Aperto in Kuwait il Cavalli Caffè

Roberto Cavalli è approdato in Kuwait non con una delle sue nuove collezioni, ma con l’apertura di un locale raffinato ed elegante, chiamato semplicemente Cavalli Caffè.
La location è certamente degna dello stilista, la cui fama mondiale non ha bisogno di presentazioni: per il suo locale, cavalli ha scelto uno dei centri commerciali più lussuosi al mondo, ovvero il Mall “The Grand Avenue” di Madīnat al-Kuwait.

Ma cosa offrirà, questo spazio nuovo di zecca, ai fortunati avventori?
Oltre a brunch mattutini, pranzi leggeri ma alla moda e cene chic, tutti rigorosamente caratterizzati da cibi Made in Italy, il Cavalli Caffè darà l’opportunità di acquistare prodotti italiani confezionati in packaging preziosi ed accattivanti.

Inutile dire che gli interni del locale sono stati impreziositi da oggetti di design e dettagli che appartengono a Roberto Cavalli, come le celeberrime stampe animalier, ormai vere icone della maison.

Presentando la sua ultima creazione, Cavalli ha dichiarato: “Vivere un’esperienza piacevole grazie a cibo squisito e piacevole compagnia, sorseggiando una deliziosa tazza di caffè italiano. Questa è la filosofia del Cavalli Caffè. Volevo trasmettere la mia innata passione per la bellezza e per la sensualità unendole in un progetto hospitality. Credo che il Kuwait diverrà rapidamente un grande fan del mio Cavalli Caffè. In questo breve viaggio ho avuto la possibilità di conoscere lo straordinario senso estetico della gente kuwaitiana, il loro stile di vita elegante ed alla moda”.

Vera MORETTI

L’arte Made in Italy è sempre di scena a Shangai

L’ex Padiglione Italiano dell’Expo di Shangai, donato ai cinesi con il nome rinnovato di Shangai Italian Center, continua a brillare grazie alle luci della ribalta che sul Made in Italy sembrano destinate a non spegnersi mai.

Gli ultimi e prestigiosi eventi ospitati dallo spazio espositivo saranno la mostra “La verità” dei materiali – Italia in Cina 2013-2015, la mostra “Contemporary Excellence” di Altagamma e l’esibizione in anteprima in Cina della Bibbia di Marco Polo.

Vincenzo De Luca, console italiano a Shangai, ha commentato a proposito: “Lo Shanghai Italian Center è una struttura espositiva importante per il Sistema Italia a Shanghai ed una piattaforma per gli scambi economici e culturali tra Italia e Cina. E’ stato il primo progetto di recupero dei padiglioni stranieri dell’Expo 2010 ed è l’unico Padiglione ad aver mantenuto l’identità nazionale. Da quando è stato riaperto il 18 maggio 2012, nel suo primo anno di vita, lo Shanghai Italian Center, seppur ubicato in un’area ancora in larga parte da sviluppare dopo l’Expo del 2010, ha ricevuto quasi 400.000 visitatori, 1.200 visitatori al giorno. Un dato che colloca il padiglione italiano al settimo posto tra gli spazi museali coperti italiani per affluenza di pubblico, prima della Pinacoteca di Brera“.

La mostra dei materiali, ultima in ordine di tempo, curata dalla Triennale di Milano e sostenuta da ICE e Ministero dell’Ambiente, sarà esposta per due anni, primo esperimento di lunga durata del Padiglione.

Continua De Luca: “Il tema dei materiali pietra, legno, materiali sintetici rappresenta perfettamente l’eccellenza italiana nel trasformare la materia prima in oggetti di grande valore estetico e funzionale. E’ un’esperienza sensoriale unica in quanto ripercorre il processo di trasformazione della materia in tutte le sue fasi, dal materiale grezzo, al semilavorato per arrivare al prodotto finito. Si tratta di un’esperienza non soltanto visiva, ma anche tattile, sonora e persino olfattiva. Quando la creatività ed il design sono così innovativi, si tratta di pezzi unici d’arte difficilmente replicabili da altri“.

La mostra fotografica di Altagamma, invece, sarà caratterizzata da 65 scatti d’autore affidati a 10 giovani fotografi italiani, altamente rappresentativa del meglio del lusso Made in Italy, ma di grande interesse è anche la Bibbia di Marco Polo.

De Luca, al riguardo, ha detto: “Questo manoscritto è una Bibbia latina di piccole dimensioni di produzione fiorentina giunta in Cina all’epoca della dinastia mongola degli Yuan (1279-1368) e ritrovato nell’antica provincia di Nanchino, quindi attribuito a Marco Polo. E’ frutto di un importante progetto di restauro e studio promosso dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna, dalla Biblioteca Laurenziana e dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani. E’ stato presentato per la prima volta in Cina ed è certamente il simbolo di un rapporto antico fra Cina e Italia che stiamo cercando di ricostruire“.

Vera MORETTI

E’ Ferrari il marchio più potente al mondo

Il brand per eccellenza di fama mondiale? Non è Google, né Coca-Cola, ma Ferrari, un marchio tutto italiano simbolo di lusso, design e potenza, qualità che la Casa di Maranello riesce da sempre a condensare nelle sue autovetture.

A decretare che è proprio quello del Cavallino Rampante il marchio più potente al mondo è stata Brand Finance, azienda leader nella valutazione dei marchi, che ha stilato la classifica annuale dei brand più potenti.
Dietro Ferrari, nella lista dei 500 marchi più famosi al mondo, ci sono i colossi Google, Coca-Cola ed Hermes.

Il risultato è di quelli insperati e prestigiosi, soprattutto se si considera che nella classifica dei marchi con più valore in assoluto Ferrari è al 324° posto ed è molto distante da Apple, il brand più “ricco” in assoluto con un valore di 87,3 miliardi di dollari, contro i 3,64 mld del Cavallino Rampante

Che cosa, dunque, ha fatto balzare il Gruppo modenese in cima alla classifica dei marchi più potenti?
Brand Finance, nella sua analisi, ha tenuto conto di una serie di fattori, come il margine netto, il ricavo medio per cliente, la spesa in marketing e pubblicità ma anche la simpatia e la fedeltà al marchio.
E secondo questi valori, Ferrari si è mostrata imbattibile, ancora di più di tante multinazionali internazionali.

Stephen Bayley, critico d’arte di fama mondiale, dimostra di essere d’accordo con questa classifica: “Penso spesso che il genio italiano per il car design si trovi soprattutto nel linguaggio del loro saper fare. Il loro è un vocabolario fatto di parole che sulle caratteristiche di una vettura e altri dettagli semplicemente non esistono in inglese. Se si dispone di una parola per designarlo è una sola: la bellezza“.

La notizia ha fatto piacere anche a Luca Cordero di Montezemolo, presidente del gruppo: “È sempre un piacere essere in vetta a una classifica e lo è ancora di più quando la concorrenza è rappresentata dalle aziende più note al mondo, a testimonianza che l’Italia, anche in un momento economico così difficile, è in grado di presentare realtà d’eccellenza“.

Vera MORETTI

Le scarpe italiane sono un affare estero

Le calzature italiane sono sempre più apprezzate all’estero tanto che, dopo essere state prodotte entro i confini nazionali, e precisamente nelle Marche, in Romagna e in Veneto, vengono spedite direttamente all’estero.

I mercati più attivi sono quelli di Russia, Giappone e Corea, paesi che, proprio per la frequenza di scambi ed esportazioni, stanno diventando molto vicini.
L’export verso i Paesi dell’est sta dando linfa ad un mercato che, considerando le vendite interne, sarebbe altrimenti stagnante e per nulla competitivo.

A testimoniare questo trend c’è Baldinini, società specializzata nella produzione di calzature esclusive che si collocano nella fascia altissima di mercato.
Da piccola bottega artigiana fondata nel 1910 a San Mauro Pascoli, è diventata oggi un’azienda che dà lavoro a più di 450 dipendenti e che ha realizzato, nel 2012, un fatturato di 115 milioni di euro, in aumento del 15% rispetto all’anno precedente.
Obiettivo prossimo è non solo confermare il più che soddisfacente risultato ottenuto, ma arrivare, nel giro di pochi anni, a raggiungere 250 milioni di euro.

Gimmi Baldinini, presidente della società, ha spiegato il successo del marchio indicando come formula vincente quella del monobrand, ma anche l’aver intrecciato rapporti di mercato con la Russia, appunto, che da sola contribuisce attualmente per il 70% del giro d’affari totale,e dove l’impresa conta una sessantina di negozi monomarca non solo a Mosca e San Pietroburgo, ma anche nelle regioni più lontane, come Ekaterinburg, Novosibirsk, Tiumen e Krasnodar sempre più sensibili alla moda italiana.

Il Medioriente incalza, con Dubai in prima linea, grazie anche ai quattro store appena aperti, ma tra le nuove mete internazionali c’è anche Cipro, influente approdo turistico.
Accanto alle new entry, ci sono anche le conferme di New York, Londra, Lugano e Montecarlo.

Solo il Belpaese sembra remare contro gli eccellenti risultati ottenuti dalla maison, come il numero uno di Baldinini conferma: “Tutta la nostra produzione è in Italia, anche se non c’è niente che ci stimoli a restare, ma spostare un’azienda all’estero è complesso”.

Non così attaccato alla definizione di Made in Italy è Silvano Lattanzi fondatore e presidente della società Zintala, nata nel 1971 a Fermo, che produce scarpe extralusso in pelle da uomo e da donna fatte a mano: “Il concetto del made in italy è insignificante, è il brand aziendale che tira le vendite. Il mercato interno non esiste; i paesi ai quali ci rivolgiamo sono gli Stati Uniti con New York, la Russia con Mosca, la Cina, il Giappone, la Corea. Da 42 anni abbiamo scelto di puntare tutto sulla qualità artigianale e sartoriale di altissimo livello. Le nostre scarpe sono in grado di accompagnare il cliente per 20 anni e questi paesi sono amanti del bello”.

Ha base a Montebelluna, invece, la calzatura sportiva di Stonefly, che deve buona parte del suo successo al Blusoft, un esclusivo sistema brevettato che consiste in una goccia di gel posta nella suola che permette di camminare con leggerezza e senza fatica.

L’azienda veneta conta oggi 110 dipendenti e vanta, nel 2012, un fatturato di 90 milioni di euro.
Adriano Sartor, AD di Stonefly, spiega così le strategie del brand: “C’è una velocità differenziata a seconda dei mercati in cui si va a operare. Il mercato domestico è in ulteriore contrazione e ci stiamo orientando verso l’Estremo Oriente, in Paesi come Giappone, Corea, Cina, dove stiamo investendo parecchio, sia in termini di collezioni che di risorse. La difficoltà è capire come funzionano questi mercati. Stiamo investendo con uffici nostri dedicati in loco per questo; si tratta però di fare un passo alla volta”.

Vera MORETTI

La Cina salverà il Made in italy

Tra i settori in maggiore sofferenza per quanto riguarda la produzione industriale italiana ci sono il tessile e l’abbigliamento.

A dare nuova linfa è sempre, e purtroppo solo, l’export, che, dunque, ha permesso di sopravvivere alle aziende caratterizzate da un maggior orientamento ai mercati esteri e da una spiccata capacità innovativa e da cospicui investimenti in ricerca e sviluppo.
A dimostrazione di ciò, attualmente le iniziative d’investimento sono in forte crescita: a marzo 2012 erano presenti in Italia oltre 100 società a partecipazione estera, quando nel 2007, queste erano meno di 30.

Tra i mercati maggiormente interessati alle dinamiche delle aziende italiane, la Cina rimane quella più attenta.
Ad attrarre la clientela cinese sono il design, la qualità dei prodotti e la capacità di valorizzare il territorio. Ma, considerando la crisi finanziaria, è cresciuta anche un certo scetticismo nei confronti delle esportazioni che non si dimostrano più che affidabili.

L’Italia, alla luce di questa tendenza, non può e non vuole stare a guardare, anche se sorge un dubbio circa le motivazioni che spingono i cinesi verso il Made in Italy: è la qualità dei prodotti italiani che ha portato il Belpaese a diventare uno dei principali fornitori della Cina o, piuttosto, la voglia di copiarli e riprodurli?

Per ora, non si può fare altro che affidarsi alla buona fede e prepararsi ad infittire i rapporti con il Paese del Sol Levante, poiché potrebbero portare ad un impennata delle vendite, quanto mai necessaria per la nostra economia.
E’ doveroso sottolineare, però, che questo potrebbe avvenire in particolare per i beni di lusso, la cui produzione continua ad avere base in Europa, proprio perché gli stessi cinesi considerano il Vecchio Continente la patria del lusso.

E a giudicare dalla massiccia presenza di compratori asiatici tra le vie del lusso europee, quadrilatero della moda milanese in testa, non ci sono dubbi su ciò.

Vera MORETTI