Cibus e l’eccellenza del food made in Italy

Dopo tanta attesa, parte oggi a Parma Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione. Inaugurato dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e forte di una expertise di oltre 35 anni, sviluppata ulteriormente nel semestre di Expo2015 con l’arrivo di centinaia di top buyer esteri nel padiglione CIBUSèITALIA, Cibus si conferma la piattaforma per eccellenza dell’industria alimentare per incrementare gli scambi con i mercati esteri.

Il programma completo della 18esima edizione di Cibus – Salone internazionale dell’alimentazione, organizzato da Fiere di Parma e Federalimentare, è stato presentato le scorse settimane alla stampa a Milano.

Sulla scia del dopo Expo anche i numeri sono da record: 3mila espositori su un’area di 130mila metri quadri, 70mila visitatori attesi, di cui 15mila dall’estero. Arriveranno 2mila top buyer da ogni continente, grazie alla collaborazione con ICE Agenzia e ad un investimento complessivo di oltre 3 milioni di euro, grazie anche all’importante contributo da parte del Governo, nel quadro di programma promozionale del made in Italy agroalimentare “The Extraordinary Italian Taste”. In concomitanza con l’evento fieristico si terranno anche il “World Food Research and Innovation Forum” e l’assemblea annuale di Federalimentare.

Cibus è una fiera in continua crescita – ha dichiarato Gian Domenico Auricchio, Presidente di Fiere di Parma – per il volume d’affari che genera, per notorietà internazionale ed anche come numeri: gli espositori aumentano dell’11% rispetto alla precedente edizione e i metri quadrati lordi d’esposizione dell’8%. Il quartiere fieristico è sempre più moderno e funzionale: all’ingresso ovest è stato rimontato il padiglione che ha ospitato CIBUSèITALIA ad Expo2015 offrendo un ingresso di oltre 1.300mq; i parcheggi antistanti a questo ingresso sono stati totalmente asfaltati e l’esterno dei padiglioni è stato rimodellato da un ammodernamento grafico”.

Nel 2015 l’export del comparto alimentare ha raggiunto i 37 miliardi di euro, facendo ben sperare per l’obiettivo, delineato dal premier Matteo Renzi, di raggiungere i 50 miliardi entro il 2020.

In termini qualitativi, di valore aggiunto e conseguentemente di prezzi riconosciuti ai nostri prodotti sui mercati internazionali, l’esportazione agroalimentare italiana non ha concorrenti – ha sottolineato Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare -. Il traguardo di 50 miliardi di euro a fine decennio garantirebbe un aumento degli occupati diretti e indiretti di circa 100mila unità e permetterebbe al Made in Italy alimentare di entrare nella leadership europea colmando in parte il gap con gli altri Paesi. Con un 6-7% di aumento dell’export l’anno, l’obiettivo è alla nostra portata. Oggi la sfida è quella di trasformare quei progetti capaci di creare occupazione e ricchezza, in investimenti e in risultati in termini di esportazione del food and beverage italiano per consolidare un trend di crescita positivo. E se Expo ha consacrato nel mondo il modello alimentare italiano come modello di riferimento internazionale, quest’edizione record di Cibus sarà l’occasione per ribadirlo. Stiamo già guardando oltre, per rafforzare in futuro la presenza internazionale di questa manifestazione con modalità che diano sempre più servizi e vantaggi competitivi alle aziende italiane che promuovono i loro prodotti nel mondo“.

Cibus intanto procede con la sua evoluzione da fiera leader di settore a piattaforma permanente di conoscenza e promozione per supportare l’export agroalimentare italiano.

Cibus 2016 è il traguardo di anni di lavoro – ha sottolineato Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma – durante i quali abbiamo accompagnato le imprese alimentari italiane nelle più importanti fiere internazionali di settore (da Pechino a Bangkok, da Chicago a San Francisco), organizzando road show (Tokio, Dubai, Singapore) e incontri con i buyer esteri nel Cibus Market Check (da Mosca a New York, da San Paolo a Shanghai). La sfida per i prossimi anni è trasformare Cibus in una piattaforma permanente per la promozione all’estero a disposizione del food made in Italy e delle istituzioni. Con le 3mila aziende espositrici, tutte espressioni del made in Italy alimentare, daremo al mondo una rappresentazione straordinaria del nostro patrimonio di competenze lungo tutte le filiere”.

Vedremo domani gli highlights di Cibus 2016.

Agroalimentare tra export e deflazione

Sono passati ormai quattro mesi dalla fine di Expo 2015, evento che ha acceso un faro di dimensioni mondiali sul comparto agroalimentare italiano. Ma come è messo, oggi, quello che è uno dei capifila dell’eccellenza italiana all’estero?

All’apparenza bene. Secondo i dati Istat riferiti al 2015, il Pil italiano è cresciuto dello 0,8% su base annua rispetto al 2014, anche e soprattutto grazie all’agricoltura, che ha fatto registrare lo scorso anno il più elevato aumento di valore aggiunto, +3,8%, accompagnato al record per l’export agroalimentare, che ha raggiunto quota 36,8 miliardi di euro (+7,5% sul 2014). Una nuova giovinezza per l’agricoltura e l’agroalimentare, che si accompagna al +16% giovani occupati nel comparto, pari a oltre 20mila unità.

Dati buoni, dei quali si è accorto anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: “Le nostre tre priorità assolute sono tutelare il reddito di chi vive di agroalimentare, favorire il ricambio generazionale e organizzare su basi nuove le nostre filiere eccellenti. Non è un caso che nella Legge di Stabilità l’agroalimentare abbia avuto una centralità assoluta: infatti da quest’anno tagliamo del 25% la pressione tributaria sulle aziende, cancellando Irap e Imu sui terreni, per un valore di 600 milioni di euro. Con lo stesso obiettivo abbiamo proposto una riforma della nostra organizzazione per approdare a un vero e proprio ministero dell’ Agroalimentare italiano in grado di dare unità e forza al settore”.

La ripresa di un ruolo centrale nell’economia da parte dell’ agroalimentare italiano è sottolineata anche da Coldiretti. Secondo l’organizzazione degli agricoltori, “il valore aggiunto agricolo cresce grazie all’export e alla ripresa dei consumi alimentari delle famiglie, che tornano positivi dopo sette anni di flessione. Tuttavia destano preoccupazione i segnali di deflazione provenienti dalle campagne italiane a causa del crollo dei prezzi pagati ai produttori, dal -60% per i pomodori al -30% per il grano duro fino al -21% delle arance rispetto all’anno scorso. La situazione sta assumendo toni drammatici anche per gli allevamenti, con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti Dop, ben al di sotto del livello per la copertura dei costi di produzione. La situazione non è facile nemmeno per i bovini da carne e per il settore lattiero-casario”.

In sostanza, quindi, se da un lato il settore dell’ agroalimentare si dimostra trainante per l’economia, specialmente nel rapporto con i mercati esteri, dall’altro la politica dei prezzi praticati nei confronti dei produttori rischia di minare alla base le buone performance del settore. Un rischio da evitare, anche alla luce di quanto di buono ha portato all’ agroalimentare italiano Expo 2015.

Mipaaf e Intesa Sanpaolo per le imprese dell’ agroalimentare italiano

Le grandi realtà del credito del Paese si muovono a sostegno delle imprese dell’ agroalimentare italiano. Proprio guardando al periodo per nulla facile in Borsa per le banche italiane, il protocollo di intesa siglato tra il ministero delle politiche Agricole alimentari e forestali e Intesa Sanpaolo sull’ agroalimentare italiano assume un’importanza strategica.

L’accordo, firmato nei giorni scorsi dal ministro Maurizio Martina e dal consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, prevede l’attivazione di un plafond di investimenti da 6 miliardi di euro in 3 anni per finanziare imprese e filiere produttive, oltre che per sostenere servizi finanziari dedicati alle esigenze dell’attività agroalimentare. Con questa intesa, i firmatari stimano possibile la creazione di almeno 70mila nuovi posti di lavoro e 10 miliardi di investimenti.

Il protocollo potenzia anche gli strumenti di garanzia e istituisce un programma formativo destinato agli imprenditori dell’ agroalimentare italiano. Toccherà a un team centrale e a una rete di specialisti territoriali di Intesa Sanpaolo, garantire supporto finanziario e consulenza alle imprese agricole, con la supervisione e il sostegno del ministero, delle associazioni e degli enti locali.

Altra priorità che i firmatari del protocollo di intesa si sono dati, è quella di rendere più agevole l’accesso al credito per le imprese dell’ agroalimentare italiano. Con una maggiore e più facile disponibilità finanziaria, queste aziende potranno impegnarsi in maniera più decisa nella propria opera di internazionalizzazione, effettuare investimenti maggiori e più mirati nelle rispettive filiere produttive, favorire l’innovazione tecnologica, la digitalizzazione e l’e-commerce, fondamentali per l’ agroalimentare italiano per crescere sempre di più all’estero.

In arrivo 400 milioni per le imprese agricole

Le imprese agricole italiane potranno beneficiare di una linea di credito di 400 milioni messa a disposizione dalla Banca Europea degli Investimenti (Bei). Il finanziamento approvato dalla Bei consentirà di attivare prestiti a condizioni competitive per 800 milioni di euro proprio a vantaggio delle imprese agricole.

Con la sua linea di credito, la Bei interviene attraverso finanziamenti alle banche, che restano però vincolati al sostegno di progetti di investimento e sviluppo da parte delle piccole e medie imprese agricole, forestali, della produzione alimentare e della pesca.

Gli investimenti finanziati dalla Bei potranno essere destinati ai più diversi scopi da parte delle imprese agricole: dal rinnovo delle loro linee produttive all’acquisto di macchinari agricoli, dall’ampliamento di strutture e magazzini allo sviluppo di nuovi prodotti.

Dà la carica il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina: “Abbiamo una grande occasione per rilanciare gli investimenti e creare occupazione in agricoltura in Italia. Per la prima volta la Bei interviene con una linea di credito specificamente per questo settore e con una dotazione importante che può attivare finanziamenti per 800 milioni di euro. E’ il risultato del lavoro costruito in questi mesi dal ministero delle Politiche Agricole con la Banca Europea degli Investimenti, il ministero dell’Economia e la Cassa Depositi e Prestiti”.

Nei prossimi 18 mesi – ha proseguito Martinasarà più facile l’accesso al credito per le nostre imprese agricole, che potranno così sostenere meglio i piani di sviluppo e accrescere la competitività del sistema. Allo stesso tempo stiamo lavorando a un’ulteriore linea di credito specifica per i giovani che integra i mutui a tasso zero per gli under 40, perché il ricambio generazionale nel settore è sempre più urgente. La decisione di queste ore della Bei è la conferma che l’agricoltura italiana è un campo nel quale si può e si deve investire”.

Vinitaly 2015 scalda i motori

Mancano ormai pochi giorni all’apertura di Vinitaly 2015 (Fiera di Verona, 22-25 marzo) e l’appuntamento più importante d’Europa per l’enologia italiana è da sempre il momento per analisi e riflessioni su una delle più grandi ricchezze del made in Italy, il vino.

Del resto, lo stesso ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, in occasione della conferenza stampa di presentazione di Vinitaly 2015 (la 49esima edizione della fiera) è stato chiaro: “Oggi – ha affermato – possiamo presentare insieme un appuntamento fondamentale per il sistema italiano, perché Vinitaly rappresenta nel mondo tutta l’esperienza vitivinicola nazionale. A Verona sarà l’occasione per fare insieme il punto delle cose fatte dal Governo per la semplificazione burocratica e l’internazionalizzazione delle nostre aziende e per lanciare i nuovi obiettivi oltre l’Expo 2015, tra questi il Testo Unico sul vino, per la riorganizzazione e il riordino del comparto”.

Un impegno chiaro da parte del Governo a supporto del vino italiano, grazie alla validità della collaborazione con Veronafiere per l’attuazione di politiche di sviluppo economico e di promozione del made in Italy sui mercati internazionali, tra le quali Vinitaly 2015 assume il ruolo principale.

Come detto, Vinitaly 2015 è l’occasione per analizzare trend e andamenti del mercato enologico italiano. In questo senso, il 2014 è stato difficile per varie congiunture internazionali, ma il sentiment delle aziende è positivo, come risulta da un’indagine di Vinitaly su 30 tra le realtà enologiche più importanti. Si tratta di un panel “scientificamente non rappresentativo”, ma certamente significativo per il volume d’affari espresso, complessivamente circa 2 miliardi di fatturato, e per la dinamicità imprenditoriale.

Ne è emerso che nel 2014 si è registrata una crescita del fatturato delle cantine italiane pari al 5% rispetto al 2013 e, dato importante, il 55% di queste esprime fiducia per il 2015; il 35% in questi primi due mesi ha già avuto riscontri positivi e il 5% prevede un anno molto positivo: «Abbiamo imparato che di questi tempi è difficile fare previsioni e che i numeri cambiano velocemente, specie alla luce dei repentini e imprevedibili cambi negli assetti geopolitici internazionali che possono avere effetti diretti sul comparto, ma è indiscutibile – ha detto Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere – che il settore vitivinicolo italiano mostra la sua vivacità e capacità di crescita».

Vinitaly 2015 è stata proprio pensata per permettere a produttori e operatori di amplificare al massimo le opportunità che si stanno delineando e per crearne di nuove. Incontri b2b sono stati organizzati tra i buyer delle delegazioni ospitate e le aziende espositrici all’interno dell’International Buyer Lounge. Un grande convegno, richiesto da consorzi di tutela, aziende vitivinicole e altre realtà del settore, approfondirà invece il tema delle trattative ITTP (Trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti con gli Usa). A questo, si aggiungono i focus su Hong Kong, Cina, USA, Russia, Brasile, Australia.

La fiducia sulla qualità delle iniziative di Vinitaly 2015 è confermata dal consolidamento oltre quota 4mila del numero di espositori e della superficie occupata sopra i 91mila metri quadrati, che diventano 100mila con Sol&Agrifood ed Enolitech, i saloni dell’agroalimentare di qualità e dei mezzi tecnici per la filiera del vino e dell’olio che si svolgono in contemporanea.

A Vinitaly 2015 ci sarà anche la presentazione ufficiale di “Vino – A taste of Italy”, il padiglione del vino all’interno del Padiglione Italia di Expo2015, realizzato da Veronafiere-Vinitaly su incarico del ministero delle Politiche Agricole, Padiglione Italia ed Expo 2015 SpA.

Nasce la Cabina di Regia sulla Pasta

È una delle eccellenze dell’agroalimentare italiano, la pasta. Ecco perché il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi hanno istituito la Cabina di Regia sulla Pasta, che ha molteplici obiettivi: promuovere e sostenere la competitività dell’intera filiera della pasta, dalla produzione del frumento fino alla trasformazione industriale incentivando, stimolando e sostenendo accordi di filiera tra coltivatori di grano e produttori di pasta; favorire i processi di aggregazione dell’offerta della materia prima; individuare strategie di attrazione di fondi comunitari destinati al settore e di fondi nazionali e comunitari per iniziative promozionali a supporto della produzione e dell’esportazione; incentivare l’investimento in innovazione e ricerca in tutta la filiera produttiva.

La Cabina di Regia sulla Pasta è composta da rappresentanti del Mipaaf e del Mise e dedica attenzione anche al tema dell’Expo 2015, per promuovere la filiera grano-pasta all’interno della manifestazione e sostenere iniziative di promozione culturale del modello agroalimentare italiano.

In Italia, quando viene istituita una cabina di regia, di solito si rivela un flop o una perdita di tempo, ma nel caso della pasta, vista l’importanza chiave che ricopre nella dieta mediterranea e nell’economia italiana, c’è da augurarsi che a qualcosa serva. Promuovere l’intera filiera della pasta e definire un programma di valorizzazione e rilancio del settore è infatti fondamentale.

Abbiamo voluto fortemente questa azione in sinergia con il Ministero dello sviluppo economico – ha affermato il ministro Martinaper andare incontro alle esigenze di un settore simbolo del Made in Italy come la pasta. Siamo leader mondiali con una produzione annua da 3,4 milioni di tonnellate, un fatturato di più di 4,6 miliardi di euro con oltre 7.500 addetti impiegati. Negli ultimi dieci anni il trend delle esportazioni ha registrato tassi di crescita importanti, arrivando a 2 miliardi di euro. Con la Cabina di regia potremo supportare meglio le aziende sul fronte dell’export, organizzare una promozione integrata in ambito Expo e favorire una migliore distribuzione del valore lungo la filiera”.

Contraffazioni alimentari sotto il tiro del ministero

È lotta senza quartiere contro le contraffazioni alimentari. In prima linea c’è il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il quale ha reso noto che l’Ispettorato repressione ha aperto ben 142 procedure di infrazione in tutta Europa e sul web dall’inizio dell’anno a oggi, nell’ambito della forte attività di contrasto alle contraffazioni alimentari e all’uso illecito delle denominazioni e al falso made in Italy.

Le contraffazioni alimentari contro le quali ha ritenuto di procedere l’Ispettorato repressione riguardano alcuni tra i prodotti agroalimentari italiani più celebri e diffusi nel mondo. A solo titolo di esempio, il ministero ha segnalato contraffazioni alimentari nella vendita di finto olio toscano Igp in Gran Bretagna, di Parmesan grattugiato in Danimarca e di formaggi chiamati La Grana e Asiago ma prodotti nientemeno che in Lettonia. Per non parlare dell’aceto balsamico di Modena non certificato commercializzato in Belgio e Francia.

Particolarmente soddisfatto di questo bilancio della lotta alle contraffazioni alimentari è il ministro Maurizio Martina: “Abbiamo incrementato fortemente il contrasto alle frodi sul web e siamo il Paese che più di tutti in Europa utilizza le norme a tutela dei prodotti a denominazione. Le operazioni dell’Ispettorato repressioni frodi rappresentano un risultato importante nella lotta al falso Made in Italy, con numeri che segnano un record rispetto al passato. In particolare, va sottolineata l’attività di contrasto alle usurpazioni di denominazioni sul web, che sta vivendo una fase nuova grazie soprattutto al Protocollo di intesa che abbiamo sottoscritto lo scorso maggio con eBay. Quasi 90 delle procedure di infrazione sono relative infatti a illeciti online”.

Cibo Made in Italy il più amato

Si è appena concluso il 17° Salone Internazionale dell’Alimentazione che si è tenuto a Parma fino all’8 maggio.

Ciò che è emerso, è che il cibo italiano è sempre il più richiesto ed apprezzato, grazie a tradizione ed alta qualità delle materie prime.
Il successo che i prodotti Made in Italy hanno riscosso potrebbe segnare un passo importante, ovvero l’uscita dalla “nicchia” in cui erano stati relegati, poiché accessibili solo ai più benestanti, e approdare alla grande distribuzione estera.

Questo era l’obiettivo delle 2700 aziende alimentari italiane che hanno partecipato a Cibus, che aveva il valore di prova generale per l’ormai imminente Expo 2015.

Tra i Paesi presenti all’evento, per un totale di circa diecimila operatori, spiccavano, per l’Europa, Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Benelux. Dal resto del mondo, invece, Stati Uniti d’America, Canada, Brasile, Giappone e Russia del resto del mondo.
Sorvegliati speciali i Paesi del mercato del Sud Est Asiatico, i cosiddetti ASEAN.

A sentire gli italiani, a rendere la nostra cucina così richiesta è un ritorno alle origini e ai sapori di una volta. Un italiano su due, infatti, si ispira alla cucina della nonna, non solo per ricette ma anche per la scelta di prodotti di qualità, senza i quali ogni sforzo viene vanificato.
Non a caso, i piatti più amati sono lasagne, polpette e torte tradizionali, ma anche l’intramontabile parmigiana, le focacce, le frittelle e le cotolette.

A confermarlo è anche uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’Osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda toscana, in occasione del Cibus, condotto su circa 1.200 Italiani tra i 20 e i 55 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire qual è il loro rapporto con il cibo.

E’ intervenuto al Salone Internazionale dell’Alimentazione anche Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, che ha tenuto una conferenza stampa sui temi più rilevanti del comparto agroalimentare.
Ovviamente, sono passati da Parma anche grandi chef come Carlo Cracco, Davide Oldani e Gianfranco Vissani, che hanno animato show cooking e degustazioni.

Vera MORETTI