Auto noleggio o leasing: chi paga il bollo auto?

Molto spesso ci si chiede come funziona il noleggio auto o il leasing, per quanto riguarda il pagamento del bollo auto. In questa rapida ed esaustiva guida a riguardo, andremo a dare risposta proprio a questa domanda.

Bollo auto, cosa è

Ovviamente, chi è in possesso di una vettura da un po’ di tempo saprà benissimo di cosa si parla quando si fa riferimento al bollo auto.

Probabile che invece non si abbia risposta in merito, per coloro che sono neo patentati o semplicemente ancora non posseggono una automobile. Quando si parla di bollo auto, dunque si fa riferimento a quella tassa da pagare per il solo possesso di una autovettura.

Una sostituzione di quello che una volta era la tassa di circolazione, ma che adesso è divenuta una tassa di possesso. Non importa che l’auto circoli o stia ferma, si paga il semplice fatto di averla. Un po’ come il canone RAI per il possesso del televisore, anche se non passiate sui canali RAI manco per sbaglio.

Bollo auto, come funziona per auto a noleggio

Ma, dunque come funziona il pagamento del bollo auto, qualora voi abbiate la vettura a noleggio?

Ovviamente facciamo riferimento a chi noleggia un auto a lungo termine. Il Noleggio a Lungo Termine permette di disporre di un’auto o un mezzo commerciale per un periodo di noleggio maggiore di 24 mesi. Il contratto viene tarato in base alla durata, al chilometraggio totale e ai servizi sottoscritti a seconda delle singole esigenze.

La risposta a questa domanda è presto data. Di fatto, la nuova legge prevede che le società di noleggio a lungo termine debbano pagare il bollo dei veicoli in base alla regione nella quale risiede il cliente che prenderà il veicolo (quando si tratta di un privato) o della regione in cui ha la sede legale la società del cliente locatario, in caso di clienti con partita IVA.

Come è, invece la situazione per chi ha un auto in leasing? Andiamolo a scoprire nel prossimo paragrafo.

Bollo auto, come funziona in leasing

In primo luogo, partiamo col definire cosa si intende quando si parla di acquistare un auto in leasing.

Il leasing non è altro che un contratto mediante il quale un operatore finanziario acquista una vettura per conto di un cliente, concedendogli l’utilizzo a fronte del pagamento di un canone mensile e di un anticipo (chiamata anche “maxirata”).

E come funziona, quindi il pagamento del bollo auto, per chi ha acquistato una vettura in leasing?

Anche qui, la risposta è presto data. Per i veicoli concessi in locazione finanziaria, l’unico soggetto tenuto al pagamento della tassa automobilistica regionale l’utilizzatore, anche per i rapporti anteriori al 15 giugno 2016.

Ma come pagare il bollo auto in leasing?

Questa è un’altra questione che arrovella un po’ le menti di chi sta per affrontare un leasing. Ma anche in questo caso, la risposta è presto data. E ve la diamo di seguito.

Il Decreto legge Fiscale 2020 ha stabilito che, da gennaio 2020, il bollo auto e il bollo auto in leasing dovranno essere corrisposti “esclusivamente” attraverso il sistema di pagamenti elettronici di PagoPa. Quindi una meccanica di pagamento univoca che non lascia dubbi.

Dunque, queste erano le domande più frequenti tra i contribuenti e gli automobilisti, in merito alla questione del bollo auto. E queste erano le risposte più necessarie in merito alla questione. Ora, non vi resta che tornare alla guida serenamente e attendere la prossima data di scadenza del bollo auto.

 

Auto aziendale: chi la sceglie?

Soprattutto in determinati settori, l’auto aziendale è fondamentale per poter svolgere il proprio lavoro. Questa tipologia soluzione è utilizzata dalle aziende che mettono a disposizione dei propri dipendenti o collaboratori un’auto aziendale per i loro impegni di lavoro. Può trattarsi, ad esempio, di lavoratori addetti alle vendite o di collaboratori che percorrano ogni anno migliaia di chilometri per esigenze di lavoro.

Auto aziendale: che cos’è?

Ottenere una vettura aziendale significa poterla utilizzare per esigenze di lavoro ma la proprietà rimane al datore di lavoro. Di solito, il datore preferisce ottenere l’auto aziendale con la stipula di un contratto di noleggio o di leasing. Se le esigenze lavorative del dipendente o del  collaboratore si riducono a sporadici viaggi, spesso il datore di lavoro preferisce la formula del rimborso delle spese sostenute per lo spostamento effettuato con la vettura privata del dipendente stesso. Ma quando i chilometri sono tanti, la preferenza cade sull’attribuzione del benefit dell’auto aziendale.

Chi sceglie l’auto aziendale?

Solitamente la scelta dell’auto aziendale è concordata tra il datore di lavoro e il dipendente o collaboratore. A influire sulla scelta, oltre alle preferenze, al prezzo, alle caratteristiche tecniche dell’auto, alla sicurezza e ai costi di gestione, possono concorrere vari fattori. Ad esempio, l’auto aziendale che si sceglie dovrà essere a utilizzo esclusivo lavorativo oppure promiscuo? In quest’ultimo caso, è necessario tener presente della tassazione alla quale è soggetto l’utilizzatore. Inoltre, proprio negli ultimi due anni si è assistito a una tassazione meno incisiva sui veicoli “green”, con particolari vantaggi per le auto meno inquinanti.

Auto aziendale per uso lavorativo o promiscuo

L’auto aziendale può essere attribuita in due modalità:

  • a uso lavorativo. Il lavoratore la può utilizzare solo per le necessità lavorative e non per quelle private;
  • a utilizzo promiscuo: il collaboratore o dipendente può utilizzare l’auto aziendale sia per esigenze lavorative che personali.

In questa ultima ipotesi, il collaboratore riceve un vero e proprio benefit che, ovviamente, ha un proprio valore economico. Tale valore può essere misurato nella spesa annua che una famiglia spende per l’auto, come l’assicurazione, il bollo, la manutenzione o la rata di acquisto. Nell’utilizzo promiscuo il dipendente utilizza la vettura senza sostenerne le spese, ad eccezione del costo del carburante.

Tassazione del benefit delle auto aziendali

Il beneficio ricevuto dall’utilizzatore dell’auto aziendale è soggetto a tassazione Irpef, in quanto si configura come una formula di retribuzione indiretta. Il valore che è soggetto a tassazione dipende da vari fattori, come il modello, i cavalli, la cilindrata dell’auto. Annualmente, la Gazzetta Ufficiale pubblica le tabelle Aci che contengono, in base alla tipologia di auto, il valore del benefit da inserire in busta paga e sul quale si andranno a calcolare le tasse e i contributi previdenziali. In generale, la tassazione applicata è del 30% del costo corrispondente alla percorrenza di 15mila chilometri all’anno.

Come si calcola la tassazione sulle auto aziendali

Il calcolo della tassazione delle auto aziendali, dunque, deriva dal valore del fringe benefit, ovvero dal costo per chilometro moltiplicato per i 15.000 chilometri all’anno, dall’imponibile fiscale del 30% e dall’imponibile fiscale mensile. Pertanto, considerando il modello Giulietta dell’Alfa Romeo, di cilindrata 1.4 con 150 cavalli, il valore del fringe benefit sarà dato dal costo per chilometro, pari circa 52 centesimi, da moltiplicare per i 15.000 km annui, per un risultato di circa 7.800 euro. Applicando il 30% si ottiene 2.340 euro circa (imponibile fiscale) e dividendo per 12 si arriva all’imponibile fiscale mensile pari a circa 195 euro.

Auto aziendali: la convenienza dei veicoli green per il fringe benefit

Recentemente la normativa sta andando incontro alle auto aziendali poco inquinanti. Infatti, a decorrere dal 1° gennaio 2020, i contratti fringe benefit stipulati con decorrenza dal 1° luglio 2020 hanno un diverso e più conveniente calcolo della base imponibile che sarà soggetta a tassazione. Il fattore decisivo è costituito dalle emissioni prodotte dall’auto aziendale che si sceglie. Meno l’auto inquina e meno tasse si pagano.

Vantaggi tassazione auto green dal 1° gennaio 2020

Infatti, sulle auto meno inquinanti, fino a 60 g/km di Co2, la percentuale di tassazione del 30% per 15.000 chilometri annuali scende al 25%. Rimane invariata al 30%, invece, la percentuale per auto con emissioni da 61 a 160 g/km di Co2. Più penalizzate le auto da 161 a 190 g/km di Co2 per le quali è prevista la percentuale del 50% a partire proprio dal 2021. Infine per le auto più inquinanti, con oltre 190 g/km di Co2, la percentuale è salita a partire dal 1° gennaio 2021 al 60%.

Leasing auto caratteristiche del contratto e differenza dal noleggio

Il commercialista ti ha consigliato il leasing auto, ma non sai di cosa si tratta esattamente? Qui potrai trovare le caratteristiche del contratto.

Che cos’è il leasing auto

Il leasing è un contratto di origine anglosassone, il nome deriva dal verbo to lease che vuol dire “affittare”, in Italia trova spazio in forza del principio della libertà contrattuale che permette di stipulare contratti anche non tipizzati, ma è essenziale che non siano in contrasto con la legge e contrari al buon costume. Il leasing è una commistione tra il contratto di vendita con patto di riservato dominio, articolo 1523 del codice civile, e un contratto di locazione.

In questa guida ci occuperemo del leasing auto, ma è bene sottolineare che in realtà questo tipo di contratto è molto utilizzato per avere beni strumentali caratterizzati da una veloce obsolescenza tecnica, ad esempio per macchinari da utilizzare nel sistema industriale, oppure per molte strumentazioni mediche che in pochi anni sono superate dalle nuove tecnologie.  Quando nel contratto interviene anche una banca che si accolla il costo del macchinario, si parla anche di leasing finanziario e prevede la presenza di tre soggetti.

Dal punto di vista pratico il leasing auto è un contratto che permette di avere un’auto senza doverla acquistare, sono coinvolti due soggetti: il proprietario (locatore), solitamente si tratta di una società,  che acquista un’auto tenendo in considerazione le richieste del cliente e la concede in leasing  all’utilizzatore (locatario).  L’utilizzatore usa il veicolo come se ne fosse il proprietario. Il contratto prevede che un soggetto, dietro il pagamento di una maxi-rata iniziale e di rate mensili, fornisca a un altro soggetto un’auto per un determinato periodo di tempo. Costui ha la facoltà, al termine del contratto, di acquistare l’auto, trasformandosi così in proprietario, versando una maxi-rata finale oppure di restituirla.  L’opzione di acquisto è sempre prevista in questo contratto.

Perché conviene scegliere il leasing auto

Il leasing auto in Italia ancora non è molto utilizzato, sebbene negli ultimi anni ci sia una forte crescita della domanda non solo tra coloro che hanno partita IVA, ma anche tra privati. Il motivo del successo è dovuto al fatto che c’è sempre un maggior numero di persone che si rende conto che l’acquisto di un’auto di proprietà è antieconomico, questo perché ogni veicolo appena uscito dal concessionario inizia a perdere valore, spesso ci si impegna a pagare ogni mese una rata e al termine del pagamento ci si ritrova un’auto obsoleta,  infatti l’obsolescenza tecnica dei veicoli ormai c’è già dopo pochi anni dall’acquisto. Inoltre la possibilità di riscattare il veicolo con una maxi-rata finale consente comunque di valutare l’effettiva convenienza dell’acquisto.

Questo tipo di contratto porta vantaggi soprattutto a coloro che sono abituati a cambiare l’auto ogni 2-3 anni, hanno bisogno di un’auto con elevati standard di sicurezza ed efficiente, ad esempio le aziende che devono fornire l’auto aziendale ai dipendenti. E’ bene ricordare che il contratto di leasing deve essere letto con particolare attenzione in quanto può nascondere delle piccole insidie: una clausola molto utilizzata prevede un limite di km percorribili ogni anno.

Differenza tra noleggio a lungo termine e leasing  auto

Frequentemente si fa confusione tra il contratto di leasing e quello del noleggio a lungo termine, in realtà si tratta di contratti di contenuto diverso. La prima differenza è nella maxi-rata iniziale che non è prevista nel noleggio. Il noleggio a lungo termine non prevede neanche la maxi-rata finale con opzione per il riscatto del veicolo: al termine del contratto l’auto va restituita, si può stipulare un nuovo contratto di noleggio per la stessa auto o per un’altra, ma l’acquisto come opzione a favore dell’utilizzatore non è prevista. Nel contratto di noleggio a lungo termine la manutenzione ordinaria e straordinaria spetta al proprietario, mentre nel leasing tali operazioni spettano a colui che usa il veicolo, spesso però il servizio di manutenzione viene offerto dalla società di leasing, naturalmente aumentano gli importi delle rate.

Vantaggi del leasing auto per le aziende

Per le imprese le rate del leasing auto possono essere fiscalmente dedotte in misura del 20%. Non solo, infatti si possono portare in deduzione anche le spese per la gestione del veicolo, ad esempio gli importi pagati al casello autostradale e il costo del carburante. Tra i vantaggi fiscali vi è anche la possibilità di portare in detrazione il 40% dell’IVA pagata per avere l’auto in leasing, naturalmente la detrazione è sull’IVA che il locatario deve a sua volta versare all’Agenzia delle Entrate.

Le spese del leasing auto

Tutti sappiamo che quando si ha un’auto oltre a doverla mantenere, sono previsti degli oneri accessori, in particolare il bollo auto e l’assicurazione. Fino all’introduzione della legge 28 febbraio 2020, n. 8, in caso di leasing il bollo auto spettava alla società di leasing, in seguito alla modifica intervenuta, spetta a colui che utilizza il veicolo effettuare il pagamento. La Corte di Cassazione nelle sue pronunce ha confermato tale indirizzo.  Per quanto invece riguarda l’assicurazione RCA obbligatoria, la stessa dovrebbe ricadere sull’utilizzatore, ma molto dipende dal contratto, infatti in alcuni casi le società che mettono a disposizione auto in leasing nel contratto prevedono che l’assicurazione sia a loro carico.  Solitamente se l’assicurazione è stipulata dalla società si può ottenere un premio minore perché stipulando molti contratti hanno delle agevolazioni, è ovvio che comunque se è la società a pagare la polizza, poi incrementerà il canone mensile.

L’attribuzione della classe di merito

Dubbi però possono sorgere sull’attribuzione della classe di merito, infatti se l’assicurazione ricade nella sfera dell’utilizzatore e quindi è lui a stipulare il contratto ci sono pochi dubbi: la polizza sarà calcolata sulla sua classe di merito e ciò conviene soprattutto se si tratta di un soggetto a cui è attribuita una classe piuttosto conveniente;

Se invece la polizza è stipulata dalla società di leasing si applica una classe standard che dipende da diversi fattori, ad esempio il numero di contratti che la società ha con la compagnia e i costi sostenuti per sinistri già pagati dalla compagnia. Le assicurazioni diverse da quella obbligatoria: furto e incendio, spettano alla società proprietaria. C’è una piccola nota da fare: un soggetto perde la classe di merito dopo 5 anni di inattività, questo deve essere tenuto in considerazione quando nel leasing l’assicurazione viene intestata alla società di leasing.

Pochi dubbi vi sono invece sulle multe, che solitamente vengono recapitate alla società che concede l’auto, che però le rigira all’utilizzatore.

Bollo auto in leasing: chi lo paga?

È da poco entrata in vigore una novità relativa al bollo auto per i veicoli in leasing. In sostanza, secondo la nuova norma contenuta nel decreto enti locali prevede che il soggetto tenuto al pagamento della tassa automobilistica (o bollo auto) debba essere l’utilizzatore a titolo di leasing del veicolo.

La norma sul bollo auto è contenuta appunto nel decreto enti locali, che racchiude diverse realtà, dalla sanità al codice della strada. Questa norma, di fatto, è una proposta interpretativa inserita sotto forma di emendamento durante la discussione parlamentare sulla conversione del decreto, che spiega come la tassa sia dovuta principalmente dall’utilizzatore, con eccezione del pagamento cumulativo della società coinvolta nel leasing.

Assilea, l’associazione italiana leasing, ha detto la sua sul pagamento del bollo auto, sottolineando che, sull’argomento, ritiene vi siano due opzioni: o il bollo auto deve essere pagato direttamente dall’utilizzatore a titolo di leasing, oppure deve essere saldato dalla società di leasing stessa, in nome e per conto dell’utilizzatore finale.

Oltre alle novità di cui sopra, il decreto definisce anche la competenza e il gettito fiscale derivanti dal pagamento del bollo auto: essi rimangono in capo al domicilio e alla residenza fiscale dell’utilizzatore dell’auto.

Auto aziendali, l’Italia è in ritardo

La fiscalità sulle auto aziendali è, in Italia, una tra le più penalizzanti d’Europa. Ne sanno qualcosa gli operatori che si muovono nel mercato delle flotte aziendali, del noleggio a lungo termine, del leasing.

Una di queste, LeasePlan, ha condotto un’analisi proprio per far emergere tutti gli aspetti che, nel nostro Paese, penalizzano la scelta e la fruizione delle auto aziendali da parte di imprese e dipendenti.

Dall’analisi di LeasePlan emerge che in Italia il freno più pesante sulle auto aziendali è dato dal costo del carburante, nettamente più alto rispetto ad altri Paesi europei, soprattutto a causa delle accise. Del resto la stessa Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti ha sottolineato come, nel decennio 2005-2014, le imposte hanno inciso al rialzo sui prezzi del carburante per il 49%, contro la media Ue del 36%.

C’è poi il fattore della tassazione e della deducibilità Irpef o Ires e della detraibilità Iva sulle auto aziendali, settori nei quali l’Italia è in una posizione di svantaggio. Se, in Italia, la percentuale di detrazione o di deduzione dipende dal fatto che il veicolo sia acquisito o meno relativamente all’attività d’impresa svolta e da quale forma giuridica pertiene all’attività svolta da chi usa le auto aziendali, in Europa le cose sono più facili: si considerano solo l’inerenza all’attività di impresa e il livello di emissioni di CO2: le auto aziendali meno inquinanti hanno infatti maggiori agevolazioni.

In sostanza, dall’analisi di LeasePlan è evidente come in Italia sia necessario rivedere soprattutto la fiscalità delle auto aziendali, non potendo intervenire sulle accise del carburante, per uniformare la situazione del nostro Paese a quella dei partner europei. Pena l’ennesimo ritardo, anche sulla gestione e la fruizione delle auto aziendali.