Si fa presto a dire Start Up innovativa, ma cos’è e come funziona?

Tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta di Start Up innovativa e di agevolazioni e incentivi per questa tipologia di “impresa”, ma cos’è esattamente una Start Up? Cercheremo di dare una risposta esaustiva a tale quesito.

Cos’è una Start Up innovativa

La prima cosa da dire è che in realtà non esiste una definizione univoca di tale tipologia di società, ecco perché è arduo il compito, il legislatore italiano spesso collega benefici e incentivi a tale tipologia di impresa, ma poi non fornisce una definizione e in molti casi nella disciplina delle agevolazioni indica le caratteristiche che deve avere per poter beneficiare di un determinato aiuto. Sarebbe forse il caso di procedere a una definizione giuridica univoca.

La Start Up è un’organizzazione temporanea che ha come obiettivo creare un business model ripetibile e scalabile, questa la definizione data da Steve Blank e generalmente accolta. Lo startupper invece è un professionista che fonda, o aspira a fondare, un’impresa innovativa volta a una crescita veloce, replicabile, sostenibile e scalabile. Deve essere sottolineato che si ritiene una fase temporanea, questo non vuol dire che l’impresa cessa di esistere dopo breve, ma che essa si trasforma un qualcosa di stabile e che ha caratteristiche ordinarie.

Caratteristiche di una Start Up

Una Start Up deve essere scalabile, replicabile, temporanea, innovativa.

Per scalabilità di una start up si intende un’impresa che è capace di crescere in breve tempo in modo esponenziale anche basandosi su poche risorse.

Il modello di business adottato deve essere replicabile, quindi deve poter essere riproposto nel tempo in diverse aree geografiche e in diversi archi temporali, quindi un modello validato che può essere utilizzato nuovamente e garantisce con un buon margine di probabilità successo.

L’altra caratteristica è la temporaneità, quindi una crescita veloce, immediata e la trasformazione della stessa in una grande azienda.

Infine c’è l’innovazione, cioè proporre qualcosa che sul mercato non è ancora presente.

Ad esempio Scalapay nasce come una Start Up perché fornisce un servizio innovativo, cioè la possibilità di pagare a rate a interessi zero prodotti disponibili sugli e-commerce e in breve tempo nel settore è diventato un vero guru, ma oggi non può essere considerata più una start up, si può dire che tale fase sia conclusa. Il modello di business creato è stato inoltre replicato da molte altre aziende.

Avviare un’attività simile non è semplice, è necessario in primo luogo avere un’idea innovativa, ma si deve anche essere capaci di pianificare e studiare tutti i dettagli, fare previsioni sul futuro che siano attendibili. La scarsa propensione a curare i vari dettagli porta il 90% delle start up a fallire dopo pochi anni e questo perché non si riesce ad andare oltre la fase iniziale e trasformare il progetto in qualcosa di stabile.

Come ottenere le agevolazioni

Si è detto che in Italia sono disponibili agevolazioni varie per le Start Up innovative, ma affinché ci si possa iscrivere nel registro delle imprese con tale qualità è necessario avere dei requisiti.

  • In primo luogo la domanda per poter accedere alle agevolazioni per start up deve essere presentata entro 60 mesi dalla costituzione dell’impresa stessa;
  • la sede deve trovarsi in Italia oppure in uno degli Stati Membri dell’Unione Europea;
  • dal secondo anno di attività il valore totale della produzione, come approvato nel bilancio, non deve essere superiore a 5 milioni di euro;
  •  non deve distribuire utili o aver distribuito utili;
  • non deve nascere dalla fusione, scissione societaria, vendita di un ramo di azienda o di un’azienda;
  • le spese di ricerca devono essere uguali o superiori al 15% del costo o del valore totale della start up ( quindi vi deve essere una percentuali di costi elevati in ricerca);
  • più dei 2/3 di collaboratori o dipendenti deve essere in possesso di laurea magistrale oppure devono avere per almeno 1/3 la qualifica di dottori di ricerca/ricercatori;
  • titolarità di un brevetto, diritto di licenza o di un programma registrato avente comunque ad oggetto un’invenzione industriale, biotecnologia, semiconduttori, nuove varietà vegetali, elaboratori.

Queste sono le caratteristiche rilevate dai vari bandi, ma ulteriori requisiti possono essere richiesti, così come ad alcuni di essi si può derogare.

In Italia tra i programmi volti ad aiutare le start up c’è Smart & Start per le imprese ad alto valore tecnologico 

Tra gli approfondimenti è possibile trovare: Fondo Nazionale Innovazione per supportare Start Up Innovative  

Cosa sono gli incubatori di Start Up e come funzionano

 

Affascinato dallo Street Food? Ecco come iniziare un’attività remunerativa

Vecchie tradizioni, cibo di qualità, antiche ricette, voglia di stare insieme all’aria aperta, sono queste le caratteristiche che hanno portato alla riscoperta del cibo da strada o street food, un settore che nell’economica italiana sta diventando sempre più importante. Se anche tu sei tentato nell’intraprendere questa attività, ecco come avviare uno street food.

Una buona idea per avviare uno street food

Abbiamo visto che negli ultimi anni chi ha la passione per la cucina ha scoperto come rendere remunerativa tale idea con l’home restaurant, ora vedremo come iniziare lo street food. Naturalmente la prima cosa necessaria per iniziare un’attivita di street food è un buona idea. Negli ultimi anni il cibo di strada è molto ricercato, nella maggior parte dei casi si cercano prodotti dell’antica tradizione culinaria regionale e quindi in Campania spuntano banchetti per la vendita del classico cuoppo, della pizza a portafoglio, pizza fritta, in Sicilia arancine, cannoli, “pane ca meusa” e simili.

Queste sono solo alcune possibilità, ma il patrimonio culinario italiano è talmente vasto che avere una buona idea non è certo difficile. In primo luogo è necessario procurarsi un mezzo adeguato per poter lavorare in giro per le strade e le piazze. La normativa di riferimento per poter avviare un’attività di street food è in primo luogo il decreto legislativo 114 del 1998 che regola il commercio ambulante e in secondo luogo la normativa inerente la somministrazione di cibo e bevande.

Requisiti per aprire uno Street Food

Per aprire un’attività di Street Food, o cibo da strada, è necessario avere i requisiti morali previsti dalla normativa: occorre non avere subito condanne per delitto non colposo, non essere stato dichiarato fallito, sottoposto a misure restrittive, come la sorveglianza, divieto di soggiorno o simili.

Siccome siamo nell’ambito dell’attività di preparazione e somministrazione di cibo e bevande, sono previsti ulteriori requisiti specifici e che possono essere definiti professionali.

I requisiti professionali sono alternativi, cioè basta essere in possesso di uno di quelli che andremo a vedere:

  1. diploma di scuola superiore di secondo grado che preveda nel piano di studi materie inerenti il commercio, alimentazione, preparazione e somministrazione di alimenti. Tra gli istituti professionali che rientrano in tali indicazioni c’è alberghiero;
  2. laurea triennale in facoltà che prevedono materie attinenti a commercio e alimentazione, come agraria, farmacia, scienze dell’alimentazione, biologia, chimica, medicina;
  3. avere lavorato per almeno un biennio nell’ultimo quinquennio in imprese specializzate nel settore alimentare in qualità di dipendente qualificato, addetto alla vendita, alla somministrazione e preparazione di alimenti, oppure in qualità di socio lavoratore o collaboratore familiare;
  4. avere frequentato un corso professionale della durata minima di 130 ore presso un istituto regionale o riconosciuto dalle Regioni e che abbia ad oggetto somministrazione di bevande, preparazione di cibo (attestato SAB somministrazione alimenti e bevande).

Allestimento dei mezzi per lo street food

Una volta ottenuti i requisiti professionali, è necessario adeguare il proprio mezzo alla normativa in vigore, questa può essere sicuramente la voce di spesa più importante. In Italia le condizioni igienico sanitarie previste per chi vuole occuparsi di preparazione e somministrazione di cibo e bevande sono di un certo tenore e non vengono meno neanche nel caso in cui si decida di offrire il servizio ambulante attraverso un chiosco o in forma itinerante attraverso l’uso di furgoni. Quando si sceglie il furgone lo stesso deve essere adeguatamente modificato per poter ospitare in totale sicurezza cucine, bombole del gas e una discreta dispensa che dovrà contenere tutti gli oggetti e gli ingredienti che devono essere utilizzati nella preparazione. Rivolgendosi a professionisti nell’allestimento dei furgoni si potrà ottenere in breve tempo un furgone allestito a norma.

Questo aspetto è molto importante, infatti per poter esercitare l’attività è necessario il rilascio di un’apposita autorizzazione per autonegozi da parte dell’ASL. Nella richiesta di autorizzazione è necessario specificare il settore merceologico in cui si intende operare, le modalità di condizionamento termico degli alimenti che è necessario avere con sé. I rivestimenti interni che sono a contatto diretto con il cibo devono rispettare i requisiti previsti dall’articolo 43 DPR 327/80 che richiede che sia evitata ogni forma di contaminazione e la promiscuità tra le varie sostanze alimentari. Specifiche disposizioni sono previste nell’articolo 49 per il trasporto di carni e prodotti ittici.

Tra gli obblighi previsti nell’allestimento di furgoni e veicoli per lo Street Food vi è la necessità di predisporre un adeguato impianto idrico, sulle pareti deve essere presente il fermo carico, in modo che durante i viaggi non ci siano rischi, è necessario predisporre un impianto di illuminazione, refrigerazione, sistemi per la raccolta degli scoli e vaschette per la raccolta dei liquami.

Iter burocrativo per avviare uno street food

A questo punto si può richiedere la licenza. E’ necessario distinguere tra il caso in cui si desideri aprire uno street food con location fissa, ad esempio se si decide di attuare la vendita esclusivamente su una piazza o una determinata via. In questo caso si deve fare istanza presso il proprio comune per ottenere una licenza di tipo A. La stessa consente comunque di spostarsi dal luogo prescelto, ma previa comunicazione e permesso per ogni spostamento. Tale licenza ha la durata di 10 anni. I limiti delle licenza sono indicati nella stessa, sono indicati orari, giorni prestabiliti e spazi destinati alla propria attività.

L’alternativa è richiedere una licenza itinerante di tipo B, che consente di spostarsi in varie città d’Italia e partecipare a fiere ed eventi. Si parla anche di Food Truck. Naturalmente di volta in volta sarà necessario ottenere uno spazio rispettando le regole previste dai regolamenti comunali, altrimenti il rischio è che ci sia una sorta di far west soprattutto negli eventi molto attesi, ad esempio i mercatini di Natale e potrebbe essere necessario pagare delle concessioni ai Comuni. Per questa tipologia di attività è previsto che il soggetto non possa fermarsi per più di 120 minuti in un’unica zona, tale licenza consente anche il commercio ambulante porta a porta.

In ogni Comune possono comunque essere presenti divieti e limiti in alcune zone, ad esempio in zone di particolare valore storico ed artistico.

Ulteriori adempimenti

L’autorizzazione a svolgere l’attività viene rilasciata dal sindaco in base alla normativa regionale.

In entrambi i casi la domanda deve essere accompagnata da marca da bollo da 14,62 euro.

Entro il 31 gennaio dell’anno successivo a quello di inizio attività e in seguito per ciascun anno deve essere presentato il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) art.28 decreto 114 del 1998.

Naturalmente per poter esercitare l’attività è necessario anche avere la Partita IVA, iscriversi alla Camera di Commercio e aprire una posizione INPS.