Federauto: serve una riforma fiscale sull’auto

Abbiamo visto ieri come, secondo l’Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, il carico fiscale per il settore automotive sia ancora troppo pesante. Ora torna sull’argomento anche Federauto.

Intanto, ricorda Federauto, secondo i dati Acea il mercato dell’auto nell’Europa a 28 ha chiuso il mese di giugno con 1.413.911 di nuove vetture immatricolate, registrando un +14,8% rispetto allo stesso mese del 2014. Segno positivo anche sul semestre, che incassa un +8,2%, trainato principalmente dalle performance di Italia (+15,2%) e Spagna (+22%).

Per Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, “il dato semestrale italiano è stabile rispetto a quanto constatato nei primi cinque mesi dell’anno. Entrambe le rilevazioni, infatti, confermano una crescita del 15,2%. Noi continuiamo a ribadire che siamo di fronte a un mercato dopato dalla crescita dei noleggi anche per Expo e dalle campagne promozionali, senza precedenti, messe in campo dalle Case costruttrici e dai concessionari che per vendere hanno rinunciato alla loro marginalità. Iniziative estemporanee, queste, destinate ad esaurirsi perché troppo onerose”.

Il comparto – prosegue il presidente di Federauto, l’Associazione che rappresenta i concessionari italiani di tutti i marchi di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus – ha bisogno di una riforma fiscale per poter passare da una ripresa congiunturale ad una strutturale in grado di garantire un’effettiva stabilità. Per questo i concessionari italiani non si stancheranno di chiedere al Governo quelle misure necessarie a risvegliare una domanda ancora latente: iva agevolata, deduzioni e detrazioni, eliminazione del super bollo”.

Federauto: Iva agevolata per far ripartire il mercato

Far ripartire il mercato dell’auto attraverso misure specifiche e concrete destinate alle famiglie e alle partite Iva: è questo il forte auspicio per il 2015 emerso nell’ultimo consiglio di amministrazione di Federauto, composto dai presidenti delle associazioni di concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus.

Anche l’ultimo CdA ha confermato il pacchetto pensato per risvegliare e ampliare in modo significativo la domanda. Tra le misure proposte al governo Renzi, quelle destinate ai privati, per le quali Federauto ha ipotizzato la riduzione dell’aliquota Iva per un triennio, con beneficio decrescente. Si tratterebbe di un piano finalizzato al rinnovo del parco con anzianità superiore a 10 anni (che conta circa 14 milioni di autoveicoli).

L’incentivo sarebbe concesso a condizione che le case automobilistiche mettano a disposizione dell’acquirente una cifra equivalente al beneficio a carico dello Stato, sulla falsariga dell’ultima “rottamazione governativa”. Secondo Federauto, questa misura genererebbe una domanda aggiuntiva di circa 252mila auto l’anno, pari a 756mila nel triennio.

Per Federauto credito o deduzione di imposta sarebbero, invece, le leve utili per sostenere solo la domanda di auto, veicoli commerciali e industriali, destinati alle partite Iva. Per la Federazione dei concessionari questo intervento potrebbe generare 75mila autoveicoli aggiuntivi (210mila in 36 mesi). Se le proposte di Federauto fossero adottate, nel triennio considerato il mercato italiano si alzerebbe, sommando i privati alle partite Iva, di quasi 1 milione di pezzi (966mila).

Probabilmente al quarto anno si tornerebbe a un mercato “normale”, sia per la lenta ma naturale uscita dalla crisi dell’economia reale, sia perché l’uscita graduale dagli incentivi non lascerebbe strascichi. In aggiunta, Federauto fa notare che questi strumenti genererebbero un beneficio che andrebbe tutto in tasca ai privati, alle famiglie e alle imprese, categorie fiscalmente penalizzate dagli ultimi governi quando acquistano o utilizzano un autoveicolo.

Nel CdA si sono affrontante anche le differenze tra le proposte di Federauto e quelle di altre importanti associazioni della filiera. “Con Unrae, che rappresenta i Costruttori Esteri, abbiamo ampie convergenze di vedute – ha affermato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto -. Convergenze che ci hanno portato, ad esempio, a presentare al Governo un piano congiunto Anfia, Unrae e Federauto per l’eliminazione del superbollo sulle vetture prestazionali. L’unica differenza riguarda i provvedimenti richiesti per i privati, ossia per le famiglie. Infatti Unrae ha puntato sul credito o detrazione d’imposta, mentre Federauto ritiene più efficace puntare sull’Iva agevolata”. Una soluzione che, secondo la Federazione dei concessionari, in un momento di crisi di liquidità come quello attuale, farebbe risparmiare alle famiglie “tutto e subito”, essendo nel contempo molto facile da comunicare e assolutamente priva di burocrazia.

Secondo Federauto, infatti, introducendo l’Iva agevolata per tre anni si alzerebbe il mercato dei privati di circa il 18%, mentre quello derivante dalle partite Iva potrebbe registrare un aumento del 5% grazie al credito e alla detrazione d’imposta. Confrontando il pari periodo di 3 anni, Federauto propone misure per alzare il mercato di circa il 23% (966mila pezzi) contro il +5% della proposta Unrae (210mila), con una differenza di 756mila vetture.

Componentistica auto, fatturato in crescita

Segnali positivi per la componentistica auto italiana. Il settore, che comprende circa 2.400 aziende in grado di coprire l’intera gamma dei prodotti, ha totalizzato nel primo semestre 2014 10,2 miliardi di euro di esportazioni, con un +5% rispetto al periodo gennaio-giugno 2013. Si tratta di un valore pari al 5,2% di tutto l’export italiano. Nello stesso periodo, le importazioni della componentistica auto hanno segnato un +6,4%, per un valore di 5,9 miliardi, portando la bilancia commerciale a un saldo positivo di 4,2 miliardi di euro, +3,1% rispetto al primo semestre 2013.

Del resto, l’ingresso nel quarto trimestre 2014 è stato positivo per il mercato dell’auto, sia in Italia (ottobre ha chiuso a +9,2% e i primi dieci mesi dell’anno a +4,2%), sia in Europa (+6,2% e +5,9%), che fanno prevedere a fine 2014 un consuntivo in crescita dopo sei anni consecutivi di cali.

In Italia, si prevede un incremento delle immatricolazioni tra il 3,6% e il 4%, per un totale di circa 1.356.000 unità: un segnale di moderata ripresa per spingere anche a rinnovare un parco circolante dall’età media sempre più elevata: 9,5 anni a fine 2013, contro i 7,5 di fine 2003.

Nonostante una produzione di autoveicoli ancora in calo nel nostro Paese, il comparto della componentistica auto ha saputo sfidare la crisi, confermando una forte capacità di differenziazione e di penetrazione sui mercati internazionali: la bilancia commerciale del settore ha registrato un incremento del 20% dal 2008 al 2013, da 6,8 a 8,2 miliardi.

Il comparto aftermarket (componentistica auto non destinata al primo impianto) mostra, nel 2014, segnali di ripresa rispetto a un 2013 in calo (-3,5%). Secondo i dati del Barometro Aftermarket, il fatturato aftermarket della componentistica auto registra un +0,9% nei primi 9 mesi dell’anno rispetto a gennaio-settembre 2013. Il primo trimestre 2014 ha chiuso a +1%, seguito da un secondo trimestre ancora in crescita (+2,4%) e da un terzo trimestre in lieve calo (-0,4%).

Andando nello specifico delle singole famiglie di prodotto, i componenti motore e i materiali di consumo riportano, nel consuntivo a fine settembre, un incremento del fatturato del 7,8% e del 6,2% rispettivamente, mentre i componenti di carrozzeria e abitacolo risultano in calo del 3,9% e i componenti undercar del 6,4%.

Il comparto della componentistica auto sarà protagonista della 26esima edizione di Autopromotec, la Biennale internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico in programma a Bologna dal 20 al 24 maggio 2015.

Nuovo ossigeno al mercato dell’auto

Rilanciare la competitività del mercato dell’auto attraverso la riduzione e razionalizzazione dell’imposizione fiscale e un intervento sui costi dell’energia. Sono queste le richieste di ANFIA, l’Associazione Nazionale Fra Industrie Automobilistiche, al nuovo esecutivo.

Continua il viaggio di Infoiva di questa settimana per ascoltare le richieste delle Associazioni di Categoria in Italia: oggi abbiamo intervistato Roberto Vavassori, Presidente di ANFIA.

Quali sono, a suo parere, le tre priorità che dovrà affrontare il nuovo Governo per rilanciare domanda e consumi?
Per rilanciare la domanda di autoveicoli, sono prioritarie una revisione della fiscalità sulle auto aziendali, una riduzione dell’RC Auto e una riduzione programmata delle accise sui carburanti. La recente riduzione della deducibilità del costo delle vetture aziendali ci ha allontanati un altro poco dall’Europa, visto che ad oggi, in Italia, abbiamo una quota di immatricolazioni di auto aziendali attorno al 30% all’anno, contro il 50% della Germania e del Regno Unito. Sul fronte delle tariffe assicurative, i costi possono essere ridotti grazie all’utilizzo della scatola telematica installata in auto, secondo la logica pay-as-you-drive, e all’introduzione di un sistema unitario di monitoraggio e rilevazione statistica della sinistrosità, che consenta di approfondire la conoscenza sulle circostanze degli incidenti, fornendo informazioni preziose anche, e soprattutto, in un’ottica di riduzione delle vittime della strada. Infine, una riduzione delle accise sui carburanti, se ben studiata, potrebbe non comportare perdite di gettito per l’Erario, se incrementassero, anche di poco, i chilometraggi medi.

Quali, invece, le politiche che dovrà mettere in campo per dare sostegno a imprese e professionisti, strozzati dalla crisi?
E’ urgente ricreare condizioni di maggior competitività attraverso un intervento sui costi dell’energia – con una riduzione di almeno l’80% della componente A3 per le imprese ad alta intensità energetica come quelle del settore automotive – l’introduzione di un credito d’imposta strutturale, o almeno della durata di 5 anni, per gli investimenti in R&D – sul modello della Francia, dove è al 30% – e un miglioramento delle condizioni di accesso al credito per le aziende, a tassi coerenti con quelli praticati dalla BEI, mentre ad oggi le aziende italiane pagano tassi più alti rispetto alle aziende concorrenti europee.

Per parte vostra, quali saranno le prime istanze che porterete al nuovo esecutivo? Chiederemo di attuare subito, con il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema della mobilità, un serio e improcrastinabile piano d’azione, che punti a dare ossigeno al mercato – in primis attraverso la riduzione e razionalizzazione dell’imposizione fiscale – e ad avviare le misure di politica industriale appena indicate, indispensabili per rilanciare la crescita e lo sviluppo.

Qual è l’errore più grave commesso dai precedenti Governi che non volete venga più commesso dall’Esecutivo che verrà?
Riteniamo non debba più accadere che provvedimenti impattanti sulle dinamiche del nostro comparto – che dà un contributo alle entrate fiscali dello Stato di oltre 65 miliardi di Euro l’anno, oltre il 15% del gettito fiscale nazionale e al 4,4% del PIL – vengano introdotti senza alcuna consultazione preventiva con le associazioni di settore, per un’analisi il più possibile approfondita delle problematiche che ci troviamo ad affrontare quotidianamente nel nostro rapporto con le aziende che rappresentiamo.

Alessia CASIRAGHI

Crisi dell’auto: meglio le vetture estere o il made in Italy?

 di Alessia CASIRAGHI

Quanto sono esterofili gli italiani quando si parla di motori? Il quesito diventa ancora più pregnante in un momento di fortissima contrazione del mercato dell’auto in Italia, come quello che stiamo vivendo. In breve, in tempi di crisi, gli italiani puntano su vetture made in Italy o preferiscono le auto straniere? Per rispondere a questa domanda Infoiva oggi ha interpellato Romano Valente, Direttore Generale di Unrae, l’Unione Nazionale dei Rappresentanti Veicoli Esteri. 

Il mercato delle auto straniere in Italia soffre maggiormente rispetto al comparto nazionale? 
Direi di no, la crisi dell’auto è assolutamente trasversale e gli italiani mantengono una preferenza sostanzialmente stabile su circa il 70% del mercato occupato oggi dalle vetture straniere, la maggior parte delle quali sono di costruzione europea e utilizzano componentistica italiana. Un giro d’affari da 8,5 miliardi di euro.

Il calo del fatturato della vendita di auto straniere in Italia rappresenta una minaccia per la filiera e l’indotto in Italia?
Ripetuto che il calo del fatturato è generalizzato e non riguarda solo le case automobilistiche estere, è accertato che il calo del fatturato e soprattutto dei ricavi sia tale da mettere a rischio l’intera filiera, in particolare le reti di vendita. Il rischio chiusura riguarda ad oggi il 10% degli imprenditori con un problema occupazionale su circa 10.000 addetti diretti. Sulla filiera intera la stima del rischio diventa 20 volte più grande.

Il settore dei veicoli commerciali riesce a resistere maggiormente alla crisi?
I veicoli commerciali sono i primi a risentire della crisi, oggi stimiamo un calo del 30% delle vendite sull’intero 2012 con numeri che ci riportano indietro al 1994. Il dato puntuale ad agosto presenta un calo del 35% sull’immatricolato degli 8 mesi rispetto all’anno precedente.

Come vedono le case automobilistiche estere la situazione del mercato dell’auto in Italia?
L’auto in Italia soccombe stretta nella morsa delle due manovre economiche che sono state introdotte nell’ultimo anno, con un peso sul comparto auto pari a 8,7 miliardi di euro. Il conseguente aumento delle tasse, delle accise sulla benzina (7 aumenti in un anno, oggi siamo sopra i 2 euro/litro), delle assicurazioni, dei pedaggi autostradali sono diventati un macigno che ha di fatto bloccato la domanda di auto nuove. Più in generale la pressione fiscale sulle famiglie e la loro ridotta capacità di spesa ha un impatto devastante su tutti i beni durevoli. Senza un intervento strutturale del governo che alleggerisca la pressione fiscale sulle famiglie e ne aumenti la capacità di spesa, sarà ben difficile parlare di crescita e di ritorno a condizioni di mercato normali, anche, e soprattutto per l’auto.

Secondo la sua esperienza e conoscenza di mercati esteri, quali misure dovrebbe intraprendere il Governo italiano per favorire il mercato dell’auto in un momento di forte contrazione come quello che stiamo vivendo?
Ogni mercato ha condizioni politiche, sociali, culturali diverse, difficili da confrontare direttamente, il caso italiano è pertanto specifico ed UNRAE ha più volte richiesto un riallineamento delle politiche sull’auto a quanto stabilito dalle norme europee (p.es. il CARS 21) per andare verso una normativa orientata alla neutralità tecnologica (cioè indipendente dal tipo di alimentazione della vettura) e premiante in funzione dei livelli di emissione più bassi.

Quali sono le vostre previsioni sul futuro?
Pur volendo mantenere un approccio positivo, senza interventi strutturali di alleggerimento del peso fiscale sulle famiglie e di rilancio dei consumi, a breve sarà difficile vedere un’inversione di tendenza. Tuttavia, non potrà essere così per sempre e quindi ci auspichiamo tutti che nel medio periodo si ricreino le condizioni per un mercato più robusto.

L’auto in Italia non si vende, si aggiusta

 

Siamo partiti dal Presidente di Federauto, passando per il mondo variegato delle concessionarie in Italia. Oggi Infoiva focalizza la sua attenzione su un altro tassello fondamentale del settore automobilistico in Italia: le carrozzerie. Tappa obbligata per chi incorre in sinistri o provoca danni alla propria autovettura, ma anche porto sicuro quando gli italiani, con le tasche svuotate da crisi e pressione fiscale, e meno disposti a spendere, decidono di riparare la cara vecchia auto. Il nuovo può attendere momenti più propizi.

Ne abbiamo discusso con il Presidente della neonata Federcarrozzieri, Davide Galli, l’associazione che riunisce le carrozzerie indipendenti in Italia. Il bilancio non è dei più rosei: in Italia dilaga il sommerso e il controllo dello Stato è praticamente assente. Federcarrozzieri chiede più rispetto delle regole e un mercato più liberale, che non sia appannaggio delle ‘solite’ compagnie assicurative.

Leggi l’intervista a Davide Galli, Presidente di Fedecarrozzieri

 

Federcarrozzieri, la realtà indipendente italiana

 di Alessia CASIRAGHI

Crisi del comparto dell’auto, italiani poco disposti a spendere (tenendosi anche i graffi sull’auto) e egemonia incontrastata delle Compagnie Assicurative. La vita non è facile per le carrozzerie indipendenti in Italia, che a marzo 2012 hanno deciso di unirsi in un’associazione, la neonata Federcarrozzieri, che riunisce le carrozzerie non fiduciarie in Italia. Infoiva ha intervistato il suo Presidente, Davide Galli.

In che misura il vostro settore ha risentito della crisi del mercato dell’auto?
Il primo sentore di crisi lo abbiamo ravvisato qualche anno fa, quando è stata introdotta la patente a punti e il nuovo codice della strada: una misura che ha sicuramente sensibilizzato i cittadini a guidare con maggior attenzione e responsabilità, e che dall’altra parte ha segnato un calo drastico dei sinistri. Sottolineando l’importanza di un tale provvedimento, è evidente che per noi che ripariamo vetture incidentate, questo ha rappresentato un primo balzello verso il declino del mercato delle riparazioni. Con l’arrivo della crisi vera e propria, quella economica, sono cominciate invece a mancare anche le riparazioni a pagamento, ovvero quelle non direttamente connesse a un sinistro.  Oggi il cliente privato, quando deve decidere se riparare una piccola botta, o un graffio o effettuare una qualsiasi manutenzione straordinaria sulla vettura, magari ci pensa 4 o 5 volte.

Gli italiani quindi rinunciano all’estetica della loro autovettura in tempo di crisi?
Rinunciano all’estetica ma anche alla funzionalità: il privato infatti non è in grado di stabilire se il tipo d’urto o il danno presente sulla sua vettura sia un danno estetico o funzionale. Per scoprirlo è necessario  effettuare delle misurazioni, perchè un urto contro un marciapiede, per esempio, che va a compromettere sia carrozzeria che meccanica, solo in caso di frenata particolarmente brusca ci si rende conto che la vettura non è più allineata come prima. Un altro punto va evidenziato: i circuiti di revisione dell’auto obbligatori per legge non prevedono ad oggi una verifica della carrozzeria o del telaio della macchina, che quindi circola non riparata e spesso, purtroppo, risultando pericolose sia per il conducente che per la collettività stessa.
Da ultimo non vanno dimenticate tutte quelle vetture incidentante che hanno ricevuto un indennizzo dall’assicurazione, ma che l’assicurato decide di non riparare. Qualche hanno fa era stata introdotta una legge che obbligava la vittima di sinistro a fornire alla propria compagnia assicurativa un documento fiscale che certificasse l’avvenuta riparazione, per poter ricevere l’indennizzo. Oggi questa legge non c’è più, con la conseguenza, come molto spesso accade, che la vettura non venga riparata o il lavoro di riparazione venga effettuato presso carrozzerie non esistenti (il sommerso) a prezzi bassissimi. I dati oggi parlano di un riparato di ragione che si aggira attorno al 30%, mentre il 70% risulta non riparato.

Gli italiani rinunciano ad acquistare nuove vetture e aggiustano le vecchie. Questo ha favorito il settore dell’autoriparazione?
Si, anche se ad oggi si è intravisto solo un piccolo spiraglio. Nell’ultimo semestre, diciamo da febbraio 2012, si è registrato un lieve segno più sulla riparazione di vetture che normalmente non transitavano più in carrozzeria. Faccio un esempio: fino a qualche anno fa, ma anche l’anno scorso, in caso di  classico tamponamento con una Punto, dal valore tra i 2000 e i 3000 euro, l’autovettura veniva di preferenza demolita o venduta, in ogni caso non riparata, oggi la stessa auto viene sottoposta a riparazione. Questo per noi rappresenta chiaramente un un vantaggio, ma attualmente si tratta di un indotto che presenta cifre talmente basse, e in ogni caso non in grado di bilanciare l’ammanco dovuto alla crisi e economica.

Il settore dei veicoli commerciali presenta sostanziali differenze rispetto al circuito privato?
Per quanto riguarda le aziende il discorso è diverso:  nel caso di auto che hanno subito danni anche di leggera entità – parliamo di danni risolvibili con un investimento di 3 – 4 000 euro – le aziende, proprietarie del veicolo, preferiscono sostituire la vettura. La sostituzione è in ogni caso ancora privilegiata in caso di veicoli commerciali perchè l’acquisto di una nuova vettura presenta per l’azienda dei vantaggi a livello fiscale, essendo detraibile dalle tasse.

Avete riscontrato problemi con i rientri dei pagamenti assicurativi? 
Il discorso è ampio e difficilmente generalizzabile. Ci sono zone d’Italia che hanno ancora molte difficoltà ad incassare dalle compagnie assicurative le liquidazioni dei sinistri riparati: i motivi vanno ricercati non necessariamente negli uffici sinistri, ma si parla di pratiche ferme talvolta negli uffici locali. In altre zone d’Italia al contrario i pagamenti arrivano sistematici e puntuali. Il dato generale ad oggi che riguarda un po’ tutto lo stivale è l’assenza dei ritardi storici di una volta da parte delle compagnie assicurative. Il problema è semmai ancora nel passato: molte carrozzerie presentano ancora un conto salato da incassare dalle assicurazioni risalente al passato recente, parlo di 2-3 anni fa. Oggi la legge prevede l’incasso a 30 giorni in caso di doppia firma, e 60 giorni in caso di monofirma con assenza del Cid.

Quali sono i problemi che riscontrate attualmente con le compagnie assicurative?
Da un lato va sottolineato il predominio di 3 o 4 compagnie assicurative a livello nazionale, che determinano in alcuni casi leggi in grado di penalizzare l’indipendenza della categoria degli autocarrozzieri. Mi spiego meglio: a febbraio 2012 è stato inserito nel decreto legge un articolo, poi fortunatamente cancellato, l’art. 29, che obbligava, in caso di incidente, l’assicurato a recarsi presso una carrozzeria convenzionata. In caso contrario, l’assicurato veniva penalizzato del 30% sulla liquidazione. Questo ci è apparso da subito anticostituzionale, perchè anche nel caso di carrozzerie convenzionate, generalmente la convenzione è prevista con 1 o 2 compagnie assicurative. Una legge che penalizzava assicurato e carrozziere, e che favoriva unicamente, come appare evidente, la Compagnia Assicurativa, che si ritrovava a incassare il 30% della liquidazione sempre e comunque. Abbiamo lottato come Federcarrozzieri e la legge, fortunatamente non è passata. I metodi, tuttavia,che le compagnie assicurative adottano per cercare di manipolare il sinistro e poterlo risarcire il meno possibile però esistono: dalla scatola nera in cui viene inserito un modulo Cps in grado di registrare i dati del sinistro e di comunicare in tempo reale con la centrale operativa, facendo si che l’auto ritirata dal carro attrezzi venga condotta verso una carrozzeria convenzionata, ad altri piccoli metodi adoperati dalle compagnie affinchè il sinistro rimanga proprio e non venga riparato da terzi, con tariffe magari differenti.

Che cosa chiedereste al Governo per sostenere un settore vitale dell’economia nazionale come il vostro?
Da un lato chiediamo maggiore controllo. Si tratta di un problema di base che affligge la categoria e che purtroppo il Governo non potrà risolvere nell’immediato: i controlli in Italia sono ancora latitanti. Oggi esistono 14/15 000 carrozzerie da Nord a Sud, delle quali una buonissima parte appartiene al sommerso. E’ impensabile che chi investe, chi assume personale in regola, chi rispetta le normative sia giuridiche che fiscali venga fortemente penalizzato dall’esistenza di un sommerso, che, in un momento di crisi economica e di scarso potere d’acquisto del singolo cittadino, riesce a vincere essendo maggiormente competitivo. Chi può abbassare il prezzo oggi? Chi ha meno costi perchè non rispetta la legge.
Sempre in tema di controllo, vorremmo rivolgere l’attenzione del Governo su un altro punto:  in Italia l’Antitrust e gli organi di Vigilanza sulle assicurazioni non sono mai esistiti. Quello che chiediamo è che ci sia almeno il rispetto delle regole della libera concorrenza, che non vengano perpetrati condizionamenti da parte delle assicurazioni nel riparare l’auto presso centri convenzionati, che all’automobilista sia lasciata libera scelta. Proprio in questo giorni si sta discutendo la possibilità di mettere mano all’indennizzo diretto, nato nel 2007, voluto e a solo vantaggio delle Assicurazioni: quello che noi come Federcarrozzieri ci auspichiamo è che venga operata un correzione dell’indennizzo in senso più liberale.

La scelta di riunirvi in un’associazione, la Federcarrozzieri, sul modello di quanto fatto in Germania, quali benefici ha avuto e avrà sul vostro settore?
Se guardiamo il passato, un’associazione  di carrozzieri che potesse difendere l’indipendenza non esisteva. Esistevano ed esistono ancora oggi le Confederazioni, che però vedono affiancati al loro interno, tra gli associati, sia carrozzerie indipendenti che carrozzerie fiduciarie. Questo crea un evidente conflitto di interessi. A marzo 2012 è nata la Federcarrozzieri, per poter difendere chi prima non si sentiva difeso e rappresentato. Non solo, il fatto di aver creato un organismo più snello e così specializzato ha eliminato i tempi morti: tutto quello che è idea, che è sviluppo viene tradotto immediatamente in azione e solo nel giro di pochi mesi sono stati portati avanti quattro grandi progetti. L’ultimo riguarda una campagna di marketing di massa attraverso l’utilizzo di coupon che permettono di ottenere sconti presso le carrozzerie aderenti, mentre a giugno scorso abbiamo sottoposto una denuncia all’Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) riguardante due compagnie assicurative (Zurich e Vittoria), che avevano inserito nella loro polizza una clausola che obbligava l’assicurato a non cedere il credito al carrozziere, nel caso in cui non si fosse recato presso una carrozzeria convenzionata. La nostra denuncia insieme ad altre sigle impegnate nella tutela dei consumatori, ci ha permesso di fare qualcosa di concreto, per noi e per gli assicurati, quasi sempre ignari di questi metodi poco liberali.

Federauto chiede una maggiore tutela per il concessionario ufficiale e nuovi incentivi

Federauto ha presentato al Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, un documento evidenziando l’importanza che il mercato dell’auto riveste per l’economia del Paese.  Il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, e il past-president, Vincenzo Malagò hanno “consegnato e illustrato al Ministro un documento nel quale Federauto evidenzia che i 3.800 concessionari ufficiali di autoveicoli italiani fatturano il 6% del PIL impiegando 178.000 addetti, e che questi numeri, aggiungendo i costruttori e l’indotto, raddoppiano arrivando al 12% del PIL. Nel mondo dell’autoveicolo, inoltre, sommando concessionari, officine, costruttori, indotto diretto e “allargato”, si arriva a 1.600.000 addetti“.

Le vendite sono scese però al di sotto dei 2.000.000 di pezzi con un forte danneggiamento anche per lo Stato che vede così perdere 2 miliardi di euro di Iva e tasse. In secondo luogo grave è il problema dell’occupazione con 45.000 posti  di lavoro a rischio. Il mancato rinnovo degli incentivi per le vetture a basso impatto ambientale, ha fatto cadere la domanda di questi prodotti di quasi il 90%, compartecipando ad incrementare la crisi del settore.

Secondo gli esperti per tornare ad una situazione buona occorrerà aspettare il 2014, prima di tale data occorre però fare il possibile per evitare crolli eccessivi e irreversibili. Federauto è convinta della necessità di tutela della figura del concessionario ufficiale verso i venditori indipendenti e agevolazione di una legislazione nazionale che riequilibri i rapporti concessionari-costruttori oltre che la proposta di incentivi strutturati e non di breve durata.

Mirko Zago

Fotografia del mercato automobilistico: si intravede una lieve ripresa

Il mercato automobilistico che registra una flessione del 20,7% nel mese di gennaio presenta percentuali positive per quanto riguarda l’alimentazione a diesel con un +9% e bene se la passano il recupero delle società a +26% e noleggio a +37%. Il comparto delle automobili soffre invece per quanto riguarda gli acquisti da parte di privati (-31%) e la vendita di berline (-29,4%) e vetture di piccole dimensioni e utilitarie (-35,9% e -31% rispettivamente).

In un mercato automobilistico che ha fatto registrare una flessione complessiva del 20,7%, in gennaio prosegue la corsa delle alimentazioni diesel (+9%) e il recupero delle società (+26%) e del noleggio (+37%), mentre cedono il passo

Gianni Filipponi, direttore generale dell’Unrae, l’Associazione delle case automobilistiche estere che operano in Italia afferma: “Le immatricolazioni di auto nuove del mese di gennaio (164.356) anche se confrontate con le 207.266 unità immatricolate nello stesso mese dello scorso anno, quando ancora persisteva l’influsso positivo derivante dalla fine degli incentivi – sono la conferma di un trend certamente non brillante che si registra ormai da molti mesi e che, considerato lo scenario macroeconomico e l’andamento degliordini di auto nuove, non lascia presagire inversioni di tendenza a breve“.

Quali sono le caratteristiche peculiari del mercato secondo l’Unrae? L’ente ha registrato un incremento delle vendite delle auto a diesel con una quota di mercato del 54,2% (+15% rispetto a gennaio 2009), bene anche le auto a benzina che occupano il 40% del mercato (nonostante si senta la fine di incentivazione che negli anni passati premiavano questo tipo di alimentazione).

Per quanto concerne il noleggio, ad aver subito un incremento sensibile sono i segmenti delle vetture medie e superiori (“C” occupa il 26,6% del mercato mentre il “D” il 13,5% mentre come annunciato in precedenza il settore delle citycar e delle utilitarie sta soffrendo. Sono i crossover a rappresentare la vera novità (con un 7% del mercato pari al doppio rispetto all’anno scorso) e ancora permangono i fuoristrada che occupano il 9,6% del mercato automobilistico. Crescita rallentata invece per station wagon e monovolume la cui crescita è stimata attorno ad un punto percentuale.

Una certa stabilità permane nel Nord del Paese, a fronte di una flessione dell’Italia meridionale (al 12,5% di quota rispetto al 15,6% del gennaio 2010). Le vendite nell’Italia centrale sono aumentate di 5 punti (29,8%) ancora una volta  grazie all’autonoleggio concentrato nella Capitale.

Mirko Zago