Chi deve presentare la domanda per il bonus 200 euro e come fare?

Ci sono categorie di lavoratori che per ottenere il bonus 200 euro, previsto dal Governo per far fronte ai rincari generalizzati degli ultimi mesi, devono presentare domanda. Ecco chi sono e come devono presentare istanza per il bonus 200 euro.

Quali lavoratori devono presentare la domanda per il bonus 200 euro?

Abbiamo visto che i lavoratori dipendenti del settore privato per accedere al bonus di 200 euro devono semplicemente presentare l’autodichiarazione al datore di lavoro. Puoi trovare il modulo all’articolo: Bonus 200 euro dipendenti: modulo ufficiale dell’Inps per autodichiarazione. I dipendenti pubblici, i pensionati, percettori di reddito di cittadinanza, NASpI, Dis-Coll e altri sussidi invece lo ricevono in automatico. Vi sono, infine, dei lavoratori che devono richiederlo all’INPS. Ecco chi sono.

Devono presentare la domanda per il bonus 200 euro, come previsto dall’articolo 32 del decreto legge 50 del 2022:

  • lavoratori domestici;
  • titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
  • lavoratori stagionali con contratto a tempo determinato o intermittente;
  • iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo;
  • autonomi occasionali privi di partita Iva;
  • incaricati alle vendite a domicilio.

I lavoratori domestici hanno tempo fino al 30 settembre per richiedere il contributo e riceveranno in breve tempo il contributo. Le altre categorie di lavoratori invece potranno inoltrare la domanda fino al 31 ottobre e i pagamenti saranno disposti dal mese di ottobre.

Come presentare la domanda per ottenere il bonus 200 euro

Per poter presentare la domanda è necessario accedere al sito dell’INPS con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS. Fatto ciò è necessario andare all’area “Prestazioni e Servizi”, a questo punto è necessario selezionare la categoria di lavoratori a cui si appartiene e procedere con la  compilazione delle schede per la richiesta accedendo alla voce “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche . In alternativa è possibile utilizzare il servizio di Contact Center Multicanale dell’Inps, telefonando gratuitamente al numero verde 803.164 da rete fissa oppure, a pagamento, allo 06.164164 da rete mobile, oppure avvalersi della consulenza di un patronato.

Per conoscere i dettagli volti al pagamento del bonus 200 euro è possibile scaricare la circolare 73 del 24 giugno 2022 dell’INPS, sezione 7.

Maternità e paternità per lavoratori dello spettacolo. Circolare INPS 182/21

Con la circolare 182 del 10 dicembre 2021 l’INPS ha dettato le regole per la maternità e paternità per lavoratori dello spettacolo dipendenti e autonomi.

Circolare 182 del 2021 dell’INPS: maternità e paternità per lavoratori dello spettacolo

Il decreto Sostegni Bis (DL 73/2021), entrato  in vigore il 26 maggio 2021, con l’articolo 66 comma 3 ha introdotto delle novità inerenti il sostegno alla maternità e paternità con modifiche al Testo Unico. Con la circolare 182 l’INPS mette invece in evidenza gli aspetti operativi di tale sostegno per i lavoratori dipendenti e autonomi. La circolare prevede che nel caso in cui la lavoratrice abbia sia rapporti di lavoro subordinato che rapporti di lavoro autonomo, si applichi la disciplina prevista per l’ultimo contratto sottoscritto. Inoltre stabilisce che nel caso in cui la lavoratrice al momento dell’inizio del periodo di maternità non abbia rapporti di lavoro in corso, è comunque prevista la tutela della maternità e paternità nel caso in cui negli ultimi 12 mnesi ci siano stati rapporti di lavoro.

Maternità e paternità per lavoratori dello spettacolo con contratto di lavoro dipendente

In base all’articolo 59 bis del Testo Unico sulla Tutela della maternità e paternità, così come modificato dal decreto Sostegni Bis i lavoratori dello spettacolo le tutele previste dalla normativa vengono riconosciute ai lavoratori dello spettacolo iscritti al Fondo Pensione Lavoratori dello Spettacolo, le stesse si differenziano in base alla tipologia di contratto.

Per i lavoratori dipendenti è previsto l’obbligo di astensione dal lavoro per la madre nei due mesi precedenti il parto e tre mesi successivi all’evento. Gli eventuali giorni non goduti prima del parto, possono essere goduti successivamente (ad esempio in caso di parto prematuro, oppure quando si decide di posticipare l’uscita dal lavoro). In questo periodo è prevista l’erogazione di un’indennità pari all’80% retribuzione media globale giornaliera.

Per i lavoratori dello spettacolo con contratto di lavoro dipendente sono previste le tutele riconosciute alle altre lavoratrici, cioè  tutela del parto prematuro, sull’interruzione volontaria o spontanea di gravidanza, rinvio e sulla sospensione del congedo di maternità, prolungamento del diritto alla corresponsione dell’indennità, adozioni e affidamento.

Ai lavoratori dello spettacolo si applicano anche le regole del congedo parentale. Lo stesso può essere usufruito durante i primi 12 anni di vita del bambino, può essere utilizzato da entrambi i genitori per un periodo massimo di 6 mesi, se il padre utilizza più di 3 mesi di congedo parentale, può usufruire in totale di 7 mesi. Il periodo complessivo di congedo parentale è di 10 mesi, elevati a 11 se il padre usufruisce di almeno 3 mesi.

Il congedo parentale può essere usufruito sull’intera giornata lavorativa o per un periodo frazionato nell’arco della giornata.

I genitori nel periodo in cui usufruiscono del congedo parentale hanno diritto al 30% della retribuzione.

Lavoratori dello spettacolo: maternità e paternità per i lavoratori autonomi

Sappiamo bene che i lavoratori dello spettacolo spesso sono inquadrati come liberi professionisti con partita IVA e non come lavoratori dipendenti. In questi casi le norme che si applicano per la tutela della maternità e della paternità sono diverse. Per le lavoratrici autonome è prevista l’astensione dal lavoro per gli ultimi due mesi prima della data presunta del parto e 3 mesi successivi. In questo caso l’indennità è pari all’80% della retribuzione media globale giornaliera. Per accedere è necessario essere iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo.

Per le lavoratrici autonome vi è la possibilità di continuare a lavorare anche nel periodo di maternità, quindi non c’è l’astensione obbligatoria dal lavoro. Cambia anche il congedo parentale che può essere usufruito per 3 mesi con la retribuzione al 30% ma solo nel primo anno di vita del bambino, quindi il periodo risulta molto ridotto rispetto al caso dei lavoratori dipendenti.

Per poter fruire del congedo parentale è necessario che il lavoratore:

  • presenti la domanda all’Istituto (INPS) prima dell’inizio del congedo al massimo nel giorno in cui inizia il congedo;
  • comunichi ai committenti l’astensione dal lavoro. I periodi di congedo sono coperti da contribuzione figurativa.

Il periodo di congedo parentale viene riconosciuto solo alle lavoratrici e non ai lavoratori.

Come si calcola l’indennità di maternità e paternità per lavoratori dello spettacolo

La circolare chiarisce anche come viene calcolata l’indennità, sia quella all’80% sia quella al 30% riconosciuta per il congedo parentale. I lavoratori dello spettacolo non hanno solitamente retribuzioni fisse, i compensi cambiano in base al singolo lavoro e al singolo committente, quindi è necessario avere una base di riferimento. La circolare sottolinea che si fa riferimento agli importi ricevuti nei 12 mesi antecedenti rispetto all’inizio del periodo indennizzabile.

Sono esclusi i redditi derivanti da attività diverse rispetto a quelle svolte nel mondo dello spettacolo. Per i lavoratori autonomi e dipendenti con contratto a tempo determinato, le indennità sono corrisposte dall’INPS. Per i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato sono erogati dal datore di lavoro e poi restituite dall’INPS al datore di lavoro.

Come vanno in pensione artisti e lavoratori dello spettacolo?

Quali sono i requisiti affinché gli artisti e i lavoratori dello spettacolo maturino il diritto di andare in pensione? Proprio durante l’anno 2021 sono stati modificati alcuni requisiti di calcolo per le pensioni a decorrere decorrere dal 1° agosto scorso. La novità più consistente riguarda il requisito contributivo minimo per il diritto a un anno intero di anzianità utile per la pensione.

Pensioni lavoratori dello spettacolo, come calcolare le giornate lavorative?

Per le pensioni degli artisti, a partire dal 1° luglio 2021 e a decorrere dalle uscite del 1° agosto 2021, l’anno di contribuzione si calcola non più con 120 giornate lavorative, ma con 90. Dei 90 giorni, almeno 60 devono essere stati svolti in attività lavorative nel settore dello spettacolo. I restanti 30 giorni possono essere stati svolti in qualsiasi ambito lavorativo. Ovvero ad attività riconducibili in altre gestioni previdenziali. Sono comprese l’Assicurazione generale obbligatoria (Ago), il Fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld) o dei lavoratori agricoli autonomi, ma anche i contributi volontari e figurativi.

Artisti, delle 90 giornate di lavoro, 2/3 devono essere state svolte nello spettacolo

Come specifica il comma 17 dell’articolo 66 del decreto legge numero 73 de 2021, “ai fini dell’accesso al diritto alle prestazioni, i requisiti contributivi da far valere ai fini degli articoli 6 e 9 del decreto del Presidente della Repubblica 31 dicembre 1971, numero 1420, devono riferirsi per almeno due terzi ad effettive prestazioni lavorative svolte nel settore dello spettacolo”. Restano escluse da questa norma i ballerini e tersicorei per i quali il calcolo deve essere fatto sulle effettive giornate lavorative svolte nella relativa qualifica (90 su 90).

Lavoratori dello spettacolo, servono 90 giornate lavorative all’anno per i contributi

L’abbassamento delle giornate utili per far valere un anno pieno di contributi è stato operato dal decreto numero 73 del 2021. La legge numero 106 del 2021 ha convertito il decreto. Lo stesso decreto Sostegni bis ha esteso anche l’obbligo assicurativo al Fondo pensione dei lavoratori dello spettacolo (Fpls) a nuove categorie di lavoratori. La novità del calcolo dell’anno di contribuzione con 90 giornate lavorate ai fini della pensione riguarda i lavoratori appartenenti al Gruppo A elencati dal decreto ministeriali del 15 marzo 2005. Si tratta prevalentemente degli attori, dei conduttori, dei registi e dei cantanti.

Pensioni spettacolo, come considerare le giornate di lavoro per attività di formazione, insegnamento e promozionali?

La giornata lavorativa rientrante nelle 90 richieste per far valere un anno di contribuzione ai fini della pensione, può riguardare anche le attività di insegnamento o di formazione o quelle a carattere promozionale. Con l’entrata in vigore del decreto Sostegni bis, anche queste attività rientrano nel conteggio delle giornate utili ai fini pensionistici. Il calcolo vale anche se le giornate sono svolte a tempo determinato. Purché si tratti di lavoratori che abbiano le qualifiche professionali per rientrare nel Gruppo A.

Pensione di vecchiaia lavoratori spettacolo con contributi prima del 1996

Chiarito il metodo di calcolo delle giornate lavorative, è necessario verificare i requisiti (ovvero l’età anagrafica e il numero di anni di giornate lavorative) necessari per andare in pensione. Una prima suddivisione dei lavoratori dello spettacolo e degli artisti si può fare in base ai versamenti fatti prima o dopo il 31 dicembre 1995. Per chi ha lavorato entro la fine del 1995, i requisiti della pensione di vecchiaia sono i seguenti:

  • per il gruppo ballo (ballerini, coreografi, tersicorei, assistenti coreografi) fino al 31 dicembre 2024 la pensione di vecchiaia si raggiunge all’età di 47 anni con almeno 20 anni di contributi versati;
  • i registi, i produttori, i bandisti, le maestranze e i tecnici con contratto a tempo determinato e per impiegati, operai e maestranze con contratto a tempo indeterminato, vanno in pensione di vecchiaia a decorrere dai 66 anni e 7 mesi con 20 anni di contributi;
  • il gruppo cantanti, artisti lirici e orchestrali va in pensione a 62 anni (uomini) e a 61 anni (donne) con 20 anni di contributi.

Pensioni lavoratori spettacolo con contributi dopo il 31 dicembre 1995

Per i lavoratori dello spettacolo con contributi versati dopo il 31 dicembre 1995, le regole di pensionamento di vecchiaia sono i seguenti:

  • i lavoratori lavoratori del gruppo ballo con contributi a partire dal 1° gennaio 1996 (sistema “contributivo”) i requisiti della pensioni di vecchiaia sono i medesimi dei lavoratori con contributi entro il 1995;
  • registi, produttori, bandisti iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo l’età minima di uscita per la pensione di vecchiaia è la medesima (66 anni e 7 mesi).

Pensione anticipata lavoratori dello spettacolo: ecco i requisiti

Per la pensione anticipata dei lavoratori dello spettacolo (cantanti, artisti lirici, orchestrali, atttori, conduttori, direttori d’orchestra e relativi operatori), con contributi entro il 31 dicembre 1995, i requisiti sono i seguenti:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi con 3 mesi di finestra mobile (per gli uomini);
  • 41 anni e 10 mesi di contributi con 3 mesi di finestra mobile (per le donne).

Pensione anticipata artisti e lavoratori spettacolo a 63 anni

I requisiti rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2028. Gli stessi requisiti di uscita sono applicati anche ai lavoratori che hanno iniziato a contribuire dopo il 31 dicembre 1995. Questi ultimi possono, in alternativa, ricorrere alla pensione anticipata contributiva. I requisiti richiesti sono:

  • età minima di 63 anni;
  • 20 anni di contributi versati;
  • assegno di pensione mensile almeno di 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

 

Esonero contributivo, come funziona per turismo, stabilimenti termali e commercio, cultura e spettacolo

Non c’è alcuna limitazione particolare per i datori di lavoro che operano nei settori del turismo, degli stabilimenti termali e del commercio, del settore creativo, cultura e dello spettacolo che, avendo beneficiato dei trattamenti di integrazione salariale nel periodo da gennaio a marzo 2021, vogliano utilizzare l’esonero dei contributi previsto dall’articolo 43 del decreto legge numero 73 del 2021.

Esonero contributivo e datori di lavoro che hanno usato la Cassa Covid da gennaio a marzo 2021

Sulla questione è intervenuta l’Inps con la circolare numero 140 del 2021. Secondo quanto spiegato dall’Istituto previdenziale nella comunicazione, l’esonero contributivo può essere richiesto e ottenuto a prescindere dal tipo di ammortizzatore usato nei primi tre mesi del 2021. Pertanto, potranno fare richiesta non solo i datori di lavoro che hanno utilizzato la Cassa Covid, ma anche coloro che hanno presentato richiesta per causali differenti.

Cosa prevede il decreto Sostegni bis sull’esonero contributivo

Nel dettaglio, il decreto legge numero 73 del 25 maggio 2021 (decreto Sostegni bis), poi convertito nella legge numero 106 del 2021, prevede al comma 1 del comma 43 che “ai datori di lavoro privati dei settori del turismo e degli stabilimenti termali e del commercio, nonché del settore creativo, culturale e dello spettacolo, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è riconosciuto, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a loro carico, fruibile entro il 31 dicembre 2021, nel limite del doppio delle ore di integrazione salariale già fruite nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2021, con esclusione dei premi e dei contributi dovuti all’Inail. L’esonero è riparametrato e applicato su base mensile”.

Esonero contributivo e integrazione salariale

Dunque, come descritto espressamente dall’articolo in questione, l’esonero contributivo è riconosciuto dal 26 maggio 2021 nel limite del doppio delle ore di integrazione salariale già utilizzate nei mesi da gennaio a marzo del 2021. Pertanto, nel predetto periodo, i datori di lavoro devono aver fruito, anche parzialmente, dei trattamenti di integrazione salariale.

Chi può accedere all’esonero dei contributi?

Al beneficio dell’esonero contributivo previsto dall’articolo 43, possono accedere i datori di lavoro privati dei settori del turismo, degli stabilimenti termali e del commercio, del settore creativo, culturale e dello spettacolo, che abbiano fatto uso dei trattamenti di integrazione salariale tra gennaio e marzo 2021. L’individuazione dei settori di attività richiede il richiamo ai codici Ateco corrispondenti alle diverse attività.

Requisiti dei datori di lavoro del turismo e spettacolo per l’esonero contributivo

Il requisito fondamentale affinché l’Inps riconosca l’esonero contributivo dei datori di lavoro dei settori enunciati, dal turismo allo spettacolo, è che lo stesso, identificato dalla matricola Inps, abbia fruito di trattamenti di integrazione salariale tra gennaio e marzo scorsi, indipendentemente dal fatto che i lavoratori in forza nei mesi in cui si fruisca dell’esonero siano gli stessi o meno di quelli che erano in forza durante l’utilizzo dei trattamenti di integrazione salariale.

Misura dell’esonero contributivo

L’importo dell’esonero di cui all’articolo 43 del decreto Sostegni bis è corrispondente al doppio delle ore di integrazione salariale già utilizzate nei primi tre mesi del 2021. Sono esclusi i contributi Inail e i premi. Dunque per stabilire la misura dell’esonero è necessario calcolare la contribuzione datoriale che non è stata versata in rapporto al doppio delle ore degli ammortizzatori sociali usufruite da gennaio a marzo 2021.

Quali contributi non sono oggetto di esonero?

Inoltre, ai fini dell’esonero contributivo, il richiedente non deve far riferimento:

  • al contributo relativo al Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto;
  • ai contributi dovuti ai fondi di solidarietà degli articoli 26, 27, 28 e 29 del decreto legislativo numero 148 del 2015;
  • allo 0,30% destinato al finanziamento dei fondi interprofessionali per la formazione continua.
  • ai contributi destinati alla previdenza complementare o fondi di assistenza sanitaria;
  • ai contributi di solidarietà a favore dei lavoratori dello spettacolo e a quelli per gli sportivi professionisti.

Condizioni di regolarità per ottenere l’esonero contributivo

Il beneficio dell’esonero contributivo è inoltre sottoposto a ulteriori condizioni. In particolare:

  • il richiedente deve essere in regola con gli obblighi di contribuzione previdenziale;
  • non vi devono essere state violazioni sulla tutela delle condizioni di lavoro e altri obblighi previsti dalla legge;
  • devono essere stati rispettati gli accordi e i contratti collettivi nazionali.

Cumulabilità esonero contributivo con altre misure

L’esonero contributivo è cumulabile con altre tipologie di esoneri contributivi contemplati dalle norme vigenti. Il limite di spettanza è rappresentato dalla misura della contribuzione dovuta. È tuttavia da verificarsi che gli altri esoneri, a loro volta, non prevedano la non cumulabilità con altre misure.

Lavoratori dello spettacolo, le nuove regole per maternità, malattie, infortuni e pensioni

Per i lavoratori dello spettacolo dallo scorso 1° luglio sono arrivare le nuove regole che riguardano la maternità, la malattia, l’infortunio, la disoccupazione, i contributi e le pensioni. Il nuovo sistema di welfare per i lavoratori dello spettacolo è diventato legge con la conversione del decreto “Sostegni bis” nella legge numero 106 del 2021.

Cosa cambia per i lavoratori dello spettacolo con il nuovo welfare?

Più nel dettaglio, ci si chiede cosa sia cambiato per i lavoratori dello spettacolo con le nuove regole del welfare. Innanzitutto, gli interessati possono godere di un rafforzamento delle tutele assistenziali, a partire dalla genitorialità, con la modifica del calcolo delle indennità. Infatti, si è provveduto a modificare il sistema di calcolo delle indennità: l’ammontare giornaliero va parametrato al reddito maturato nei 12 mesi che precedono il periodo indennizzabile. In precedenza il periodo di riferimento era limitato alle ultime 4 settimane.

Nuove tutele assistenziali per i lavoratori dello spettacolo: meno contributi per la malattia

Inoltre, dal 1° luglio sono cambiate le tutele assistenziali per i lavoratori dello spettacolo con la previsione di meno contributi a copertura della malattia. Infatti, per usufruire dell’indennità economica durante la malattia, i contributi giornalieri versati al Fondo pensione dei lavoratori dello spettacolo devono essere pari a 40 e non più a 100.  I lavoratori dello spettacolo devono aver versato i contributi a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello della malattia stessa.

Retribuzione giornaliera ai fini assistenziali

Passa da 67,14 euro a 100 euro la retribuzione massima giornaliera prevista nei casi assistenziali. La retribuzione massima di 100 euro, dunque, riguarda:

  • le prestazioni e i contributi del Servizio sanitario nazionale;
  • le prestazioni per le indennità economiche della malattia e della maternità.

I lavoratori dello spettacolo, anche autonomi, sono inoltre assicurati presso l’Inail. A tal fine l’adesione è automatica: è sufficiente l’iscrizione al Fondo pensione dei lavoratori dello spettacolo.

La disoccupazione dei lavoratori dello spettacolo

Il decreto legge “Sostegni bis” ha introdotto un’importante novità in tema di ammortizzatori sociali. Infatti, è prevista a partire dal 1° gennaio 2022, l’assicurazione per la disoccupazione involontaria dei lavoratori autonomi dello spettacolo, chiamata “Alas“. L’indennità si rende necessaria per l’assenza di veri ammortizzatori sociali a favore di questa categoria di lavoratori autonomi e per l’impossibilità di accesso alla disoccupazione Naspi.

Lavoratori dello spettacolo: come possono accedere alla disoccupazione dal 2022?

Per accedere all’Alas, si richiede:

  • la non esistenza di rapporti di lavoro subordinato o autonomo;
  • l’aver maturato, nell’ultimo anno, almeno 15 giornate di contribuzione;
  • un reddito riferito all’ultimo anno non eccedente i 35.000 euro.

Disoccupazione lavoratori dello spettacolo, a quanto ammonta l’indennità di disoccupazione?

L’indennità di disoccupazione per i lavoratori dello spettacolo, a partire dal 2022, verrà corrisposta mese per mese per un numero di giornate pari alla metà di quelle relative alla contribuzione al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo. Il calcolo delle giornate comprende quelle che vanno dal 1° gennaio del precedente anno fino alla conclusione dell’ultimo rapporto di lavoro.

Lavoratori dello spettacolo: le novità sui contributi previdenziali e sulle pensioni

Novità arrivano dal decreto “Sostegni bis” anche per quanto concerne i contributi previdenziali e le pensioni dei lavoratori dello spettacolo. Si riducono i contributi giornalieri, da 120 a 90, affinché possa essere riconosciuta al lavoratore l’annualità intera di contribuzione. Per gli attori cinematografici e audiovisivi, che in media maturano un numero di giornate inferiore, il calcolo varia. Infatti, per ogni giornata contributiva di versamento al Fondo pensioni ne viene accreditata un’altra, fino al raggiungimento delle 90 previste per la maturazione di un’annualità.

Bonus giornate accreditate ai fini della contribuzione

I lavoratori dello spettacolo che fossero sotto la soglia di reddito e con almeno 45 giornate di contributi, si vedranno accreditare le giornate mancanti fino alla concorrenza delle 90 necessarie. Ai fini pensionistici valgono, inoltre, anche le attività di insegnamento retribuite, quelle di formazione e quelle di promozione degli spettacoli. Infine, i contributi maturati presso altre gestioni previdenziali possono essere ricongiunti nel limite di un terzo dei contributi annuali. Ciò significa che l’annualità di 90 giornate di contributi viene raggiunta con 60 contributi giornalieri presso il Fondo pensioni dei lavoratori dello spettacolo e altre 30 giornate presso altre gestioni previdenziali.