Millennial è sinonimo di lavoratore

Che le generazioni attuali non godano degli stessi privilegi e delle stesse prospettive di cui, in tema di lavoro e occupazione, hanno goduto i loro padri è un dato di fatto, specialmente per la generazione dei cosiddetti millennial, i ragazzi nati tra il 1980 e il 1995.

A testimoniarlo arriva ora un report di Manpower Group svolto a livello globale, dal quale emerge chiaramente come i millennial sono certi di lavorare molto a lungo e per questo investono molto sulla propria carriera.

Il report si fonda su uno studio internazionale effettuato su 19mila millennial e 1.500 manager addetti alle assunzioni di 25 Paesi e fornisce consigli per aiutare i datori di lavoro a ripensare le strategie per attrarre, mantenere e far crescere nelle loro aziende le giovani generazioni di lavoratori.

Si tratta di un primo report su millennial e mondo del lavoro che Manpower Group pubblicherà durante il 2016. Seguiranno uno studio sulla ridefinizione della formazione e sulle nuove strategie per gestire i millennial.

I risultati più significativi che emergono dal report di Manpower Group dicono che:

  • i millennial lavorano più a lungo e più sodo rispetto alle generazioni precedenti. L’84% di loro prevede di interrompere l’attività lavorativa per un periodo superiore a quattro settimane, nella maggior parte dei casi per dedicarsi ad attività ricreative.
  • oltre la metà dei millennial intervistati prevede di lavorare fin dopo i 65 anni, il 27% di oltre i 70 e il 12% dichiara che probabilmente lavorerà fino alla morte.
  • anche se quasi tre quarti dei millennial ha un lavoro a tempo pieno, oltre la metà di loro si dice pronta a nuove modalità di lavoro in futuro, qualora ce ne fosse la necessità. Ben il 34% degli intervistati sta prendendo in considerazione l’idea di iniziare un lavoro autonomo.
  • il 93% dei millennial vuole dedicare tempo e risorse economiche alla formazione personale: più vi è voglia di apprende e migliorarsi, maggiore sarà il successo della propria carriera lavorativa.

Insomma, un chiaro esempio di come i figli stiano scontando i privilegi goduti dai padri e che molti di questi ultimi, egoisticamente non vogliono mollare. Ma di come i figli sono in grado di fare sempre di necessità virtù.

Occupazione, gli ultimi fuochi della defiscalizzazione

La defiscalizzazione contributiva per i nuovi assunti introdotta dal Jobs Act sta facendo esplodere gli ultimi botti – visto che gli incentivi vanno esaurendosi- e sostiene l’ occupazione anche nel mese di febbraio, almeno nelle piccole e medie imprese, dove è cresciuta sia su base mensile sia su base annuale.

Secondo i dati dell’Osservatorio Mercato del Lavoro CNA, rilevati su un campione di 20.500 micro e piccole imprese per un totale di 125mila addetti, a febbraio l’ occupazione è cresciuta dello 0,4% rispetto a gennaio (l’aumento mensile più robusto degli ultimi quindici mesi) e del 2,5% anno su anno. Tutto questo come effetto combinato del calo delle cessazioni (-5,9%) e di quello delle assunzioni (-4,4%).

Il rovescio della medaglia di questo andamento dell’ occupazione è dato dal fatto che il calo avviato da gennaio della decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato – dall’esonero al 100% su un tetto massimo di 8.060 euro all’esonero al 40% su un tetto massimo di 3.250 euro – ha avuto come conseguenza un netto calo dei contratti a tempo indeterminato, scesi del 36%, a favore di altre due forme di occupazione: contratti a tempo determinato (+15,3%) e contratti di apprendistato +29,3%, entrambi su base mensile.

Alle rilevazioni della CNA sull’ occupazione si affiancano le previsioni del Sistema informativo Excelsior – Unioncamere e quelle del ministero del Lavoro, secondo le quali nel primo trimestre 2016 le imprese italiane stipuleranno 227mila nuovi contratti sia direttamente, sia con contratti in somministrazione, incarichi professionali, collaborazioni occasionali, collaborazioni a progetto. Secondo Unioncamere è un dato ancora buono, se comparato ai 191mila contratti attivati nell’ultimo trimestre 2015.

Passando invece agli scenari di occupazione del secondo trimestre 2016, i risultati del Manpower Employment Outlook Survey, indagine trimestrale del gruppo Manpower su 1000 datori di lavoro, solo il 6% di loro si è detto intenzionato ad assumere nuovo personale, contro un 4% che pensa di diminuire le assunzioni e il restante 87% che presume di restare stabile.

Assunzioni stabili nei prossimi tre mesi

I numeri che mensilmente Istat e ministero del Lavoro diffondono, relativi alla situazione dell’occupazione e delle assunzioni devono poi trovare un riscontro oggettivo anche nell’andamento del mercato del lavoro reale.

A scattare una fotografia di questo andamento è l’indagine trimestrale “Previsioni Manpower sull’Occupazione”, effettuata su un campione di 1001 datori di lavoro italiani, secondo la quale le prospettive di assunzioni per i prossimi tre mesi resteranno relativamente stabili rispetto a quelle del trimestre precedente.

La previsione netta sull’occupazione si attesta ad un -4%, lo stesso valore registrato nel terzo trimestre del 2015 (luglio-settembre). Le aree geografiche più forti saranno quelle del Nord-Est e del Sud/Isole dove i datori di lavoro riferiscono intenzioni di assunzioni migliori rispetto alle altre aree geografiche. Analizzando invece i settori produttivi, migliora quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio, frena quello alberghiero e della ristorazione.

Analizzando la composizione delle offerte di lavoro e le prospettive di eventuali assunzioni per settore, si scopre che i profili più ricercati da ManpowerGroup per i prossimi tre mesi interesseranno l’area della vendita (Sales engineer, Agente di Commercio) e della progettazione (Progettista meccanico e Architetto), mentre continuano a essere ricercate anche figure manageriali come quelle del Project manager e del Project engineer.

Dal confronto tra settori operato dall’indagine Manpower emerge che i datori di lavoro prevedono che nel periodo ottobre-dicembre il numero dei dipendenti calerà in 8 dei 10 settori industriali. Le prospettive di assunzioni più deboli sono relative al settore minerario ed estrattivo, per il quale la previsione netta sull’occupazione si attesta a -18%. Anche i datori di lavoro del settore pubblico e sociale riferiscono prospettive di assunzioni negative, con una previsione pari a -11%, mentre per il settore delle costruzioni la previsione è di -10%.

I datori di lavoro del settore ristoranti e alberghi prevedono un mercato del lavoro fermo, con una previsione pari allo 0% e il settore commercio all’ingrosso e al dettaglio a +1%. Rispetto al trimestre precedente, i datori di lavoro riferiscono prospettive di assunzione migliori in sei comparti industriali su 10. Rispetto all’anno scorso, invece i piani di assunzioni migliorano in 5 dei 10 settori industriali.

Se invece si guarda alle dimensioni aziendali, nel periodo ottobre-dicembre i datori di lavoro di 3 categorie su 4 relative alle dimensioni delle aziende prevedono un calo del numero di dipendenti. Si prevede che i mercati del lavoro più deboli riguarderanno le microaziende (con meno di 10 dipendenti) e le piccole aziende (tra i 10 e i 49 dipendenti), con previsioni nette sull’occupazione pari, rispettivamente, a -7% e -6%.

La previsione di assunzioni per i datori di lavoro delle grandi aziende (dai 250 dipendenti in su) si attesta a -3%. I datori di lavoro delle medie aziende (50-249 dipendenti) restano cauti in merito alle prospettive di assunzione, con una previsione di +1%.

Le imprese del turismo alla prova del nove

Il turismo dovrebbe essere il volano per far uscire l’Italia dalla crisi. Dovrebbe, perché a livello istituzionale in tanti si dimenticano della sua strategicità e le stesse imprese del turismo, spesso, fanno di tutto per respingere anziché attrarre turisti e operatori.

Rimane un dato di fatto: lo scorso anno le imprese turistiche sono tornate ad assumere e molte lo faranno anche quest’anno. Nel 2014, infatti, il 68% delle aziende italiane del turismo ha assunto del nuovo personale (mediamente da 1 a 5 persone) e per il 2015 il 47% intende farlo di nuovo, bilanciando inserimenti stabili e stagionali.

I dati sono stati rilevati nel rapporto “Work in Tourism – Future Jobs Trends in the Tourism” Industry, elaborato da Manpower relativamente a 700 aziende del turismo in 8 Paesi. La ricerca analizzar i modelli organizzativi di queste imprese, tratteggiandone le aree strategiche di sviluppo e le figure di cui necessitano per competere su un mercato sempre più digitalizzato e globalizzato.

Per quanto riguarda il settore del turismo in Italia, la ricerca sottolinea come esso sia solido e importante, ma ne tratteggia un vizio di base. A differenza di quanto accade in altri Paesi, le figure professionali del turismo assunte in Italia sono dedicate alle attività storiche del settore e si investe poco in innovazione. Nonostante le imprese siano a conoscenza dei trend del mercato turistico.

È un disallineamento singolare, che porterà per quest’anno il 54% delle nuove assunzioni in ruoli di produzione (tipicamente, per gli hotel, accoglienza, cucina e sala), nonostante gli operatori sappiano bene come i trend di mercato parlino di digitalizzazione e specializzazione. Ma figure in linea con questi trend, ossia responsabili comunicazione, social media manager, business developer e marketing specialist non sono ricercate. Qualche inserimento in più nelle aree digital, mentre all’estero le assunzioni in produzione del settore del turismo sono il 34%, mentre sono più gettonate le aree commerciali e marketing.

Alla base di questo fenomeno il fatto che solo il 15% delle aziende italiane ritiene che le risorse disponibili sul mercato del turismo corrispondano alle esigenze aziendali, a causa di importanti carenze gap linguistiche e scarse di competenze di marketing e di digital marketing.

Sempre guardando all’estero, invece, Manpower rileva che nel 57% dei casi si assumono le figure strategiche e il 35% delle aziende rileva un allineamento del mercato rispetto alle necessità aziendali.

Previsioni Manpower sull’Occupazione, leggerissimo miglioramento

 

Puntuali come ogni trimestre, le Previsioni Manpower sull’Occupazione diramate da ManpowerGroup Italia nei giorni scorsi mettono in evidenza un (leggerissimo) miglioramento per le possibilità di occupazione nei prossimi mesi. Il 4% dei 1.001 datori di lavoro interpellati dall’indagine si aspetta di incrementare il proprio organico, il 10% prevede invece un calo nelle assunzioni, mentre per il 78% non vi sarà alcuna variazione.

Sulla base di questi dati, che in realtà non si discostano molto dalla precedente rilevazione, e a seguito degli aggiustamenti stagionali, la previsione sull’occupazione si attesta a quota -3%. Rispetto al trimestre precedente, però, le prospettive di assunzione sono aumentate di 5 punti percentuali e migliorate di 11 punti rispetto all’anno precedente.

“Malgrado tutti i principali indicatori economici restino negativi per l’Italia – ha dichiarato Stefano Scabbio, Presidente e CEO di ManpowerGroup Italy e Iberia -, le previsioni ci mostrano più ottimismo rispetto al passato. I prossimi mesi saranno fondamentali per far uscire l’Italia dalla palude e una nuova riforma del lavoro può creare ottime opportunità di crescita. L’attenzione deve essere però posta su un incremento della flessibilità e sulla creazione di nuovi posti di lavoro soprattutto per i giovani. Inoltre, Expo Milano 2015, di cui ManpowerGroup è Official HR Premium Partner, deve essere un’ulteriore e importante occasione da sfruttare per il rilancio del Paese”.

JM