Investimenti, infrastrutture e mobilità sostenibile, lo opportunità per le imprese dal Pnrr

Il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) assegna agli investimenti, alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile risorse per complessivi 61,3 miliardi di euro. Nello specifico delle risorse, circa 41 miliardi di euro sono finanziati dal fondo Next Generation Eu (40,7 miliardi), 313 milioni con il programma React Eu, 21 miliardi di euro di risorse nazionali (10,6 miliardi dal Fondo complementare e 10,3 miliardi dallo scostamento di bilancio).

Infrastrutture e mobilità sostenibili, come sono distribuite le risorse e a chi spettano?

All’interno delle risorse stanziate per le infrastrutture e la mobilità sostenibile, il 56% dei fondi andranno alle regioni del Sud Italia. Gran parte dei progetti, circa il 76%, riguarderanno il contrasto alla crisi climatica e la transizione ecologica. Andando a scorporare gli ambiti di intervento, gli investimenti, le infrastrutture e la mobilità sostenibile (gestiti dal ministero per le Infrastrutture e per la mobilità sostenibile – Mims), sono previsti in 4 delle sei missioni del Piano nazionale per la ripresa e per la resilienza (Pnrr).

Mobilità sostenibile e infrastrutture, quante risorse sono state stanziate dal Pnrr?

La missione del Pnrr dove sono maggiori le risorse stanziate per il Mims è la numero 3. Infatti, nella missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” sono stati stanziati 41,872 miliardi di euro. Ulteriori risorse sono state stanziate nelle missioni:

  • la Missione 1, “Digitalizzazione, innovazione e cultura”. Le risorse stanziate sono pari a 475 milioni di euro;
  • la Missione 2, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. I fondi a disposizione sono pari a 15,159 miliardi di euro;
  • la Missione 5, “Inclusione e coesione”. Le risorse a disposizione sono di 3,863 miliardi di euro.

Il totale delle risorse stanziate per le infrastrutture, gli investimenti e la mobilità sostenibile sono pari a 61,369 miliardi di euro.

Quali sono i progetti per settori di investimento di infrastrutture e mobilità sostenibile?

Le risorse stanziate dal Pnrr nell’ambito delle infrastrutture, degli investimenti e della mobilità sostenibile riguardano vari settori rientranti nelle diverse missioni. In particolare:

  • allo sviluppo della rete ferroviaria della Missione 3 sono destinati 36,6 miliardi di euro;
  • alla rigenerazione urbana e housing sociale delle missioni 2 e 5 sono destinati 5,2 miliardi di euro;
  • per la riqualificazione del parco dei mezzi delle missioni 2 e 3 sono stanziati 4 miliardi di euro;
  • al trasporto rapido di massa della missione 2 sono destinati 3,6 miliardi di euro;
  • al potenziamento della logistica, ai porti e agli aeroporti della missione 3 sono riservati 3,4 miliardi di euro;
  • alla mobilità innovativa e sostenibile delle missioni 1 e 2 sono riservati 3,2 miliardi di euro;
  • alle infrastrutture idriche, al potenziamento e alla gestione sostenibile della missione 2 sono destinati 3,2 miliardi di euro;
  • al rafforzamento della sicurezza stradale della missione 3 vanno 1,4 miliardi di euro;
  • allo sviluppo delle aree interne della missione 5 sono destinati 900 milioni di euro.

Quali tipologie di investimento per infrastrutture e mobilità sostenibile?

Le tipologie di intervento che si andranno ad attuare con le risorse del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza riguardano:

  • le opere pubbliche per 56 miliardi di euro;
  • l’acquisto di beni e di servizi per 3,7 miliardi di euro;
  • i contributi alle imprese per 1,6 miliardi di euro.

Tra gli esempi che si possono fare sul tipo di investimento, rientrano:

  • le infrastrutture ferroviarie;
  • l’acquisto di autobus green;
  • i contributi per il rinnovo delle navi;
  • le infrastrutture idriche;
  • il rinnovo dei treni;
  • il supporto alla filiera degli autobus elettrici;
  • l’edilizia sociale e penitenziaria;
  • i servizi di digitalizzazione del Tpl;
  • la digitalizzazione dei servizi aeroportuali.

Quale supporto viene richiesto alle imprese nell’ambito degli investimenti del Pnrr?

Nell’ambito dell’attuazione dei progetti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, il ministero delle infrastrutture è responsabile della governance del Pnrr e dell’assegnazione delle risorse ai soggetti attuatori. Questi ultimi ricoprono un ruolo principale nel realizzare i progetti stessi e, pertanto nella realizzazione delle infrastrutture richieste. Il principale soggetto attuatore è la Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) con il 47,48% delle risorse da assegnare; a seguire gli enti territoriali con il 26,25% e i concessionari e società di gestione con il 14,63%. Le autorità del Sistema portuale gestiscono il 5,65% delle risorse, mentre le imprese il 3,06%. Infine, la gestione diretta delle risorse da parte del ministero è pari al 2,92% delle risorse.

Quali riforme verranno fatte con il Pnrr in ambito di investimenti e infrastrutture?

Le riforme (tre già realizzate) nell’ambito dell’attuazione del Pnrr riguardano:

  • la valutazione dei progetti nel settore dei sistemi del Tpl (impianti fissi e Trm) secondo quanto prevede il comma 1 ter dell’articolo 44 del decreto legge numero 77 del 2021;
  • la riforma dell’iter di approvazione del Contratto di programma (tra il ministero delle infrastrutture e Rfi) secondo quanto prevede l’articolo 5 del decreto legge numero 152 del 2021;
  • l’accelerazione dell’iter di autorizzazione dei progetti ferroviari previsto dall’articolo 6 del decreto legge numero 152 del 2021;
  • la Governance delle infrastrutture per l’approvvigionamento idrico (il comma 4 bis dell’articolo 2 del decreto legge 121 del 2021);
  • la procedura per la pianificazione strategica portuale (il comma 1 septies dell’articolo 4 del decreto legge 121 del 2021).
  • infine, entro il 2024 si prevede la riforma della Governance della Piattaforma logistica nazionale (articolo 30 del decreto legge 152 del 2021).

Quali investimenti sono in scadenza nel 2021 e nel 2022?

Tra i traguardi e gli investimenti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza si annoverano:

  • l’infrastruttura per le Zone economiche speciali (Zes);
  • il supporto alla filiera degli autobus;

Saranno invece 13 gli investimenti del Piano complementare (per 20,6 miliardi di euro), tra i quali:

  • quattro per il rinnovo degli autobus, delle ferrovie regionali, per il verde e la socialità, inclusa la riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica. Questi traguardi sono stati già raggiunti con i relativi decreti emanati ad agosto 2021;
  • otto gli investimenti in fase di attuazione avanzata;
  • un investimento, quello di Strade Sicure è in fase di avanzamento entro il 31 dicembre 2021.

In Lombardia importanti finanziamenti per le infrastrutture

La Regione Lombardia ha deciso di stanziare ben 80 milioni di euro da utilizzare per avviare interventi di potenziamento sulle infrastrutture nelle Province.
Si tratta di fondi che riguardano il Patto per la Lombardia siglato tra Matteo Renzi e Roberto Maroni, un accordo mirato ad incentivare lo sviluppo economico, ma anche la coesione sociale e territoriale.

La ripartizione dei fondi è già stata decisa, su base provinciale, e prevede l’erogazione di 11,7 milioni di euro a Bergamo, 13,4 a Brescia, 9 a Monza e anche a Varese, infine 6,3 a Como.
Per Milano verrà invece stabilito un Patto a parte.

La cifra non corrisponde a quella stabilita inizialmente perché sono stati aggiunti altri 600 mila euro. Il motivo deriva dal fatto, come spiegato dall’assessore alle infrastrutture e mobilità Alessandro Sorte, che serviranno per aprire nuovi cantieri per quasi 130 milioni di euro.

Anche la Giunta regionale ha deciso di partecipare e predisporre altri interventi locali, a partire dallo stanziamento di 10 milioni di euro che verranno impiegati per la depurazione dei laghi prealpini, 6 milioni di euro per rinnovare la convenzione con Trenord a beneficio delle Forze dell’Ordine che potranno viaggiare gratuitamente sui mezzi di trasporto regionali.

Vera MORETTI

‘L’Italia è il turismo, e il turismo lavora per l’Italia’

 

Il nostro viaggio nell’industria del turismo italiana fa tappa quest’oggi in quella che può essere considerata per antonomasia la patrie del turismo made in Italy: la riviera romagnola. Per capire qual è la temperatura del settore e l’umore degli addetti ai lavori, le piccole e medie imprese del turismo della Romagna, Infoiva ha intervistato Patrizia Rinaldis, Presidente dell’AIA Rimini, l’Associazione Italiana che raccoglie gli albergatori di Rimini.

Rimini è da sempre un punto fermo del turismo made in Italy, anche in tempi di crisi: confermate quest’affermazione?
Assolutamente si. Fortunatamente vive ancora di un brand e di una reputazione che hanno un valore enorme, sia a livello italiano che internazionale. E’ questo il valore aggiunto che ci ha permesso di superare le difficoltà del momento: Rimini non ha mai perso posizioni, ha mantenuto stabile il numero di presenze turistiche a differenza di altre regioni, è riuscita a mantenere un certo equilibrio rispetto al passato.

Qual è il vostro valore aggiunto?
Rimini mantiene quel famoso rapporto qualità/prezzo che soprattutto in un momento complesso come quello che stiamo attraversando gioca a sua favore e naturalmente a favore delle famiglie. Inoltre è stata premiata dalle presenze turistiche grazie alla sua offerta che non è legata soltanto al balneare, ma spazia grazie alla presenza dei parchi, senza dimenticare le bellezze dell’entroterra. Un ruolo importante è svolto poi dalle operazioni del settore congressuale e fieristico, che hanno contribuito ad aumentare l’appeal del territorio.

Quali sono le vostre prospettive e attese per la stagione turistica 2013 alle porte?
Io sono un’ottimista per natura. E’ vero, i tempi sono cambiati rispetto al passato, la vacanza ormai la si decide all’ultimo momento e non è più generica. Ma Rimini continua ad avere una percentuale di clientela fidelizzata molto alta: se prima era all’80%, adesso siamo attorno al 60%. Sono pochissime le località in Italia che vantano questi numeri.

Più italiani o più stranieri?
La percentuale italiana resta altissima, anche se la presenza straniera è cresciuta negli ultimi anni fino al 28-30%. I turisti stranieri sono importantissimi, perchè vanno a sopperire al calo della domanda interna: Rimini è un crocevia in un momento in cui i dati del turismo sono in continua evoluzione. La gente si muove, viaggia. Le faccio un esempio: i turisti stranieri che provengono dai Paesi del BRICS hanno numeri elevatissimi e una capacità di spesa che prima non avevano. Per noi è importante aprirci a mercati come la Cina, la Russia, un mercato che abbiamo già in parte aggredito in passato ma che è in continua espansione. La crisi porta ad allargare i propri orizzonti.

Come associazione albergatori riminesi su cosa avete deciso di puntare per favorire l’affluenza turistica? (prezzi più bassi, settimane corte, offerte ad hoc…)
Non possiamo puntare sui prezzi più bassi, perché la riviera ha già prezzi molto competitivi ed economici.Oggi occorre più che mai puntare sulla qualità del servizio, per difendere i nostri consumatori e garantire loro standard competitivi, che però hanno un loro costo. Come AIA abbiamo deciso di puntare sulla promozione e sulla professionalità. La nostra filosofia in tempi di crisi è: vendere il sogno della tua vacanza. Una vacanza su misura, che sia davvero un momento di distrazione, divertimento, che soddisfi davvero i sogni e bisogni del turista. Sono convinta poi che la crisi porterà a un miglioramento della professionalità dei nostri operatori, che forse avevano perso lo slancio al rinnovamento. Adesso è più difficile che mai, perché il tuo competitor non è più il tuo vicino ma è il mondo.  Occorre rimboccarsi le maniche, rinnovarsi, evolversi. Il turismo è un’industria sotto tutti i punti di vista e come tale deve essere trattata: anche i nostri albergatori devono pensare che non sono solo affittacamere ma veri e propri imprenditori.

La regione Emilia Romagna offre degli incentivi per chi desidera avviare un’attività turistica nella vostra zona?
No. Il grosso nodo problematico per il turismo nella nostra Regione è il fatto che non siano mai stati previsti incentivi fiscali, soprattutto per quanto riguarda la ristrutturazione. Una volta c’era la Legge 40, poi la Legge 3.  Il turismo è ormai un prodotto maturo e in questo momento ha una necessità enorme di ristrutturarsi perché gli standard qualitativi sono cambiati. Consideri che la sola città di Rimini possiede 1100 strutture ricettive: molte sono datate, noi chiediamo loro di riqualificarsi.  Il problema della regione è che non c’è continuità nell’ aiutare le imprese a riqualificarsi: l’anno scorso i finanziamenti sono stati trovati nel residuo di bilancio, la famosa Legge 3. Quest’anno invece sono stati stanziati circa 7 milioni di euro per l’intera regione Emilia Romagna destinati alla riqualificazione delle strutture congressuali. Il massimo che si può fare con questa cifra è accontentare 28-30 strutture nell’intera regione con un finanziamento di 200 mila euro.

Quali sono le maggiori difficoltà che il vostro settore si trova ad affrontare oggi?
Oltre agli incentivi fiscali, avvertiamo la necessità di una politica di acquisizione da parte degli affittuari, con delle leggi ad hoc che possano sgravare chi decide di acquistare le strutture. Inoltre credo che il turismo abbia bisogno di un’ economia di sviluppo legata alle infrastrutture, alle autostrade, alla qualità della balneazione. Il turismo è un bene primario per il Paese: è triste vedere che l’Italia, che possiede l’82% delle maggiori bellezze artistiche e culturali del mondo, sia scesa agli ultimi posti dal punto di vista turistico.

Se potesse fare un appello al Ministro Gnudi, quali sono le priorità da affrontare per il settore turistico in Italia?
Occorre considerarlo un settore industriale sotto tutti i punti di vista, conferendogli quella dignità che gli spetta di diritto.  Il settore turistico in Italia è l’unico che non ha perso forza lavoro e che continua ad avere un’incidenza positiva sul Pil. Ma deve esserci una cabina di regia sul turismo, le problematiche del settore devono essere affrontate a livello nazionale. L’Italia è il turismo, e il turismo lavora per l’Italia.

Alessia CASIRAGHI

Giulia DONDONI

L’Italia è un cantiere. Fermo.

Non abbiamo fatto in tempo ad applaudire, ieri, l’iniziativa dell’Ance, che ha detto basta ai pagamenti lumaca della Pubblica Amministrazione e ha deciso di citare in giudizio lo Stato qualora continui a non pagare le imprese dell’edilizia, che è arrivata una notizia che ha fa montare ancora di più la rabbia, tanto a noi quanto alle stesse imprese edili.

Ci ha pensato Confcommercio a darcela, presentando il suo Libro bianco sui Trasporti in Italia e parlando delle grandi infrastrutture del nostro Paese decise ma mai deliberate o i cui lavori sono fermi da anni. Una galleria degli orrori che conta 27 protagonisti per un valore complessivo di 31 miliardi di euro. Consideriamo che il presidente dell’Ance Buzzetti, parla di crediti nei confronti dello Stato per 19 miliardi…

Quello che più scoraggia, o fa incazzare, a seconda dei punti di vista, è leggere i tempi di realizzazione che interessano queste grandi incompiute: the winner is…, anzi, are… il tunnel Rapallo Fontanabuona in Liguria e la trasversale Fano-Grosseto in Toscana, che aspettano da 50 anni di vedere la luce. Ma si difendono bene la Pedemontana Veneta (46 anni), la statale 96 Bari-Matera (20 anni), l’autostrada Roma-Latina (11 anni) e la terza corsia dell’A11 in Toscana e il prolungamento dell’A27 in Veneto (5 anni).

Tutte opere che hanno sofferto di blocchi, veti, burocrazia, taglio dei fondi (dice infatti il documento di Confcommercio che “è senza dubbio doveroso tenere nella debita considerazione gli effetti che la grave congiuntura economica inevitabilmente sta esercitando sugli stanziamenti previsti” ma che fanno gridare allo scandalo se si considera quante imprese, che oggi agonizzano, potrebbero trarre beneficio dall’apertura dei vari cantieri.

Va bene la crisi ma, secondo Confcommercio, i difetti e i vizi della burocrazia di casa nostra pesano ancora in maniera troppo rilevante: è infatti evidente “la pericolosa lentezza con cui si stanno utilizzando i 41,2 miliardi di fondi strutturali e FAS stanziati per il quinquennio 2007-2013“. Fondi dei quali è stato utilizzato solo il 12%. E se si va avanti così, a fine 2012 Bruxelles batterà cassa per riavere la sua quota di stanziamento, pari a 2,6 miliardi. Proprio quello che ci vuole, con l’economia in ginocchio e le imprese che si volatilizzano.

E vogliamo parlare di quello che avrebbero significato queste infrastrutture in termini di Pil? Parliamone. Secondo Confcommercio, se l’Italia nel decennio 2001-2010 avesse attualto politiche di miglioramento dell’accessibilità stradale che allineassero il sistema-Paese all’andamento dello stesso indicatore, per esempio, della Germania, si sarebbe registrato un incremento del Pil di 142 miliardi di euro. E se si fosse armonizzato l’accesso alla rete delle infrastrutture tra Nord e Sud del Paese il Pil ne avrebbe beneficiato per circa 50 miliardi nel solo 2010: questo sarebbe valso il portare i livelli di accessibilità medi del Mezzogiorno agli standard raggiunti dalla Lombardia.

E allora, che cosa pensare? Che le imprese di costruzioni fanno bene a picchiare i pugni sul tavolo. Che chi ci governa e ci ha governato forse non ha ben chiaro che migliori infrastrutture significano migliore economia. Che è vero che siamo in periodo di vacche magre (-34% di risorse per nuove infrastrutture dal 2009 al 2011), ma i soldi per far partire i cantieri si possono e si devono trovare tagliando i rami secchi, le sacche di improduttività, le spese irrazionali dello Stato. Che ci meritiamo uno Stato così? Noi non ci vogliamo rassegnare.

Vicenza: missione del sistema camerale in India

La Camera di Commercio di Vicenza promuove la prima missione nazionale del sistema camerale del 2012 che si svolgerà in India dal 14 al 21 aprile 2012.

La missione ha quale soggetto camerale capofila Made in Vicenza, azienda speciale per l’internazionalizzazione dell’ente camerale.

I settori interessati dalla missione sono:
– Infrastrutture, Edilizia e Costruzioni
– Energie Rinnovabili e Ambiente
– Macchine utensili
– Tecnologie Agro Alimentari

L’iniziativa mira a sostenere le PMI italiane nella ricerca di nuove opportunità commerciali in India, facilitando il contatto tra operatori attraverso l’organizzazione di incontri d’affari e/o visite aziendali con potenziali controparti locali.

La missione prevede l’organizzazione di un’agenda personalizzata di incontri d’affari con imprese indiane individuate sulla base delle specifiche esigenze di ogni singola azienda partecipante.

Le adesioni devono essere effettuate entro il 15 marzo 2012.

Fonte: camcom.gov.it

Protec 2011, via alla nuova edizione dal 30 giugno

Al via l’edizione 2011 di Protec, l’evento dedicato alle tecnologie e ai servizi per la protezione civile e ambientale che si tiene al Lingotto Fiere dal 30 giugno al 2 luglio 2011.

Protec è concepito come evento espositivocongressualescientifico tecnico, focalizzato sulla previsione, prevenzione, valutazione e mitigazione dei rischi industrialiambientali.

Nel contesto dell’evento, UCOM-Urgent & Critical Communication Technology si pone come punto di riferimento per la presentazione delle tecnologie informatiche, di telecomunicazione e di infomobilità necessarie ad affrontare la gestione delle situazioni di emergenza in caso di eventi catastrofali.

Nel pomeriggio del primo giorno si parlerà di Infrastrutture, reti e servizi a supporto delle attività in emergenza e in situazioni critiche, condotto dal giornalista informatico Andrea Lawendel. Gli argomenti trattati saranno volti a offrire una panoramica sulle infrastrutture, le reti e i servizi pensati per supportare e assistere efficacemente le attività degli operatori di emergenza on site e da remoto, fino alla mappatura delle soluzioni adatte a garantire integrazione e interoperabilità tra i vari sistemi, con uno sguardo particolare alle necessità di protezione e sicurezza delle reti stesse da intrusioni esterne e alle normative che il settore sta predisponendo.

www.protec-italia.it
info@protec-italia.it

Riforma economica: ecco cosa servirebbe all’Italia per una buona ripresa

Il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi si scaglia contro i problemi fiscali (e non solo) che affliggono il nostro Paese affermando: ”Con un carico fiscale ed una dotazione infrastrutturale come quelle dei paesi Ue, il nostro sistema economico risparmierebbe 108 mld di euro l’anno”. Il nostro sistema economico sconta, in materia di tasse, infrastrutture, giustizia civile, energia, pagamenti della Pubblica Amministrazione e competitività un carico superiore rispetto alla media degli altri Paesi europei.  Bortolussi prosegue: ”Se allineassimo la pressione tributaria italiana (29,1,% del Pil) a quella media europea (24,6% del Pil) il risparmio, in termini di minori imposte e tasse, si aggirerebbe attorno ai 68 miliardi di euro l’anno”.

Altra attenzione importante andrebbe riposta ad un miglioramento del sistema infrastrutturale (strade, porti, aeroporti) che se adeguato permetterebbe di risparmiare 40 miliardi di Euro. In totale con i soldi risparmiati sarebbe possibile garantire 2 milioni e mezzo di potenziali posti di lavoro in più.

La Cgia ricorda che oltre ”all’eccessivo carico fiscale e allo spaventoso deficit infrastrutturale”, il cattivo funzionamento della giustizia civile pesa sul sistema delle imprese per altri 2,7 mld di euro. Senza contare che il maggiore costo annuo sostenuto dalle aziende italiane per l’approvvigionamento energetico, si aggira, per effetto del gap tariffario, attorno ai 7 mld di euro. Aggiungendo anche questi ultimi 2 importi, la cifra complessiva delle storture che gravano sul nostro sistema economico tocca, potenzialmente, i 118 mld di euro circa”.

Vediamo il decalogo stilato dal team di lavoro della Cgia per un risparmio competitivo del nostro Paese:

Imposte tasse e tributi: con una pressione tributaria simile al resto d’Europa si potrebbero risparmiare 68,3 miliardi; Infrastrutture adeguate farebbero risparmiare 40 miliardi; così la Giustizia civile con un +2,7 miliardi.  Simile il discorso per Energia che con una politica differente potrebbe portare far risparmiare 7 miliardi. Molto si potrebbe fare anche per ridurre il Gettito fiscale sulle imprese più elevato rispetto a quello delle imprese spagnole (14,3%), inglesi (13,5%), tedesche (13,0%) e francesi (9,9%) così come una diminuzione dell’ Aliquota implicita media (31,5%). Anche per Ritardo pagamenti P.A. l’Italia non spicca tra i primi posti (con una media di ritardo di 86 giorni) tanto meno per Competitività, in cui si segna  un scarso 46esimo posto (Per la qualità delle istituzioni, invece, il nostro Paese viene valutato al 92esimo posto).

Mirko Zago