Voglia d’Impresa a Torino

Torna a Torino, il 28 e 29 settembre, l’appuntamento dedicato al mondo della neo imprenditoria e a chi vuole mettersi in proprio: Voglia d’Impresa, evento biennale promosso dalla Provincia di Torino.

Nel 2011 si affronterà il tema della crescita imprenditoriale e delle variabili che possono condizionarlo e si analizzerà un aspetto emergente nel panorama del lavoro in proprio: la generazione dei lavoratori a Partita Iva, una realtà a cavallo tra microimprenditoria e lavoro autonomo.

La manifestazione, inclusa nella “Settimana europea delle Pmi 2011”, prevede la partecipazione di rappresentanti delle Istituzioni europee, del Ministero dello Sviluppo economico e del mondo accademico.

Mercoledì 28 settembre si parlerà delle“Politiche e strategie per il sostegno delle PMI in Europa e in Italia”, ci si interrogherà sul tema “Quale ricetta per la crescita e il successo delle piccole imprese” e di come soggetti pubblici e privati possano contribuire a creare un ambiente fertile per lo sviluppo delle piccole imprese del territorio.

Ampio spazio sarà destinato ai professionisti e ai lavoratori autonomi, con un’approfondita analisi dei motivi di questa scelta professionale, in relazione alle trasformazioni del mondo del lavoro e dell’impresa. Infine, giovedì 29, ci si concentrerà su chi opera nei servizi di supporto all’imprenditoria, con un workshop europeo sulle “Professionalità per la creazione e lo sviluppo d’impresa: competenze e strumenti a confronto”.

La partecipazione è gratuita, ma è necessaria l’iscrizione on line.

Clicca qui per scaricare il programma.

Alessia Casiraghi

INPS: ecco i nuovi importi contributivi per i lavoratori agricoli

Con circolare n. 76/2011, l’Inps definisce gli importi della contribuzione dovuta dai lavoratori autonomi agricoli, dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali per l’anno 2011. Con decreto del Direttore Generale per le Politiche Previdenziali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 6 maggio 2011, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è stato determinato il reddito medio convenzionale, per l’anno 2011, in Euro 51,47. Le aliquote da applicare al suddetto reddito rimangono immutate rispetto a quelle applicate gli anni precedenti, in quanto già a partire dal 2003 è stato raggiunto l’aumento complessivo di 3 punti percentuali previsto dall’art. 3, comma 3, del decreto legislativo n. 146/1997.

  • 18,30% (ridotta a 15,80% per i soggetti di età inferiore a 21 anni) per la generalità delle imprese;
  • 15,30% (ridotta a 10,80% per i soggetti di età inferiore ai 21 anni) per le imprese ubicate in territori montani o in zone svantaggiate.

Le aliquote complessive per il calcolo del contributo invalidità, vecchiaia e superstiti ammontano a:

  • per i maggiori di 21 anni

20,30% (per le zone normali)

17,30% (per i territori montani e le zone svantaggiate)

  • per i minori di 21 anni

17,80% (per le zone normali)

12,80% (per i territori montani e le zone svantaggiate).

Anche per l’anno 2011 il contributo annuo, dovuto ai fini della copertura degli oneri derivanti dall’erogazione dell’indennità giornaliera di gravidanza e puerperio, è fissato nella misura di € 7,49, ai sensi dell’articolo 49 della legge 23 dicembre 1999, n. 488.

Per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dai coltivatori diretti, mezzadri e coloni, per l’anno 2011 resta fissato il contributo nella misura capitaria annua di:

  • € 768,50 (per le zone normali)
  • € 532,18 (per i territori montani e le zone svantaggiate).

E’ stato determinato  l’addizionale sui contributi assicurativi agricoli con un aumento del 1,60 % dell’aliquota vigente per l’anno 2009. Pertanto, l’Inps, quale ente preposto alla riscossione dei contributi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali, provvederà al recupero del predetto contributo. Il recupero sarà posto in riscossione unitamente all’imposizione contributiva relativa all’anno 2011 tramite lo stesso modello F24.

Una scheda riassuntiva dei contributi, periodi e aliquote è presente qui.

Mirko Zago

Famiglia e lavoro: 500mila euro per finanziare gli orari flessibili

Il DPCM n. 277 del 23 dicembre 2010 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 101 del 3 maggio 2011), che contiene il regolamento con i criteri e modalità per la concessione dei contributi in favore di aziende che applichino accordi contrattuali che prevedono azioni positive per la flessibilità di orario, come previsto dall’articolo 9 della legge n. 53 dell’8 marzo 2000 prevede una dotazione di 500mila euro per finanziare gli orari flessibili.

I progetti che verranno finanziati riguardano quelli che consentiranno ai lavoratori dipendenti e ai lavoratori autonomi (entro la cifra du 35 mila euro) di usufruire di forme di flessibilità degli orari e dell’organizzazione del lavoro, per prendersi cura dei figli fino a otto anni (12 anni in caso di affidamento o adozione). Si considerano  forme flessibili il part time reversibile, il telelavoro e il lavoro a domicilio, l’orario flessibile in entrata o in uscita, la banca delle ore, la flessibilità sui turni, l’orario concentrato.

In seguito al periodo di congedo sono previsti anche progetti di reintegrazioni, anch’essi finanziati con la dotazione annunciata. La data di entrata in vigore è il 18 maggio 201, entro la fine del mese uscirà il bando per fare domanda.

Mirko Zago

A La Spezia, Progetto Starter 2011 per i futuri imprenditori

Tutto è pronto nella Provincia di La Spezia e tra poco più di una settimana apriranno le iscrizioni per aderire alla nuova edizione 2011 del Progetto Starter.

L’iniziativa é destinata agli aspiranti imprenditori, agli aspiranti lavoratori autonomi e ai neo-imprenditori che intendano costituire un’impresa e/o un’attività autonoma o abbiano costituito un’impresa appartenente a qualsiasi settore sul territorio provinciale della Spezia.

Grazie al Progetto Starter, costoro potranno muovere i primi passi delle propri nuove attività imprenditoriali o autonome.

Il progetto si articola in 3 tipologie di percorso:

PERCORSO 1 – Rafforzamento competenze imprenditoriali, Accompagnamento, Incentivazione e Tutoring allo start-up

a) sessioni info-formative di rafforzamento delle competenze imprenditoriali;
b) tutoraggio per redazione business plan;
c) validazione business plan;
d) erogazione di incentivo a fondo perduto pari a 4.700 euro al momento della costituzione;
e) tutoring/monitoraggio nella fase di start-up.

PERCORSO 2 – Accompagnamento, Incentivazione e Tutoring allo start-up

a) tutoraggio per redazione business plan;
b) validazione business plan;
c) erogazione di incentivo a fondo perduto pari a 4.700 euro al momento della costituzione;
d) tutoring/monitoraggio nella fase di start-up.

PERCORSO 3 – Incentivazione e Tutoring allo start-up

a) validazione business plan;
b) erogazione di incentivo a fondo perduto pari a 4.700 euro al momento della costituzione;
c) tutoring/monitoraggio nella fase di start-up.

L’erogazione dei contributi avverrà tramite procedura a sportello. Per partecipare: la domanda di iscrizione (a seconda che si sia nella c ategoria neo imprenditore, aspirante imprenditore/aspirante lavoratore autonomo) può essere inviata a partire dal 14 marzo 2011, a mezzo posta all’indirizzo:

Provincia di La Spezia
Servizio Politiche alla Formazione professionale
Via Valle, 12
19124 La Spezia

Paola Perfetti

Intervista a Ivan Guizzardi, segretario nazionale FeLSA-Cisl

di Davide PASSONI

Controcanto torna con una intervista e, dopo la politica, ora tocca al mondo sindacale. Non sbuffate e mettete via per un attimo i preconcetti. Del resto, i lettori affezionati di Infoiva lo sanno: la nostra testata non è mai stata particolarmente tenera con i sindacati, specialmente con quanti, nel 2011, sposano concezioni anacronistiche del mondo del lavoro e difendono privilegi ormai indifendibili.

Eppure, nei rapporti tra mondo sindacale e libere professioni, qualcosa si muove e dà vita a realtà che guardano con più attenzione all’universo delle partite IVA, forzate o convinte che siano. È il caso di FeLSA-Cisl, che dà voce a somministrati, collaborazioni coordinate, partite iva e lavoratori autonomi. Abbiamo sentito il segretario nazionale Ivan Guizzardi e ci siamo fatti spiegare se e perché può essere virtuosa una collaborazione tra sindacato e partitivisti.

Partiamo da un dato di fatto: i lavoratori a partita IVA si sentono scarsamente rappresentati dai sindacati tradizionali. Perché questo, a suo avviso, e che cosa può dire a questo proposito FeLSA-Cisl?
La Cisl tutela da una dozzina d’anni il lavoro atipico e da una ventina circa i lavoratori autonomi, con una particolarità nella sua azione che nasce dalla cultura, propria di questo sindacato, di tutelare il lavoro in tutte le sue forme, non solo quello dipendente: a noi interessano la rappresentanza e le tutele del mondo del lavoro, è l’elemento cardine su cui ci muoviamo. Detto questo, la sua domanda è pertinente. Non c’è dubbio che la forza e gli interessi dei sindacati coincidono in larga misura, se non nella loro totalità, con quanto deriva loro dal lavoro dipendente. Il passaggio importante è avvenuto una dozzina di anni fa quando, di fronte al crescente fenomeno delle collaborazioni e delle somministrazioni, il sindacato si è reso conto che doveva cominciare a misurarsi con esso e non ne poteva prescindere, che doveva misurarsi con esigenze e bisogni caratterizzati da una tipologia e da una natura nuove. Infatti, i professionisti, nella loro particolarità, hanno esigenze e richieste che c’entrano in pieno con il mondo del lavoro.

E dunque, che fa il sindacato?
Oggi il sindacato è ancora poco rappresentativo nel campo del lavoro autonomo; la Cisl è stata la prima a occuparsene perché ne ha fatto una categoria, una federazione. Se si tiene conto che nella Cisl le federazioni hanno piena titolarità, aver riconosciuto questo è come aver dato dignità alla categoria. Anche gli altri sindacati si stanno ponendo di fronte all’esigenza di rappresentare questo mondo e tutti ci rendiamo conto di non poter trasferire su collaboratori e professionisti una concezione che applichiamo al lavoro dipendente, perché se è vero che molti professionisti lavorano a partita IVA perché obbligati a farlo, è pur vero che moltissimi hanno scelto liberamente di farlo. Io dico che hanno fatto uno scambio tra maggior tutela e maggior rappresentanza con maggiore libertà.

Non devono certo essere “puniti” per questo…
No, certo. C’è gente “subisce” la partita IVA perché non trova la possibilità di un lavoro dipendente e chi invece, tra le altre cose, la sceglie per non dover dipendere dai ritmi e dai diktat di qualcuno: è una scelta che rispettiamo e che pensiamo meriti delle tutele, le quali hanno una loro particolarità ma non sono certo di serie B. Si tratta di accompagnare questa intrapresa personale, che è importante per chi la fa e per l’economia del Paese.

Che cosa cambiare quindi, per introdurre le tutele di cui parla?
Nel mondo delle libere professioni c’è oggi un certo fermento, specialmente intorno a determinati aspetti fiscali, alla mancanza di ammortizzatori sociali ecc… Alcune tutele sono state introdotte e rafforzate dalla legge Biagi, valga per tutti il versamento previdenziale che all’inizio, quando era al 10%, era percepito quasi come una tassa mentre oggi, col versamento del 26,80%, il delta con quello che caratterizza il lavoro dipendente, al 33%, non è più così esagerato. Alla luce di questo, come sindacato riteniamo innanzitutto che, pur nella diversità di tipologia professionale e di scelte di lavoro, il trattamento previdenziale per professionisti e dipendenti debba essere lo stesso. Poi, come secondo punto, si devono rafforzare le tutele. Per esempio, non tutti sanno che all’interno di questo 26,80% c’è uno 0,50% che va in prestazioni e che attualmente dà diritto ad assegni familiari, a una diaria per prestazioni sanitarie e all’assegno di maternità. Noi sosteniamo che questo 0,50% debba essere rafforzato per consolidare il fondo previsto in Finanziaria a tutela di chi ha perso il lavoro e per investire in formazione, fondamentale per questa tipologia di lavoratori. Inoltre, questi soldi devono essere gestiti non dall’Inps ma da un fondo: finché li gestisce l’Inps ha un unico interesse, quello di fare cassa, e l’ente non fa conoscere le prestazioni o quantomeno ne rende difficile l’accessibilità. Ultimo punto, bisogna pensare a forme di previdenza integrativa anche per questo tipo di lavoratori. Su tutto questo FeLSA sta proponendo e approfondendo un ragionamento articolato.

Con quali strumenti e in che sedi?
Quelli di cui ho appena parlato saranno alcuni dei punti che inseriremo nel nostro programma quando discuteremo dello statuto dei lavori; come Cisl vorremmo che queste e altre tutele diventino operative presto. Noi pensiamo che non ci sia un sindacato che deve dire al professionista di che cosa ha bisogno, ma che il professionista, con altri professionisti, costruisca insieme al sindacato gli strumenti a tutela dei propri interessi e dei propri bisogni. Questa è la modalità con cui ci muoviamo. Non a caso, se fino a oggi la Cisl aveva lavoratori iscritti nelle diverse categorie professionali, ora li iscrive direttamente come singoli, in modo da poter costruire con loro queste tutele.

Vi confrontate con gli altri sindacati su queste tematiche?
Sì, ci confrontiamo. Naturalmente Cgil, Cisl e Uil rappresentano di più il lavoro dipendente, ma anche Uil ha recentemente dato vita a UIL Temp.@ per somministrati, atipici e lavoratori autonomi, così come con FeLSA. Con Cgil c’è ancora una distinzione, visto che non ha idea di rappresentare i professionisti direttamente. La nostra posizione è quella di fare degli accordi quadro in cui stabilire alcuni elementi minimali, dal compenso al tipo di prestazioni, inserendo alcune tutele in base alla diverse professionalità. Come sindacato portiamo avanti quest’opera utilizzando il nostro strumento principe, la contrattazione, con gli accordi da un lato e la costitutizone di tavoli con il governo dall’altro.

Che messaggio si sente di lanciare ai partitivisti che leggono Infoiva, che spaziano dal parrucchiere al piccolo imprenditore?
In un mondo in cui i rapporti di lavoro non sono più determinati dall’autorità ma da un concetto di lavoro di partecipazione, i lavoratori autonomi e i professionisti hanno piena dignità e hanno molto da dire in termini di propositività: si tratta di mettersi assieme per affermare che certe esigenze non possono che essere costruite in un percorso comune. Il sindacato non è l’unico interlocutore, ma voglio dire ai professionisti non ci devono sentire come un avversario: nel mondo del lavoro attuale il concetto di lavoro dipendente contrapposto alle libere professioni non ha alcun senso e il sindacato si propone per tutelare entrambe le forme. In una logica in cui il lavoro ha una dignità in se stesso, nell’uomo che lo intraprende e in ciò che vuole costruire, quest’uomo ha un interesse che lo accomuna ad altri uomini: ciò che serve è creare delle realtà che sappiano accompagnarlo in questo percorso lavorativo. Si raggiunge un peso non tanto per quanti si è in una determinata categoria, quanto per la capacità di esercitare un diritto e incanalarlo rispetto a bisogni ed esigenze comuni.

FOTO: http://www.cislvicenza.it/