A Torre Annunziata un accordo per l’imprenditoria rosa

L’imprenditoria femminile al centro di un importante protocollo d’intesa firmato dalla Provincia di Napoli e il Comune di Torre Annunziata.

A presentare l’importante accordo siglato tra le due parti, e sottoscritto con il vicesindaco Ciro Alfieri, è stata l’assessore alle Pari opportunità Giovanna Del Giudice: “In questo periodo difficile per la nostra economia e in particolare per l’occupazione femminile, la firma di questa intesa vuole essere un’ulteriore tappa del percorso già avviato dal mio assessorato in altri comuni per promuovere, tramite gli strumenti che la Provincia dispone, e per indirizzare le donne del nostro territorio all’imprenditorialità femminile“.

Ciò che questo progetto porterà è, in primo luogo, un percorso di orientamento sostenuto dallo Sportello Donna, che ha l’obiettivo di inserire le donne nell’economia reale, oltre a promuovere lo scambio di esperienze maturate per lo sviluppo locale e la promozione d’impresa.

A questo proposito, Del Giudice ha affermato: “Sono convinta che sostenere queste iniziative sia un modo concreto per affrontare e contribuire a migliorare la condizione economica e sociale delle donne, a beneficio di tutta la nostra comunità“.

Vera MORETTI

L’high tech non ha più misteri per le donne impreditrici

L’Osservatorio sull’imprenditoria femminile curato dall’Ufficio studi di Confartigianato porta buone nuove a proposito, appunto, dell’imprenditoria in rosa. A quanto pare, infatti, nonostante la crisi e il clima funesto che avvolge l’economia italiana, le aziende al femminile del Belpaese non solo “reggono” ma sono le prime in Europa per quantità.

Nel 2011 risultano in Italia 1.531.200 imprenditrici e lavoratrici autonome e, se consideriamo che la Germania, seconda in classifica, ne conta 1.383.500, il primato è scuramente ragguardevole.

A conferma di questi dati è anche il peso che l’imprenditoria femminile ha sul totale delle donne occupate: si tratta del 16.4$, a fronte di una media europea del 10.3%.

Ma dove si concentrano le imprenditrici, per quanto riguarda il territorio? La regione leader è il Friuli Venezia Giulia, seguito da Emilia Romagna e Umbria. Maglia “nera”, invece, per Calabria, Sicilia e Puglia.

I settori che impegnano maggiormente questo piccolo grande esercito non sono più quelli prevalentemente femminili, perché, ormai, le donne si occupano anche di high tech. La presenza “rosa” in questo campo è di 12.261 imprenditrici, che ora è riduttivo definire pioniere, e che si occupano di robotica, elettronica, chimica farmaceutica, produzione di software e apparecchiature ad alta precisione, telecomunicazioni, ricerca scientifica e consulenza informatica, per un totale del 22.5% di imprese innovative capitanate da donne.

Un bel numero, che ci auguriamo possa aumentare ancora di più.

Vera Moretti

L’imprenditoria a Roma è sempre più rosa

Che l’imprenditoria in rosa stesse facendo registrare un’impennata nel nostro Paese ormai non è più una novità né una sorpresa. I dati più volte resi noti dalle camere di commercio in Italia, infatti, hanno documentato una grande crescita delle aziende al femminile.

A conferma di ciò arrivano anche le statistiche della Camera di Commercio di Roma, che attestano come anche la capitale e la sua provincia siano abbondantemente interessate da questa realtà. A fine giugno 2011, infatti, le imprese trainate da donne erano ben 97.351. Rispetto all’anno precedente, sono nate 1.886 aziende in rosa, pari ad un +2% che pone Roma al centro di questo fenomeno, se si pensa che l’aumento, in media nazionale, è dello 0,7%.

Per quanto riguarda le aree di interesse, quella in cui la presenza femminile è più massiccia, rimanendo in ambito locale, è quella legata all’economia, seguita dal commercio, che solo a Roma e provincia interessa circa un terzo delle imprese femminili nazionali, mentre sembra perdere qualche punto nel settore dei servizi.

In controtendenza rispetto alla media italiana sembrano essere anche le cessazioni di attività, che su territorio romano riguarda soprattutto commercio, ricettività turistica e ristorazione, mentre a livello nazionale interessa in particolare le attività manifatturiere.

Per quanto riguarda l’organizzazione giuridica delle imprese in rosa, la maggior parte è formata da aziende individuali, anche se, rispetto all’anno scorso, è stato registrato un calo del 2% di società di questo tipo, a favore di organizzazioni più complesse ed articolate.

Insomma, le imprese fondate da donne, oltre che aumentare in quantità, dimostrano di pensare in grande,senza più paura di buttarsi nel mondo del business.

Gli affari non sono più roba per soli uomini.

Vera Moretti

Un settore senza crisi: l’imprenditoria femminile

L’imprenditoria in rosa continua a far parlare di sé e quasi sempre in positivo.

Anche in questo caso, infatti, i dati che ci vengono comunicati dall’Osservatorio sull’Imprenditoria femminile di Unioncamere, dimostrano che tra giugno 2010 e giugno 2011 le imprese italiane al femminile sono aumentate di 9.815 unità, pari a un tasso di crescita dello 0.7%, contro lo 0.2% dei colleghi maschi.

A fronte, dunque, dei nuovi dati, ora il numero di imprese “in rosa” registrate presso le Camere di Commercio è di 1.430.900, pari al 23,4% di tute le imprese presenti su territorio nazionale.

I maggiori contributi alla crescita delle imprese femminili provengono da Lazio (2.162 imprese in più), Lombardia (+1.406) e Veneto (+1.313) che, insieme, realizzano il 49,7% di tutto il saldo positivo del periodo esaminato. In termini relativi, le regioni più dinamiche sono invece la Calabria (+1,6% l’incremento registrato), seguita dal Lazio (+1,5%) e, appaiate, da Toscana e Marche (+1,3%).

Tra i settori di impiego, primo tra tutti è quello delle attività di servizi di alloggio e ristorazione (+3.086 imprese, il saldo maggiore in termini assoluti) e delle attività immobiliari (+1.493), buone anche le opportunità offerte da settori più legati all’innovazione come le Attività professionali, scientifiche e tecniche, dove alla fine dello scorso giugno si contavano 1.299 iniziative “rosa” in più in un anno.

La crescita riguarda anche la modernità con cui fare impresa, poiché le imprenditrici preferiscono forme giuridiche più solide e capaci di affrontare il mercato rispetto al passato.

In questa ottica si spiega la crescita di consorzi (+5,3%), società di capitale (+4%) e cooperative (+3,1%) a discapito delle imprese individuali (+0,4%), la forma giuridica ancora preponderante (oltre il 60% di tutte le imprese femminili).
Sempre meno appeal viene dalla formula della società di persone, adottata dal 22,4% delle imprese femminili ma in ripiegamento dello 0,9% nei dodici mesi considerati.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha così commentato i dati dell’Osservatorio: “La maggiore partecipazione delle donne alla vita produttiva, attraverso l’impresa, è una risorsa importante per contribuire a rilanciare la crescita dell’Italia e riavvicinare il nostro Paese agli standard europei. Purtroppo, sono ancora molti gli ostacoli che limitano le donne nell’esprimere appieno la propria creatività e professionalità nel mondo del lavoro. Credo che nelle iniziative che si stanno discutendo per sostenere la crescita, una grande attenzione vada posta a tutti quegli strumenti, innanzitutto di welfare ma anche di tipo finanziario, che possono facilitare l’impegno delle donne nelle attività economiche. Il sistema camerale ha investito in questa direzione e continuerà a farlo, sia mantenendo accesi i fari sul fenomeno, sia sostenendo il lavoro dei Comitati presenti e attivi sul territorio all’interno delle Camere di commercio”.

Vera Moretti