Incentivi a chi assume giovani

Il Programma operativo nazionale per l’attuazione dell’iniziativa europea per l’occupazione dei giovani, chiamato semplicemente Garanzia Giovani, ha messo a disposizione dei datori di lavoro privati una serie di incentivi qualora decidano di assumere lavoratori di età compresa tra i 15 e i 29 anni di età che siano registrati al Programma tramite iscrizione al portale Garanziagiovani.gov.it.

Il contributo viene erogato in caso di assunzioni a tempo determinato di durata pari o superiore a sei mesi e per le assunzioni a tempo indeterminato, compresi i contratti di somministrazione.

L’incentivo è possibile anche per rapporti di lavoro subordinato instaurati in attuazione del vincolo associativo con una cooperativa di lavoro e per i part-time, purché sia concordato un orario di lavoro pari o superiore al 60 per cento dell’orario normale, mentre non spetta in caso di rapporti di imprendistato, di lavoro domestico, intermittente, ripartito ed accessorio.

Per ricevere il beneficio, il datore di lavoro deve inoltrare all’Inps una domanda preliminare di ammissione all’incentivo, nella quale indicare i dati del lavoratore assunto, la regione e la provincia in cui svolgerà la propria attività.

La domanda va inviata compilando il modulo GAGI disponibile online, all’interno dell’applicazione “DiResCo – Dichiarazioni di Responsabilità del Contribuente”, sul sito internet Inps.it.

Entro il giorno successivo, l’Inps determina l’importo dell’incentivo spettante in relazione al tipo di assunzione e alla classe di profilazione attribuita, poi verifica la disponibilità residua della risorsa e comunica in via telematica che è stato prenotato in favore del datore di lavoro l’importo dell’incentivo.

Vera MORETTI

Incentivi alle assunzioni anche per ex dipendenti

I contributi che in questo periodo vengono erogati alle imprese che assumono sono validi anche quando un’azienda riassume suoi ex dipendenti.
Gli incentivi rientrano nel caso di agevolazioni per assunzione di disoccupati di lunga durata: per 36 mesi l’azienda paga il 50% dei contributi previdenziali o assistenziali.

Inoltre, la società ha diritto ai contributi anche se l’assunzione precedente era stata a sua volta agevolata, purché vengano rispettate le condizioni previste da questi incentivi, che spettano in caso di assunzioni a tempo indeterminato, anche part-time, a condizione che:

  • gli assunti siano disoccupati da almeno 24 mesi o sospesi dal lavoro e beneficiari di trattamento straordinario di integrazione salariale da un periodo analogo,
  • le nuove assunzioni non siano effettuate “in sostituzione di lavoratori dipendenti dalle stesse imprese licenziati per giustificato motivo oggettivo o per riduzione del personale o sospesi“.

In questo ultimo caso, i licenziamenti devono risalire solo agli ultimi sei mesi.

Un po’ diverso il caso di un datore di lavoro che riassume un lavoratore part-time a 20 ore settimanali: il diritto alle agevolazioni scatta solo per il periodo residuo rispetto al limite dei 36 mesi.

Vera MORETTI

Chiarimenti da Inps sul Bonus Assunzioni

Il Bonus Assunzioni, messo in atto dal decreto ministeriale 5/10/2012, la cui distribuzione ha già raggiunto il 60% dei fondi disponibili, è stato oggetto di una comunicazione ufficiale da parte di Inps.

Tale comunicazione si è resa necessaria al fine di chiarire i destinatari del bonus e chi, invece, ne è escluso.
Il credito è riservato ai datori di lavoro che prevedono l’assunzione di giovani sotto i 30 anni e donne di qualunque età, con contratti a tempo indeterminato a seguito di contratti a termine, che possono essere anche di collaborazione coordinata, a progetto, e di associazione in partecipazione con apporto di lavoro.

Il bando è valido per le assunzioni di soci nelle cooperative, per la trasformazione di contratti a termine oppure per la conferma di una sostituzione di maternità.
Fa parte dell’incentivo anche l’assunzione part-time con un orario di lavoro pari o superiore alla metà del tempo pieno.

Vera MORETTI

Reagire alla crisi: io faccio così

Reagire alla crisi si può e si deve. C’è chi sceglie di non lasciarsi andare e trasforma il problema in una opportunità. Imprenditori costretti a chiudere che si reinventano una nuova professionalità, lavoratori che si ritrovano nel mezzo di una strada e raccolgono le loro forze per diventare a propria volta imprenditori e aprire un’attività.

La crisi è dura, ma è anche piena di casi e di storie di persone che hanno scelto di non cedere allo sconforto e all’amarezza; persone che hanno deciso che il miglior modo di rispondere alle difficoltà è quello di prenderle di petto e dire “Non ci sto“. Oggi ne raccontiamo una emblematica, quella di Giulia, per dare a tutti il segnale che vogliamo che passi: reagire si può e si deve.

Leggi l’intervista a Giulia Buggea

Ricomincio da me e divento imprenditrice

 

Nella lingua giapponese esiste un termine, Kiki, che letteralmente significa ‘rottura di equilibrio statico‘, ma che volgarmente viene tradotto con ‘crisi’. Una parola che rieccheggia sempre più spesso nei giornali e nelle conversazioni di chi, imprenditori e non, si trova a fare i conti con il lavoro che non c’è più, il rischio del fallimento o del licenziamento. Ma se il primo Ki esprime il concetto di ‘rischio’, il secondo Ki traduce l’idea di rottura in nuova ‘opportunità‘. Si può ricominciare davvero dopo aver attraversato l’esperienza della perdita?

Infoiva ha intervistato Giulia Buggea, ex responsabile amministrativa che oggi vive la sua ‘seconda vita’ da imprenditrice, a capo dell’azienda Studio Blu di Desio. Perchè ricominciare da capo, magari scoprendo un talento inaspettato, è sempre possibile.

Qual era la sua professione prima di diventare imprenditrice?
Sono stata responsabile amministrativa in una Sgr per circa 8 anni, poi nel 2009 ho deciso di approdare in uno studio notarile milanese. Avevo avuto da poco il secondo figlio e la prospettiva di una riduzione di orario mi faceva comodo; quindi quando mi è stato offerto un contratto di 6 ore, pur mantenendo lo stesso stipendio del posto precedente, non ho avuto esitazioni. Sono stata assunta, pur maturando qualche perplessità circa la scelta della mia assunzione perchè la contabilità in uno studio notarile è molto semplice, non richiede competenze particolari come invece una Sgr. Dopo circa un anno, è arrivato il licenziamento, preceduto da un periodo di mobbing.

Come ha reagito alla notizia del licenziamento?
Mi era già capitato di cambiare lavoro, non sono mai stata una professionista particolarmente sedentaria, ho sempre cercato di arricchire il mio curriculum a 360 gradi. Quindi il primo impatto non è stato così preoccupante, certo non mi era mai capitato prima di allora di venire licenziata, però ho incassato il colpo. La fase problematica è arrivata dopo: non avevo ancora ‘toccato con mano’ il momento socio economico di crisi che stavamo e stiamo vivendo, e mi sono sentita come schiaffeggiata. Ho pensato più volte ‘oddio il mio curriculum non interessa più a nessuno’: non capivo per quale ragione, ma, al termine di molti colloqui, seppur il ruolo che mi si richiedeva di ricoprire rispecchiava a pieno la mia professionalità, non venivo scelta perchè ero ‘troppo’. Quindi ho cercato di alleggerire il curriculum, di modificarlo, nella speranza di poter trovare un nuovo impiego.

Quale è stato invece l’impatto psicologico?
Per natura non sono una persona che si abbatte, ho un carattere piuttosto reattivo. Quello che più mi lasciava perplessa erano le cause del licenziamento, la loro futilità. Benchè mi fosse stata offerta una liquidazione di un’annualità lavorativa, ho deciso di non accettare: perchè se non sussiste una ragione valida per venire licenziata, non vedo perchè io debba accettare.

Quanto tempo è trascorso dal licenziamento all’avvio della nuova impresa?
Circa un anno di inattività.

E dopo, come si ricomincia e si decide di ‘diventare imprenditori’?
Non avrei mai e poi mai pensato di mettermi in proprio: ho sempre vissuto l’attività lavorativa, da dipendente, in modo oserei dire ‘assillante’. Pensi che la mia secondo figlia è nata il 3 gennaio, e dopo aver preso congedo per la maternità il 23 dicembre (ma solo perchè c’erano di mezzo le Vacanze di Natale!), a una settimana dal parto sono tornata al lavoro. Il mio senso del dovere nei confronti del lavoro era ossessivo. Quindi mi sono detta: se l’azienda è mia rischio di non vivere più!

Come ha mosso i primi passi da imprenditrice?
Ho deciso di prendere parte allo Start, un’iniziativa della Camera di Commercio di Monza e Brianza, che ha lo scopo di formare i nuovi imprenditori, fornendo loro attraverso corsi ad hoc le conoscenze amministrative, di marketing, di comunicazione, che sono la base per chi vuole lanciare una nuova attività. Inoltre a chi presentava il business plan più completo e convincente veniva erogato un finanziamento a fondo perduto per l’apertura della nuova attività. E sono stata fortunata, perchè l’ho vinto.

Di che cosa si occupa la sua azienda?
La mia azienda si chiama Studio Blu e si occupa della gestione del risarcimento dei sinistri assicurativi. Il mio è un ruolo da mediatore, di filtro, tra la vittima del sinistro e la compagnia assicurativa, per quanto concerne qualunque evento che genera un danno e che può essere risarcito da un’assicurazione; quindi si va dagli incidenti stradali, alle responsabilità professionali, responsabilità civile, infortuni, malattie. Tecnicamente il mediatore viene definito ‘patrocinatore stragiudiziale’, perchè se l’avvocato opera in giudizio, il patrocinatore opera in via stragiudiziale, quindi avendo un contatto diretto con il liquidatore, con il vantaggio di poter dimostrare immediatamente e direttamente gli elementi in suo possesso. Diversamente, quando ci si reca davanti ad un giudice per mezzo di un avvocato, si consegnano delle pratiche su cui il giudice delibererà in seguito. Viene da sè che la prassi in via stragiudiziale risulta molto più snella, vanta tempi più rapidi e soprattutto dal punto di vista economico è molto meno dispendiosa che affidare il sinistro ad un avvocato.

Come ha scelto di cimentarsi in questo settore?
L’ho scoperto navigando in rete, e poi è un lavoro che mi si veste addosso. E’ una professione che mi piace definire ‘utile’ e che a mio avviso non conosce crisi. Si tratta di un’attività in franchising, non è una novità assoluta per l’Italia, però sono poche le persone che ad ora si sono cimentate.

Ora che fa l’imprenditrice, teme che in futuro possa trovarsi nella situazione di dover licenziare un dipendente?
Assolutamente si. Al momento non ho dipendenti, siamo in 3 soci, ma mi piacerebbe in futuro poter offrire lavoro a qualcuno e allargare la mia attività, ma so anche che lo farò solo quando avrò la certezza di poter assumere un nuovo dipendente. Forse perché sono passata attraverso l’esperienza della perdita del lavoro, ma sono sempre più convinta che un dipendente sia la risorsa più importante di qualsiasi azienda. Un dipendente felice rende la tua azienda più florida. Dall’altra parte, le cronache dei giornali ci riportano situazioni gravi in cui gli imprenditori si trovano costretti a licenziare, e credo che in quei casi si tratti di una sofferenza da entrambe le parti, sia per chi perde il lavoro, sia per chi è obbligato a licenziare. Sono situazioni di disperazione.

Secondo lei, è corretto dire che in un momento di crisi ‘il miglior welfare è il lavoro’?
Sicuramente si. Il Governo dovrebbe incentivare le assunzioni. Da parte mia in questo momento, trattandosi di una start up, non mi trovo nella condizione di poter assumere; dall’altra parte esistono invece aziende più grandi che potrebbe assumere ma non lo fanno a causa della profonda incertezza del mercato. Se lo Stato intervenisse con sgravi sui contributi o agevolazioni sulle assunzioni, questo potrebbe essere senza dubbio un buon mordente.

Alessia CASIRAGHI

Agevolazioni per l’assunzione di lavoratori over 50

Tra le novità della riforma del Lavoro, approvata e diventata operativa il 18 luglio scorso, una riguarda gli incentivi all’assunzione dei lavoratori anziani.

Si tratta di una riduzione del 50% dei contributi per un periodo di 12 mesi in caso di assunzione a tempo determinato di lavoratori con più di 50 anni.
Se, poi, l’assunzione diventa a tempo interminato, l’agevolazione è di 18 mesi.

Questo tipo di agevolazione, già attivo, è valido fino all’1 gennaio 2013.

Vera MORETTI