Congedi per padri lavoratori e tutela paternità: la disciplina

Siamo abituati a sentire parlare dei diritti delle madri lavoratrici, dimenticando però spesso che il ruolo di cura affidato quasi esclusivamente alle madri va ad incidere sulla loro carriera e che invece un’equa ripartizione del lavoro di cura potrebbe aiutarle ad avere parità salariale, come indicato dall’articolo 37 della Costituzione, e a ridurre il tasso di disoccupazione femminile. Ecco perché ora elencheremo i vari diritti e congedi per padri lavoratori.

Congedi per padri lavoratori: il congedo di paternità

La disciplina dei congedi per padri lavoratori è inserita nel Testo Unico per la tutela e il sostegno della maternità e della paternità o semplicemente decreto legislativo 151 del 2001. Questa disciplina va a riordinare la materia in quanto in passato era disciplinata da diverse normative e non era facile avere un quadro chiaro. Ricordiamo che in questo caso ci concentriamo sui congedi per padri lavoratori, quindi tralasceremo la disamina dei diritti riconosciuti alle madri. La prima cosa da sottolineare è che il legislatore ha forse avuto poca lungimiranza nel “nominare” i vari istituti, infatti si parla di congedo di paternità, congedo di paternità obbligatorio e congedi parentali, per istituti che sono completamente diversi per trattamento e presupposti, con il rischio così di generare confusione.

Congedo di paternità

L’articolo 28 del Testo Unico prevede in primo luogo il congedo di paternità, si tratta di una misura residuale, cioè può essere usufruita dal padre, in luogo della madre, solo nel caso in cui la madre non possa godere del congedo di maternità obbligatorio e cioè:

  • la madre non effettui il riconoscimento, quindi l’unico a riconoscere il nato sia il padre;
  • nel caso di morte della madre o grave infermità della stessa;
  • in caso di affidamento esclusivo del nato al padre.

Si tratta del congedo obbligatorio solitamente riconosciuto alla madre e che si estende dai 2 mesi antecedenti il parto a 3 mesi successivi al parto, in alcuni casi può essere fruito dal mese precedente alla data prevista per il parto e 4 mesi successivi. In ogni caso, il padre può fruire solo del congedo di paternità successivo alla nascita del figlio.

Il padre in questi casi può usufruire del periodo che sarebbe spettato alla madre, se il parto avviene prematuramente il periodo non usufruito prima della nascita viene utilizzato dopo la nascita. Il congedo prevede quindi la possibilità di astenersi dal lavoro per il periodo di 3 o 4 mesi dalla nascita del figlio ( o il periodo maggiore previsto in caso di nascita prematura) con diritto a mantenere il posto di lavoro e la retribuzione.

Il congedo di paternità spetta anche nel caso in cui la madre sia lavoratrice autonoma nei limiti previsti dall’articolo 66 del Testo Unico. Inoltre spetta per adozione e affidamento nel caso in cui il congedo previsto dall’articolo 26 non sia richiesto dalla madre lavoratrice.

Come si può notare si tratta di un istituto residuale che non deve essere confuso con il congedo obbligatorio di paternità.

Cos’è il congedo obbligatorio di paternità?

Il congedo obbligatorio di paternità è una misura prevista in via sperimentale dalla Legge Fornero (legge 92 del 2012) per gli anni 2013- 2015, di seguito tale misura è stata prorogata di anno in anno prevedendo però delle leggere variazioni inerenti la durata del periodo di congedo obbligatorio. Nell’ultima versione, prima della legge di bilancio per il 2022, era previsto che il padre usufruisse del congedo obbligatorio di paternità per un periodo di 10 giorni nell’arco dei primi 5 mesi di vita del bambino. La legge di bilancio per il 2021 inoltre aveva previsto tale obbligo anche nel caso di morte perinatale del figlio.

Congedi per padri lavoratori: disciplina del congedo di paternità obbligatorio nella legge di bilancio 2022

Con la legge di bilancio 2022 ci sono ulteriori novità, infatti il congedo obbligatorio di paternità diventa una misura stabile, quindi termina la fase sperimentale, non sarà più necessario continuare a prorogare tale misura di anno in anno in quanto diventa strutturale. La legge di bilancio 2022 nel trattare in modo definitivo il congedo obbligatorio di paternità stabilisce che la sua durata è di 10 giorni da usufruire nei primi 5 mesi di vita del bambino, sia in un’unica soluzione, sia attraverso più richieste frazionate. Il padre potrà usufruire anche di un ulteriore giorno di congedo facoltativo, ma questo dovrà essere sottratto al congedo riconosciuto alla madre.

Il congedo obbligatorio di paternità deve essere obbligatoriamente usato dal padre, questo evita che le aziende possano adottare sotterfugi per non riconoscere tale diritto. Spetta anche in caso di adozione o affidamento, in questo caso i 5 mesi iniziano a decorrere dal momento di ingresso del minore in famiglia in caso di adozione o affidamento nazionali e dall’ingresso del minore in Italia in caso di adozione internazionale.

Il congedo obbligatorio di paternità è una misura indipendente dal congedo di maternità obbligatorio ( si tratta a ben vedere di due istituti completamente diversi, ecco perché il legislatore, a giudizio della scrivente, avrebbe dovuto usare una diversa terminologia al fine di non generare confusione) e quindi i giorni possono essere fruiti anche contemporaneamente rispetto al congedo di maternità.

Il congedo parentale

L’ultimo congedo per padri lavoratori previsto e che è stato studiato al fine di mitigare il ruolo di cura della madre, è il congedo parentale. Si tratta di un periodo di astensione facoltativa dal lavoro riconosciuto al padre e alla madre. Questo periodo spetta ai lavoratori dipendenti in costanza di lavoro per un periodo complessivo di 10 mesi da distribuire nei primi 12 anni di vita del bambino. Complessivo vuol dire che, sommando i periodi di congedo parentale riconosciuti alla madre ai periodi di congedo parentale riconosciuti al padre, il risultato deve essere massimo di 10 mesi.

Vi è però un correttivo volto ad incentivare l’uso del congedo parentale da parte del padre, cioè se il padre usufruisce almeno di 3 mesi, il totale si alza a 11 mesi. Ciascun genitore può usufruire di un periodo massimo di sei mesi. Elevato a 7 mesi nel caso in cui il padre usufruisca di almeno 3 mesi di congedo. Ad esempio, è possibile per il padre ottenere 7 mesi e la madre 4, oppure 5 mesi il padre e 6 la madre. Solo il padre può ottenere 7 mesi (articolo 32, comma 2, lettera b decreto legislativo 151 del 2001).

Nel caso in cui il bambino abbia un solo genitore, ad esempio perché non riconosciuto dall’altro genitore o perché l’altro genitore è deceduto, l’unico genitore potrà usufruire da solo dei 10 mesi di congedo parentale.

Fondo di Garanzia PMI: cosa cambia con la legge di bilancio 2022

Il Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese (PMI) è stato istituito con la legge 662 del 1996 e potenziato con il decreto legge 23 del 2020 con l’obiettivo di aiutare le imprese a far fronte all’emergenza pandemica. Con la legge di bilancio 2022 si provvede invece a piccole modifiche al Fondo di Garanzia PMI in modo da ritornare gradualmente al regime ordinario.

Cos’è il Fondo  di Garanzia PMI

Le imprese per poter innovare e quindi restare sul mercato ed essere concorrenziali, hanno bisogno di avere fondi da investire, soprattutto in macchinari e nuove tecnologie, ma purtroppo spesso non riescono a ottenerli a causa della impossibilità di fornire agli istituti di credito idonee garanzie.

Il Fondo di Garanzia per le PMI è una misura prevista presso il Ministero dello Sviluppo Economico ed è finanziata con risorse europee, può essere attivata a fronte di finanziamenti concessi da banche, intermediari finanziari e istituti di credito. La misura era inizialmente prevista solo in favore di PMI, ma con il Decreto Liquidità il Governo ha previsto un’estensione del Fondo anche a professionisti, persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni, enti religiosi civilmente riconosciuti, enti del terzo settore e ad alcuni soggetti che esercitano attività ausiliarie nel settore dei finanziamenti e assicurazioni. L’accesso al Fondo di Garanzia PMI è consentito solo alle attività considerate “sane”, quindi non in via di liquidazione o sottoposte a procedure fallimentari.

La richiesta di accesso al Fondo di Garanzia non viene effettuata dall’impresa, ma occorre recarsi presso la banca, istituto di credito, intermediario per chiedere il finanziamento e sarà questa a effettuare la procedura. In alternativa è possibile rivolgersi a Confidi che garantisce l’operazione in prima istanza e di seguito chiede la controgaranzia al Fondo.

Fondo di Garanzia PMI: cosa cambia con la legge di bilancio 2022?

Con la legge di bilancio 2022 ci sono piccoli ritocchi a questa importante misura. In primo luogo si provvede all’estensione dell’operatività del Fondo di Garanzia per le PMI fino al 30 giugno 2022.

Viene inoltre estesa anche l’operatività del fondo di riserva di 100 milioni di euro a garanzia dei finanziamenti fino a 30.000 euro a favore degli enti non commerciali. Per le operazioni fino a 30.000 è prevista infatti una procedura semplificata ed è possibile concedere i prestiti con approvazione automatica del Fondo.

La legge di bilancio 2022 prevede però anche un’uscita graduale dalla situazione emergenziale e quindi dal 1° aprile 2022 la concessione delle garanzie del Fondo non sarà più gratuita ma sarà correlata al pagamento di una commissione. Dal mese di aprile diminuisce anche la copertura del finanziamento. Attualmente per prestiti di ammontare inferiore a 30.000 euro è prevista una copertura al 90% mentre da aprile sarà all’80%, anche per i finanziamenti di importo inferiore a 30.000 euro è previsto il versamento di una commissione.

Limiti nella legge di bilancio 2022

La normativa stabilisce che l’importo massimo garantito per ogni impresa sarà di 5 milioni di euro, ma la copertura dovrà essere accettata in base all’applicazione di un modello di valutazione. La nuova disciplina prevede inoltre che ogni anno con legge di bilancio dovranno essere stabiliti dei limiti agli impegni che il Fondo può assumere sulla base di un piano annuale e di una valutazione della propensione al rischio del portafoglio delle garanzie attivate. Il piano deve essere redatto dal Consiglio di Gestione del Fondo, su proposta del Ministero per lo Sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Infine, la legge di bilancio 2022 determina gli importi del Fondo di Garanzia PMI futuri. Per il 2022 è previsto un incremento del Fondo con 210 milioni di euro, l’ammontare aumenta fino al 2025, quando si arriva alla somma massima di 1,7 miliardi di euro per poi ricominciare a scendere. E’ molto probabile però che negli anni tali importi possano avere delle modifiche determinate dalla situazione economica che si presenta.

Ricordiamo che gli aiuti alle imprese di piccole e medie dimensioni sono diversi, tra gli altri ci sono:

Confermato il credito di imposta per la quotazione di PMI

Legge di bilancio 2022: fondo contrasto disturbi alimentari e autismo

Dalle statistiche emerge che oltre 3,5 milioni di italiani, di cui il 70% in età adolescenziale, soffrono di disturbi alimentari. Si tratta di un vero e proprio allarme sociale e proprio per questo tra le misure della legge di bilancio 2022 vi è un fondo disturbi alimentari da 25 milioni di euro. A ciò si aggiunge l’implementazione del fondo per l’autismo.

Legge di bilancio 2022: i disturbi alimentari dientrano nei LEA

I dati sui disturbi alimentari in Italia sono davvero allarmanti, infatti anoressia e bulimia portano ogni anno in Italia 4.000 morti, circa 10 morti al giorno, proprio per questo c’è una svolta al trattamento di questo problema, iniziando dal piano sanitario.

I disturbi alimentari con la nuova normativa entreranno a far parte dei LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, in una specifica area denominata Disturbi della Nutrizione dell’Alimentazione (DAN) e non saranno più inseriti nei problemi di salute mentale. Avranno quindi un budget autonomo rispetto a quello previsto per la cura delle patologie psichiatriche. Questo permetterà al Servizio Sanitario Nazionale di erogare un maggior numero di servizi gratuiti o con il pagamento di un semplice ticket. Il cambio dell’approccio a questa patologia è dovuto anche al lancio di una petizione attraverso Change.org, lanciata da Stefano Tavilla, padre di Giulia morta a 17 anni proprio a causa dei disturbi alimentari.

Il fondo contrasto disturbi alimentari

Cambia quindi l’approccio a questa che può essere considerata una vera e propria patologia a tutti gli effetti. Il fondo è stato istituito, con l’articolo 98 bis della legge di bilancio 2022, presso il Ministero della Salute. Si chiama “Fondo per il contrasto dei Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione” e avrà uno stanziamento per il 2022 di 15 milioni di euro a cui si aggiungeranno nel 2023 ulteriori 10 milioni di euro. A questo finanziamento possono accedere le varie Regioni al fine di garantire le prestazioni e i servizi necessari per il trattamento dei disturbi alimentari.

Sotto il profilo sanitario il fondo per il contrasto ai disturbi alimentari non è l’unica importante notizia, infatti si provvede a incrementare anche il fondo per lo spettro autistico, in questo caso lo stanziamento previsto è di 27 milioni di euro.