Chiarimenti sull’anno solare dai consulenti del lavoro

La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha voluto chiarire alcuni dubbi che riguardava la definizione di anno solare relativa al lavoro accessorio.

La prima cosa che affermano i consulenti è che non c’è motivo di discostarsi da quanto dice il ministero del Lavoro, secondo cui l’anno solare, per il lavoro accessorio, è stato indicato con uno spazio temporale di 365 giorni che può decorrere da qualsiasi giorno del calendario.

Al fine di verificare il superamento del limite economico stabilito dalla legge, l’azienda deve verificare, anche mediante autocertificazione rilasciata dal lavoratore, che nei 364 giorni precedenti il giorno della prestazione, il lavoratore non abbia percepito compensi di importo superiore al limite applicabile.

Le prestazioni di lavoro accessorio sono attività lavorative, svolte senza l’instaurazione di un rapporto di lavoro. Si tratta di attività lavorative che non danno luogo, con riferimento alla totalità dei committenti, a compensi superiori a 5.000 euro nel corso di un anno solare (2.000 euro per imprenditori commerciali e professionisti) annualmente rivalutati sulla base della variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati intercorsa nell’anno precedente.

Vera MORETTI

I punti critici della riforma del lavoro

di Vera MORETTI

Sarà una settimana intensa per il Governo, ma soprattutto delicata, poiché a tenere banco sarà la tanto criticata riforma del lavoro.

A questo proposito, i Consulenti del Lavoro hanno formulato le proposte di modifica ritenute necessarie per rendere quanto più efficace e produttivo il disegno di legge che mira a modificare sostanzialmente le regole poste a base del mondo del lavoro.

Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale, durante un’audizione alla Commissione del Lavoro di qualche giorno fa, ha elencato gli elementi critici di tale riforma, che perciò dovrebbero essere cambiati.

Inutile dire che l’argomento delle partite Iva è quello più spinoso e per questo la richiesta è che vengano scoperti gli illeciti, ma senza penalizzare gli altri, che rappresentano la maggioranza.
Insomma, via alle partite Iva false, ma solo se sono veramente tali.
A fare la differenza sono anche le categorie di lavoratori, poiché esistono alcuni settori per i quali lavorare con partita Iva è usuale e necessario, e anche l’obbligo di passare a contratto a tempo determinato dopo sei mesi sarebbe tutt’altro che vantaggioso.

Anche la penalizzazione dei contratti a termine potrebbe portare ad un aumento considerevole dei disoccupati. La penalizzazione per chi utilizza questi contratti è talmente forte che farebbe desistere la maggioranza degli imprenditori, con una conseguenza catastrofica in termini di occupazione.
Non è detto, infatti, che i contratti a termine sarebbero destinati a diventare tutti contratti a tempo indeterminato. Occorre, dunque, maggiore flessibilità e meno rigidità. Insomma, fare di tutta l’erba un fascio non porterebbe a nulla di buono.

Per quanto riguarda il lavoro a chiamata, la proposta al Senato è considerata incoerente per due motivazioni: perché contraddice la centralità delle comunicazioni che riguardano il rapporto di lavoro e perché introduce una misura sanzionatoria del tutto sproporzionata per l’omessa comunicazione.
A questo proposito, vengono richiesti interventi di modifica che mirino ad ampliare la platea dei soggetti del lavoro a chiamata, nonché a semplificare le procedure di notifica della chiamata, con eliminazione degli adempimenti inutili.

Risulta inoltre discutibile la scelta di escludere dalle prestazioni di lavoro accessorio gli imprenditori commerciali e i professionisti. L’inclusione di queste categorie tra i soggetti autorizzati darebbe invece un grande impulso al lavoro accessorio con conseguente spinta occupazionale.

Criticate, infine, le modifiche riguardanti l’apprendistato e l’assunzione di apprendisti nelle aziende: le nuove disposizioni introdurrebbero un ingiustificato limite di accesso al contratto di apprendistato che si pone in contraddizione con la finalità della riforma che lo individua come il principale contratto di ingresso nel modo del lavoro.
Il limite numerico ancora più rigido, infatti, penalizzerebbe ulteriormente l’ingresso nel mondo del lavoro da parte dei giovani.

Voucher lavoro accessorio: scadono il 31 marzo

E’ fissata per il 31 marzo la data conclusiva per il “lavoro accessorio” come  part-time, cassaintegrati e percettori di indennità di disoccupazione. Nel frattempo si attende un nuovo decreto di proroga fino al 31 dicembre estendendo l’utilizzo dei voucher per questo tipo di lavoratori.

Si è trattato in realtà di un periodo sperimentale con scadenza iniziale posta al 31 dicembre 2010 (slittato poi con il decreto Milleproroghe), secondo quanto voluto dalla Finanziaria 2010 per l’attivazione del lavoro occasionale accessorio con i lavoratori part-time. Con la stessa norma era stato anche esteso il periodo di utilizzo di buoni lavoro con i percettori di prestazioni integrative del salario o con sostegno al reddito.

Mirko Zago