Pensioni 2023: la legge Fornero sarà definitivamente superata?

La riforma pensionistica introdotta con la Legge Fornero (decreto legge 201 del 2011) ha messo in difficoltà molti lavoratori perché, al fine di ridurre il debito pubblico, ha innalzato molto i requisiti per andare in pensione. Prevede il pensionamento a 67 anni di età oppure 42 anni e 10 mesi di contributi che scendono a 41 anni e 10 mesi per le donne. Dopo l’approvazione di Quota 102 fino al 31 dicembre 2022, i lavoratori fanno domande sulle pensioni 2023 sperando in una riforma che possa far superare definitivamente la Legge Fornero.

La Legge Fornero, Quota 100 e Quota 102

La Legge Fornero fin dalla sua entrata in vigore ha destato molti malumori, d’altronde già il fatto che al momento della presentazione della stessa, il ministro Elsa Fornero piangeva a dirotto, ha fatto immaginare ai lavoratori scenari apocalittici. Proprio per questo nel tempo, al fine di mitigare il malumore e le oggettive difficoltà dei lavoratori, i vari governi e le varie maggioranze parlamentari hanno proposto delle alternative alla Legge Fornero, che resta tutt’ora applicabile.

Per mitigare gli effetti della Legge Fornero con il decreto legge 4 del 2019 è stata introdotta la Quota 100 che permetteva ai lavoratori di uscire in anticipo dal mondo del lavoro a patto però che maturassero 62 anni di età e almeno 38 di contributi. La Quota 100 è però definitivamente andata in pensione il 31 dicembre 2021, sostituita dalla Quota 102.

Si tratta di una misura ponte che porterà molto probabilmente all’applicazione delle Legge Fornero in maniera totale. Quota 102 dovrebbe terminare la sua funzione il 31 dicembre 2022 e prevede la possibilità di andare in pensione a 64 anni di età con 38 anni di contributi. Ricordiamo che coloro che non hanno i requisiti per Quota 102, Opzione Donna, Ape Sociale o non vogliono approfittare di queste misure vedono l’applicazione della Legge Fornero che quindi è ancora attiva.

Cosa ci sarà dopo Quota 102? Le ipotesi per le pensioni 2023

Ciò che molti si chiedono è se dal 2023 si ritornerà alla Legge Fornero che, essendo criticata anche da molti partiti, potrebbe di fatto con un po’ di impegno essere superata. Le ipotesi allo studio per evitare l’applicazione dal 2023 della Riforma Fornero sono diverse, infatti i lavoratori sperano in un ritorno a Quota 100 dal 2023, mentre il Governo sembra stia studiando l’ipotesi di un’ulteriore misura ponte, cioè la Quota 104 che permetterebbe di andare in pensione con con almeno 66 anni di età e 38 di contributi.

Un’ulteriore ipotesi per poter tenere alla larga l’entrata in vigore completa della Legge Fornero senza ulteriori misure di pensione agevolata, è l’introduzione del solo sistema contributivo che andrebbe però a ridurre molto l’importo della pensione maturato. Secondo il Presidente del Consiglio Mario Draghi però questo è l’unico modo per evitare l’applicazione delle riforma pensionistica ideata dall’allora ministro Elsa Fornero.

Nota sul sistema contributivo per le pensioni 2023

Attualmente la disciplina del sistema contributivo prevede che:

  • il sistema contributivo, più favorevole ai lavoratori, venga applicato in maniera integrale ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996;
  • per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 avevano maturato un’anzianità contributiva di almeno 18 anni si applica un sistema misto fino al 1° gennaio 2012, cioè l’entrata in vigore della Legge Fornero del calcolo retributivo;
  • infine, per coloro che al 1° gennaio 1996 non avevano ancora maturato 18 anni di contributi, il calcolo dell’assegno pensionistico avviene con il sistema misto con applicazione del calcolo contributivo già dal 1° gennaio 1996. Con l’ipotesi allo studio verrebbe meno questa differenziazione.

Tra le ipotesi allo studio c’è anche Quota 41, presentata dalla Lega, che prevede la possibilità per i lavoratori di andare in pensione a 63 anni con almeno 41 anni di contributi. I sindacati invece chiedono una norma che consenta ai lavoratori di scegliere quando andare in pensione dopo aver raggiunto 62 anni di età e 41 di contributi, inoltre chiedono il riscatto gratuito della laurea e una pensione di garanzia per i giovani.

Pensioni 2023: resteranno Opzione Donna e Ape Sociale?

Ricordiamo che per agevolare il pensionamento ad oggi sono disponibili anche altre strade, cioè Opzione Donna che consente alle donne di andare in pensione a 58 anni di età, 59 per le lavoratrici autonome, con almeno 35 anni di contributi, ma perdendo però almeno il 30% dell’assegno in quanto gli importi sarebbero calcolati esclusivamente con il metodo contributivo. Infine è ancora possibile andare in pensione con l’APE Sociale che prevede anticipi pensionistici per chi ha perso il lavoro e ha difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro, per i lavori usuranti e per i care givers.

Per avere maggiori informazioni sulle attuali possibilità di pensionamento si consiglia la lettura di:

APE Sociale 2022: tutte le novità introdotte con la legge di bilancio

Legge di Bilancio 2022 novità per Quota 102 e Opzione Donna

Reddito di emergenza, c’è possibilità di nuova proroga?

Il decreto legge 41 del del 22 marzo 2021 all’articolo 12 ha previsto il Reddito di Emergenza (REm). Si tratta di un sostegno economico in favore di famiglie in stato di bisogno, ma soprattutto è una misura da considerare straordinaria e temporanea.

Il reddito di Emergenza: requisiti

Il Reddito di Emergenza è una misura di aiuto in favore alle famiglie con un ISEE di valore inferiore a 15.000 euro e che abbiano un patrimonio mobiliare (risparmi) inferiore a 10.000 euro, aumentati di 5.000 euro per ogni ulteriore membro della famiglia fino a un massimo di 20.000 euro. Per poterlo ottenere era altresì condizione imprescindibile che nel nucleo familiare non fossero presenti soggetti che avevano già percepito indennità Covid. E’ l’INPS a erogare questo sostegno in seguito alla presentazione di una domanda, attualmente non è possibile presentare istanza per il Reddito di Emergenza 2022.

Fatta questa premessa, come già ribadito, il Reddito di Emergenza era una misura provvisoria e attualmente non è stata prorogata, ma molte famiglie si chiedono: vi è la possibilità di una nuova proroga?

Con la proroga dello stato di emergenza è possibile che vi sia anche la proroga del Reddito di Emergenza?

Vista la proroga dell’emergenza e visto che l’Italia si trova ora ad affrontare la quarta ondata del virus Covid-19, erano in molti ad attendere l’inserimento nella legge di bilancio 2022 di una proroga del Reddito di Emergenza. In realtà così non è stato.

Attualmente è allo studio del Governo il nuovo decreto Sostegni, anche questo secondo le prime indiscrezioni andrà ad aiutare le imprese che più di altre hanno subito gli effetti del dilagare della pandemia, in particolare il settore ristorazione, turismo e tempo libero (discoteche). Le attività economiche che lavorano in questi settori con la quarta ondata, che è andata a coincidere anche sul periodo natalizio, hanno sofferto forti perdite.

Dalle indiscrezioni sul prossimo decreto Sostegni emerge anche che molto probabilmente ci saranno ulteriori misure per il contrasto al caro energetico. A questo proposito però il Presidente del Consiglio Mario Draghi nella conferenza stampa ha sottolineato che la via del sostegno governativo per far fronte al rincaro dei prezzi dell’energia non può essere l’unica soluzione e che invece è necessario andare a colpire chi da questi aumenti ha tratto maggiore profitto.

Ci sarà una nuova proroga del Reddito di Emergenza?

Ad oggi invece non vi sono notizie su una nuova proroga del Reddito di Emergenza. Per poter procedere a un’estensione sarebbe comunque necessario uno scostamento di bilancio e a questo punto potrebbe essere presente in un atto autonomo rispetto al decreto Sostegni già anticipato. Molto dipende dal futuro andamento dei contagi, infatti sembra che siamo ormai giunti al picco dei contagi e ci si aspetta una rapida discesa dei numeri in quanto la variante Omicron richiede tempi di guarigione minori. Questo implica che potrebbe non esservi alcuna proroga del Reddito di Emergenza anche se non sono escluse altre forme di aiuti alle famiglie che si trovano ad affrontare maggiori difficoltà.

DdL Concorrenza: novità per imprese, comunicazioni, notai e sanità

Il DdL Concorrenza è stato presentato nel pomeriggio del 4 novembre 2021 e si propone di rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati, tutelare i consumatori e promuovere lo sviluppo della concorrenza. Si compone attualmente di 32 articoli che vanno a incidere su diversi settori tra cui le assicurazioni, mentre manca una norma molto attesa, inizialmente indicata, e che prevedeva la possibilità per i Notai di esercitare su tutto il territorio nazionale e quindi senza limiti territoriali. Vediamo meglio quali potrebbero essere le importanti novità che nei prossimi mesi saranno discusse dal Parlamento.

Concessioni balneari e licenze

Un’altra misura molto attesa e che invece non compare del DdL Concorrenza è la liberalizzazione delle concessioni balneari e delle licenze per gli ambulanti. In questo settore è prevista solo una mappatura delle concessioni balneari da realizzare nell’arco di 6 mesi. Novità potrebbero invece ancora arrivare per taxi e NCC (Noleggio con conducente) questione molto spinosa e che più volte ha portato i tassisti ad insorgere visto che vedrebbero svanire gli investimenti, di una certa entità, richiesti per ottenere l’autorizzazione. Molto probabilmente il premier Draghi affronterà la questione con un disegno di legge delega.

DdL Concorrenza e settore energetico

Nel campo delle energie, c’è un ritorno delle concessioni idroelettriche allo Stato ma solo nelle Regioni che hanno dimostrato di non essere capaci di gestirle. Importanti novità anche per l’installazione delle colonnine di ricarica sulla rete autostradale. Con la legge di bilancio per il 2021 il governo aveva previsto che le concessionarie autostradali dotassero la rete di loro competenza di punti di ricarica a elevata potenza per veicoli elettrici. La potenza doveva essere tale da effettuare la ricarica con tempi di attesa non superiori rispetto a quelli previsti per la fornitura di carburante. Con la nuova normativa, i gestori che non hanno adempiuto a tale obbligo possono mettere a gara con procedura trasparente, competitiva e non discriminatoria, la fornitura di tale servizio, quindi affidano a soggetti terzi l’incarico di procedere all’installazione delle colonnine di ricarica.

Trasparenza settore comunicazioni

Si richiede maggiore trasparenza anche nel campo delle comunicazioni (telefonia fissa e mobile, internet, abbonamenti televisivi) con l’obbligo di semplificare le procedure per passare da un gestore all’altro. I servizi premium non potranno essere attivati senza un consenso espresso, inoltre nel caso in cui la compagnia telefonica intenda proporre servizi in abbonamento offerti dai terzi, deve obbligatoriamente acquisire la prova del previo consenso. In questo modo non sarà possibile per i clienti ritrovarsi abbonati a servizi costosi senza averne avuto totale consapevolezza dei termini dei servizi.

Nel settore delle comunicazioni è inoltre previsto che per la realizzazione di opere necessarie allo sviluppo della connessione in fibra ottica, ci sia il necessario coordinamento tra le aziende che decidono di investire nei medesimi territori. Il coordinamento ha ad oggetto “ il processo di richiesta dei permessi, la non duplicazione inefficiente di opere del genio civile, la condivisione dei costi di realizzazione”. In questo modo si creano anche minori disagi per i cittadini e ci sono meno costi relativi alla realizzazione delle infrastrutture.

DdL Concorrenza e Sanità

Per quanto riguarda la Sanità, è prevista una modifica della procedura per la nomina dei dirigenti che dovrà essere basata sul curriculum, titoli professionali, capacità gestionali, volume dell’attività svolta, aderenza al profilo richiesto ed esito del colloquio finale. In caso di parità di punteggio tra più candidati, la nomina ricadrà su quello più giovane di età.

Novità anche per l’accreditamento delle strutture sanitarie, infatti non è più previsto il periodo transitorio di accreditamento provvisorio, ma in base alla qualità e al volume dei servizi da erogarsi viene concesso l’accreditamento. Le strutture da accreditare devono inoltre essere individuate applicando criteri equi, non discriminatori e procedure trasparenti. Sarà compito delle Regioni pubblicare un avviso indicante in criteri oggettivi per ottenere l’accreditamento. La selezione delle procedure da accreditare deve essere fatta periodicamente tenendo in considerazione la programmazione sanitaria regionale e verificando esigenze di razionalizzazione della rete.

Ultime novità del Disegno di Legge Concorrenza

Ulteriori semplificazioni sono previste anche per l’apertura di attività di impresa che può essere completata nell’arco di 4 giorni.

Nel campo delle assicurazioni invece è previsto l’obbligo di risarcimento diretto anche per le compagnie assicurative che hanno la sede sociale all’estero.

Occorre ricordare che il Disegno di Legge Concorrenza dovrà passare al vaglio del Consiglio dei Ministri e in seguito al Parlamento. Di conseguenza è molto probabile che vi siano modifiche determinate da emendamenti proposti dai vari partiti e in generale dall’iter procedurale.

 

Contratto di espansione: con la legge di bilancio estensione al 2022 e 2023

Il contratto di espansione è uno strumento fornito alle aziende per procedere alla digitalizzazione delle aziende attraverso il ricambio generazionale dato da nuove assunzioni. Si tratta di una misura temporanea ed era destinata a terminare i suoi effetti nel 2021, ma con con il disegno di legge di bilancio 2022 è prevista l’estensione al 2022 e al 2023. Cambiano inoltre le modalità operative.

Come funziona il contratto di espansione

Il contratto di espansione è entrato nel nostro ordinamento nel 2019 con il decreto Crescita, inizialmente era previsto solo per le aziende con più di 1000 dipendenti, in seguito è stato esteso ad aziende con un numero inferiore di dipendenti. Con l’ultima estensione, prevista nel disegno di legge di bilancio all’articolo 63, si amplia la platea dei potenziali beneficiari che è stata estesa alle aziende che hanno anche solo 50 dipendenti.

La caratteristica principale del contratto di espansione è che prevede uno scivolo pensionistico della durata di 60 mesi (5 anni) questo vuol dire che i dipendenti potranno essere collocati in pensione con 5 anni di anticipo.

Per il dipendente che accede al contratto di espansione gli importi mensili sono accreditati dall’INPS, ma sono pagati dal datore di lavoro che potrà però contare sulla restituzione del contro valore NASpI , ma si tratta non della pensione, bensì di un accompagnamento alla stessa. Gli importi si calcolano in base alla contribuzione effettivamente maturata, non è prevista indennità di perequazione e non spettano gli ANF (Assegni per il Nucleo Familiare, mentre il lavoratore potrà percepire la tredicesima mensilità).

Si tratta quindi di un trattamento del tutto simile all’isopensione di cui abbiamo ampiamente parlato nell’articolo Isopensione o esodo: rischio interruzioni con la circolare INPS 2021

Legge di bilancio: contratto di espansione esteso al 2022 e 2023

Nella prima legge di bilancio prevista dal governo Draghi il contratto di espansione prevede che per gli anni 2022 e 2023 potranno accedere a questo beneficio le aziende che hanno almeno 50 dipendenti e nel caso di aggregazioni stabili di aziende si possono sommare gli addetti delle varie aziende al fine di raggiungere tale limite. Per poter procedere, è necessario prima addivenire a un accordo con le rappresentanze sindacali da sottoscrivere presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

L’azienda deve presentare un piano di assunzioni di nuovi addetti. Per le aziende con più di 1000 lavoratori è previsto l’obbligo di assumere una persona ogni 3 adesioni allo scivolo pensionistico. Per le aziende di minori dimensioni, il piano di assunzioni è da concordare con le rappresentanze sindacali. Il lavoratore naturalmente non è obbligato ad aderire al piano di pensionamento anticipato. I nuovi termini previsti per il contratto di espansione sono:

  • 2 settembre 2023 per l’avvio della procedura amministrativa presso l’INPS;
  • 30 novembre 2023 per firmare la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro in seguito all’adesione da parte del lavoratore al piano aziendale.

Con la legge di bilancio 2022 si conferma l’impianto generale del contratto di espansione con la possibilità per l’azienda di accedere alla Cassa Integrazione Straordinaria in Deroga per 18 mesi senza costi. Inoltre è necessario un piano di formazione e riqualificazione per i dipendenti che non sono interessati dal contratto di espansione.

Deve essere sottolineato che per il lavoratore questo potrebbe avere un costo anche alto perché naturalmente, al raggiungimento dell’età pensionabile gli importi saranno ridotti.

Per saperne di più sul contratto di espansione e sul suo funzionamento, leggi l’articolo: Pensione anticipata contratto di espansione: requisiti e costi

Taglio di 12 miliardi di tasse per il 2022: via libera alla manovra di bilancio

La manovra di bilancio è uno degli appuntamenti che solitamente lasciano in ansia i cittadini italiani abituati purtroppo a molte manovre “lacrime e sangue”, ma questa volta qualcosa sembra essere cambiato, infatti il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato il taglio di 12 miliardi di tasse in favore di società e persone.

Via libera alla manovra di bilancio

Il via libera alla manovra di bilancio è arrivato dopo 3 ore di camera di consiglio con i vari Ministri del governo Draghi, viene definita come una manovra “espansiva” quindi niente più tagli e ristrettezze. Alla conferenza stampa il Presidente ha subito sottolineato che ci sarà un taglio di tasse di 12 miliardi di euro, non 8 miliardi come inizialmente prospettato. L’obiettivo è tagliare le tasse stimolare gli investimenti, in questo modo sarà possibile agire, sebbene in modo indiretto, sulla domanda e di conseguenza accompagnare la ripresa economica che, secondo le stime di Mario Draghi, dovrà continuare anche nei prossimi anni. Il Presidente del Consiglio ha anche sottolineato che la crescita degli ultimi due trimestri non deve essere considerata un obiettivo a sé, ma deve essere coordinata in modo che sia equa e sostenibile. Un vero cambio di rotta.

Taglio di 12 miliardi di tasse per il 2022

Andando nel dettaglio, il taglio di 12 miliardi di tasse previsto per il solo 2022 sarà ripartito in 8 miliardi di tagli a IRPEF, IRAP e cuneo fiscale, quindi si tratta di un taglio mirato a favore di persone e aziende. Gli altri 4 miliardi non è ancora chiaro come saranno utilizzati nella riduzione delle imposte. Deve però essere sottolineato che questa è solo una prima parte degli “aiuti fiscali”, infatti per il triennio 2022, 2023 e 2024 è previsto un taglio complessivo delle imposte pari a 40 miliardi di euro, di questi 24 sono destinati al taglio del cuneo fiscale (somma delle imposte dirette e indirette che gravano sull’azienda e inerenti i rapporti di lavoro).

Questo potrebbe tradursi in una maggiore propensione delle aziende a investire in Italia e quindi anche in una maggiore occupazione, ad oggi infatti molte aziende hanno difficoltà a sostenere i costi previsti per i lavoratori dipendenti.

Come sarà attuato il taglio delle imposte da 12 miliardi di euro?

Il Presidente del Consiglio in conferenza stampa ha però dichiarato che la reale operatività di questi tagli sarà decisa in Parlamento. Secondo le prime indiscrezioni il taglio delle imposte sarà caratterizzato dalla riduzione di una o più aliquote delle imposte e da una revisione organica del sistema delle detrazioni. E’ previsto inoltre il taglio dell’IRAP (imposta da sempre odiata dalle aziende).

Le novità per le imprese però non finiscono qui, infatti ci saranno ulteriori 10 miliardi di euro, di questi 8 miliardi saranno destinati alla internazionalizzazione delle aziende, 900 milioni di euro saranno invece destinati al rifinanziamento della Nuova Sabatini e infine ci sarà il rifinanziamento del fondo per le PMI.

Se vuoi conoscere la Nuova Sabatini, leggi l’articolo: Imprese: la legge “Nuova Sabatini” per finanziare l’acquisto di macchinari

Critiche alla manovra di bilancio

Non sono mancate critiche alla manovra di bilancio annunciata e tra queste di particolare rilievo sono quelle di Carlo Cottarelli (direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica), più volte indicato nei mesi scorsi come probabile presidente del Consiglio, questi afferma che si tratta di una manovra che non affronta realmente i problemi e che per evitare conflitti sociali rimanda le decisioni realmente importanti a provvedimenti futuri.

Deve essere ricordato che la manovra di bilancio passa ora al vaglio del Parlamento che potrà anche proporre emendamenti e quindi non si tratta ancora di un atto definitivo.

Draghi: “Bce inutile senza investimenti”

 

Nonostante il presidente della Bce sia pronto a nuovi interventi per mantenere la stabilità dei prezzi, “nessuno stimolo monetario o fiscale può avere successo se non accompagnato dalle giuste politiche strutturali”. Secondo Mario Draghi non ci sarà ripresa sostenibile in assenza di un aumento degli investimenti perché “siamo di fronte a una serie di condizioni, ovvero bassa crescita e bassa inflazione, debito elevato e alto tasso di disoccupazione, che possono essere affrontate solo attraverso azioni concordate su entrambi i lati, della domanda e dell’offerta dell’economia”.

“Un deciso incremento degli investimenti – ha ribadito il presidente della Bce – è essenziale per portare l’inflazione in maggiore prossimità dei livelli auspicati, per stimolare l’economia e ridurre la disoccupazione. Solo se le politiche strutturali, di bilancio e monetarie procedono di pari passo, l’area dell’euro assisterà al recupero degli investimenti”.

I governi, dal canto loro, devono lavorare a “una composizione più favorevole alla crescita delle politiche di bilancio, riducendo il carico fiscale e la riduzione delle spese correnti improduttive”.

JM

Draghi:”Il calo del Pil? Dipende dal basso livello di investimenti privati”

 

«Uno dei componenti del basso Pil italiano è il significativo debole livello degli investimenti privati, nonostante una ripresa dei consumi». Ne è convinto il presidente della Banca centrale Europea, Mario Draghi, che sottolinea anche come la ripresa economica nell’Eurozona proceda a ritmo moderato e disomogeneo fra i vari Paesi.

Nel dettaglio, i Paesi europei più impegnati nel fare riforme, stanno crescendo di più: «Quelli che hanno realizzato programmi convincenti di riforma strutturale stanno andando meglio di quelli che non lo hanno fatto o lo hanno fatto in modo insufficiente, è giunto il tempo di iniziare a condividere la sovranità a livello europeo anche per quanto riguarda le riforme strutturali» ha dichiarato al termine di un consiglio direttivo l’ex presidente del Financial Stability Forum ed ex Governatore della Banca d’Italia.

JM

 

Banche: continuano le sofferenze dovute ai prestiti alle imprese

Continuano le sofferenze, da parte delle imprese, per quanto riguarda i prestiti da parte delle banche.
Se, da una parte, è ancora molto difficile ottenere un finanziamento, dall’altra, infatti, risulta altrettanto complesso riuscire a restituire il denaro ricevuto.

Secondo i dati di Bankitalia ripresi da una ricerca di Unimpresa, associazione delle imprese che ha il suo focus nelle pmi, nell’ultimo anno le sofferenze sono ancora cresciute del 25%, arrivando a superare il muro dei 166 miliardi di euro, in aumento di 33,1 miliardi.
Se si guarda al rapporto con il totale dei crediti, la percentuale è schizzata dal 9,14% all’11,6%.

Dal 2010 a oggi, inoltre, in valore assoluto le sofferenze sono più che raddoppiate, passando da 77,8 miliardi a 166,4.

Questo, per le banche, significa maggiori difficoltà nella concessione di crediti, anche a causa dei più stringenti requisiti patrimoniali.
Inoltre, con la crisi ancora in atto, l’ammontare complessivo dei crediti p in calo, anche se in termini minori rispetto agli anni precedenti.

Da aprile 2013 ad aprile 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,2 miliardi di euro passando da 1.458,07 miliardi a 1.427,7 miliardi.
Una riduzione che interessa sia le famiglie (-6,7 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,08%.

A questo proposito, Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha dichiarato: “Quella del credito resta una situazione gravissima e, di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche delle istituzioni“.

Ha poi aggiunto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi: “Le banche italiane stanno effettuando dei colossali aumenti di capitale che sono utili non solo per l’asset quality review e per gli stress test ma per avere molta più capienza per effettuare nuovi prestiti. La stagione degli aumenti non sarà mai finita, perché questa crisi ha cancellato la logica del minimo capitale. Se non riusciamo ad ottenere regole uniformi in tempi ragionevolmente brevi, l’Ue invece di diventare una grande chance per l’Italia rischierebbe di far esplodere le contraddizioni fin qui sopite“.

Vera MORETTI

Draghi riconosce l’importanza delle pmi

Anche la Bce, nella persona del suo presidente Mario Draghi, ammette l’importanza cruciale delle pmi per l’economia italiana e, più in generale, europea: “Le piccole e medie imprese fanno l’80% dell’occupazione nell’Eurozona, ecco perché sono importanti”.

Queste le parole di Draghi alla vigilia di un nuovo paper pubblicato con la Banca d’Inghilterra, in cui si spiega alle pmi di affrontare la stretta creditizia comprando prestiti.

Parlando poi di inflazione: “Siamo consapevoli dei rischi di un periodo troppo lungo di bassa inflazione. Sono fiducioso, riporteremo l’inflazione vicina ma al di sotto del 2% come da mandato“, ed ha rifiutato ancora una volta l’idea di alzare l’obiettivo dei prezzi: “La Bce agisce simmetricamente di fronte all’inflazione. Il tasso d’inflazione è stato superiore all’obiettivo del 2% a lungo quando i prezzi petroliferi salivano. Quindi bisogna aspettarsi un’identica simmetria in futuro. La Bce agisce simmetricamente di fronte all’inflazione. Il tasso d’inflazione è stato superiore all’obiettivo del 2% a lungo quando i prezzi petroliferi salivano. Quindi bisogna aspettarsi un’identica simmetria in futuro“.

Vera MORETTI

Liquidità a banche e imprese dalla Bce

Mario Draghi, presidente della Bce, ha confermato l’arrivo di finanziamenti per banche e imprese, che permetteranno di riportare l’inflazione sotto il 2%.
Alzare i prezzi, e portare l’obiettivo al 5%, è un’ipotesi che il numero uno della Banca centrale europea nemmeno considera.

Si dunque ad una maggiore liquidità per banche e imprese, che coinciderà con un abbassamento dei tassi dallo 0,25 allo 0,10%.

Tutto ciò avverrà ad alcune condizioni, la prima delle quali è che le banche dovranno immettere nel circuito i soldi che riceveranno, con la concessione di prestiti alle aziende.
Ma se ciò non avverrà, la Bce chiuderà subito i suoi rubinetti, con il rischio di non aprirli più.

Perché questo? Semplicemente, deve valere la regola, valida per ogni prodotto, che più aumenta la sua disponibilità sul mercato e più scende il suo prezzo.
Lo scopo di questo progetto è favorire e velocizzare il calo dell’inflazione, ma anche perché secondo Draghi “le piccole e medie imprese fanno l’80% dell’occupazione nell’Eurozona, ecco perché sono importanti ed hanno bisogno di liquidità”.

Vera MORETTI