Lavoro all’estero e semplificazione

Ogni misura che possa portare una semplificazione amministrativa, in Italia, è sempre bene accetta, anche e soprattutto se questa semplificazione arriva nel mercato del lavoro, ancora troppo ingessato nonostante le misure intraprese dall’attuale governo.

Nello specifico, con il dl 151/2015, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha introdotto una misura di semplificazione che riduce gli oneri amministrativi a carico delle imprese, abolendo le autorizzazioni al lavoro all’estero previste dal combinato della Legge 398/87 e del DPR 346/94.

In sostanza, con l’entrata in vigore del decreto legislativo e grazie alle disposizioni di semplificazione, non sarà più necessaria l’autorizzazione preventiva da parte del ministero per l’impiego all’estero del personale aziendale, come accadeva prima.

In sostanza, la semplificazione sotto questo aspetto implica la liberalizzazione dell’esercizio dei cosiddetti poteri datoriali, con riferimento esplicito alle istanze presentate prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo che, attualmente, è ancora in fase di istruttoria.

La formazione? I giovani la fanno all’estero

In tempi di crisi, è sempre più importante, per trovare lavoro, avere specializzazioni e sapere bene le lingue straniere.

Per questo, sta diventando sempre più frequente, tra i giovani che stanno per finire gli studi, trascorrere un periodo di formazione all’estero.
Le famiglie, nonostante le oggettive difficoltà di questo periodo, sembrano disponibili a fare qualche sacrificio per permettere ai propri figli di partire, consapevoli di investire sulla loro crescita professionale.

Questa tendenza è stata confermata da una ricerca condotta da Wep – World Education Program, organizzazione che promuove gli scambi culturali nel mondo: nel 2013, i giovani che hanno deciso di intraprendere un viaggio di formazione all’estero sono aumentati in maniera sostanziale.

Addirittura, gli stage in azienda hanno subito un incremento del 104%, mentre il volontariato ecologico è cresciuto del 51% e del 116% il lavoro alla pari.
Tra le destinazioni più ambite ci sono le mete anglofone, come gli Usa e l’Inghilterra, ma non manca neppure l’interesse per l’Australia, il Canada o la Cina.

Per il 2014, è in programma un’importante partnership con le gelaterie Grom, grazie alla quale sei giovani partiranno per gli Stati Uniti e passeranno lì tutta l’estate, lavorando presso uno dei negozi del network.

Vera MORETTI

Lavorare in Europa? Arriva il ‘Passaporto’

di Alessia CASIRAGHI

Un certificato elettronico per lavorare ovunque nell’Ue. Una tessera professionale riconosciuta da tutti i Paesi della Comunità Europea che ha lo scopo di semplificare le regole per la mobilità dei professionisti all’interno dell’Ue. Una sorta di passaporto per muoversi più liberamente alla ricerca di una nuova occupazione nei Paesi Europei aderenti alla Ue.

“L’Europa sta affrontando numerose sfide – ha commentato Michel Barnier, commissario al Mercato interno ed ai Servizi finanziari. – Una di esse sarà l’aumento della domanda di personale altamente qualificato in tutta l’Ue. La proposta odierna sulle qualifiche professionali risponde all’esigenza di disporre di un buon sistema di riconoscimento delle qualifiche per sostenere la mobilità dei professionisti di tutta Europa”.

Per coloro che disporranno del ‘passaporto’ del lavoro sarà più facile trasferirsi dove si prospettano maggiori offerte di lavoro, dando così un contributo alla crescita dell’economia europea. “Sono convinto che l’idea di una tessera professionale europea, sotto forma di certificato elettronico, sia la giusta via da seguire – continua Barnier. – Consentirà di semplificare e accelerare le procedure di riconoscimento per i professionisti disposti a trasferirsi per lavoro”.