beni strumentali (+3,2%).

A gennaio, in particolare, l’export verso i mercati fuori dalla Comunità Europea è incrementato 17,6%, ovvero molto più della media, ferma all’8,7%.
La diminuzione delle importazioni (-1,8%) è imputabile al calo degli acquisti dai paesi extra Ue (-5,6%), mentre gli acquisti dai mercati Ue sono in crescita (+2,4%).

I settori di maggior interesse si sono dimostrati i mobili, cresciuti del 34,8%, seguiti da altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (24,2%), gli articoli in pelle e simili (23,9%), e gli articoli in gomma (23,2%).
Bene anche i prodotti tessili e i metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (entrambi +15,4%) e gli articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) (+13,7%).

Non così eclatanti, invece, le esportazioni verso i paesi europei, dove a registrare segno positivo sono stati gli articoli in pelle e simili (+6,9%), gli articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) (+2,2%), i prodotti tessili (+0,9%) e gli articoli in gomma (+0,7%).
Nessuna crescita per i mobili, mentre negative sono risultate le esportazioni di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-4,0%), e altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-0,7%).

Per quanto riguarda le importazioni, i settori ad aver fatto registrare segno positivo sono i prodotti tessili (+4,0% paesi UE, + 1,6% extra-UE) , gli articoli in gomma (+3,6% paesi UE, +5,5% extra-UE), i metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+0,3% paesi-UE, +14% paesi extra UE) e gli articoli in pelle e simili (-1,8% paesi UE, +13,4% paesi extra-UE).

In negativo gli articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) (-6,9% paesi UE, -9,5% paesi extra-UE), i mobili (-0,7% paesi UE, -10,6% paesi extra-UE) e gli altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-4,6% paesi UE, -0,7% paesi extra-UE).

Vera MORETTI

Varese: la Turchia si riconferma partner commerciale

È uno dei mercati a più alto tasso di crescita: i dati relativi ai primi tre trimestri del 2011 ci dicono che il prodotto interno lordo della Turchia è cresciuto al ritmo dell’8,9% annuo. Questo nonostante la situazione di crisi in cui versa gran parte d’Europa. Per l’immediato futuro le prospettive sono altrettanto allettanti per gli investitori: le analisi più accreditate sottolineano come l’economia di Istanbul sia destinata a non fermare la propria corsa, anzi i tassi di aumento del pil resteranno vicini al 4% per almeno i prossimi tre, quattro anni.

Considerazioni tanto più importanti alla luce del fatto che l’Italia si è ormai consolidata come quarto partner commerciale turco: dopo aver toccato quota 16,7 miliardi di euro (di cui 10,2 miliardi di esport e 6,5 di import) tra il nostro Paese e la Turchia l’interscambio è ulteriormente cresciuto nel 2011: nella relativa classifica l’Italia si è collocata subito dopo Germania, Russia e Cina, ma prima degli Stati Uniti.

In questo quadro s’inserisce la reattività del sistema economico varesino rispetto alle prospettive di collaborazione con le imprese turche. Basti pensare che in un arco di tempo decennale, per la precisione nel periodo 2001/2010, l’export provinciale s’è incrementato di ben il 129%. Lo scorso anno poi il volume complessivo è stato pari a 161 milioni di euro, con una bilancia commerciale attiva per quasi 75 milioni di euro.

Ci sono insomma tutte le condizioni per fare della Turchia un partner sempre più rilevante per il Sistema Varese. Da qui il supporto della Camera di Commercio a una missione imprenditoriale che, all’inizio di maggio, si svolgerà nel Paese a cavallo tra Europa e Asia. Una missione promossa dai Ministeri degli Esteri e dello Sviluppo Economico in collaborazione con Confindustria, Ice (agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese),Unioncamere e Associazione bancaria italiana.

Le adesioni devono essere fatte pervenire entro venerdì 23 marzo e per ogni ulteriore informazione è possibile rivolgersi all’Ufficio Internazionalizzazione della Camera di Commercio varesina (tel. 0332/295.313; e-mail:internazionalizzazione@va.camcom.it).  

Fonte: camcom.gov.it 

Il Made in Italy è senza rivali

di Alessia CASIRAGHI

Sarà per la buona tavola, sarà per il nettare di Bacco fra i migliori (e più amati) al mondo, sarà per l’impegno delle aziende nell’innovazione tecnologica e nel settore green, senza dimenticare il ruolo chiave giocato dal fashionbiz. Quello che è certo è che l’Export in Italia continua a crescere. Il made in Italy seduce il mondo.

A rivelarlo un’indagine condotta dall’Istat, che ha registrato una crescita del +2,3% nel solo 2011. Tra settembre e novembre dello scorso anno infatti le esportazioni sono cresciute dell’1% rispetto al trimestre precedente, con maggiore impulso sempre sui mercati Extra Ue (+1,4%).

I dati rilevati a novembre 2011 per esempio, registrano per l’export un aumento del 3.1 % dei paesi Ue e dell’ 11.3% degli Stati Extra Ue. Tra gennaio e novembre 2011 il tasso di crescita tendenziale è stato dell’11.9%.

Ma qual è stato il prodotto più venduto? Prendendo come campione sempre il mese di novembre del 2011, i prodotti più richiesti sono quelli in metallo e gli apparecchi elettronici e ottici, pronti a emigrare verso Svizzera, Stati Uniti, Germania e Turchia.

Segnali positivi, anche se con minore incidenza, si registrano anche nel campo delle importazioni. Per l’Import infatti l’aumento è dello 0,5%, differenziato tra il -2,1% per i Paesi all’interno della Comunità Europea, e il +3,9% per quelli extra Ue. Nel periodo gennaio-novembre 2011 il valore complessivo raggiunto in materia di import si è fermato al +10,6%.

I settori più esposti all’importazione riguardano i prodotti energetici, con un aumento nel 2011 del +17,2%) e i beni di consumo non durevoli (+8%).

Moda uomo alla riscossa

di Vera MORETTI

Riflettori puntati sulla moda maschile: in concomitanza con l’apertura di Pitti Immagine a Firenze il 10 gennaio, lo SMI ha diffuso le prime stime sul fatturato della moda uomo, e, a sorpresa, si tratta di buone nuove.

Il settore dedicato al vestiario esterno, quello più importante, dovrebbe infatti chiudere l’anno con un incoraggiante +4,7%, a seguito di un risultato che, già alla fine del 2010, era parso incoraggiante.
Bene, quindi, maglieria e pelle, un po’ meno camicie, +0,5%, e cravatte, queste ultime in caduta libera.

In generale, comunque, non si può dire che la produzione italiana goda di buona salute, perché, solo quest’anno, dovrebbe registrare una flessione del -8,9%, causata dall’aumento dei prezzi delle materie prime ed un conseguente incremento dell’import al valore.
Il 2011, perciò, è stato l’anno del mercato estero che, dopo una timida crescita nell’anno precedente, si è incanalato nella strada giusta, tanto da vantare una crescita del 10,4%, con buone prospettive anche per l’import, previsto a +10,2%.

A fronte di questi risultati, il 56% delle aziende operanti nel settore prevede, per l’anno appena iniziato, un mantenimento delle attuali condizioni e il restante 44% si divide tra ottimisti e pessimisti.

Confindustria vola a Seoul

Farà tappa solo a Seoul, fino al prossimo 23 novembre, la prima missione economica in Corea del Sud organizzata da Confindustria, ABI e Unioncamere, sotto l’egida del Ministero degli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico.

La trentesima missione economica di sistema e’ guidata dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, accompagnata dal vice presidente per l’internazionalizazione, Paolo Zegna, e dal vice presidente dell’ABI, Guido Rosa.

Sono state circa 60 le aziende italiane ad aderire alla missione, 7 gruppi bancari, 7 associazioni industriali, insieme a Simest e Bocconi, per un totale di oltre 120 partecipanti.

Ma quale sarà il calendario della missione in Asia? Al centro del programma, il Forum economico Italia- Corea, volto a delineare le nuove opportunità per le imprese italiane e asiatiche dopo l’accordo di libero scambio (FTA) siglato tra Unione europea e Corea del Sud.

E poi ancora un workshop dal titolo ”Doing Business in Korea” , e numerosi seminari dedicati alla componentistica auto e ai beni di consumo made in Italy.

”La Corea appresenta oggi la 15ma economia mondiale e la quarta in Asia – ha precisato Emma Marcegaglia – numeri che danno la dimensione di un mercato che offre grandi potenzialità alle nostre aziende. Quello coreano e’ un sistema industriale tra i più avanzati al mondo, sia per innovazione di prodotto sia di processo, caratteristiche che ne fanno un potenziale ottimo partner per il nostro sistema industriale”. La presidente di Confindustria ha poi continuato sottolineando l’importanza dell’accordo siglato tra Italia e Corea. “L’entrata in vigore, lo scorso luglio, dell’accordo di libero scambio tra Ue e Corea da’ ulteriore slancio allo sviluppo delle relazioni industriali e commerciali”.

Nel 2010, l’economia coreana ha registrato una crescita del Pil del 6,2% , con previsioni di crescita del 3,9% nel 2011. Questo grazie anche al costante impegno da parte del governo coreano a incentivare l’opera di internazionalizzazione e promozione del proprio paese in ambito culturale, tecnologico ed economico sulla scena mondiale.

La Corea rappresenta inoltre il settimo paese esportatore al mondo, con un incremento di +24,2% nel primo semestre del 2011. Guardando all’Italia, nei primi 7 mesi del 2011 le nostre esportazioni in Corea hanno registrato una crescita dell’8,3% rispetto allo stesso periodo del 2010, mentre l’import dalla Corea e’ aumentato del 50,8%. Tra i prodotti italiani più esportati: macchinari di impiego generale e speciale, articoli di pelletteria, di abbigliamento, prodotti farmaceutici e chimici.

Alessia Casiraghi

Formaggio italiano: cresce la domanda

Il consumo di formaggio si conferma in crescita: sono in aumento sia la domanda mondiale che quella interna. Ad annunciarlo sono stati il responsabile di Clal.it (società di consulenza che analizza il mercato lattiero caseario) Angelo Rossi e il rappresentante di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) Claudio Federici nel corso del convegno svolto questo pomeriggio a CremonaFiere.

Nel periodo gennaio-luglio di quest’anno il mercato mondiale ha fatto registrare un +3,34% rispetto al medesimo periodo del 2010: “L’Europa si conferma il principale esportatore – ha sottolineato Rossi -, anche se rispetto all’anno passato il ritmo di crescita è notevolmente rallentato”.

I principali acquirenti a livello globale sono i Paesi del Sud-Est asiatico, del Centro-Sud America e del Medio Oriente. I formaggi italiani confermano il trend continentale con un incremento del +3,93% rispetto ai dodici mesi precedenti: “è un momento piuttosto favorevole – ha commentato di nuovo Rossi -; l’unica nota dolente è rappresentata dal costante aumento delle importazioni di formaggi duri non DOP nel nostro Paese”.

L’analisi si sofferma anche sui rispettivi prezzi: Parmigiano Reggiano e, a ruota, Grana Padano occupano le prime due posizioni, davanti a simil-grana, edamer e cheddar.

Anche sul piano del mercato interno la domanda di formaggi è in progressivo aumento (+1% costante nell’arco dell’ultimo decennio), ma “a discapito della diminuzione dei consumi di latte e di burro” ha evidenziato Federici.

Tanto che negli ultimi mesi il comparto lattiero-caseario nella sua totalità ha perduto un punto percentuale. L’esperto, inoltre, ha ribadito come “oggi gli acquisti avvengono soprattutto all’interno della grande distribuzione, prima di tutto nei discount”.

Nel complesso dei formaggi consumati in Italia il 35% dei prodotti è DOP; inoltre gli italiani sembrano sempre più preferire i freschi (34% del totale) ai duri (28%). Federici si è concentrato in particolare sul modello di famiglia “alto acquirente” (ovvero quella che produce un elevato volume di consumi), ribattezzata “famiglia DOP”, che sviluppa il 27% dell’acquisto di formaggi pari a 30 kg all’anno (il triplo rispetto alla media dei consumatori); ha un paniere d’acquisto più articolato e spende 776 euro all’anno in formaggi. In coda, un’annotazione non proprio positiva: nell’ultimo anno le vendite nazionali di Parmigiano Reggiano sono calate del 3,5%, quelle del Grana Padano dello 0,5%. In crescita, specularmente, i numeri relativi ai formaggi molli e industriali.

I gioielli made in Italy non luccicano più

Cina e India pronti a diventare i nuovi eldoradi. Il settore orafo italiano non brilla più come in passato. Complice la crisi globale, il mercato dei gioielli made in Italy rischia di essere bypassato anche da Vietnam e Malaysia.

E’ quanto emerge dalle stime rese note da Confindustria Federorafi: fino al 2010 il trend in negativo per l’Italia, anche se il recente report ‘Le dinamiche strategiche della Gold Industry’ del Polo Università Verona per Fiera di Vicenza, segnala invece una ripresa nell’export nei primi mesi del 2011. Nel 2010 Cina e India hanno raddoppiato la loro quota di export, mentre Vietnam e Malaysia sono entrati a tutti gli effetti tra i primi quindici Paesi al mondo.

Dal 2005 al 2010 l’Italia ha incrementato la propria quota di import mondiale di gioielleria del 49%, ma nello stesso quinquennio è stata superata sul mercato statunitense da Cina, India e Thailandia. Il settore della gioielleria italiano, da sempre simbolo del made in Italy nel mondo, conta circa 10.600 unità produttive distribuite su tutta la penisola e figura al sesto posto del saldo commerciale attivo con l’estero (il 70% dei prodotti sono destinati alla distribuzione internazionale), e al primo per il comparto moda ed accessorio.

Puntano all’oro Vicenza, Arezzo, Valenza Po e Napoli, mentre per l’argenteria occorre spostarsi a Padova, Firenze e Palermo. Ma quali sono gli strumenti per mettersi al riparo dal rischio dell’invasione asiatica dei mercati orafi e gioiellieri?

Cambiare le strategie e competere non più sul prezzo, ma sul design e sulla tecnologia‘ suggerisce la presidente di Confindustria Federorafi, Licia Mattioli. Il rilancio del made in Italy punta quindi al futuro, senza dimenticare però la grande tradizione orafa e artigiana che da sempre contraddistingue il nostro Paese.

Alessia Casiraghi

Internazionalizzazione delle Pmi: al via il progetto “export in un click”

E’ stato presentato nei giorni scorsi da parte del sottosegretario al Commercio con l’estero, Catia Polidori, il progetto “export in un click“. Si tratta dell’ultimo step di un percorso intrapreso dal Ministero dello Sviluppo Economico, insieme al Ministero degli Affari Esteri, Abi, Simest, SACE, Agenzia delle Dogane e associazioni d’impresa al fine di agevolare l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Il progetto mira ad abbreviare l’iter per dare vita ad imprese dedite all’export. Sarà creata in sostanza una unica piattaforma per il commercio denominata “International trade hub” con cui gli imprenditori potranno trovare informazioni e documentazioni relative.

Il portale sarà online da subito dopo il periodo delle vacanze estive e costituirà un’importante occasione per il rilancio dell’export italiano.

La promotrice dell’iniziativa commenta con soddisfazione la nascita di “export in un click”: “E’ una rivoluzione copernicana per la nostra impresa: con un click l”imprenditore avrà accesso a tutte le informazioni e gli strumenti per internazionalizzare la propria azienda, dalle opportunita’ di mercato, agli strumenti finanziari fino agli accordi bilaterali in atto e i contatti mirati” – e prosegue – “Potenzialmente raggiungiamo tutte le piccole imprese che da sole non riescono ad affacciarsi sui mercati internazionali aiutandole ad esportare, a risparmiare tempo e denaro. Un grande gioco di squadra tra le expertise del ministero e la praticità degli imprenditori che ha portato alla nascita di uno strumento virtuale ma al tempo stesso estremamente concreto che va incontro all’ esigenza di semplicità e unitarietà che da sempre chiedono le aziende: un grande atto di riconoscenza verso chi ogni giorno fa grande il nostro paese nel mondo“.