La crisi uccide, non restiamo sordi

Chiudiamo oggi il cerchio sul difficile tema degli imprenditori suicidi. Dopo una settimana passata ad ascoltare le storie di chi ha reagito, a scoprire come fare per non imboccare una strada senza ritorno, a parlare di altri, angosciosi casi, l’ultima testimonianza di chi, sul territorio, fa cultura e prevenzione per salvare la parte buona dell’Italia che produce.

Torniamo in Veneto, terra d’impresa e di suicidi, con il progetto “Life Auxilium“, messo in opera dalla Confartigianato di Asolo-Montebelluna, la Caritas e la Uls 8 di Asolo per avvicinare gli imprenditori in difficoltà e aiutarli a gestire la crisi. La parola al presidente della Confartigianato di Asolo-Montebelluna Stefano Zanatta, uno degli ideatori di “Life Auxilium” che, a un certo punto, no ha potuto far altro che dire “Basta” alla strage.

Si chiude il nostro focus settimanale, ma non dubitate: noi di Infoiva continueremo a tenere alta l’attenzione verso questo fenomeno, facendo in modo, nel nostro piccolo, che questa strage silenziosa non sia dimenticata. Mai.

Leggi l’intervista a Stefano Zanatta

Morire d’impresa, noi non ci stiamo


di Davide PASSONI

Morire d’impresa. Quando la crisi morde, gli imprenditori che restano senza impresa, i lavoratori che restano senza lavoro possono non essere in grado di sopportare il colpo. E possono compiere gesti estremi. Succede ed è successo spesso negli ultimi mesi e così qualcuno ha deciso di muoversi per affrontare il problema. La Confartigianato di Asolo-Montebelluna, la Caritas e la Uls 8 di Asolo hanno dato vita al progetto “Life Auxilium“, con un numero verde (800130131) e punti di ascolto sul territorio per avvicinare gli imprenditori in difficoltà e aiutarli a gestire la crisi. Prima che sia troppo tardi. Ci ha raccontato del progetto uno dei suoi ideatori, il presidente della Confartigianato di Asolo-Montebelluna Stefano Zanatta.

Come è nata la vostra iniziativa?
La nostra è una realtà ad alta densità imprenditoriale che ha arricchito il territorio con aziende nate soprattutto tra gli Anni ’70 e ’80. In questi ultimi anni di crisi, uno “stato di calamità innaturale” che dura da troppo tempo, abbiamo cercato di capire come questa crisi fosse percepita da parte degli imprenditori della zona. Volevamo sondare i loro stati d’animo, niente di più. Abbiamo preso a campione diversi titolari di impresa, senza andare a vedere il settore merceologico nel quale operavano. Il lavoro è stato fatto da due psicoterapeuti e i risultati ottenuti sono stati insoliti, per noi.

Ovvero?
C’era chi percepiva la crisi come un momento per ripensare l’intero sistema e ripartire con maggior slancio e coglieva l’aspetto positivo nella negatività del momento. Dall’altra parte c’era chi, non avendo mai avuto problemi nella propria azienda, si vedeva tutto a un tratto mancare il lavoro, le banche che non erogavano prestiti, i tempi dei pagamenti che si allungavano… In poche parole, queste persone si vedevano crollare il momdo addosso, senza essere preparate dal punto di vista psicologico a gestire il momento drammatico. E intanto che raccoglievamo tutti questi dati, aumentava il numero di imprenditori che si toglievano la vita. Per cui abbiamo pensato che fosse il momento di fare qualcosa.

Ed è nato…
Ecco dunque l’idea di “Life Auxilium”, un centro di ascolto che non chiamerei banalmente sportello anti-suicidi come è stato definito da più parti. In questo progetto abbiamo coinvolto la Caritas di Treviso, che aveva già intrapreso un progetto simile al nostro, ci siamo incontrati e confrontati e assieme a loro abbiamo presentato un progetto di supporto al territorio. Abbiamo coinvolto anche la Uls 8, la nostra Uls territoriale, perché vedevamo nel fenomeno la possibilità di aspetti patologici. Così è nato lo sportello che è attivo dal 2 marzo, che riceve circa un paio di chiamate al giorno da parte di imprenditori che lamentano la stretta creditizia delle banche, le pressioni di Equitalia, i mancati pagamenti da parte di clienti e fornitori. Ma riceviamo anche tante mail davvero strazianti.

Che servizi offre “Life Auxilium”?
Lo sportello offre un servizio di tipo psicologico e uno di tipo tecnico. Vogliamo dare alle persone le indicazioni per muoversi quando ci fanno domande pratiche, ma anche gli strumenti per affrontare il disagio da un punto di vista psicologico.

Oltre a voi, chi sostiene gli imprenditori in difficoltà?
Abbiamo notato che è importantissimo il sostegno della famiglia la quale, a volte, finge invece di non vedere. In alcuni casi estremi che ho conosciuto c’erano problemi familiari alle spalle che, una volta sopraggiunti anche quelli economici, hanno fatto esplodere le situazioni.

Perché si arriva a tanto, secondo lei?
Nel nostro contesto culturale, il fallimento imprenditoriale è visto come un fallimento personale. Un retaggio duro a morire, perché bisogna cambiare e capire che l’impresa è soprattutto un’infrastruttura sociale, non è una cosa personale, esclusiva: quando gestisco 3-400 persone, la mia azienda non si ferma a me, va oltre, investe il territorio e la società che mi circonda. Bisogna cambiare la testa della gente, un lavoro molto lungo e difficile da fare.

E poi c’è il fatto che, nella vostra zona, le piccole aziende sono davvero tante…
Viviamo sì in un territorio ad alta imprenditorialità, ma che è fatto di piccole aziende; oggi il mercato è globalizzato, per cui gli orizzonti sono cambiati e bisogna essere preparati ad affrontarlo in modo adeguato. In questo senso, è necessario fare squadra, sistema, aggregare imprese per sostenere il nostro tessuto sociale e produttivo.

Quanti imprenditori hanno deciso di farla finita in questi anni di crisi, nel vostro territorio?
Negli ultimi tre anni, sono oltre 50 i casi di imprenditori del Nord-est che si sono tolti la vita e alcuni di questi mi hanno toccato personalmente da vicino.

I familiari di alcuni imprenditori suicidi hanno accusato le istituzioni di essere stati lasciati soli. Che consa ne pensa?
Penso che vadano assolutamente aiutati, che lo Stato debba essere più vicino, non solo quando si tratta di spremere le aziende ma anche quando vanno sostenute. Il problema è che la burocrazia è sempre più forte e vince su una politica sempre più debole. E poi alla fine l’anello ancora più debole è quello che dovrebbe essere il più forte, ovvero l’impresa, l’imprenditore che dovrebbe lavorare tutti i giorni per portare ricchezza a sé e al territorio. E questo è un grave paradosso.

Imprenditore suicida a Rovigo: “Non ce la faccio più”

Un po’ per amore, un po’ per la preoccupazione per il lavoro di piccolo imprenditore, svolto assieme ai fratelli, nel campo delle manutenzioni stradali. Luigi Guerra ha deciso di farla finita e si è impiccato in un capannone dietro la sua abitazione. L’uomo, 45 anni, che ricopriva anche il ruolo di dirigente-accompagnatore della Vea FemiCz rugby Rovigo, era separato con un figlio di 14 anni ed era in crisi con la nuova compagna. Anche la sua attività edile non stava andando bene, per via della crisi.

“Non ce la faccio più” aveva scritto in un sms mandato ieri sera dopo cena a un amico, il quale ha subito allertato vigili del fuoco e 113 per la potenziale situazione di pericolo. Al loro arrivo presso l’abitazione, verso le 22, hanno trovato il corpo senza vita della vittima.

Due imprenditori si suicidano per la crisi

Due imprenditori, entrambi nella provincia di Brescia, si sono tolti la vita perché non riuscivano più a sopportare la crisi economica delle rispettive aziende. A Chiari, un imprenditore edile 42enne di Comezzano Cizzago, sposato e padre di due bambini piccoli, è stato trovato impiccato nel proprio capannone. Ha lasciato un biglietto in cui chiede di prendersi cura delle “persone che più amo”.

Si è impiccato nel capannone della propria azienda, che si occupa della lavorazione del carbone per prodotti chimici e vegetali, anche un anche un imprenditore di 57 anni di Nuvolento. Lo scorso marzo, un incendio aveva danneggiato irrimediabilmente un costoso macchinario e l’uomo non disponeva del milione di euro necessario per la sostituzione. Lascia la moglie e tre figli.

Imprenditore si spara per le crisi

Fabio Cardellini, 33enne imprenditore residente a Giulianova, si è sparato un colpo di pistola alla testa per i problemi economici che negli ultimi mesi lo avevano indotto in un forte stato depressivo. Il cadavere, riverso e in una pozza di sangue, è stato ritrovato nel garage di sua proprietà dai familiari, che non vedendolo tornare a casa nella serata di ieri sono andati in giro a cercarlo.

Cardellini era un esperto di informatica e gestiva una piccola azienda di consulenza e software che però ultimamente non stava andando particolarmente bene. Prima di togliersi la vita, l’uomo ha scritto poche righe per scusarsi coi parenti e denunciare una situazione che per lui era diventata insostenibile.

Imprenditore si suicida per crisi a Padova

Francesco Fontanella, 37enne imprenditore di origini campane che operava nel settore delle carni, si è tolto la vita in una stradina di campagna nell’Alta Padovana. A ritrovare il cadavere sono stati i vicini di casa, che sconvolti per l’accaduto hanno immediatamente chiamato il 118. Ma per l’uomo ormai non c’era più niente da fare.

Pochi mesi prima del folle gesto, Fontanella aveva inviato un messaggio allarmante alla moglie in cui dichiarava di sentirsi un fallito e di meditare il suicidio. L’azienda del giovane imprenditore infatti stava attraversando un momento di crisi. Prima di suicidarsi, l’imprenditore ha scritto un biglietto di poche righe.

Travolto dalla crisi, imprenditore si butta dal viadotto

Cesare Varani, titolare di un’agenzia di assicurazioni di Vergato fino a un paio di anni fa e attualmente venditore porta a porta, si è tolto la vita buttandosi dal viadotto “La Torre” sull’A1, nei pressi del Comune di Monzuno, in provincia di Bologna. L’uomo, di 53 anni, ha lasciato sul parabrezza della propria auto un biglietto che aveva scritto prima di suicidarsi, scusandosi con i familiari per il gesto e motivandolo con i problemi economici legati all’attività che non decollava.

Il cadavere è stato ritrovato dagli agenti della Polizia Stradale di Bologna attorno alle 7,30 di mercoledì mattina, in seguito alla segnalazione del personale della società Autostrade. Varani lascia la moglie e due figlie di 20 e 13 anni.

Travolto dai debiti, armaiolo si spara alla tempia e al cuore

Per togliersi la vita ha utilizzato addirittura due pistole, una puntata alla tempia e una al cuore. Alessio Tardivello, 62enne armaiolo di Udine, che in passato è stato anche guardia giurata, è ricorso al folle gesto per via delle gravi difficoltà economiche che stava attraversando, come ha scritto in un biglietto che è stato ritrovato nella sua tasca dai carabinieri del capoluogo friulano, intervenuti dopo che un passante si era accorto del cadavere dell’uomo in via Visco, proprio vicino all’armeria A&Custom, di cui la vittima era cotitolare.

Azienda in crisi, imprenditore si spara in ufficio

Il titolare di un’azienda produttrice di intimo a Santa Maria Maddalena di Occhiobello (Rovigo) si è suicidato lo scorso sabato sera sparandosi alla tempia, verosimilmente per via della crisi che stava attraversando. L’imprenditore, Nerino Solera di 72 anni, è stato trovato morto nel suo ufficio, con a fianco una pistola e non ha lasciato alcun biglietto.

A dare l’allarme è stato il nipote. Da qualche anno a questa parte, in particolare nell’ultimo anno e mezzo la situazione dell’azienda era diventata molto critica, il numero di occupati si era ridotto drasticamente a una quindicina. Nerino Solera lascia la moglie e due figli.

Problemi economici, ristoratore si suicida

Non ne poteva più della crisi e ha deciso di farla finita sparandosi un colpo di pistola alla testa all’interno del suo locale il proprietario di un ristorante di Chianciano Terme.

L’uomo, 53 anni, residente nella provincia di Siena, ha figli maggiorenni e nipoti. Prima di suicidarsi con l’arma, che deteneva regolarmente, ha lasciato una lettera alla moglie nella quale spiega di essersi tolto la vita per ”motivi di natura economica”.

Sul posto è intervenuta la polizia del commissariato di Chiusi-Chianciano.