I Paesi più ricchi al mondo dove trasferirsi per vivere meglio

Una buona qualità della vita non può essere disconnessa dalla ricchezza e con l’indice World Richest Countries 2022 sono stati delineati i Paesi più ricchi al mondo tenendo in considerazione i dati provenienti dalla Banca Mondiale. Ecco quali sono.

Paesi più ricchi del mondo: parametri utilizzati

Deve essere premesso che questa particolare classifica tiene in considerazione diversi parametri e in particolare il Pil pro-capite, questo dovrebbe denotare la capacità economica dei soggetti, ma si tratta comunque di una media, non è escluso che negli stessi paesi che ora andremo a vedere ci siano ampie fasce di povertà anche assoluta a causa di possibili disparità di una certa entità.

La classifica dei Paesi più ricchi del mondo: prime 10 posizioni

La prima brutta notizia che è necessario dare è che l’Italia non figura nelle prime posizioni di questa classifica, purtroppo la pandemia ha inciso in maniera profonda sull’economia italiana, a questo si è aggiunta la crisi in Ucraina che ha determinato un vistoso aumento dei prezzi.

D’altronde il Pil pro-capite dell’Italia non è mai stato particolarmente brillante. La prima cosa da notare è che le prime posizioni sono occupate da Paesi che sono considerati anche paradisi fiscali:

  • Monaco con pil pro-capite di $190.512
  • Liechtenstein $180.366;
  • Lussemburgo $115.873 ;
  • Svizzera $87.097;

Seguono gli altri Paesi più ricchi del mondo come:

  • Macao (piccola regione della Cina continentale a 60 km da Hong Kong) vanta un pil pro-capite di $86.117;
  • Irlanda $85.267;
  • Norvegia $67.389;
  • Stati Uniti $63.543;
  • Danimarca $61.063;
  • Singapore $59.797.

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Come si può notare si tratta soprattutto di piccoli Stati, tranne qualche eccezione e questo perché è più facile fornire servizi di qualità in piccole realtà. I primi quattro Paesi della classifica sono anche quelli in cui vi sono maggiori investimenti da parte di società che operano a livello globale come Amazon, Google e Apple e questo deriva dal fatto che avendo una fiscalità agevolata sono più facilmente meta di colossi che operano a livello mondiale.

Un’altra cosa da sottolineare è che comunque in quest’anno il pil pro-capite è diminuito nella maggior parte del Parsi, ad esempio l’Irlanda nel 2021 aveva registrato $102.390, mentre la Svizzera $93.520, per Singapore si può dire che vi sia un vero e proprio crollo, infatti passa da $97.057 a 59.797 $.

PayPal: commissioni sui conti dormienti e regole per protezione vendite

Entrerà in vigore il 6 maggio 2022 la modifica contrattuale di PayPal che applicherà commissioni sui conti dormienti. Di cosa si tratta e come funziona?

Cos’è PayPal

PayPal è probabilmente la piattaforma di pagamento digitale più conosciuta al mondo ed è molto utilizzata anche in Italia. Consente di disporre e ottenere pagamenti e fare acquisti online sicuri. Per aprire un conto PayPal non sono necessarie formalità, infatti basta avere una casella di posta elettronica e il gioco è fatto.

Non sono previste commissioni fisse, cioè non c’è un prelievo periodico dei fondi. Sono però applicate piccole commissioni ad alcune transizioni, in particolare quando si effettuano e si ricevono pagamenti. Ad esempio in caso di acquisti non ci sono commissioni sul conto PayPal. Proprio la sua versatilità ha portato molte persone ad aprire un conto senza poi utilizzarlo effettivamente. Naturalmente su tutti questi utenti non c’è alcun guadagno da parte di PayPal e quindi la società ha previsto dei cambiamenti. Gli stessi saranno attivi dal 6 maggio 2022. Il principale cambiamento è rappresentato dalle commissioni sui conti dormienti.

PayPal e le commissioni sui conti dormienti

Trattandosi di una modifica contrattuale unilaterale, affinché sia efficace è necessario che ne sia data comunicazione agli utenti entro 2 mesi dal momento in cui prende il via l’applicazione della nuova regola. Entro il 6 marzo molti riceveranno la comunicazione, altri già la stanno ricevendo. Cosa cambia per gli utenti?

Le nuove regole si applicano ai conti dormienti, cioè ai conti in cui nell’arco di un anno non sono state compiute operazioni, può trattarsi di un accredito, un pagamento, un acquisto, insomma un’operazione qualunque. Per costoro ci sarà una commissione di 10 euro. La modifica entra in vigore il 6 maggio 2022, ma i primi prelievi saranno effettuati ad ottobre 2022 per i venditori e ad ottobre 2023 per i conti personali. Per evitare questo addebito, in particolare per chi non solo ha un conto dormiente, ma nello stesso tiene solo pochi spicci, cosa frequente perché solitamente chi non lo usa, non lo carica e quindi si ritroverebbe in passivo, è necessario effettuare almeno un’operazione l’anno. In alternativa per chi non lo usa più, e non ha intenzione di ricominciare, potrebbe essere conveniente chiudere il conto prima del 6 maggio 2022 e quindi recedere dal contratto.

C’è da ricordare che chi non riceve la comunicazione entro il 6 marzo non dovrà temere nulla, infatti le modifiche contrattuali unilaterali, come ricordato già in precedenza, non sono valide se non comunicate almeno 60 giorni prima. E’ bene però anche controllare la casella di posta Spam, infatti spesso le e-mail “commerciali” oppure provenienti da indirizzi e-mail che solitamente il titolare non apre, vengono classificate in modo automatico come Spam.

Ulteriori novità da PayPal

Questa però non è l’unica novità prevista da PayPal, infatti viene meno la protezione sugli acquisti in NFT. Generalmente PayPal offre una protezione sugli acquisti, questo vuol dire che nel caso in cui il prodotto acquistato tramite l’uso di un conto PayPal non arrivi a destinazione oppure non sia conforme alle aspettative, facendo ricorso a PayPal è possibile ottenere la restituzione delle somme pagate. Esiste però una lista di venditori per i quali non è fornita tale protezione. Tra gli acquisti che saranno esclusi a partire dai prossimi mesi ci sono quelli di NFT di valore superiore a 10.000 dollari.

Un’altra importante modifica riguarda la legge applicabile. Chi fino ad ora ha aderito a un contratto per aprire un conto PayPal, sa che la legge applicabile è quella del Regno Unito, ora tutto cambia. La legge applicabile al contratto in caso di controversie sarà quella del Lussemburgo e di conseguenza cambia anche il foro, la competenza per la decisione su controversie tra PayPal e utenti sarà di spettanza dei tribunali del Lussemburgo. Dopo la Brexit questa modifica si è resa necessaria per allinearsi alla sede di PayPal (Europe) S.à r.l. et Cie, S.C.A., banca registrata nel Lussemburgo.

Paypal ha reso noto che ci sarà anche una modifica alla sezione Reclami, infatti sarà necessario fornire una maggiore quantità di dati per poter procedere.

Investimenti diretti esteri in aumento per l’Italia

L’Ufficio Studi della CGIA ha presentato i dati relativi agli Ide, gli Investimenti diretti esteri, relativi al 2014.
Ebbene, l’Italia, tra i Paesi dell’area euro, è quello che ha conseguito l’incremento maggiore, con un aumento percentuale del 3,5 rispetto al 2013.
Risultato positivo anche per Slovenia e Finlandia, unici, insieme al Belpaese, ad aver conseguito risultati positivi.

Questo dato, però, pur essendo positivo, non risolve i nostri problemi, perché la situazione dello stock degli Ide in percentuale al Pil italiano rimane allarmante. Con un misero 17,4%, anche nel 2014, così come è avvenuto dall’inizio della crisi, ci troviamo in coda alla graduatoria europea, con la sola Grecia dietro di noi.

Quali sono i motivi principali per cui gli stranieri sono diffidenti nei confronti del nostro Paese? Paolo Zabeo della CGIA ha spiegato e commentato questi risultati: “L’eccessivo peso delle tasse, le difficoltà legate ad una burocrazia arcaica e farraginosa, la proverbiale lentezza della nostra giustizia civile, lo spaventoso ritardo dei pagamenti nelle transazioni commerciali, il deficit infrastrutturale e il basso livello di sicurezza presente in alcune aree del paese da sempre scoraggiano gli investitori stranieri a venire in Italia. Se queste sono le ragioni che rendono il nostro paese poco attrattivo, pensate in che condizioni operano gli imprenditori italiani che nonostante ciò continuano a credere nelle proprie attività, ad investire nel futuro e a dare lavoro a milioni e milioni di italiani”.

Zabeo ha poi rivolto la sua attenzione verso il buon risultato conseguito nel 2014: “Questo risultato è stato conseguito in massima parte grazie all’acquisizione, da parte dei grandi gruppi finanziari stranieri, di pezzi importanti del nostro made in Italy. Nel settore della moda, dei servizi, delle comunicazioni e dei trasporti, molti marchi storici sono finiti sotto il controllo degli investitori stranieri. Se queste acquisizioni non daranno luogo a una fuga all’estero delle attività progettuali e produttive di questi nostri brand, tutto ciò va salutato positivamente. Purtroppo, l’internazionalizzazione dell’economia che stiamo vivendo da almeno 20 anni si manifesta e prende sempre più forma anche in questo modo”.

Nel 2014 i principali paesi di provenienza dei flussi in entrata nel nostro paese sono stati il Lussemburgo (39 per cento del totale), la Francia (20,8 per cento del totale) e il Belgio (12,4 per cento del totale).

A livello territoriale, è il Nordovest l’area che riceve il più alto numero di investimenti.
Nel 2013, ultimo anno in cui i dati sono disponibili per ripartizione geografica, il vecchio triangolo industriale ha “attratto” il 65 per cento circa degli investimenti totali. Seguono il Centro (18,5 per cento del totale), il Nordest (13,8 per cento) e il Sud (2 per cento).

Vera MORETTI

In Italia gli stipendi più bassi d’Europa

Un lavoratore italiano guadagna in media la metà che un dipendente in Germania, Lussemburgo e Olanda. Lo dicono i dati nell’ultimo rapporto diffuso da Eurostat “Labour market Statistics”, prendendo come riferimenti gli stipendi lordi annui del 2009: il Bel Paese si piazza al 12° posto nell’area euro, più in basso di Irlanda, Grecia, Spagna e Cipro.

“In Italia abbiamo salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato. Bisogna scardinare questa situazione, soprattutto aumentando la produttività” ha commentati il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che si è detta però fiduciosa sulla possibilità di un’intesa sulla riforma del lavoro e del temuto articolo 18.

Ma veniamo ai dati emersi dall’indagine Eurostat: il valore medio dello stipendio annuo in Italia per un lavoratore di un’azienda dell’industria o dei servizi (ovvero con almeno 10 dipendenti) è pari a 23.406 euro.
In Lussemburgo il medesimo valore medio si attesta a quota 48.914 euro, in Olanda 44.412 euro e in Germania a 41.100 euro. L’Italia è prima solo su il Portogallo (17.129 euro l’anno).

Il rapporto diffuso da Eurostat amplia lo sguardo anche sui dati di crescita delle retribuzioni lorde annue dell’Eurozona: l’avanzamento per l’Italia risulta però tra i più ridotti. Dal 2005 al 2009 il rialzo è stato del 3,3%, molto distante anche dai dati sulla crescita riportati da Spagna ( +29,4%) e Portogallo (+22%).

Una buona notizia per l’Italia, arriva quantomeno dalle differenze di retribuzioni tra uomini e donne, quello che Eurostat chiama “unadjusted gender pay gap”. Ma si tratta solo di un’illusione: l’Italia, con un gap tra uomini e donne attorno al 5% è di gran lunga sotto la media europea, pari invece al 17%, risultando seconda solo alla Slovenia.