Quando non si paga l’IMU sulla seconda casa

Abbiamo già trattato l’argomento IMU prima casa, chi deve pagare questa imposta e che ne è esente, capendo che sono pochi i casi in cui il versamento della tassa è dovuta. Stavolta, vogliamo capire quando non si paga l’IMU sulla seconda casa oppure in quali casi il proprietario può fruire di varie riduzioni dell’imposta.

IMU seconda casa: quando non si paga

Nella maggioranza dei casi, l’IMU sulla seconda casa è dovuta, e in ogni caso non esistono condizioni per cui si è interamente esenti dal pagamento. Tuttavia ci sono diversi in cui il proprietario dell’immobile non è tenuto al versamento integrale della tassa, potendo fruire di alcune agevolazioni e riduzioni.

Prima di entrare nel merito della questione, precisiamo che l’IMU seconda casa rappresenta un tributo comunale dovuto da tutti coloro che possiedono un immobile che non sia prima casa (a meno che non rientri nelle abitazioni principali che rientrano nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, ossia per le abitazioni di tipo signorile, in ville, oppure castelli e palazzi di pregio storico e artistico.

Agevolazioni IMU seconda casa: pagamento ridotto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (sentenza n. 1263 Corte di Cassazione del 21 gennaio 2021), ha stabilito che a volte basta presentare un’autocertificazione con la quale si dichiara che l’immobile è disabitato o concesso in comodato d’uso gratuito a parenti, o ancora concesso in locazione a canoni molto bassi rispetto al normale valore di mercato.

In questi casi il proprietario deve presentare domanda al Comune nel quale è ubicato l’immobile per ottenere una riduzione sull’imposta dovuta del 50% che vale per tutto il periodo in cui sussistono tali condizioni, di ottenere una riduzione della tassazione del 50% “per tutto il periodo per il quale sussistono le condizioni suddette.

Il Dpr 445/2000 interviene in deroga sulla disposizione normativa vigente in materia di pagamento IMU seconda casa, secondo la quale le condizioni di inagibilità o inabitabilità dell’immobile devono essere necessariamente accertate dall’ufficio tecnico comunale con perizia a carico del proprietario.

Per gli immobili inagibili e inabitabili la Cassazione ha stabilito una riduzione del 50% dell’imposta da pagare, e nei casi in cui lo stato di inagibilità è noto anche al Comune, si arriva all’esenzione dal pagamento dell’imposta nella sua totalità, anche se il proprietario non ha presentato la richiesta di ottenere la riduzione dell’Imu.

La riduzione dell’Imu del 50% per la seconda casa quando si tratta di immobile concesso in comodato d’uso gratuito ai figli o ai genitori, sempre che questi soggetti la utilizzino come abitazione principale e che la casa in questione non sia registrata al catasto come abitazione rientrante nelle categorie di lusso (A/1, A/8 e A/9).

Possono beneficiare della riduzione del 50% dell’Imu anche gli immobili considerati di interesse storico e artistico come previsto dall’articolo 10 del D.L. n. 42 del 2004. Anche in questo caso per ottenere la riduzione dell’Imu bisogna presentare la dichiarazione Imu entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello per il quale viene calcolata l’imposta.

Una riduzione dell’Imu è prevista anche nei casi di immobili dati in locazione, a patto che si tratti di un contratto con canone concordato secondo la legge 431/1998. In questo caso la riduzione sarà del 75%.

Infine è prevista l’esenzione totale dal pagamento dell’Imu sulla casa familiare che viene assegnata al genitore affidatario dei figli.

Ricordiamo che in ogni caso è sempre importante verificare le delibere e i regolamenti comunali che potrebbero applicare riduzioni minori o maggiori dell’imposta, a seconda delle situazioni e dei bilanci.

Gli immobili di pensionati residenti all’estero

A seguito della Legge di Bilancio 2021, a partire da quest’anno, i pensionati che sono fiscalmente residente all’estero e proprietari di un immobile sul territorio italiano, potranno godere di alcune riduzioni sui costi della proprietà. Per la precisione, la decurtazione dell’IMU seconda casa è pari al 50%, a condizione che tale immobile non venga locato oppure concesso in comodato d’uso, e che i proprietari siano titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia.

Calcolo IMU seconda casa

L’aliquota IMU per le seconde case e le loro relative pertinenze è pari allo 0,86 per cento. I comuni, con deliberazione del consiglio comunale, possono aumentarla fino all’1,06 per cento o diminuirla fino all’azzeramento.

Ma vediamo insieme quali sono i passaggi da fare per calcolare l’IMU sulle seconde case:

  • individuare la rendita catastale, ottenibile dalla visura catastale e reperibile nel rogito, nell’ultima dichiarazione dei redditi oppure online attraverso il sito dell’Agenzia del territorio.
  • Sommare la rendita catastale al 5% del suo valore (quindi moltiplicare il valore della rendita catastale per 1,05).
  • Moltiplicare questo risultato per un coefficiente, valore che varia a seconda della tipologia dell’immobile, per ottenere la base imponibile. Per esempio per le seconde case rientranti nella categoria catastale A3, il coefficiente da utilizzare è 160.
  • Ottenuta la base imponibile si dovrà aggiungere l’aliquota che è stata decisa dal comune di riferimento.

 

“Doppia” Imu, ecco chi rischia

Tra l’imposta dovuta per il primo semestre del 2013, in scadenza a metà dicembre, e il dover pagare il il 40% della differenza fra l’aliquota minima e quella applicata dal comune di appartenenza, c’è una consistente fetta di concittadini che, invece di non pagare l’imposta sulla prima casa come abbondantemente profetizzato dai nostri politici, rischierà di pagarla due volte.

A rischiare il doppio pagamento sono gli anziani in casa di riposo e gli italiani residenti all’estero, i proprietari di immobili ceduti in comodato d’uso, i militari e gli appartenenti alle forze dell’ordine.

Per quanto riguarda gli anziani in casa di riposo, i contribuenti si potrebbero trovare a versare la prima rata (che avevano omesso legittimamente in caso di modifica regolamentare successiva al 17 giugno) oltre, naturalmente, al saldo entro il 16 dicembre, se il comune di residenza avesse cancellato l’assimilazione operante nel 2012, che consentiva di assimilare all’abitazione principale il fabbricato non affittato e posseduto da anziani o disabili con residenza nel luogo di ricovero o da cittadini italiani residenti all’estero.  Ed entro il 16 gennaio, il 40% dell’eventuale differenza tra l’imposta calcolata con aliquote e detrazioni vigenti nel 2013 e quella con aliquote e detrazioni “di base”. Non dormono sonni tranquilli neppure quelli che avevano potuto godere dell’equiparazione tra l’abitazione principale e il fabbricato concesso in comodato a parenti che lo utilizzavano come abitazione principale. Delicata, d’altronde, anche la soluzione dei militari nonostante da luglio, grazie al 102/2013, viene considerato abitazione principale un solo immobile non di lusso posseduto da militari e appartenenti alle forze dell’ordine, purché non locato e a prescindere dalla dimora abituale e dalla residenza del contribuente stesso. Una situazione abbastanza complicata non semplicissima da risolvere…

Pasticcio Imu, il Governo studia il dietrofront

Un mega pasticcio tecnico che sta diventando un problema non solo politico, la questione Imu esige chiarezza: il decreto legge 133/2013 contenente Disposizioni urgenti concernenti l’IMU” è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n.281 del 30 novembre), rendendo noto il testo e stabilendo l’abolizione della seconda rata solo nei Comuni in cui nel 2013 le aliquote non superano quelle standard: ergo, si dovrà pagare la differenza del 40% tra l’IMU calcolata con aliquota al 4% e quella calcolata con le aliquote deliberate dal proprio Comune nel 2012 entro il 16 gennaio 2014.Il decreto, infatti, pur eliminando la seconda rata sulle abitazioni, stabilisce che si debba pagare una sorta di conguaglio per chi possiede una casa in un Comune con aliquota che eccede lo 0,4%.

Difficile da calcolare, antipatica tanto ai contribuenti quanto ai sindaci, ai quali era stata promessa la cancellazione, eliminare definitivamente questa sorta di “mini-Imu” 2013 non sarà propriamente un gioco da ragazzi, nonostante i 200 milioni di euro che servirebbero per coprire la differenza non sembrerebbero un ostacolo insormontabile.

“Era più semplice far pagare una quota al 10% dei più abbienti. Ne avremmo ricavato 1,2-1,4 miliardi. E invece guarda cosa succede ora. I troppi compromessi ci costringono a dover racimolare altri 150-200 milioni”, ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, in un’intervista a Repubblica relativa al caos Imu.

Due sarebbero le soluzioni al vaglio in queste ore nel Consiglio dei ministri: una piuttosto elaborata prevederebbe l’obbligo di versare la differenza, salvo poi vedersela rimborsare nei prossimi mesi. L’altra soluzione, più lineare, consiste in una discussione immediata nell’ambito del dibattito alla Camera sulla Legge di Stabilità per garantire fin da subito le coperture. L’opinione del segretario generale di Unimpresa, Sergio Battaglia, intervistato ieri in merito, secondo cui l’abolizione dell’Imu fosse solo l’ennesima operazione di facciata, sembrerebbe via via prendere consistenza…

Jacopo MARCHESANO

Imu, rischio collasso per i Caf

L’incertezza sulle modalità di pagamento della seconda rata dell’Imu è come una valanga che lungo la sua corsa trascina con sé tutto quello che trova e che si ingrandisce sempre di più, mano a mano che prosegue sul suo cammino. Un esempio? L’allarme arrivato da Unimpresa.

Secondo l’associazione che costituisce il sistema di rappresentanza delle micro, piccole e medie imprese così come individuate dalle norme dell’Unione Europea, è allarme nei Caf (i centri di assistenza fiscale) per il calcolo della seconda rata Imu. L’approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata infatti troppo a ridosso delle scadenze.

Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai comuni di far pagare la quota di imposta relativa all’eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all’aliquota ordinaria (4 per mille) rende molto probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l’elevatissimo rischio di dare il via a un contenzioso di grandi proporzioni tra contribuenti e amministrazioni locali. Sono 900 Centri di assistenza fiscale, distribuiti in 60 province in tutta Italia, che aderiscono a Unimpresa.

Il decreto legge approvato mercoledì, ricorda Unimpresa, prevede il pagamento per la quota di Imu superiore alla aliquota base fissata al 4 per mille; i proprietari di abitazioni principali dovranno corrispondere ai comuni il 40% di questa eccedenza mentre il restante 60% è a carico dello Stato. Su 8.000 comuni complessivi, finora sono stati approvati circa 4.000 regolamenti Imu: c’è tempo fino al 5 dicembre ed è molto probabile che si assisterà ad aumenti selvaggi. I bilanci delle amministrazioni locali sono in rosso e l’opportunità offerta dal Governo col decreto approvato mercoledì consente di fare cassa rapidamente. Il decreto, infatti, fa scattare il prelievo extra sia per i comuni che hanno deliberato l’aumento dell’aliquota nel 2013 o devono ancora farlo, sia per i comuni che hanno confermato una aliquota superiore a quella base approvata lo scorso anno.

L’altro grave problema ricordato da Unimpresa, è la determinazione degli importi, considerato che il decreto Imu prevede che solo una parte (il 40%) dell’imposta si effettivamente pagata. “Il decreto – osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardiè una barzelletta. In un colpo solo sono stati spostati due termini, quello per le delibere comunali e quello per il versamento, ed è stata portata dal 16 dicembre al 16 gennaio la scadenza per i versamenti. E poi c’è l’aspetto politico. Il Governo di Enrico Letta si è rimangiato la promessa e alla fine, anche se per cifre non rilevanti, obbliga le famiglie a una ministangata”.

Imurtacci vostri! L’imposta sugli immobili è sempre più un caos

di Davide PASSONI

Siamo veramente il Paese di Pulcinella. Neanche sulla tanto contestata Imu il governo è riuscito a dare una risposta chiara e definitiva. Va bene che in Italia ammazza quasi di più l’incertezza fiscale che il fisco stesso, ma con l’imposta sulla prima casa il governo ha sfiorato ancora di più il ridicolo.

Dopo la pubblicazione dei decreti sulla Gazzetta Ufficiale è infatti ancora più chiaro il caos che regna in materia. Prima la parte della seconda rata a carico dei cittadini, adesso la clausola di salvaguardia posta a garanzia dell’incasso, per cancellare la prima rata. Una mossa che prevedeva che il gettito in sarebbe arrivato dalla sanatoria sui giochi on line (600 milioni) e dalla maggiore Iva incassata dopo l’accelerazione dei pagamenti dei debiti della PA. (925 milioni). Ma, almeno per i giochi, non sarebbe andata come il ministro Saccomanni sperava, avendo incassato poco più della metà di quanto previsto; in sostanza, mancano i soldi: scattano quindi gli aumenti degli acconti Ires-Irap (per le aziende) e delle accise (gas, energia, alcolici ma non benzina, almeno per ora…).

Insomma, buio totale. Ecco perché questa settimana noi di INFOIVA cercheremo di capirne di più. Perché se, come detto all’inizio, l’incertezza fiscale è, sia per le imprese sia per i cittadini, quasi più dannosa della marea di tasse stessa, non possiamo arrenderci al fatto di essere trattati come sudditi. Il nostro compito è quello di mantenere alta l’attenzione: sudditi sì (purtroppo), scemi no.