Industria 4.0? In Italia c’è già

Anche il governo si è accorto dell’esistenza dell’ Industria 4.0 e ha presentato un piano nazionale ad hoc con 10 miliardi di investimenti in più nel 2017. L’auspicio è che questa strada venga imboccata in maniera seria, anche se vi sono già diversi player dell’industria italiana orientati in questo senso.

Player che ogni anno, in primavera, si incontrano a MECSPE, fiera di riferimento per il settore manifatturiero, dove ormai da anni si parla di Industria 4.0. L’edizione 2017, in programma a Fiere di Parma dal 23 al 25 marzo, servirà a rafforzare il posizionamento della manifestazione come fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione e a fare il punto sullo stato dell’arte dell’ Industria 4.0.

Del resto, a livello europeo il settore manifatturiero, ricorda Deutsche Bank in un recente rapporto, dovrà arrivare a incidere sul 20% del PIL entro il 2020. Per riuscire in questo obiettivo, le economie nazionali devono rivedere l’intero modello produttivo, che deve sempre più tendere ad un approccio lean con processi ottimizzati e automatizzati, per arrivare ad una vera Industria 4.0.

In questo senso, MECSPE proporrà anche quest’anno il progetto Fabbrica Digitale – Oltre l’automazione, che consente di vedere concretamente la via italiana alla quarta rivoluzione industriale, attraverso la realizzazione di unità dimostrative integrate che daranno vita a una filiera produttiva completamente digitalizzata.

L’interconnessione tra realtà di fabbrica e realtà virtuale, caratteristica dell’ Industria 4.0, avrà un ruolo sempre più rilevante nel manifatturiero. Per questo, tutte le iniziative speciali della prossima edizione di MECSPE avranno al centro gli elementi distintivi della quarta rivoluzione industriale: additive manufacturing, Internet of Things, Industrial Internet e Cloud Manufacturing, advanced HMI, robotica collaborativa.

Al settore della robotica collaborativa sarà dedicato un focus particolare nell’ambito di MECSPE 2017, poiché si tratta di un mercato che, secondo le stime degli analisti di Barclays Equity Research, arriverà a valere nel 2020 circa 3,1 miliardi di dollari e 12 miliardi nel 2025, con 700mila pezzi venduti ogni anno.

Cifre importanti, perché i robot collaborativi rappresentano, nei prossimi anni, anche per le piccole e medie imprese un investimento smart per approcciare il nuovo paradigma di Industria 4.0.

Insomma, la via italiana all’ Industria 4.0 è tracciata, anche se già era stata aperta. Già gli anni scorsi, al MECSPE di Parma se n’era avuta la conferma. Ora che anche le istituzioni hanno capito che sul tema non possiamo restare indietro (i tedeschi, che l’ Industria 4.0 l’hanno inventata, ci lavorano da 10 anni e più…), tocca alle aziende fare la loro parte.

M&MT, l’evento della meccatronica a Milano

La meccanica e la meccatronica saranno protagoniste il prossimo anno a Milano a M&MT, il business event dedicato a motion, meccatronica, automazione e embedded, che si terrà dal 4 al 6 ottobre 2017 a Fiera Milano.

Di fatto, M&MT rappresenta lo sbarco in Italia di Hannover Fairs International, che organizza l’evento insieme a Efim-Ente Fiere Italiane Macchine e Fiera Milano e sarà un momento nel quale i produttori e gli addetti del settore della meccanica e della meccatronica si confronteranno sugli scenari del comparto e del mercato, con un occhio ai grandi temi dell’Industria 4.0.

Lo spazio espositivo è ispirato alla piazza italiana, con spazi ariosi delimitati dagli stand che favoriranno incontri di business tra i diversi espositori e con i visitatori della fiera. Del resto, più come fiera l’idea degli organizzatori è quella di fare di M&MT un business event della meccanica e della meccatronica.

A un anno e mezzo dall’avvio della manifestazione, le stime degli organizzatori parlano di almeno 10mila visitatori, non solo del comparto della meccanica e della meccatronica, e di circa 200 aziende espositrici dei settori più diversi: montaggio, movimentazione, robotica, sistemi fieldbus e di comunicazione, oleodinamica e pneumatica, industrial automation, subfornitura tecnica e chi più ne ha, più ne metta.

La meccanica italiana è in salute

Gli imprenditori italiani della meccanica e della subfornitura sono sempre più soddisfatti dell’andamento delle loro aziende: il 63,5% di loro si dice ampiamente contento delle performance raggiunte, con fatturati e livelli occupazionali in crescita, un portfolio ordini adeguato alle esigenze aziendali e una buona liquidità. A testimonianza del fatto che quello della meccanica continua a essere un settore di eccellenza dell’economia italiana.

È quanto emerge dall’Osservatorio MECSPE realizzato da Senaf in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione, che si svolgerà alle Fiere di Parma dal 17 al 19 marzo 2016.

Con 1.200 espositori presenti nei 10 saloni tematici, 14 unità dimostrative, 6 piazze d’eccellenza e 72 momenti di approfondimento, MECSPE sarà l’occasione per trovare soluzioni e processi che ottimizzino la propria produzione meccanica e incontrare partner con cui sviluppare concrete occasioni di business.

L’Osservatorio MECSPE conferma il trend positivo delle passate rilevazioni. Rispetto a quelli registrati nel 2014, i fatturati sono in crescita per il 50,7% delle aziende e stabili per il 36,7%; dal punto di vista dell’occupazione il 47,4% ha assunto nuovo personale mentre il 43,4% non ha avuto variazioni; gli ordinativi sono adeguati alle esigenze finanziarie (69,7%) e la liquidità è buona per ben il 48,4% (+13,4% rispetto allo scorso anno).

Enrico Gallorini, Partner di GRS Ricerca & Strategia, la società che ha condotto l’indagine, sottolinea come “i dati emersi dall’Osservatorio MECSPE danno una fotografia dettagliata dell’industria meccanica italiana, partendo dal punto di vista degli imprenditori. Gli indici dimostrano una consistente fiducia, non solo nelle proprie performance, ma anche nell’andamento del mercato. Un’ottima notizia per l’intero Paese”.

È l’immagine di un clima di ripresa che fa guardare con ottimismo all’anno appena iniziato: oltre la metà degli imprenditori della meccanica prospetta di chiudere il 2016 con fatturati in crescita (53,2%), mentre il 38,4% di mantenerli stabili; ben il 32,6% prevede di assumere (+17,8% rispetto alle prospettive per il 2015) mentre solo il 3,2% di ridurre il proprio organico. Fiducia anche nel buon andamento del mercato in cui operano, con solo il 7,3% di aziende che, nei prossimi tre anni, teme una flessione.

Un quadro che Emilio Bianchi, direttore di Senaf, commenta così: “Ci troviamo di fronte a un mercato che è tornato a correre e lo fa puntando sui solidi mercati dell’Europa Centro-Occidentale, scelti da quasi 8 aziende su 10, e su quelli in forte espansione dell’Europa dell’Est che attirano oltre un terzo delle nostre imprese. Mostrando di non temere i competitor internazionali e investendo in R&D, 3 imprenditori su 10 sono disposti a investire oltre l’11% del proprio fatturato per migliorare la propria produzione. Lo scorso anno era solo 1 su 10 a osare tanto”.

L’investimento in ricerca e sviluppo, anche nel settore della meccanica, porta infatti maggiori successi aziendali in termini di fatturati, ordinativi e soddisfazione: il 48,9% di chi investe in R&D ha visto crescere il proprio fatturato rispetto al 2014; il 71,4% ha un portfolio ordini adeguato e ben il 61,7% si dice ampiamente soddisfatto delle performance della propria azienda.

Meccanica, made in Italy silenzioso e vincente

Di solito quando si pensa al made in Italy e, soprattutto, ai prodotti d’esportazione più celebri, si parla spesso delle famose “tre F”, food (cibo), fashion (moda) e furniture (arredamento). In realtà c’è un settore meno reclamizzato del made in Italy che però è trainante quasi quanto gli altri, dal momento che vale da solo il 7% delle esportazioni: la meccanica e i macchinari.

Lo sa bene Sace (società del Gruppo Cassa depositi e prestiti, specializzata in prodotti assicurativi e finanziari) che in un focus del proprio Ufficio Studi ha rilevato come l’export dei macchinari made in Italy valga 74 miliardi di euro, una cifra che fa dei cosiddetti “beni strumentali” un fiore all’occhiello delle nostre aziende all’estero, un settore strategico in molte filiere produttive dell’industria manifatturiera mondiale.

Secondo Sace, però, le potenzialità di questa industria per la promozione del made in Italy sono ancora tutte da esplorare. Se l’industria meccanica si promuovesse nello stesso modo in cui si promuovono i prodotti a valle della filiera, si potrebbero fatturare almeno 12 miliardi di euro di export in più in 4 anni, toccando quota 90 miliardi nel 2018.

Ma quali sono, secondo Sace, i mercati d’elezione per questo made in Italy non strillato ma estremamente efficace? Sono un puzzle molto variegato, che comprende tanto i principali importatori mondiali (Usa, Cina, Germania, Francia, UK), quanto i mercati che si stanno maggiormente espandendo in questi anni, in primis Messico e Turchia, ma anche Arabia Saudita, Thailandia e Polonia.

Commercio estero italiano in ripresa

Sono buone le prospettive per il commercio estero italiano nel 2015 e nei prossimi anni. Questo, almeno, è quanto tratteggia il XIII rapporto Ice-Prometeia, secondo il quale il commercio estero del nostro Paese crescerà del 5,6% nel 2015 e supererà un +6% nel biennio successivo.

Stando a quanto sottolineano gli estensori del rapporto, per ritrovare un triennio nel quale il nostro commercio estero è cresciuto ininterrottamente oltre il 5% è necessario risalire al periodo pre-crisi, precisamente dal 2005 al 2007.

Inoltre, secondo Ice e Prometeia, il dato sulla crescita del nostro commercio estero è ancora più incoraggiante se si considera che la dinamica prevista per il Pil globale è sì parimenti di crescita, ma i livelli su cui si attesterà saranno circa la metà rispetto a quelli degli scambi. Merito, soprattutto, dell’importante traino degli Stati Uniti (+7,7% previsto per il 2015) e da un’Europa occidentale che sta consolidando la propria ripresa (+4,8% previsto per il triennio 2015-2017).

Per il nostro commercio estero, invece, arrivano segnali contrastanti dai Paesi emergenti. Se, da una parte, il commercio estero e l’export manifatturiero italiano sono stati, nell’ultimo anno, i più dinamici dopo quelli cinesi, dall’altro le previsioni vedono penalizzati soprattutto i Paesi grandi esportatori di materie prime. Non è un caso, infatti, che il Sudamerica e i mercati europei emergenti, dove pesa l’embargo imposto al mercato russo, subiranno un calo del loro potenziale di crescita.

Restano trainanti per il nostro commercio estero i prodotti del made in Italy alto di gamma (+5,8% le prospettive di domanda internazionale tra il 2015 e il 2017) e della meccanica (+6,4%); in entrambi i settori è prevista la conferma del recupero di quote di mercato sulle importazioni mondiali già vista negli ultimi due anni.

Meccanica, gioiello del made in Italy

Chi ha detto che il made in Italy che vince nel mondo è solo quello del cibo e della moda? Forse non tutti sanno che uno dei settori nei quali l’Italia è campione del mondo in qualità, innovazione ed export è quello della meccanica.

Proprio al settore della meccanica è stato dedicato il dossier redatto da Symbola, Fondazione Edison e Unioncamere intitolato 10 verità sulla competitività italiana, realizzato per la Fondazione Ucimu.

Secondo il rapporto, sono solo cinque i Paesi al mondo con un surplus commerciale manifatturiero superiore a 100 miliardi di dollari; l’Italia è uno dei cinque, che tra il 2008 e il 2013 ha aumentato l’export del 16,5%.

Numeri positivi, il cui merito va anche a uno dei settori, quello della meccanica, che nel 2012 ha fatto registrare un surplus di 53 miliardi di dollari, stimati in salita a 70 miliardi per il 2013. Meglio della meccanica italiana ci sono solo la meccanica tedesca e giapponese. Su un totale di 496 prodotti, la meccanica italiana occupa le prime tre posizioni al mondo per attivo commerciale con l’estero in quasi la metà dei casi, 235.

Una capacità di fare impresa e di resistere alla crisi con l’eccellenza (non solo della meccanica) ben sintetizzata nel dossier: “L’Italia è in crisi, una crisi profonda. Ma non è un Paese senza futuro. Dobbiamo affrontare problemi che vengono da lontano, che vanno ben oltre il pesante debito pubblico. E la crisi mondiale si è innestata proprio su questi mali. Rimediare non è facile, ma non è impossibile. Basta guardare con occhi nuovi al Paese e avere chiaro quali sono i nostri punti di forza”.