I vantaggi della robotica applicata per le Pmi

Sono molti i temi che, in questi giorni, vengono affrontati al Robot Forum di Parma relativamente al rapporto tra uomo e robotica. Nell’evento di Parma, il futuro della robotica industriale viene letto e interpretato attraverso la presentazione di progetti di ricerca italiani e le esperienze di altri Paesi Europei, che hanno come obiettivo lo studio delle innovazioni della robotica in ambito di manipolazione e controllo, sensoristica e percezione. Il tutto per migliorare l’interazione uomo-robot, sia dal punto di vista cognitivo sia da quello fisico.

Non è un caso che, tra le sfide che la ricerca applicata in robotica si trova oggi ad affrontare, vi sia la centralità dell’uomo. Contrariamente a quanto in molti profetizzano, i robot sono un supporto per l’uomo e il loro obiettivo è quello di creare nuova occupazione, non di penalizzarla, e di migliorare la qualità del lavoro.

Secondo uno studio commissionato dall’International Federation of Robotics (IFR), nel mondo, saranno tra i 10 e i 14 milioni i posti di lavoro generati dai robot nel 2020. Una prospettiva rassicurante per il nostro Paese, se si tiene conto del fatto che l’Italia è il secondo mercato europeo per la robotica ed è fra le prime dieci nazioni al mondo per tasso di robotizzazione.

Ma per essere realmente d’aiuto, i robot del futuro devono avere una capacità di manipolazione, di visione, di comprensione dell’ambiente circostante pari a quelle umane, in modo da poter effettuare operazioni sempre più sofisticate e supportare l’operatore nel suo lavoro.

Non mancano in questo senso, a Robot Forum, delle case history di eccellenza della robotica italiana e non solo. Come per esempio RoDyMan, progetto guidato dal prof. Siciliano dell’Università di Napoli Federico II: un robot dalle sembianze antropiche con una capacità di modellazione e manipolazione paragonabili a quelle umane. Oppure TOMM. che nasce invece dal progetto olandese Factory in a Day per supportare le Pmi attraverso sistemi di robotica dotati di pezzi customizzati stampati in 3D, realizzabili in un giorno a costi ridotti, a beneficio anche dalle imprese più piccole qualora si trovino a gestire momenti di carico eccessivo.

Oltre a una forte presenza a Robot Forum di centri di ricerca italiani che studiano le tecnologie di grasping intelligente, di visione, di micromanipolazione, di ragionamento, il nostro Paese si distingue anche per le diverse realtà che si dedicano alla ricerca applicata in robotica. Per aggregarle, creando opportunità di trasferimento tecnologico, sostenendo un’imprenditorialità intelligente e sostenibile, supportando attività di previsione tecnologica a livello regionale, nazionale, internazionale nel settore della fabbrica intelligente, oltre alla crescita del capitale umano, è nato il Cluster Fabbrica Intelligente.

Perché, alla fine, l’obiettivo dei robot e della robotica deve essere sempre uno: il vantaggio per le Pmi del manifatturiero italiano, che devono fare i conti con fabbriche sempre più intelligenti e mercati sempre più competitivi.

Il gran fermento della robotica italiana

È una settimana di fermento per la robotica italiana. Oggi a Parma comincia Robot Forum, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, e a Roma è al via RomeCup 2016, l’evento che mette in mostra l’eccellenza della robotica.

Un evento che durerà fino al 18 marzo e durante il quale realtà virtuale e droni andranno in scena tra performance, dimostrazioni, laboratori, mostre e conferenze. Evento clou, la prima olimpiade della robotica, con 156 squadre in gara provenienti dalle scuole di 17 regioni italiane.

RomeCup 2016 è giunta alla decima edizione ed è promossa dalla Fondazione Mondo Digitale (FMD), in collaborazione con ENEA, Ministero Istruzione, Università e Ricerca, Roma Capitale, Città Educativa di Roma, Comau e Sapienza Università di Roma.

L’ENEA presenta in questa edizione la sua neonata task force “Droni”, un gruppo di studio interdipartimentale che mette insieme risorse, competenze e professionalità legate al mondo ipertecnologico dei droni.

L’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile è da tempo impegnata nello sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche legate a droni volanti, terrestri e sottomarini per applicazioni nell’agricoltura di precisione, nel controllo in edilizia, nel monitoraggio dell’inquinamento ambientale e nella sicurezza dei cittadini.

Inoltre, l’ENEA è da dieci anni al fianco della Fondazione Mondo Digitale nel supporto a RomeCup 2016 e nella diffusione della robotica nelle scuole anche attraverso la rete nazionale multisettoriale per la robotica didattica, un partenariato formato da tutti gli operatori del settore e di cui ENEA è uno dei soci fondatori.

Sull’importanza che ha per la vita quotidiana l’apporto dei robot, è intervenuto Claudio Moriconi, responsabile Laboratorio Robotica dell’ENEA: “La robotica è tra le ‘rivoluzioni’ che hanno le maggiori potenzialità di cambiare in modo radicale il nostro stile di vita e divenire una vera filiera dell’innovazione, dall’economia alla sicurezza sul lavoro, dal contrasto ai cambiamenti climatici alla difesa nazionale. I dati italiani lo confermano: il 15% delle start-up investe in robotica di servizio, siamo all’avanguardia nella ricerca scientifica anche grazie a imprese leader nell’automazione industriale, mentre a livello produttivo l’Italia è seconda in Europa e tra i primi cinque Paesi al mondo”.

Un’analisi confermata dall’ultimo rapporto dell’International Federation of Robotics, secondo il quale l’industria robotica è in piena espansione e vale oggi 29 miliardi di dollari, mentre secondo l’ultimo report del World Intellectual Property Organization dell’ONU si tratta di una delle discipline che generano più brevetti, dopo le nanotecnologie e la produzione di oggetti da modelli 3D.

La meccanica italiana è in salute

Gli imprenditori italiani della meccanica e della subfornitura sono sempre più soddisfatti dell’andamento delle loro aziende: il 63,5% di loro si dice ampiamente contento delle performance raggiunte, con fatturati e livelli occupazionali in crescita, un portfolio ordini adeguato alle esigenze aziendali e una buona liquidità. A testimonianza del fatto che quello della meccanica continua a essere un settore di eccellenza dell’economia italiana.

È quanto emerge dall’Osservatorio MECSPE realizzato da Senaf in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione, che si svolgerà alle Fiere di Parma dal 17 al 19 marzo 2016.

Con 1.200 espositori presenti nei 10 saloni tematici, 14 unità dimostrative, 6 piazze d’eccellenza e 72 momenti di approfondimento, MECSPE sarà l’occasione per trovare soluzioni e processi che ottimizzino la propria produzione meccanica e incontrare partner con cui sviluppare concrete occasioni di business.

L’Osservatorio MECSPE conferma il trend positivo delle passate rilevazioni. Rispetto a quelli registrati nel 2014, i fatturati sono in crescita per il 50,7% delle aziende e stabili per il 36,7%; dal punto di vista dell’occupazione il 47,4% ha assunto nuovo personale mentre il 43,4% non ha avuto variazioni; gli ordinativi sono adeguati alle esigenze finanziarie (69,7%) e la liquidità è buona per ben il 48,4% (+13,4% rispetto allo scorso anno).

Enrico Gallorini, Partner di GRS Ricerca & Strategia, la società che ha condotto l’indagine, sottolinea come “i dati emersi dall’Osservatorio MECSPE danno una fotografia dettagliata dell’industria meccanica italiana, partendo dal punto di vista degli imprenditori. Gli indici dimostrano una consistente fiducia, non solo nelle proprie performance, ma anche nell’andamento del mercato. Un’ottima notizia per l’intero Paese”.

È l’immagine di un clima di ripresa che fa guardare con ottimismo all’anno appena iniziato: oltre la metà degli imprenditori della meccanica prospetta di chiudere il 2016 con fatturati in crescita (53,2%), mentre il 38,4% di mantenerli stabili; ben il 32,6% prevede di assumere (+17,8% rispetto alle prospettive per il 2015) mentre solo il 3,2% di ridurre il proprio organico. Fiducia anche nel buon andamento del mercato in cui operano, con solo il 7,3% di aziende che, nei prossimi tre anni, teme una flessione.

Un quadro che Emilio Bianchi, direttore di Senaf, commenta così: “Ci troviamo di fronte a un mercato che è tornato a correre e lo fa puntando sui solidi mercati dell’Europa Centro-Occidentale, scelti da quasi 8 aziende su 10, e su quelli in forte espansione dell’Europa dell’Est che attirano oltre un terzo delle nostre imprese. Mostrando di non temere i competitor internazionali e investendo in R&D, 3 imprenditori su 10 sono disposti a investire oltre l’11% del proprio fatturato per migliorare la propria produzione. Lo scorso anno era solo 1 su 10 a osare tanto”.

L’investimento in ricerca e sviluppo, anche nel settore della meccanica, porta infatti maggiori successi aziendali in termini di fatturati, ordinativi e soddisfazione: il 48,9% di chi investe in R&D ha visto crescere il proprio fatturato rispetto al 2014; il 71,4% ha un portfolio ordini adeguato e ben il 61,7% si dice ampiamente soddisfatto delle performance della propria azienda.

Robotica e uomo, quale futuro?

Con buona pace degli allarmisti che, di qui a un futuro non troppo lontano, vedono il lavoro umano totalmente nelle mani dei robot a scapito dell’occupazione delle persone, la realtà della robotica è del tutto diversa: secondo uno studio commissionato dall’International Federation of Robotics (IFR), un manifatturiero sempre più robotizzato e automatizzato porterà occupazione.

Lo studio in questione prevede infatti che saranno tra i 10 e i 14 milioni i posti di lavoro nel mondo, generati dai robot nel 2020. Sostituendo l’uomo nei lavori più meccanici, la robotica porta all’aumento della produttività e alla crescita del settore, e di conseguenza all’aumento dell’occupazione.

Sempre secondo l’IFR, con oltre 6.200 robot industriali installati nel 2014, l’Italia è il secondo mercato europeo per la robotica ed è fra le prime dieci nazioni al mondo per tasso di robotizzazione, con 155 robot ogni 10mila addetti.

La caratteristica vincente della robotica è la flessibilità, la capacità di adattarsi ai cambiamenti nei processi produttivi o alla variabilità delle operazioni e dei pezzi: se il mondo dell’assemblaggio ricorresse in maniera più massiccia alle applicazioni robotiche queste, automatizzando o affiancando le operazioni manuali, porterebbero ad un’accelerazione dei tempi di realizzazione e a una riduzione degli errori, con un conseguente incremento della produttività.

È quindi quanto mai prezioso Robot Forum, l’evento sulla robotica in programma mercoledì 16 marzo a Parma, durante il quale si parlerà delle potenzialità della robotica nell’ottimizzazione dei processi produttivi e del supporto che i robot possono dare al lavoro dell’uomo.

Durante la giornata di lavori, player nazionali e internazionali, provenienti dal mondo accademico e industriale, si confronteranno sulle applicazioni del futuro nell’ambito dell’assemblaggio, settore essenziale del manifatturiero, in cui la robotica ad oggi ha un peso minoritario.

Robot Forum darà voce a ricercatori di tutta Europa impegnati a sviluppare progetti “Factories of the Future”, dove si applicano tecnologie innovative, che ancora non si trovano sul mercato, con l’obiettivo di delineare i processi della fabbrica del futuro.

Tra le sfide che la ricerca applicata in robotica si trova ad affrontare c’è proprio la centralità dell’uomo. I robot del futuro per essere realmente d’aiuto devono avere una capacità di manipolazione, di visione, di comprensione dell’ambiente circostante pari a quelle umane, al fine di effettuare operazioni sempre più sofisticate e supportare gli operatori nel loro lavoro. La robotica collaborativa rappresenta dunque una grande opportunità, ma ha rilevanti implicazioni dal punto di vista della sicurezza degli operatori. Mettere l’uomo al centro significa creare robot in grado di affiancare con efficacia l’operatore umano, sviluppando un ambiente lavorativo sicuro, dove non si creino contatti pericolosi seppur involontari.

Avere assistenti molto capaci e precisi – commenta Federico Vicentini, coordinatore di Robot Forum -, offre incredibili opportunità di migliorare anche la condizione lavorativa. Ma le grandi opportunità nell’uso a stretto contatto, comportano anche grande attenzione alla sicurezza e a tutta la sfera di usabilità e accettabilità di robot collaborativi da parte di soggetti umani”.

Meccanica, made in Italy silenzioso e vincente

Di solito quando si pensa al made in Italy e, soprattutto, ai prodotti d’esportazione più celebri, si parla spesso delle famose “tre F”, food (cibo), fashion (moda) e furniture (arredamento). In realtà c’è un settore meno reclamizzato del made in Italy che però è trainante quasi quanto gli altri, dal momento che vale da solo il 7% delle esportazioni: la meccanica e i macchinari.

Lo sa bene Sace (società del Gruppo Cassa depositi e prestiti, specializzata in prodotti assicurativi e finanziari) che in un focus del proprio Ufficio Studi ha rilevato come l’export dei macchinari made in Italy valga 74 miliardi di euro, una cifra che fa dei cosiddetti “beni strumentali” un fiore all’occhiello delle nostre aziende all’estero, un settore strategico in molte filiere produttive dell’industria manifatturiera mondiale.

Secondo Sace, però, le potenzialità di questa industria per la promozione del made in Italy sono ancora tutte da esplorare. Se l’industria meccanica si promuovesse nello stesso modo in cui si promuovono i prodotti a valle della filiera, si potrebbero fatturare almeno 12 miliardi di euro di export in più in 4 anni, toccando quota 90 miliardi nel 2018.

Ma quali sono, secondo Sace, i mercati d’elezione per questo made in Italy non strillato ma estremamente efficace? Sono un puzzle molto variegato, che comprende tanto i principali importatori mondiali (Usa, Cina, Germania, Francia, UK), quanto i mercati che si stanno maggiormente espandendo in questi anni, in primis Messico e Turchia, ma anche Arabia Saudita, Thailandia e Polonia.

L’Osservatorio MECSPE analizza la ripresa

Il comparto manifatturiero italiano, come hanno sostenuto nelle scorse settimane fonti autorevoli, sta uscendo dal periodo congiunturale negativo, ma quali saranno i settori che lo guideranno verso la ripresa?

Ha provato a definirli l’Osservatorio MECSPE realizzato da Senaf in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione che si terrà alle Fiere di Parma dal 17 al 19 marzo 2016 e che nell’edizione 2015 ha visto la partecipazione di 33.673 visitatori e 1.281 espositori, la presenza di 15 quartieri tematici, 9 saloni tematici, 10 piazze d’eccellenza, 31 isole di lavorazione, 103 tra convegni e miniconferenze organizzati da aziende, università e istituti di ricerca.

Secondo l’Osservatorio MECSPE un forte impulso verrà dalle imprese della meccanica e della subfornitura che mostrano segnali di ritrovata vitalità e guardano con estrema positività al futuro. In particolare, sono le aziende che investono in innovazione ad avere le migliori performance con un aumento di fatturati e una soddisfazione crescente.

Nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2014, si conferma, infatti, il trend positivo previsto nella rilevazione di fine 2014, con una crescita dei fatturati (per il 47% delle aziende), ordinativi adeguati alle esigenze finanziarie (70,8%) e una liquidità complessivamente soddisfacente (92,9%).

L’Osservatorio MECSPE conferma i segnali di ripresa registrati nelle scorse settimane – commenta Emilio Bianchi, direttore di Senaf -. Ci troviamo di fronte a un mercato che comincia a correre e lo fa su un export a km0. “Le imprese della meccanica hanno capito alla perfezione che, beneficiare della ripresa economica, vuole anche dire prendere la via dell’internazionalizzazione, possibilmente approfittando dei mercati vicini e più stabili: 7 imprenditori su 10, infatti, esportano sul mercato dell’Europa Centro Occidentale e quasi un terzo su quello dell’Europa dell’Est”.

Questa situazione di crescita si traduce per oltre 6 imprenditori su 10 in un alto grado di soddisfazione (64,1%) per l’andamento aziendale. Un dato, quest’ultimo, in crescita rispetto a quanto rilevato nel corso del 2014 (45,9% a chiusura del I semestre 2014 e 51,5% a fine anno).

Come emerge dall’Osservatorio MECSPE, oltre la metà degli imprenditori (55,5%) si aspetta una crescita del mercato in cui operano nei prossimi 3 anni, un 10% in più rispetto a quanto si era registrato nello stesso periodo del 2014.

Guardando, invece, più nel breve periodo, quasi la metà degli imprenditori prevede, rispetto al secondo semestre dello scorso anno, di chiudere l’anno con fatturati in crescita (48,4%) mentre gli ordini già confermati per la seconda metà del 2015 sono stabili per il 49,3% e in crescita per il 36,9%.

Se le prospettive di crescita registrate dall’ultimo Osservatorio MECSPE trovano conferma in questa nuova rilevazione, allo stesso modo possiamo aspettarci, con ottime probabilità, che la crescita indicata per la chiusura d’anno sia più di una previsione, una quasi certezza”, precisa Bianchi.

Sul fronte dell’occupazione, nel primo semestre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, se il 58,5% delle imprese non ha variato il proprio numero dipendenti, è ben il 37,4% ad aver invece assunto nuovo personale. Stesso scenario per la seconda metà del 2015, con il 64% che prevede di mantenere stabile il numero di addetti e un 30,8% che intende aumentarlo.

Se il Jobs Act sostiene le imprese nelle assunzioni, la burocrazia rimane invece il primo elemento di criticità per gli imprenditori (86,6%), seguito dal costo del lavoro (81,4%) e dagli aspetti fiscali (81,2%). Non desta molta preoccupazione, invece, la rapida evoluzione del settore (47,1%), segnale di aziende in grado di assorbire i cambiamenti produttivi.

Commercio estero italiano in ripresa

Sono buone le prospettive per il commercio estero italiano nel 2015 e nei prossimi anni. Questo, almeno, è quanto tratteggia il XIII rapporto Ice-Prometeia, secondo il quale il commercio estero del nostro Paese crescerà del 5,6% nel 2015 e supererà un +6% nel biennio successivo.

Stando a quanto sottolineano gli estensori del rapporto, per ritrovare un triennio nel quale il nostro commercio estero è cresciuto ininterrottamente oltre il 5% è necessario risalire al periodo pre-crisi, precisamente dal 2005 al 2007.

Inoltre, secondo Ice e Prometeia, il dato sulla crescita del nostro commercio estero è ancora più incoraggiante se si considera che la dinamica prevista per il Pil globale è sì parimenti di crescita, ma i livelli su cui si attesterà saranno circa la metà rispetto a quelli degli scambi. Merito, soprattutto, dell’importante traino degli Stati Uniti (+7,7% previsto per il 2015) e da un’Europa occidentale che sta consolidando la propria ripresa (+4,8% previsto per il triennio 2015-2017).

Per il nostro commercio estero, invece, arrivano segnali contrastanti dai Paesi emergenti. Se, da una parte, il commercio estero e l’export manifatturiero italiano sono stati, nell’ultimo anno, i più dinamici dopo quelli cinesi, dall’altro le previsioni vedono penalizzati soprattutto i Paesi grandi esportatori di materie prime. Non è un caso, infatti, che il Sudamerica e i mercati europei emergenti, dove pesa l’embargo imposto al mercato russo, subiranno un calo del loro potenziale di crescita.

Restano trainanti per il nostro commercio estero i prodotti del made in Italy alto di gamma (+5,8% le prospettive di domanda internazionale tra il 2015 e il 2017) e della meccanica (+6,4%); in entrambi i settori è prevista la conferma del recupero di quote di mercato sulle importazioni mondiali già vista negli ultimi due anni.

La meccanica italiana si mangia la crisi

Una delle eccellenze del made in Italy di cui si parla poco ma che pesa enormemente sulla nostra bilancia commerciale e ci pone ai vertici mondiali per la qualità del prodotto è la meccanica italiana.

Alla luce dei dati sulla produzione industriali pubblicati nei giorni scorsi dall’Istat, l’Osservatorio Mecspe ha ritenuto utile fare il punto sulle performance delle imprese che si occupano di meccanica e subfornitura, comparto strategico per l’industria manifatturiera italiana.

L’Osservatorio Mecspe, realizzato da Senaf in occasione di Mecspe (fiera di riferimento per l’industria manifatturiera italiana, in programma alle Fiere di Parma dal 26 al 28 marzo 2015) ha rilevato che le imprese della meccanica italiana e della subfornitura lanciano segnali positivi sulle loro performance aziendali, soprattutto per chi investe in innovazione e in formazione.

Secondo l’Osservatorio, è ampiamente soddisfatto oltre un imprenditore della meccanica italiana su due, dal momento che aumentano i fatturati, c’è una buona fiducia nel mercato, tiene l’occupazione, il portfolio ordini attuale è adeguato e c’è liquidità aziendale sufficiente o buona che consente investimenti in ricerca e sviluppo e formazione, sempre più necessari per competere sui mercati globali. Fanno da contraltare come principali fattori critici per le imprese della meccanica italiana, la burocrazia, il costo della forza lavoro e gli aspetti fiscali. Nulla di nuovo…

L’Osservatorio Mecspe rileva che oltre un imprenditore su due (il 51,5%) è ampiamente soddisfatto dell’andamento attuale della propria impresa e il 51,1% ipotizza nei prossimi tre anni una crescita a livello generale dell’intero settore della meccanica italiana. Ben il 51% delle imprese ha registrato un incremento dei fatturati nel 2014 e il 62,1% ha mantenuto il livello occupazionale invariato. Solo l’11,1% delle imprese della meccanica italiana ha dovuto ridurre l’organico.

 

Questo per il passato prossimo. Per fortuna, le previsioni per il 2015 sono anch’esse improntate all’ottimismo e alla crescita, con quasi la metà delle aziende della meccanica italiana (46,2%) che si attende un incremento dei fatturati e solo il 7,2% un calo. Con questa crescita, il portfolio ordini attuale consente di sostenere le esigenze finanziarie di circa due terzi delle aziende campione (65,6%) e la liquidità aziendale, giudicata sufficiente o buona dall’86,6% degli intervistati.

Secondo Emilio Bianchi, direttore di Senaf, “le imprese della meccanica italiana e della subfornitura credono fortemente nella ripresa del settore e dall’Osservatorio Mecspe emergono indicazioni importanti per il loro sostegno nel percorso di sviluppo. Le aziende crescono, investono e hanno fiducia nel mercato, ma sono quelle che hanno puntato sull’innovazione e sulla formazione ad aver ottenuto le migliori performance aziendali”.

La meccanica italiana è in salute

La meccanica italiana è un fiore all’occhiello della nostra industria e del nostro export. E per fortuna gode di buona salute. Per le imprese della meccanica italiana, infatti, i primi sei mesi del 2014 sono stati all’insegna della stabilità occupazionale (75,8%), con una buona quota (17%) che ha aumentato l’organico; solo il 7,2% ha dovuto ridurlo. Guardando alle previsioni per la chiusura del 2014, la maggior parte degli imprenditori (78,9%) dichiara di voler mantenere il livello occupazionale attuale.

È il quadro sulle imprese del comparto della meccanica italiana tratteggiato da Senaf in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione (in programma alle Fiere di Parma dal 26 al 28 marzo 2015). La manifestazione, punto di riferimento per il settore della meccanica italiana, mette in mostra l’innovazione tecnologica applicata all’industria manifatturiera, attraverso aree in cui – grazie a macchinari funzionanti – vengono mostrati processi e lavorazioni dal vivo, per permettere agli operatori di toccare con mano le novità e aggiornarsi sulle ultime frontiere del mercato.

La formazione tecnica dei propri dipendenti è un asset fondamentale per le imprese della meccanica italiana e ben l’80,4% ha previsto investimenti in tal senso nei primi sei mesi dell’anno: in particolare il 31,5% ha dedicato fino a 10 ore di aggiornamento, il 23,1% tra le 11 e le 20, il 14% tra le 21 e le 30 e il 11,9% oltre le 31 ore. In attesa di capire quante ore di formazione interna prevedranno le aziende in questa seconda parte dell’anno, emerge chiaramente l’intenzione a confermare il budget dedicato (64,5%).

Per ricercare operai e tecnici specializzati, la maggior parte delle aziende (64,6%) si affida alla scuola, e nello specifico, a istituti tecnici (36,8%) e istituti e scuole professionali (27,8%), mentre poco più di quattro su dieci si rivolgono ad agenzie di ricerca del personale. In misura nettamente minore le aziende della meccanica italiana scelgono di fare inserzioni (16%), di affidarsi alla lungimiranza dei propri competitor e ‘pescare’ nel loro bacino dipendenti (9,7%) e di utilizzare il passaparola (8,3%). Per assecondare invece i flussi incostanti di lavoro e sopperire ai vincoli previsti dalle assunzioni sono, invece, le agenzie interinali i primi interlocutori delle imprese (47,2%) mentre circa 3 aziende su 10 preferiscono comunque non assumere e il 16,7% sceglie prestatori d’opera occasionali.

Ma quali sono le figure che l’industria della meccanica italiana ricerca maggiormente? Il profilo più ricercato è quello di operai specializzati (39,3%) e di conduttori di impianti e macchinari (25,9%); il 66,6% richiede in generale esperienza specifica nel settore e sul fronte dell’istruzione il 39,4% non richiede un titolo di studio, con particolare preferenza per il diploma. Il candidato ideale per quasi sei aziende su dieci è maschio mentre il 53% non ha particolari preferenze in merito all’età.

Meccanica, gioiello del made in Italy

Chi ha detto che il made in Italy che vince nel mondo è solo quello del cibo e della moda? Forse non tutti sanno che uno dei settori nei quali l’Italia è campione del mondo in qualità, innovazione ed export è quello della meccanica.

Proprio al settore della meccanica è stato dedicato il dossier redatto da Symbola, Fondazione Edison e Unioncamere intitolato 10 verità sulla competitività italiana, realizzato per la Fondazione Ucimu.

Secondo il rapporto, sono solo cinque i Paesi al mondo con un surplus commerciale manifatturiero superiore a 100 miliardi di dollari; l’Italia è uno dei cinque, che tra il 2008 e il 2013 ha aumentato l’export del 16,5%.

Numeri positivi, il cui merito va anche a uno dei settori, quello della meccanica, che nel 2012 ha fatto registrare un surplus di 53 miliardi di dollari, stimati in salita a 70 miliardi per il 2013. Meglio della meccanica italiana ci sono solo la meccanica tedesca e giapponese. Su un totale di 496 prodotti, la meccanica italiana occupa le prime tre posizioni al mondo per attivo commerciale con l’estero in quasi la metà dei casi, 235.

Una capacità di fare impresa e di resistere alla crisi con l’eccellenza (non solo della meccanica) ben sintetizzata nel dossier: “L’Italia è in crisi, una crisi profonda. Ma non è un Paese senza futuro. Dobbiamo affrontare problemi che vengono da lontano, che vanno ben oltre il pesante debito pubblico. E la crisi mondiale si è innestata proprio su questi mali. Rimediare non è facile, ma non è impossibile. Basta guardare con occhi nuovi al Paese e avere chiaro quali sono i nostri punti di forza”.